Come è facile rilevare fin dal primo acchito, questo articolo è vecchio di qualche anno, e a suo tempo era apparso sulla defunta Ciaoeuropa di Antonino Amato. L’occasione per la scrittura di questo pezzo fu data da un commento dell’allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush che, parlando dei terroristi mussulmani, li definì “fascisti islamici”. Oggi sono cambiate meno cose di quanto sembri rispetto ad allora; alla Casa Bianca siede Barack Obama, certamente più abbronzato, ma che non sembra avere una personalità più forte né maggiore indipendenza di giudizio rispetto a Bush.
Il motivo, tuttavia, per il quale ritengo utile riproporre adesso questo articolo, è che il tema che esso tratta, ossia il carattere superstizioso, stregonesco, irrazionale dell’antifascismo, non ha minimamente perso di attualità.
* * *
Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush si vocifera in giro che sia un uomo potente, sebbene secondo il parere di “color che sanno” non sia altro che un intermediario nella migliore delle ipotesi, od un valletto, un megafono di interessi non confessati che costituiscono il vero potere negli Stati Uniti e su questo pianeta, ed ai quali la presunta sovranità popolare offre una ben misera copertura, un dito dietro il quale cercare di nascondersi in maniera a volte grottesca, ma nessuno, che io sappia, ha mai preteso che sia un uomo particolarmente benedetto dal dono dell’intelligenza. Nonostante questo, le sue esternazioni vanno comprese e valutate, proprio perché egli recita un copione scritto da altri, è il potere mondiale che parla attraverso la sua bocca, a dispetto della mediocrità, dell’insignificanza dell’uomo.
Queste esternazioni vanno analizzate soprattutto quando hanno il potere di darci fastidio, quando sono rivolte contro di noi; o se vogliamo, proprio in quel momento ci riconfermano nel ruolo di oppositori di un marcio sistema globalizzato che si appresta a dissolvere popoli e culture in un melting pot mondiale che si ritiene più facilmente manovrabile.
Recentemente, l’ineffabile George, a proposito dei mancati attentatori sulle linee aeree Gran Bretagna – Stati Uniti dell’agosto 2006, li ha definiti “fascisti islamici” od “islamo – fascisti”.
Al di là di qualsiasi analisi sulla presenza o meno di presunte convergenze fra fascismo ed islam, a prescindere dal fatto che i popoli islamici (ma la religione di per sé non c’entra) vittime dell’aggressione americano – sionista: Palestinesi, Libanesi, Iracheni, Afgani, o minacciati di essere coinvolti nella stessa aggressione (pensiamo soprattutto all’Iran) non possono che ricevere tutta la nostra simpatia, una terminologia del genere non può che infastidirci, poiché è chiaro che il termine “fascismo” è qui assunto nel significato della pura ed assoluta negatività, come sinonimo di “male assoluto”.
Se le opinioni correnti fossero basate su di un minimo di conoscenza storica invece che sulla persuasione mediatica in grado di stravolgere qualsiasi verità, ci sarebbe davvero di che meravigliarsi di un simile giudizio. Se il metro fosse quello delle violazioni dei diritti umani delle quali i buoni democratici fingono così tanto d’indignarsi, ed il confronto fosse condotto in termini obiettivi, allora dei due “totalitarismi” del XX secolo (per il momento non sottilizziamo su questa definizione) allora non ci sarebbero dubbi a chi vada assegnata la palma del “male assoluto”; i 6 milioni di ebrei che sarebbero stati soppressi dai nazisti (uno solo dei diversi regimi fascisti esistiti in Europa, agli altri, nulla del genere è imputabile), sempre ammesso di prendere per buona questa cifra stabilita al processo di Norimberga con tutta l’obiettività e l’imparzialità della vendetta dei vincitori sui vinti, in fondo quasi scompaiono di fronte al carnaio comunista che nel XX secolo è costato la vita a qualcosa come 200 milioni di uomini, e non è neppure vero che tutte le vittime del comunismo siano state vittime di genocidi “socialmente motivati”; squisitamente etnica fu la ragione che portò l’Armata rossa a massacrare 3 milioni di Tedeschi viventi ad est dell’Oder, come quella che indusse i titini a sopprimere decine di migliaia di Italiani sulla sponda orientale dell’Adriatico, e non è che “la democrazia” stessa sia esente da simili colpe: 4 milioni di persone assassinate in bombardamenti privi di utilità e di scopo dal punto di vista militare, da parte delle aviazioni alleate nella sola Europa, cui vanno quanto meno aggiunti i due bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki, e che dire del fatto che gli Stati Uniti come nazione sono fondati su di un genocidio, 5 milioni di amerindi massacrati nel XIX secolo?
