Ricerche sulle etnogenesi degli antichi abitanti del Piceno
Dal Neolitico all’età del Ferro: Alpinidi della Cultura di Ripoli, Siculi e Liburni, Piceni, Galli Senoni
Relatore: Alessandro Daudeferd Bonfanti
Introduzione e presentazione: Umberto Sansoni (Direttore del Dipartimento Valcamonica e Lombardia – Centro Camuno di Studi Preistorici)
Incontro con l’Archeoclub di Cupra Marittima
Domenica 26 Maggio 2024, ore 17:00
Sede: Centro di Documentazione e Ricerca del Territorio
Via Roma, 18 – 63064, Cupra Marittima
Ingresso libero
Gli argomenti trattati:
• L’età neolitica delle regioni Marche e Abruzzo, l’antica V Regio – Picenum. La Cultura di Ripoli
La regione Marche è stata abitata nel Neolitico dal popolo della Cultura di Ripoli, una facies il cui fenotipo rimanda a quello definito in Antropologia fisica alpino. La varietà alpina, discendente dal tipo settentrionale Borreby, divenuta più piccola per ragioni correlabili a fattori climatici e dietetici, è evidente nella ben nota tomba della ‘’Signora col cane’’ della Cultura di Ripoli (Teramo), risalente alla seconda metà del IV millennio a.C. La donna presenta infatti la tipica fisionomia del tipo Alpino (cranio barchimorfo curvo-occipitale).
• L’età eneolitica o età del Rame. Dai Balcani arrivano nuovi popoli e nuovi modelli culturali: Siculi e Liburni
Questa facies (Cultura di Ripoli) ha ceduto il posto tra Eneolitico e prima età del Bronzo alla Cultura pre-rinaldoniana soggiunta dai prospicienti Balcani con i Siculi ed i Liburni, Indoeuropei di stirpe e di ceppo proto-illirico. Dalle tombe a fossa semplice della Cultura di Ripoli si è passati alle tombe a grotticella artificiale delle popolazioni proto-illiriche. Il cambiamento è sostanziale: nella medesima regione (territorio di Teramo), la scomparsa del popolo neolitico di provenienza alpina (Alpi orientali, Tirolo) e di fenotipo alpino (brachimorfo curvo-occipitale) diede spazio libero, nuovo Lebensraum, ai proto-Illiri (Liburni e Siculi) provenienti dai prospicienti Balcani, i quali importarono e diffusero nuovi modelli culturali, come si evince dall’osservazione delle nuove tipologie funerarie, di tutta la cultura materiale (tipologie nuove di manufatti ceramici, fogge d’armi etc.).
L’autore supporta la teoria nordica circa la discendenza dei vari popoli indoeuropei da un unico Urvolk, e vede la teoria kurganica (dalle steppe ponto-caucasiche) se non come luogo di migrazione di uno specifico ramo indoeuropeo già enucleato e differenziato, quello orientale.
In alto, l’Urheimat degli Indoeuropei individuata da Gustaf Kossinna nell’Europa settentrionale (tra Scandinavia e Nord Europa) e successive migrazioni delle popolazioni indoeuropee nel resto del continente ed in Asia. Individuata quest’area nel 1902, al tempo della sua nomina a Professore di Archelogia all’Università di Berlino, essa coincide con il territorio caratterizzato ai tempi dell’Eneolitico dalla Cultura della ceramica cordata (tutta l’area circostante lo Schleswig-Holstein, dunque anche la penisola scandinava, lo Jutland e le coste del Mare del Nord e del Mar Baltico. Questa fu la sede ancestrale dei proto-Indoeuropei, da cui si diffusero le popolazioni, le culture e le lingue indoeuropee nel resto del continente europeo, raggiungendo anche il Medio-Oriente e l’Asia. L’Urheimat degli Indoeuropei pertanto coincide perfettamente con la sede d’origine e diffusione dei preistorici Germani, essendo gli stessi Germani la popolazione indoeuropea rimasta più a lungo nella sede originaria (vedasi Gustaf Kossinna, Die indogermanische Frage archäologisch beantwortet, in «Zeitschrift für Ethnologie», Vol. 34, 1902, pagg. 161-222; Stefan Arvidsson, Aryan Idols, ed. University of Chicago Press, 2006, pag. 143). Nel mondo accademico tedesco la sua teoria divenne un dogma inconfutabile (vedasi Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell’Europa, ed. Il Mulino, Bologna 1997). La teoria dell’Archeologia dell’insediamento di Kossinna divenne così la Lex Kossinna: a partire dalla teoria secondo cui il territorio di una data etnia può essere definito dalla cultura materiale ivi rinvenuta, egli formulò l’enunciato secondo il quale ‘’le aree archeologico-culturali corrispondono indubbiamente alle aree occupate da una data popolazione o tribù’’. Pertanto, un insieme uniforme di reperti archeologici in un dato territorio testimoniano una Cultura ben precisa, e questo insieme è segno di una etnia uniforme, omogenea; al che, ciascun cambiamento culturale verificatosi in un dato territorio non è altro che l’evidenza della migrazione di un nuovo popolo: ‘’tutto è migrazione’’ (lingue, culture, idee, innovazioni tecnologiche etc., soprattutto nei tempi preistorici, non possono viaggiare senza un popolo che porti tutto questo con sé, ciò è assolutamente inconfutabile).
