Julius Evola oltre Nietzsche

par-dela-nietzscheUna nuova edizione di Par delà Nietzsche del filosofo tradizionalista

 

Ci pare davvero intelligente ed opportuna la scelta compiuta dall’editore Aragno di Torino di pubblicare un breve scritto di Julius Evola, Par delà Nietzsche (per ordini: 02/72094703 info@aragnoeditore.it, euro 10,00). Si tratta infatti di un pamphlet poco noto che consente al lettore di apprezzare fino in fondo la potenza teoretica della filosofia evoliana. Il volume, curato da Gianfranco de Turris e corredato da una serie di saggi di studiosi del pensiero di Evola è breve e denso, scritto in un francese, lingua d’elezione dell’intelligenza europea nei primi decenni del secolo scorso, terso ed evocativo. In esso, in passaggi lirici e al medesimo tempo antiretorici, è sintetizzato il mondo ideale del pensatore tradizionalista più originale (l’espressione non è ossimorica, in quanto è originale chi ri-propone l’Origine) del secolo XX.

Prima di entrare nel vivo dell’argomentazione, il lettore abbia contezza della storia editoriale di questo testo. Esso nasce nel periodo speculativo della produzione di Evola (1923-1927), e chiarisce in qual modo il suo sia pensiero poietico, alla ricerca d’azione realizzatrice. Tale tendenza già in fieri nel momento propriamente artistico, si amplificò quando il giovane intellettuale venne in contatto con gli ambienti della Lega Teosofica Indipendente romana, guidata da Decio Calvari.

La Lega Teosofica organizzò un ciclo di conferenze domenicali, alle quali partecipò Evola. Il filosofo stava lavorando al recupero della fatticità, tema condiviso da larga parte del pensiero filosofico primo novecentesco, in particolare da quegli autori che saranno protagonisti della congerie spirituale detta “metafisica della gioventù” .

lindividuo-e-il-divenire-del-mondoEvola a Via Gregoriana, sede della Lega, tenne la conferenza, come si rileva da Ultra (anno XIX, n. 3 luglio 1925), L’individuo e il divenire del mondo. In sostanza, egli presentò in nuce i tratti essenziali dell’idealismo magico. La realtà venne letta in termini di processo che dall’universale, lo stato più astratto dell’essere, procede verso l’individuale, il suo momento più intenso e perfetto: “Nel punto di partenza l’io è il mondo, nel punto di arrivo il Signore del mondo”. Il punto di arrivo è possibilità, è individuo appeso al principio della Libertà-Potenza, conseguibile a condizione che ci si sia lasciati alle spalle la “Via dell’Altro”, della rettorica michelstaedteriana. La trascrizione letterale della conferenza fu pubblicata su Ultra, a. XIX, nn. 5-6, dicembre 1925, e costituirà la prima parte dell’omonimo volumetto. Nel 1931 uscì anche sulla prestigiosa rivista Logos nel numero dedicato agli sviluppi del neoidealismo curato da Guido Calogero. Questo testo fu riprodotto in istralcio da Adriano Tilgher nella Antologia dei filosofi italiani del dopoguerra, uscito per i tipi di Guanda nel 1937.

L’attività di Evola presso la Lega, proseguì. Infatti, il 6 dicembre del 1925 egli tenne una nuova lezione intitolata Nitsche (Sic) e la Sapienza dei Misteri, inserita come II parte nel volume L’individuo e il divenire del mondo del 1926. Essa comparve dapprima sulla rivista Ignis diretta dal neopitagorico Arturo Reghini con il titolo Dioniso, in seguito, in lingua francese con il titolo Par delà Nietzsche, nell’inverno 1926-27, nel secondo volume di 900 (“Cahiers d’Italie e d’Europe”), pubblicazione afferente a La Voce, edita da Curzio Malaparte e dal “realista magico” Massimo Bontempelli. Infine, corretta e rivista dall’autore, sulla rivista Vie della Tradizione, e pochi mesi prima della morte, nell’ultimo volume evoliano Ricognizioni. Questa lunga storia editoriale conferma che Evola attribuì al testo una considerevole rilevanza nelle diverse fasi della vita.