In termini socio – economici, non si può fare neppure il confronto fra i fascismi stroncati sul campo di battaglia prima che avessero modo di dimostrare fino in fondo tutte le loro potenzialità nel bene e nel male, ed il comunismo sovietico, crollato sotto il suo stesso peso, per la sua incapacità di produrre altro che terrore e miseria. I fascismi hanno a tal punto rovinato i popoli che hanno governato che, nonostante la sconfitta, la Germania ed il Giappone si sono affermate dopo la seconda guerra mondiale come due fra le massime potenze industriali planetarie, ed anche l’Italia, ha costruito il suo “miracolo economico”, il grande balzo in avanti degli anni ’50 sulle basi gettate dal fascismo; è stato il fascismo che ha creato il sistema delle partecipazioni statali, quel sistema di economia mista pubblica/privata che è stato fonte di benessere per il popolo italiano fino agli anni ’80, quando si è cominciato a liquidarlo seguendo la moda liberal “made in USA” delle privatizzazioni. Vogliamo confrontare tutto ciò con l’abisso di miseria che il comunismo si è lasciato dietro in Russia e nell’Europa dell’est? Davvero, non ci sarebbe storia.
Se però noi pensiamo che il confronto sia nei termini storici reali, siamo lontani dal comprendere la dimensione patologica dell’ideologia democratica che il Bush – pensiero sottintende (chiamiamolo così per comodità, anche se di certo non è lui l’autore dei copioni che recita), un delirio che il potere mediatico consente di sostituire alla percezione della realtà nella testa di centinaia di milioni di persone.
Bisogna riconoscere che il grande strumento propagandistico dell’ideologia americana è rappresentato dalla cinematografia hollywoodiana che sfrutta l’impatto visivo (ciò che “si vede” viene accolto inconsciamente come “vero” per definizione), e ciò che solo formalmente è presentato come fiction si sostituisce agevolmente ad una conoscenza storica che è ben più scomodo trovare sui libri, od alle nozioni di quello che è per i più un mal digerito e presto dimenticato insegnamento scolastico. La falsificazione della realtà storica comincia fin dall’antichità con la vergognosa mistificazione delle pellicole “peplum” dove invariabilmente gli antichi Romani sono presentati come dei pazzi sanguinari intenti a null’altro che ad inventare continuamente nuovi e raffinati metodi per perseguitare e per torturare quei poveri ed innocenti cristiani, oppure vediamo un tipo umano che in ogni epoca è sempre stato subdolo ed affarista presentato con tratti eroici ed olimpici, sintetizzato nella figura di un eroe immaginario, Ben Hur, cui sono stati prestati il volto ed il corpo atletico di Charlton Heston da giovane. E’ ovvio che avvicinandoci all’età contemporanea la falsificazione non poteva che farsi più pesante ed insidiosa.