Tutto ciò in netta opposizione alle teorie diffusioniste ponto-caucasiche/kurganiche (immagine qui sotto) sinora in voga (Theodor Benfey, Otto Schrader, Vere Gordon Childe, Marija Gimbutas, James P. Mallory, Douglas Q. Adams, David W. Anthony).
• L’età del Bronzo finale, prima età del Ferro: giungono gli Umbri, poi gli Etruschi, successivamente si impongono i popoli sabellici; infine la discesa dei Celti
Si farà un excursus testuale abbastanza ampio e nelle lingue originali (Plinio il Vecchio, Dionisio di Alicarnasso et alii), e le varie testimonianze ricavate dalle fonti verranno poste in un quadro sinottico assieme ai dati archeologici, linguistici ed antropologici.
• Presentazione del libro dell’autore Siculi popolo Ario venuto del Nord. La grande migrazione dei Siculi in Sicilia dall’Italia peninsulare (XIII-XI sec. a.C.), Passaggio al Bosco ed., Firenze 2023 (III edizione)
Al termine della sessione, si farà una breve presentazione del primo libro dell’autore, già pubblicato nel 2021 (I edizione, La Ruota del Sole ed.), ora disponibile nella III edizione ampliata (Passaggio al Bosco), nel quale si esamina in modo sistematico la stratigrafia archeologica ed antropologica (anche linguistica) della Sicilia, avendo come punto di riferimento culturale e cronologico (terminus post quem) la venuta dei proto-illirici Siculi dalla penisola a partire dal XIII sec. a.C. (tarda età del Bronzo). Cosa era la Sicilia prima dei Siculi? Cosa è divenuta dopo? Cosa è rimasto di tutto questo?
Alcune copie saranno disponibili all’acquisto da parte del pubblico alla fine dell’incontro al prezzo stabilito dalla casa editrice Passaggio al Bosco di 20 euro.
