Il passaggio del testimone

luomo-liberoNessuna cosa umana e nessuna vita d’uomo è destinata a durare per sempre. Purtroppo non ci stupisce di certo il fatto che il trascorrere del tempo lasci nelle nostre file vuoti difficili da colmare; quello che è sorprendente, è forse piuttosto il fatto che a settant’anni dalla VITTORIA DEL MALE nella seconda guerra mondiale, nonostante l’ininterrotto lavaggio del cervello mediatico, le continue discriminazioni, ghettizzazioni, demonizzazioni, esistano ancora oppositori al dominio cui sono stati sottoposti i popoli europei, e oppositori che costituiscono forse una pattuglia più coriacea, più agguerrita, più consapevole di quel che si potrebbe pensare.

Tuttavia, ogni passaggio del testimone fra coloro che sono andati oltre e coloro che continuano la loro strada, rende più gravoso e impegnativo il compito di chi resta, ma noi sappiamo che esiste davvero un solo modo per onorare quelli che ci hanno preceduti: continuare la loro lotta e il loro impegno.

Negli ultimi tempi abbiamo dovuto registrare la scomparsa di due intellettuali importanti della nostra area a breve distanza l’uno dall’altro: Gianantonio Valli e Sergio Gozzoli.

Proprio in occasione della scomparsa di Gianantonio Valli, è circolato in internet un suo bellissimo brano che vorrei ora riprendere e invitarvi a meditare su di esso:

Oggi ci troviamo in un deserto. Siamo ai bordi di un deserto che va attraversato. Non ha senso negare il deserto, credersi in terra grata, fantasticare di poterlo aggirare o sperare che il tempo lo muti in eden. E’ un deserto. Sappiamo però che il deserto, del quale non vediamo oggi i confini, prima o poi finirà. E se non finisse, avremo almeno dato senso alla vita. Sappiamo che, non ora, ci saranno tempo e modo per ricostruire una città, rifondare una civiltà. Non ora. Nel deserto non si costruisce. Mancano le condizioni elementari. Mancano i materiali, l’acqua, i rifornimenti. Il vento ti sferza la faccia, la sabbia ti acceca, i miraggi t’ingannano, imperversano predoni, operano assassini, i tuoi compagni, e tu stesso, sono soggetti ad umani cedimenti. Nel deserto si può solo andare avanti, senza sperare di costruire. Si può solo cercare un riparo quale che sia, perché cala la notte e nell’incerto mattino riprende la marcia. Sempre vigili, in guardia, ringraziando gli Dei per quelle poche oasi, per quella poca acqua. E magari anche il Sistema, che nella sua infinita bontà non ti ha ancora tolto l’aria per respirare.

Nello zaino c’è quanto hai potuto salvare. C’è quello in cui credi, la tua vita. Che va portata al di là del deserto. Altri uomini, generazioni, individui sconosciuti, gente che mai vedrai, neppure i tuoi figli, verranno. La storia lo insegna, anime simili alla tua, segmenti su una stessa retta, fedeli agli stessi Dei. Ne nasceranno ancora. Ne sono sempre nati. Ciò che è certo, è che l’Estremo Conflitto fu disfatta totale. Totale per la generazione che lo ha combattuto, per i milioni di morti, i milioni di sopravvissuti e avviliti, per la nostra generazione, per quella dopo di noi. Catastrofi seguiranno fra qualche decennio, anarchia e rovine per altri decenni, crollo di ogni istituto civile. Ma qualcuno ci sarà. A raccogliere, ad aprire lo zaino…”.

Forse non è una circostanza casuale che Gianantonio Valli e Sergio Gozzoli fossero entrambi dei medici, così come un medico è il francese N. C. Doyto, definito dal nostro Gianfranco Drioli “lo sconosciuto Gobineau del XX secolo”. Il fatto è che la medicina porta a contatto con la realtà fisica e biologica dell’essere umano, e questo ci porta, a mio parere, a delle considerazioni estremamente importanti: per un lunghissimo tempo si è preteso che la “concezione scientifica” fosse a sinistra, e questo metteva gli avversari di democrazia e marxismo in una condizione di inferiorità, a reagire issando la bandiera di spiritualismi poco credibili, a giocare con le regole del nemico, cosa che portava inevitabilmente alla sconfitta.

Bene, ora siamo in grado di capire che le credenziali “scientifiche” di illuminismo, democrazia e marxismo sono false, sono delle patacche: la favola rousseauiana del “buon selvaggio”, una mal compresa dialettica hegeliana applicata ai fenomeni sociali, le ciarlatanerie pseudo-scientifiche del tutto fasulle della psicanalisi di Sigmund Freud e dell’antropologia culturale di Claude Levi-Strauss, l’altra favola anch’essa non suffragata da uno straccio di prova, dell’Out of Africa. La vera scienza, la reale conoscenza dell’essere umano come realtà fisica e biologica, punta in tutt’altre direzioni.