Diversi anni fa mi capitò di vedere alla televisione uno spezzone di film facendo zapping fra un canale e l’altro; tuttora ignoro il titolo della pellicola, ed è un peccato, non me ne resi conto subito, ma lì c’era in tutta evidenza, una delle chiavi per comprendere l’atteggiamento patologico dell’ideologia americana – per estensione, democratica – nell’approccio al fenomeno “fascismo”. Si trattava di questo: un ufficiale delle SS che, dopo aver allontanato dalla sala i militi di guardia, si dedicava estatico alla contemplazione di una raccolta d’opere “d’arte” degenerata (fate caso a dove ho messo le virgolette!). Il messaggio era esplicito, forse troppo: il fascismo come una sorta di perversione dello spirito consistente in questo caso nel privare i cittadini del godimento di opere del cui valore estetico i “fascisti” sarebbero stati ben consapevoli. Il messaggio implicito era che esisterebbe, i democratici ritengono esista, un solo tipo di canone estetico così come esisterebbe un solo tipo di codice etico, il loro, ed il fascismo in quest’ottica sarebbe una deliberata ricerca del male.
“Trasgressione”, “genio e sregolatezza” o – faute de mieux – la sregolatezza come surrogato del genio: questi sono i leitmotiv dell’arte moderna, e non è chi non veda il parallelismo fra la dissoluzione dei canoni estetici tradizionali e la demolizione della tradizione in campo culturale, etico, politico, sociale che è propria della democrazia; altrimenti non sarebbe possibile immaginare come mai si siano potute elevare alla dignità di capolavori artistici le brutture di Picasso, Mirò, Bracque, Kandinskij, Tanguy e chi più ne ha più ne metta, fino ad arrivare all’immondizia di Warhol e Basquiat, laddove il ristabilimento di una salute, di una normalità in campo estetico è ovviamente parallela al ristabilimento di valori sani in campo etico – sociale.
Facciamo un passo più in là. Il grande interprete hollywoodiano di cosa mai sia stato o sia ancora al presente il fascismo, è, neanche a farlo apposta, Indiana Jones, e questo non solo perché l’eroe – avventuriero – archeologo con il volto di Harrison Ford affronta i nazisti nelle due pellicole I predatori dell’arca perduta ed Indiana Jones e l’ultima crociata, ma riflettiamo un momento su come vi vengono presentati i nazisti (altri tipi di fascismo, per Hollywood non sembrano mai essere esistiti, ma su questo potremmo quasi sorvolare): avidi d’impadronirsi dei simboli (e dei presunti poteri) della tradizione giudaico – cristiana, quali l’Arca dell’Alleanza ed il Santo Graal. Riuscite ad immaginare qualcosa di più grottesco delle legioni hitleriane che marciano con alla testa l’arca dell’Alleanza mosaica? Prima di sganasciarci dalle risate, cerchiamo però di capire il tipo di “ragionamento” che sta alla base di una panzana simile, che la rende credibile al pubblico americano, e nonostante tutto in una certa misura anche da noi, dove il martellamento mediatico impone poco per volta cliché di “pensiero” americanizzati. Poiché la tradizione biblica – mosaica è l’unica vera, anzi l’unica concepibile, ecco “i nazisti” cercare di sfruttare i simboli “del bene” (ed il loro presunto potere magico) nel momento stesso in cui lo negano; esattamente come avviene per “l’arte” degenerata sul piano dell’estetica.
Il discorso sul Graal però è diverso, nel simbolismo della “sacra coppa” come è stato elaborato dal Ciclo Bretone s’incontrano una tradizione pagana ed una cristiana. La tradizione di base è pagana – celtica; il “calderone sacro” degli antichi Celti era lo strumento della consacrazione del re sacrale, pontifex, colui che fa da ponte fra la terra ed il cielo. Dopo l’incesto con Morgana, Artù ha perso il suo potere sacrale e deve essere riconsacrato. Nulla di strano che il mito, raccontato nella Britannia del V secolo, ambiente parzialmente cristianizzato, abbia portato alla confusione fra il Graal celtico e la coppa dell’Ultima Cena che in origine probabilmente non c’entrava per nulla.
Va da sé che dell’originaria matrice pagana del mito del Graal, Indiana Jones non sa nulla, come non ne sanno nulla Dan Brown ed il protagonista del suo Codice Da Vinci, tanto nella versione libraria quanto in quella cinematografica.