Le tematiche presentate sono estreme: contro il cristianesimo fattosi “mondo” nella modernità, nella scienza, nel Gestell, nelle strutture sociali democratiche, Evola fa appello ad un “Nietzsche oltre Nietzsche”, profeta oltre la sua filosofia e la sua psicologia, di un processo di smascheramento degli “abbellimenti dell’oscurità”, costruiti dalla rettorica per tacitare il Vero della potestas di Dioniso, di cui Nietzsche e pochi altri tedofori furono intransigenti testimoni tra XIX e XX secolo: Stirner, Weininger, Michelstaedter, Otto Braun e Dostoevskij. Un Nietzsche libero dal soggettivismo, sganciato da qualsivoglia gravame naturalistico, latore nel moderno del Grande Risveglio. Rivelatore, perciò, di quanto ai pochi i Misteri avevano sempre insegnato, di ciò che gli iniziati avevano sempre incontrato alla fine della loro metanoia ascetica: il Principio-Infondato, la Libertà-Potenza, il Ni-ente, il Nulla di ente. Il medesimo antiprincipio che la cultura Tragica, vena carsica periodicamente riemergente nella storia d’Europa, ha indicato quale discrimine, confine invalicabile, che separa chi ha bisogno di credere da quanti ambiscano sapere. Evola sa, negli anni Venti, e la cosa ha dello straordinario, che “la tirannia dei valori” di cui diranno Schmitt e Heidegger, è non solo impoverimento, ma occultamento dell’essere. Per porsi lungo tale Via è necessario non recedere di fronte alla visione terrifica dell’abisso, non abbellire l’oscurità che da essa promana, ma trasfonderla in malia, in meraviglia, nel riso di Zarathustra che dice sì alla terra così com’è.

E’ questo contenuto estremo a spiegare la radicalità espressiva del testo. Come si evince dalla lezione di Sgalambro, la solitudine che l’autentica filosofia richiede, se vissuta eroticamente, non consente di aderire alla espressività propria della ricerca saggistica, in quanto il suo dire è modo d’essere delle mediazioni tipiche della Kultur. Per la qual cosa lo scritto di Evola, anche dal punto di vista dello stile, è pienamente inserito in quella tempesta intellettuale che coinvolse gli ingegni più creativi d’Europa nei primi due decenni del secolo XX, ed è una tipica espressione della “metafisica della gioventù”. La proposta evoliana, nel rivendicare l’individuale, il singolare nella sua assolutezza è, in essenza un ethos. Mentre la filosofia della crisi ritiene possibile dar-forma al nostro in-dividuo soltanto come-se si vivesse in una Kultur, Evola inverando il misticismo di Michelstaedter in magismo, radicalizza la via alla Persuasione, rendendola utopia transitabile .

Il lettore che avrà la ventura di imbattersi nelle pagine di questo libro, ne coglierà la giovinezza spirituale. Il nitore intellettuale del testo è pari a quello espresso nel mondo minerale dalla luminosa iridescenza dei cristalli di rocca. Par delà Nietzsche rende ragione a quanti sostengono Evola essere filosofo del Novecento di spessore europeo.

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Segui Giovanni Sessa:
Giovanni Sessa è nato a Milano nel 1957 e insegna filosofia e storia nei licei. Suoi scritti sono comparsi su riviste e quotidiani, nonché in volumi collettanei ed Atti di Convegni di studio. Ha pubblicato le monografie Oltre la persuasione. Saggio su Carlo Michelstaedter (Roma 2008) e La meraviglia del nulla. Vita e filosofia di Andrea Emo (Milano 2014). E' segretario della Scuola Romana di Filosofia Politica, collaboratore della Fondazione Evola e portavoce del movimento di pensiero "Per una nuova oggettività".

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