marco
Alcune datazioni molto, troppo basse, riferibili a conoscenze archeologiche di 70, 80, 90 anni fa se non anche di più. Nel frattempo di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia e gli scavi e le scoperte che hanno ampliato e cospicuamente modificato questo quadro, ormai del tutto superato, si sono susseguite e si susseguono a un ritmo abbastanza incalzante. Non credo si possa parlare di un pre-Rinaldone, ma di una Cultura di Rinaldone fatta e finita le cui prime sepolture risalgono al 4070 a.c. sia nelle Marche (nell’interno, in prossimità della costa) sia in Toscana (4070 a.c. – nell’interno, in prossimità della costa):
1- https://www.academia.edu/43332304/3_9_La_facies_di_Rinaldone_nel_territorio_di_Roma_aspetti_funerari_ed_identit%C3%A0_culturale_della_terza_area_nucleare_gruppo_Roma_Colli_Albani_ca_4070_1870_a_C_
2 – https://wwwuniroma1.academia.edu/GiovanniCarboni?swp=tc-au-2020239 (ROMA PRIMA DEL MITO)
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Intendiamoci, conosco Bonfanti (come autore, non di persona) e ho comprato tutti i suoi libri (mai spesa è stata più azzeccata in vita mia) che ho letteralmente divorato in pochi giorni. Lo considero, per distacco su tutti gli altri, di gran lunga il migliore sulla piazza, un talento naturale e cristallino che ha dalla sua un corpus di conoscenze mostruose, monumentali. Non c’è nessuno come lui. Nessuno. Un vero fenomeno. Ma il corpus di conoscenze monumentali lo possiedo anch’o. Condivido le sue proposte sia nel quadro generale (Germania settentrionale + Scandinavia, sebbene in un’epoca, per quel che mi riguarda, già piuttosto tarda, mi sembra di ricordare che il suo riferimento sia il periodo 7000-5000 a.c. ) che nel particolare e, sebbene in alcuni punti non sia affatto d’accordo, su altri rimanga piuttosto perplesso e altri ancora li consideri basati su studi troppo vecchi e quindi parzialmente, prevalentemente o totalmente superati, ne consiglio ferocemente, brutalmente, l’acquisto, in toto, della sua opera. Che sarebbe, nonostante alcune sezioni ampiamente sorpassate, da mettere nelle scuole. Elementari, Medie e Superiori. Io stesso ho già messo da parte i soldi (nel cassetto del comodino) per la sua prossima opera che mi pare stia già scrivendo.
Voglio evidenziare che i due links che ho postato sono del 2020, e sono, seppur in piccolissima parte, già superati.
In altri punti, basandomi sui miei studi (precedenti e successivi), come mio solito non sono affatto d’accordo. Trattasi comunque di ottimi lavori. Su questo non ci piove.
Si afferma che nel Bronzo finale-prima età del Ferro giungano gli Umbri, poi gli Etruschi. Assolutamente no. Teorie (ripeto….teorie) totalmente fallaci risalenti a fine 800′ – primo 900′ e archeologicamente basate sul nulla. Siamo nel 2024. Come detto, le scoperte riferibili agli ultimi 50000 anni, negli ultimi 120 anni sono state migliaia, in Italia e nel resto della nostra Patria Primordiale, la placca Euro-Siberiana, dalla penisola iberica alla Jacuzia (Sacha), gli Altai, l’Amur, il Tarim, l’Italia, la Fennoscandia, gli Urali, la penisola di Kola, l’arco di Bothnia, il Mare di Kara, il Baltico, la Scozia, i Balcani, il Bacino Danubiano-Carpatico ecc….Il quadro è molto più interessante, suggestivo ed entusiasmante oserei dire.
Rispetto al Bronzo Finale – Primo Ferro gli antenati degli Umbri e degli Etruschi e di altri popoli dell’ epoca storica sono presenti nella penisola, da nord a sud, isole comprese, già da molto molto tempo. Moltissimo (Cultura di Rinaldone, Cultura di Remedello (3500-2500-2000 a.c. più o meno), Cultura del Bicchiere Campaniforme (2650 – 2200 – 2000 – 1800 a.c.) per fare solo tre esempi, ma ce ne sono altri). Se poi si vuole dire che dal 5° millennio a.c. (a mio avviso da molto tempo prima, migliaia se non alcune decine di migliaia di anni prima) si assiste nella penisola a una continua infiltrazione, o “arrivo”, alla spicciolata o a “ondate” (io personalmente faccio fatica a stabilirlo, di volta in volta) decennio, dopo decennio, secolo dopo secolo, millennio dopo millennio di gruppi (piccoli o grandi non lo so) di schiatte, di stirpi euro-siberiane sino ai primi tempi dell’Età del Ferro allora può essere abbastanza corretto. Qui un plausibile, possibile, esempio : https://www.academia.edu/40250531/Elementi_dellarmamento_danubiano_nei_corredi_di_guerriero_della_prima_et%C3%A0_del_ferro_in_Etruria
(Sabine Pabst – 2018)
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La ricostruzione di epoche così remote (che sarà e rimarrà sempre e comunque parziale, visto che nessuno di noi era li e visto che nessuno ha sottomano la macchina del tempo) non è proponibile se si usano singolarmente le seguenti discipline :
1 – archeologia (è la base di tutto ma assolutamente insufficiente)
2 – linguistica, glottologia, filologia (di importanza capitale ma non sufficiente)
3 – antropometria (craniometria e struttura scheletrica, importantissima ma non sufficiente)
4 – genetica (escluso qualche episodio a mio avviso corretto è al momento gravemente insufficiente e serve soprattutto per imbrogliare le carte. Leggi globalisti, immigrazionisti, comunisti-capitalisti usurocrati-cleptocrati, materialisti, mondialisti, tecnocrati e tutta la spazzatura marxista-economicista-capitalista-mercantile che opprime da due millenni il nostro sacro universo euro-siberiano). Per non parlare delle ricostruzioni facciali che, ad esempio, ci mostrano la ricostruzione del “Principe delle Arene Candide”, un euro-siberiano, un ariano, come un africano. Una manica di disturbati mentali che non possono guarire. Un cancro, per la nostra stirpe e per il mondo intero
5 – mitologia (che personalmente prendo raramente in considerazione).