Sarà il caso di dire qualcosa di questo mediocre romanzo e dell’ancor più mediocre pellicola che ha ispirato e che, tramite un’oculata campagna mediatica, hanno ottenuto un successo mondiale dalle dimensioni inusitate. Si tratta a mio parere di un ben mirato siluro lanciato contro tutto ciò che ancora si oppone all’americanizzazione della cultura europea, infatti, non soltanto nega le origini precristiane del mito del Graal, uno dei miti fondanti della nostra cultura, assieme all’idea precristiana, pagana, indoeuropea, della regalità sacrale, ma nello stesso tempo costituisce anche un attacco diretto contro la Chiesa cattolica, ossia un “modello di cristianesimo” non interamente riducibile a quello americano, un’autorità ancora in grado di sostenere la non perfetta coincidenza fra la dottrina di Cristo e la dottrina Bush. Ancora una volta, pur con tutte le innegabili differenze che esistono, tradizionalisti “pagani” e “cattolici” ci ritroviamo nella stessa trincea.
Per completare il discorso sul “nazismo magico”, va detto che fra i leder del Terzo Reich, in particolare Heirich Himmler, Reichsfuhrer delle SS aveva il pallino dell’esoterismo, condizionato dall’occultista Otto Rahn, ma si trattava di una mania personale, considerata con ilarità dagli altri gerarchi nazisti, che non può costituire una chiave interpretativa del nazionalsocialismo, né tanto meno essere estesa agli altri movimenti fascisti. Sebbene la tesi del “nazismo magico” sia stata già presentata in un testo francese degli anni ’60 che andò incontro ad un discreto successo di pubblico, Il mattino dei maghi di Louis Pauwels e Jacques Bergier, un testo pieno di fantasticherie e farneticazioni, e sebbene rispunti ogni tanto; in anni recenti, ad esempio Giorgio Galli ha pubblicato un testo che è una brutta copia del Mattino dei maghi, essa è sempre stata respinta dagli storici più seri, anche antifascisti.
Si tratta però di una tesi di cui l’antifascismo di Indiana Jones ha bisogno, si tratta di un’interpretazione magico – stregonesca; come nel caso dell’immagine caricaturale dell’ufficiale SS ammiratore “dell’arte” degenerata, il fascismo – nazismo (altri fascismi Hollywood non ne conosce) conosce/riconosce il bene (e la bellezza) e persegue coscientemente il male (od agli occhi dell’american – democrazia il disvalore estetico; pensiamo ad artisti messi al bando per la loro non conformità ai canoni “democratici” come Mjolnir); esso sarebbe dunque una sorta di satanismo: il satanismo riconosce l’esistenza di Dio come principio del bene, ma venera coscientemente il principio del male, Satana.
Di primo acchito, ci può sembrare strano che una visione così delirante, così lontana dalla realtà, possa essere la base di pronunciamenti e di decisioni ai massimi livelli, eppure essa è precisamente la chiave per comprendere parecchie cose, a cominciare dalle dichiarazioni di mr. Bush.
Occorre considerare quella che nel passato era una significativa differenza fra la cultura americana e quella europea (ma ora le differenze si stanno appiattendo), la mancanza nella prima della categoria della storicità, l’incapacità di collocare gli eventi umani in un contesto storico – culturale, il che implica comprendere la relatività storica anche dei propri presupposti. Di questa visione del mondo, od incapacità di vedere il mondo, i media sembrerebbero offrirci delle infantili banalizzazioni; ad esempio I Flintstone: persino gli uomini preistorici sono visti come indistinguibili da americani medi di oggi. In realtà, queste apparenti banalizzazioni riflettono (e contribuiscono a formare) né più né meno che la Weltanschauung americana; non si possono spiegare altrimenti tragedie assurde come quelle portate in Afghanistan ed in Irak dal tentativo di esportarvi un modello di “democrazia occidentale” del tutto artificioso ed estraneo alla cultura di quei popoli.
