Sul viaggiare e sulla tradizione
Azzurre lontananze di Giovanni Sessa delinea un modo di viaggiare che si apre a una dimensione altra, quella della tradizione.
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Azzurre lontananze di Giovanni Sessa delinea un modo di viaggiare che si apre a una dimensione altra, quella della tradizione.
Un libro recentemente pubblicato affronta il conflitto delle interpretazioni di Platone nella Germania del Novecento.
Le Edizioni di Ar hanno dato alle stampe, nella superba versione di Luigi Settembrini, un gioiello di Luciano di Samosata, ovvero Della morte di Peregrino.
Il libro di John Michael O’Flynn tratteggia vite e caratteri di quei capi militari che hanno occupato un ruolo di primo piano nella difesa e nella guida di quella che formalmente era ancora la res publica romana.
L’assenza di memoria mantiene viva l’origine, di cui non serve ricordare il ‘volto’, quanto piuttosto l’esperienza.
Una via di uscita dall’impasse del sacro ridotto a religione/secolarizzazione è costituita dal sacro inteso come sempre possibile.
Il rifiuto dell’idea di decadenza, piuttosto che condurre ad abbracciare una qualsiasi ideologia progressista, potrà lasciare spazio all’idea, ben più feconda, di crisi.
Il katéchon può essere proficuamente messo in relazione col nuovo inizio solo a patto di intenderlo come un acceleratore involontario.
Può anche Giano essere messo al bando, sottoposto a esclusione, reso uccidibile? E se ciò fosse possibile, questo non significherebbe l’oblio degli inizi, il tramonto dell’origine, la sua tragica eclissi?
La tradizione come tradere va a fondo per riemergere come ‘tradizione dell’origine’, franta, sconnessa, sempre a rischio, mai assicurata una volta per tutte.
La democrazia è due volte ‘epidemica’, non solo in quanto potere sul popolo, ma anche come potere massimamente diffuso.
Come notava Heidegger, ‘Arché significa insieme inizio e dominio’ – ma questo non comporta alcuna predeterminazione.