Soltanto mettendole tutte insieme si potrà avere un quadro (sempre e comunque parziale) relativamente corretto
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1 – https://www.academia.edu/42272282/La_necropoli_eneolitica_di_Fontenoce_Cava_Kock_Recanati_Macerata_nuovi_dati_per_linquadramento_cronologico_culturale&nav_from=b5ccbe5b-0ea7-4c07-a58d-644ef07029fe&rw_pos=0 – (Fontenoce – Cava Kock (Recanati) – 3980-3800-3600 a.c – femmina alta 1.60 cm (quindi in vita 1.64 cm) – maschio alto 1.78 cm (quindi in vita 1.82 cm) – Cultura di Rinaldone) – a Fontenoce Cava Kock Recanati Macerata
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2 – https://www.academia.edu/28256462/Antropologia_e_Paletnologia_una_collaborazione_per_lo_studio_della_necropoli_di_Fontenoce_Recanati_Area_Guzzini?rhid=28391839345&swp=rr-rw-wc-42272282 – a Fontenoce Recanati Area Guzzini. Qui abbiamo solo tre foto di scheletri :
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Fig. 1 – Tomba 8 : spina dorsale molto lunga, gambe di media lunghezza
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Fig. 2 – Tomba 12: 1 (foto a sinistra) individuo superiore :
spina dorsale di lunghezza media medio-corta, gambe lunghe o molto lunghe
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Fig. 2 – Tomba 12: 2 (foto a destra) individuo inferiore :
spina dorsale di lunghezza media o medio-lunga, gambe lunghe o molto lunghe
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https://www.academia.edu/49544393/Nuove_evidenze_funerarie_dell_et%C3%A0_del_Rame_e_del_Bronzo_antico_dalle_Marche_Fermo_San_Claudio_Cingoli_Cervidone_e_Serravalle_del_Chienti_New_funerary_evidence_from_Eneolithic_to_Early_Bronze_Age_in_the_Marche_regions_Fermo_San_Claudio_Cingoli_Cervidone_e_Serravalle_del_Chienti?rhid=28331121576&swp=rr-rw-wc-41711237
da leggere tutto, da prendere con le pinze quando parla di (presunti o ancor meglio fantomatici, per quel che mi riguarda) “Neolitici”.
un individuo di 176.4±4.61 (in vita quindi almeno 180.4 cm) e un individuo di 183.9±4.66 cm (in vita quindi almeno 187.9 cm)
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Gli armati (guerrieri) della necropoli dell’Olmo di Nogara :
Civiltà delle Terramare (1650 – 1150 a.c. circa) – Pianura Padana, Veneto, Lombardia, Emilia e parzialmente Romagna. La necropoli comprende un periodo che va più o meno dal 1600 a.c. al 1200 a.c. (se non ricordo male). La piccola sezione della necropoli in esame dovrebbe andare circa dal 1550 a.c. al 1450 a.c.