L’altro punto è che la concezione americana – democratica ha bisogno di concepire il fascismo a misura dei propri valori/disvalori perché non può ammettere che esso sia stato, o sia per chi si ostina ancora adesso con incredibile mancanza di opportunismo, di tempora callidissime serviens, a farsene ancora oggi portatore, di valori positivi che siano altra cosa dalla negazione di un “sistema di valori” fortemente giudaizzante, perché non potrebbe che uscire distrutta da un confronto fatto su basi reali.
Ciò che noi siamo, ciò che, nonostante tutto e tutti, continuiamo ad essere, ad incarnare, è il principio dell’identità etnica, della salute etnica, storica e culturale, dei popoli di un’Europa che affonda le sue radici in una storia più antica del cristianesimo: la filosofia greca, il genio politico – amministrativo romano, la potente fantasia mitica celtica, le tradizioni germaniche di fedeltà e di onore, di cui la “cultura” americana interamente biblico – giudaica non sospetta nemmeno l’esistenza.
Nell’ottica distorta dell’interpretazione del fascismo come “satanismo”, come “male assoluto”, il comunismo, questa mostruosa macchina di morte e di oppressione che ha privato della vita centinaia di milioni di uomini, e miliardi di nostri simili della libertà e di condizioni decenti di vita, diventa un “male relativo”, quasi un “bene”. Non è solo per non dispiacere all’“amica Cina” nelle cui prigioni e nei cui gulag langue tuttora una “popolazione carceraria” pari agli abitanti degli Stati Uniti che l’ineffabile George non si sognerebbe mai di accostare l’estremismo islamico al comunismo, è perché il comunismo in quest’ottica era/è in fondo un errore veniale che ha perseguito con metodi sbagliati quello stesso “bene” che l’american – democrazia persegue coi metodi “giusti” di una falsa libertà e di un falso benessere, ossia la dissoluzione di popoli, culture, etnie, storia e tradizioni per dar luogo ad un mondo ibridato ed imbastardito.
I genocidi commessi dall’Armata Rossa o quelli orchestrati da gentiluomini del calibro di Pol Pot e di Mengistu erano genocidi “buoni”, come “buona” è la tirannide che continua ad opprimere il sesto cinese dell’umanità ed altri Paesi minori come Cuba e la Corea del nord; d’altra parte, neppure dopo il crollo del muro di Berlino e della stessa Unione Sovietica, ai molti che si sono proclamati ed ai molti che continuano a proclamarsi comunisti, è stata gettata in faccia la vergogna di essere o di essere stati (diamogliela per buona) fautori della peggiore tirannide affamatrice e genocida della storia umana.
Altro che di fascismo o di nazismo “magico” si dovrebbe parlare, ma piuttosto di antifascismo superstizioso, esorcistico e stregonesco (forse “talmudico” sarebbe la parola adatta). L’antifascismo funziona come la scomunica medievale, e prescinde dal concetto cardine del diritto moderno di responsabilità personale. Ronald Reagan, nonostante la sua elezione alla carica di presidente degli Stati Uniti, era un uomo di tutt’altra levatura di George W. (forse sarà il caso di ricordare che quest’ultimo è il primo presidente americano per diritto dinastico dopo John Quincy Adams due secoli fa, cosa che lo mette in una posizione incomparabile per recitare il ruolo di primo fantoccio mondiale) e si permetteva qualche gesto d’indipendenza nei confronti del potere che gli stava dietro le spalle. Nel corso di una sua visita in Germania, in un cimitero di guerra dove erano sepolti anche combattenti delle Waffen SS, ebbe l’ardire di dichiarare provocando l’indignazione quasi universale, che questi ultimi erano soldati come tutti gli altri. Lo strepito fu enorme, eppure non aveva detto altro che la verità.
La SS nel regime nazista era molte cose: c’erano i guardiani dei campi di concentramento, e c’erano le Waffen SS, arma combattente che fungeva anche da legione straniera del Terzo Reich, i cui militi nulla avevano a che spartire con i lager, e nulla ne sapevano. Io penso che questo lo sapessero e lo sappiano benissimo anche gli antifascisti, nonostante ciò, negli ultimi tempi la polemica si è rinnovata, ed ha tornato a riversarsi lo stesso fiele stupido e velenoso, quando si è scoperto che Gunther Grass, uno dei più apprezzati scrittori tedeschi contemporanei, ha militato diciassettenne negli ultimi mesi del conflitto, in un battaglione carri delle Waffen SS.
