Giuseppe Sermonti e la lingua degli archetipi
La recentissima scomparsa del Professor Giuseppe Sermonti spinge ad una ampia riflessione sul senso della sua opera.
Archivio di storia, tradizione, letteratura, filosofia. Online dal 1998
La recentissima scomparsa del Professor Giuseppe Sermonti spinge ad una ampia riflessione sul senso della sua opera.
Il crepuscolo dello scientismo di Giuseppe Sermonti merita di essere letto perché liquida molte fisime che possono far presa sugli sprovveduti.
Il presente brano costituisce il cap. 6 del libro Il selvaggio. Saggio sulla degenerazione umana.
L’equipe del paleontologo Vladimir V. Pitulko dell’Accademia russa delle scienze di S. Pietroburgo ha trovato prove di presenza umana a 72° Nord all’interno del Circolo polare risalenti a ben 45.000 anni fa (test del radiocarbonio).
Sermonti dimostra che la tesi dell’origine di una specie per aggiunte terminali ai caratteri di un’altra è ormai superata.
Esiste una sorta di travaso morfico tra i gruppi ma non si può parlare di derivazione, anche perché non esistono forme di transizione tra nessuno dei taxa conosciuti, viventi o fossili, ma solo esplosioni ed estinzioni quasi improvvise.
Possiamo ipotizzare che allo stato attuale l’evoluzione o metamorfosi o speciazione si sia arrestata e che ormai non possano più nascere nuove specie.
L’evoluzionismo, in virtù dell’avanzamento degli studi in tutte le discipline correlate, può essere definito una teoria ormai tramontata, che sopravvive esclusivamente sui testi scolastici e sui libri degli accademici che ancora si ostinano a difenderla seppur con mille distinguo, mille se e ma.
Gnomon. Una indagine sul numero (Adelphi, pp. 480) di Paolo Zellini riporta tutto l’inizio della matematica allo gnomone, basandosi su un frammento di Filolao.
Le scimmie, appartenendo alla specie più recente, non possono aver dato origine ad una specie più antica quale l’uomo.
L’interessante teoria del Vuoto Quantomeccanico di Massimo Corbucci, così strettamente ricollegata ad un’antica sapienza di tipo realmente tradizionale e metafisico quale quella espressa nel Sankhya post-vedico, imporrebbe al mondo scientifico di rivedere non soltanto il modello standard di cui si è parlato, ma le intere basi del proprio operato.
Progressismo, democraticismo e socialismo non sono che una serie di superstizioni che non possono reggere l’occhio impietoso e obiettivo della ricerca scientifica.