Il più basso tra i guerrieri è alto 1,78 cm (in vita circa 1,82 cm) il più alto 1,89 cm (in vita circa 1,93 cm). Trattasi di alcune decine di individui (tra i 60 e i 100-150 al massimo se non dico fesserie) sepolti con spada lunga (sul petto o lateralmente) + lancia o pugnale. La maggior parte sono piuttosto conciati (deceduti a causa delle ferite la minor parte, più o meno gravi ferite, ma rimarginate, la maggior parte). Tutti gli uomini della comunità (quindi anche i non armati) erano così alti? Non si sa, non ci sono dati a tal proposito, ma c’è di che dubitarne, sebbene ritengo (però senza prove archeologiche tangibili, verificabili quindi inoppugnabili) che i tappi di bottiglia fossero pochini. Ho il link di questo studio sul computer ma non lo trovo. Mi spiace
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Saluti
Alessandro Daudeferd Bonfanti
Carissimo Signor Marco,
sono Daudeferd. Grazie per i complimenti. Le volevo però dire una cosa, molto importante. Non esistono ”teorie” superate, esistono solo teorie buone e sbagliate; che esse appartengano al passato o al nostro presente, mi creda, non ha alcuna importanza, se sapute formulare con giusti criteri. Mi pare giusto che ognuno di voi sia critico e che sviluppi dei punti di vista originali che poi confluiscano nella nostra causa, cosa più importante: la continuità della Weltanschauung indoeuropea, proprio come volevano J. Evola, A. Romualdi et Magni Alii. Però ci tengo a precisare che in realtà Lei ha scritto nel suo commento molte cose che sicuramente ha letto nei miei libri, pensando che io non le avessi mai dette e ritenendo dunque che io fossi un po’ ”antiquato” (cosa che invero mi fa piacere e tanto, vista la totale impreparazione, anche appositamente applicata, di molti dei ricercatori moderni. A parte il fatto che questo foglio è solo la presentazione e l’invito alla conferenza e non un articolo, i cui temi saranno poi ampliamente trattati in sede, come è giusto che sia, avendo portato materiale per più di 8 ore di conversazione, potendo spaziare dalla Filologia alla Linguistica, all’Antropologia, all’Archeologia, alla Genetica delle popolazioni, ma, voglio dire, io sono stato il primo a dire che gli Osco-umbri sono stati i primissimi enucleati dal macro-gruppo proto-latino/falisco/osco-umbro/paleoveneto a scendere in Italia, formando dapprima la facies remedelliana (a torto confusa con quella del campaniforme, sebbene un po’ influenzata), e ho reputato gli Umbri, sempre anche sulla scorta dei testi antichi, il primissimo popolo della Cultura delle tombe a fossa (tutto questo è solo nei miei libri); io stavo però facendo riferimento all’area delle Marche, alla Regio V detta Picenum, non all’Italia in generale. Nelle Marche, a partire dal Neolitico, abbiamo la facies di Ripoli (che prende nome dall’area di Teramo), poi giungono Siculi e Liburni dai Balcani che importano una Cultura pre-rinaldoniana (NON rinaldoniana, che invece è quella proprio dei Siculi ormai giunti nel versante tirrenico a causa della diffusione degli Osco-umbri, come suggeriscono anche le fonti antiche); poi gli Umbri verranno cacciati dagli Etruschi, poi gli Etruschi dai Sabelli (i Piceni appunto); ed infine i Piceni vedranno ridimensionati i confini dai Galli Senoni (dal fiume Foglia al fiume Esino, fino al fiume Pescara). Io sto facendo riferimento alla sola Regione Marche e un po’ all’Abruzzo settentrionale, non alla penisola intera. Se Lei va a rileggere con attenzione i miei libri, troverà che quanto Lei ha scritto qui si trova già nei miei libri. E poi, stia molto attento a quello che legge, Academia Edu etc., mi creda, stia attento, sempre. Legga tutto, sempre, ma faccia sempre con cautela.
Le auguro comunque una buona giornata, La ringrazio ancora per la sua attenzione verso i miei studi, Philias Charin ”grazie per l’amicizia”.