In realtà, la responsabilità personale non c’entra per nulla, si tratta di una sorta di contagio magico – simbolico, cadi sotto l’anatema non per qualcosa che hai fatto, ma solo per aver portato sul bavero le stesse rune dei guardiani dei lager.
Vorrei citare un altro esempio di questo antifascismo simbolico – stregonesco che oltretutto ha il pregio di brillare per la sua stupidità.
Come è abbastanza noto, dopo l’8 settembre 1943, gran parte della nostra aeronautica transitò nelle fila della Repubblica Sociale Italiana, non perché, come talvolta si è detto, l’aviazione fosse “un’arma fascista” ma per il fatto che, fossimo divenuti cobelligeranti o no, i bombardieri angloamericani continuavano a spianare le nostre città sotto tappeti di bombe ed a massacrare i nostri connazionali. Dopo la guerra si decise di punire i reparti da caccia colpevoli di aver salvato decine di migliaia di vite (ogni quadrimotore alleato abbattuto prima di aver sganciato il suo carico di distruzione significava centinaia di vite di nostri connazionali risparmiate), declassandoli a reparti di artiglieria contraerea, ma poiché nessun combattente repubblicano fece poi parte del ricostituito esercito postbellico, la punizione veniva a colpire i simboli, gli emblemi dei reparti interessati: operazione esorcistico – stregonesca e soprattutto eclatante per la sua stupidità.
L’esorcismo antifascista funziona come la scomunica medievale, e come la scomunica medievale è contagioso. Chi dava ricovero ad uno scomunicato, era automaticamente scomunicato a sua volta, e l’anatema antifascista funziona nello stesso modo. In tempi recenti, uno dei maggiori scienziati viventi, il grande linguista Noam Chomsky ha osato sostenere che anche i revisionisti, ossia i ricercatori e gli storici che vorrebbero poter indagare liberamente e vederci chiaro sulla natura del presunto olocausto, hanno il diritto d’indagare e di esporre liberamente i risultati delle loro ricerche (è noto, ad esempio, che lo storico David Irving sta scontando in Austria una condanna a tre anni di detenzione unicamente per aver fatto ciò); non l’avesse mai fatto! E’ stato subito collocato nell’elenco dei reprobi ed accusato di antisemitismo.
“Non sono d’accordo con le tue idee, ma mi batterò fino alla morte perché tu possa esprimerle liberamente”, diceva il grande Voltaire. Fosse vivo oggi, Voltaire sarebbe certamente considerato un pericoloso “estremista di destra”.
Ma l’aspetto più interessante dell’ “affare Chomsky” è probabilmente il fatto che Noam Chomsky è ebreo. Dunque, neppure un ebreo è al riparo dall’accusa di antisemitismo, che può essere formulata nei suoi confronti anche da gentili (con grande gentilezza, s’intende), se ha il coraggio di dire cose che non piacciono all’amministrazione Bush.
Il proverbio dice che non c’è nessuno che ha tanta paura di essere derubato quanto i ladri. Ora osservate che la principale accusa che viene rivolta implicitamente al fascismo da questa interpretazione distorta, è di doppiezza, i nazisti che riconoscono il valore estetico “dell’arte” degenerata mentre ne vietano al popolino la contemplazione, o quelli affrontati da Indiana Jones che mentre combattono la tradizione giudaico – biblica ne riconoscono il valore cercando d’impadronirsi dell’arca dell’Alleanza e del calice dell’Ultima Cena. Come nel caso del ladro che teme di essere derubato e proietta su chi gli sta attorno le proprie intenzioni, questa doppiezza è in realtà tipica dei santoni della democrazia e dell’antifascismo, “made in USA” ma non solo.