Daudeferd
Alessandro Daudeferd Bonfanti
Ma poi, voglio aggiungere, guardi che la facies di Rinaldone, che non è quella del territorio di Recanati (fiume Potenza), da me ampliamente studiate entrambi per anni, decenni, ha ovviamente avuto la sua origine da un qualcosa, che è infatti la fase pre-rinaldoniana delle Marche, dell’Abruzzo, anche della Romagna, proveniente dai prospicienti Balcani. La cronologia che Lei riporta dalle sue letture è assolutamente troppo alta, sbagliata, in totale difformità con tutti i dati ricavabili da un quadro di sinossi tra Archeologia, Antropologia etc. etc. Nel V millennio a.C. ivi c’erano altre facies con altri tipi/fenotipi, altre culture materiali. Il radiocarbonio, ed io ne ho avuta grande esperienza, se non ben calibrato da sic et simpliciter i numeri del lotto da giocare per tutte le ruote (forse lì ciò ha la sua più sicura fattibilità). Gli Etruschi, come ben ho fatto leggere a tutti voi, sono stati i portatori della Cultura dei campi di urne qui in Italia, nella sua variante proto-villanoviana. Poi, essi hanno inglobato pian piano altri elementi indoeuropei, tanto da divenire gli Etruschi storici che si sono presentati come vicini dei proto-Latini/Falisci. Pertanto, non c’erano Etruschi, caro Signor Marco, nelle epoche che Lei adduce. Gli Umbri sono frutto della scissione del gruppo osco-umbro, così come i Sabelli e tutto il resto che ne è derivato, e loro sì sono più antichi, eredi di Remedello e delle tombe a fossa. La facies rinaldoniana si poi evoluta in quella proto-appenninica e poi appenninica. Lei legge, mi fa piacere che abbia degli interessi culturali, ma sappia però che bisogna essere sempre critici, prima di tutto con se stessi. Io non so se Lei è di professione archeologo, antropologo, filologo o altro, però così scrivendo, non me ne voglia, mostra di essere un po’ presuntuoso. Spero di non recare alcuna offesa, ci mancherebbe.
Alessandro Daudeferd Bonfanti
Io mi sono formato anche con gli studi di Devoto, che mai smetterò di ringraziare. Ma anche il buon Devoto ha commesso, se così si può dire e sempre se mi posso permettere di dire, degli ”errori”. Ma ciò sarebbe riduttivo e stupido da parte mia, uno studioso; e proprio perché studioso mi accorgo giorno dopo giorno che la Scienza è sempre imprecisa e tale deve essere, perché dall’esperienza, dagli effetti, ci porta alla causa, essendo dunque induttiva; non è come la Filosofia e la Matematica, che dalla causa, dall’imperituro trascendente, ci conduce agli effetti, realizzando la nostra consapevolezza di esseri umani, sì, e dotati anche si scintilla divina. A volte, e ciò l’ho visto nel corso della mia vita, sono proprio certi ”errori” che ci portano sulla giusta strada, dunque niente è inutile nel nostro percorso terreno. Proprio questo ”errore” del grande Devoto, che mai sarà ”antiquato”, ”superato”, ”snobbato”, né da me né da altri, è stato ciò che mi ha fatto giungere a meta sul Siculo, che io ho classificato come proto-Illirico e non appartenente al gruppo Latino-Falisco. Mai mi permetterei di parlare così nei confronti di un vero ed insigne studioso. E se io lo ”superassi” (ma così non è), ciò significherebbe che proprio lui, Devoto, e con il suo ”errore”, mi è stato di grande guida e maestro, senza il quale mai sarei addivenuto a meta. Io ho solo da ringraziare chi mi ha iniziato in questo lavoro, in questa disciplina, in questa vita, in questo percorso. Giacomo Devoto, così come il Prof. Renato Del Ponte e Migliori, voglio che sia fiero e sorridente di me, dall’Alto che mi guarda, quale erede dei suoi insegnamenti. Ogni Maestro vuole che il discepolo prosegua e giunga a livelli alti. Io sono un tradizionalista, caro Signor Marco, e Lei ha scritto in un sito che dovrebbe essere faro per i tradizionalisti. La modernità, malata, stupida, insulsa, scientista, ”progressista” verso il baratro della scemenza totale, non è cosa per me, né, penso, per i lettori di questo sito. Mi chiedo perché Lei continua ad usare un gergo che proviene da quelle fetide fogne scientiste: ”superato”, ”vetusto”, ”obsoleto” etc. etc. Se vuole avere una buona conoscenza, che essa abbia solide radici, Lei dovrebbe rivolgersi al passato, non a questo attuale presente in mano a globalisti di cui Lei se da una parte ne critica la presenza dall’altra ne abbraccia il pensiero, tra l’altro senza accorgersene.
Con amicizia,
Daudeferd
ps: non scrivo più, ho molto altro da fare. Non darò altra risposta dopo questa.