Possiamo davvero credere che i cervelli fini che stanno dietro l’american – democrazia e la sua estensione planetaria siano davvero essi stessi prigionieri della visione rozza e stregonesca che abbiamo visto e che cercano incessantemente d’inculcare nel popolino bue al di là ma anche al di qua dell’Atlantico? Certamente no.
Dietro la maschera di Indiana Jones c’è il cervello di Steven Spielberg, un cervello di prim’ordine, un cervello ebraico.
Paolo
Articolo magistrale. Sottoscrivo in pieno
Vittorio
Che lucidità…Gentile Calabresi il riproporre questo articolo, che per altro era a me sconosciuto, è stato assolutamente appropriato.
Nel ringraziarLa aggiungerei che dovrebbe esser affisso sui muri d'Italia così che tutti possano far loro le numerose ed eccezionali sintesi che contiene.
E' letteralmente un rasoio.
Grazie.
W. Montecuccoli-Kuch
Il frivolo e paradossale Grass era comunque un naione che dopo aver sognato di servire nei sottomarini, finì nella 17. SS, che insieme alla 9. SS, la 10. SS e la 16. SS aveva una truppa di naioni ritenuti idonei per le Waffen Ss (l'unica protesta di piazza del Reich si ha con le madri di uno di questi contingenti trasferiti alle Ss non volontariamente: si accorderà alle madri che i figli alla fine dell'addestramento scelgano se restare nelle Waffen Ss).
L'esercito delle Ss (Waffen Ss, non esattamente “Ss combattenti”, né “Ss armate”) era una pura e interessantissima miscellanea al comando bulimico di Himmler, composta (a parte i soli volontari germanici non tedeschi fino al 1943 e i volontari non germanici dal 1943) da Ss militari (Ss-VT, tra qui Ss-LAH della guardia di Hitler), Ss politiche (Allgemeine-Ss himmleriane) in servizio a tempo parziale militarizzate per la guerra, i poliziotti della ORPO più idonei al servizio al fronte, la sotto-milizia Ss professionale dei guardiani di Lager ante 1939(ma anche miliziani armati e idonei al combattimento), i militari non Ss, i coscritti volontari per la guerra e i puri coscritti di leva (dopo Stalingrado).
La “statolatria latina” rimproverata dai tedeschi a Roma era lontana, a vantaggio di unità semi-feudali.
Durante la guerra, il 5% di questi 500.000 tedeschi del Reich, dei 250.000 tedeschi etnici dei territori extranazionali, e qualche legionario germanico non tedesco, servì nei lager come complemento ai nuovi guardiani del tempo di guerra, anziane Ss politiche richiamate. Ci si finiva se in convalescenza dal fronte, trasferiti per incompetenza al fronte e altri motivi disciplinari.
Oltre alla percentuale esigua dei soldati diventati guardiani di recinto esterno, nessuno storico di nessuna estrazione ha mai differenziato i lager, soprattutto fino al 1941, dalle colonie penali, gulag, ecc. nel mondo intero.
C'è poi l'assistenza ai commando operativi della polizia di sicurezza e della loro massa di ausiliari baltici e slavi nelle operazioni di bonifica di partigiani e nemici per il Reich, assistenza comune a qualsiasi truppa di terra indifferentemente, anche se alle truppe di Himmler (le Waffen Ss e la Orpo) anche se con potenti padrini autonomisti a volte era richiesto qualcosa di più.
max
Il film cui si fà riferimento è " La notte dei generali" il cui protagonista, nei panni del generale sadico , paranoico e assassino ,nonchè amante dell'arte, è il grande Peter O' Toole.
W. Montecuccoli-Kuch
Quello sopradescritto non è "nazismo magico" nel senso comune. Non si può cancellare in un sol colpo tutto il bagaglio culturale e ideologico ideale ma anche genuinamente scientifico, romantico-politico germanico dei paesi di cultura nordeuropea, credendo che siano di spirito “marmoreo”, materiale lineare e solare come i movimenti mediterranei