Gianantonio Valli era un medico condotto o, come si dice oggi, “di base”, molto stimato dai suoi pazienti per la dedizione che metteva nel suo lavoro, una stima e una considerazione che più di una volta gli hanno offerto una certa protezione dalle ire del sistema democratico antifascista, dove la libertà di opinione è solo una bugiarda astrazione, o meglio, esiste solo per le opinioni consentite dal sistema stesso. Era anche un uomo dotato di una cultura vastissima, e che si era dedicato soprattutto a due aree tematiche: lo sbugiardamento della mitologia olocaustica, vera religione dei nostri tempi IMPOSTA per giustificare l’oppressione che i vincitori del secondo conflitto mondiale esercitano da settant’anni sull’Europa. Holocaustica religio, non a caso, è il titolo dell’opera più vasta di Valli, dove non soltanto si dimostra l’inconsistenza della leggenda olocaustica, ma si evidenzia come essa sia diventata il mito fondante, il principale articolo di fede di una vera e propria religione intesa a imporre i dogmi della democrazia, dell’antirazzismo, dell’intoccabilità degli ebrei qualunque cosa facciano, del presunto dovere degli Europei di accettare a titolo espiatorio la permanente dominazione israelo-americana.

L’altra tematica importante è la critica del monoteismo.

Da questo punto di vista, vorrei ricordare l’eccellente saggio Origine del monoteismo e sue conseguenze in Europa, scritto in collaborazione con Silvano Lorenzoni di cui era amico.

Il monoteismo, o meglio i monoteismi (ebraismo, cristianesimo, islam) rappresenta/rappresentano la patologia del fenomeno religioso. Il fatto di credere in un unico Dio è in sé patologico perché porta all’intolleranza verso tutti gli altri credo, e verso le istituzioni umane e civili e le manifestazioni culturali non assimilabili ai portatori della “vera fede”, ma è ancor più patologico il fatto che questo Dio “unico e universale” sia stato identificato con la divinità totemica-tribale di una barbara tribù del Medio Oriente. Questo non ha portato solo alla contaminazione, all’inquinamento della cultura europea con un elemento ad essa estraneo, ma a un’ondata di rozzezza e di regresso culturale di cui la civiltà antica ha fatto le spese, aprendo la porta ai “secoli bui”.

Probabilmente, lo scritto più conosciuto di Sergio Gozzoli è L’incolmabile fossato, un ampio saggio pubblicato ormai una trentina di anni or sono su “L’uomo libero”, rivista di cui è stato tra i fondatori.

L’incolmabile fossato è quello che separa l’Europa dagli Stati Uniti. Da una parte il nostro continente, terra della tradizione, dall’altra l’America interamente plagiata dall’ingannevole utopia del progresso. Un uomo europeo NORMALE, anche quando si dichiara, è convinto di essere progressista, in realtà ha una percezione viva della continuità con i propri antenati, ha attorno a sé nella sua vita quotidiana le testimonianze viventi del passato rappresentate dallo scenario della sua vita quotidiana: i monumenti, le piazze, le strade, lo stesso paesaggio naturale modellato dall’intervento secolare della mano dell’uomo.

Tutto questo per uno yankee cresciuto in un ambiente artificiale fatto di plastica, cemento, luci al neon E NIENTE ALTRO, semplicemente non esiste.

L’altra radicale differenza fra Europa e America riguarda, più che il dominio della politica, gli elementi della concezione di base della politica stessa. Nella visione NATURALE della politica dell’uomo europeo, la nazione come dato biologico, come comunità e continuità di sangue, precede lo stato come fatto giuridico e amministrativo; lo stato stesso dovrebbe essere la forma della sostanza-nazione: “natio” viene da “nasco” e l’appartenenza al medesimo sangue, la continuità con gli stessi antenati, è l’elemento essenziale.

La società yankee è per definizione una società ibrida, multietnica, ed è una società di sradicati privi di memoria storica dove è già tanto se qualcuno si ricorda dei propri genitori, tanto meno degli antenati di generazioni precedenti. D’altra parte, a conoscerla bene, ci rivela Gozzoli, costituisce la più chiara dimostrazione dell’indesiderabilità di un mondo cosmopolita, perché i rapporti fra i diversi gruppi etnici sono improntati a un clima di latente ma costante, irrespirabile violenza.

E’ vero che la cultura americana deriva da quella europea, ma si tratta di una derivazione-contrapposizione, come l’ombra dalla luce.

E’ proprio ciò che apparentemente unisce i due mondi, quel che in realtà più a fondo li divide: poiché ciò che l’America ricevette dall’Europa negli ultimi tre secoli, facendolo proprio e fondandovi sopra la sua filosofia di vita, è esattamente tutto quello che, pur nato in Europa, l’Europa rifiutava e rigettava. Quello che doveva costituire l’anima stessa del «mondo americano», era proprio tutto ciò che la vecchia Europa «scartava», per una radicale inconciliabilità con la essenza profonda della sua anima civile e storica.

Dal settarismo puritano e quacchero allo spirito capitalistico e mercantilistico, dal «mondo dei Lumi» alla massoneria, dall’ottimismo razionalistico all’odio per il Trono e per l’Altare, dall’individualismo al cosmopolitismo, dalle prime banche internazionali ai fermenti rivoluzionari borghesi, si trattava di idee, tensioni e movimenti che erano sì nati in Europa, ma ai quali l’Europa poteva opporre — allora e ancora per secoli — forze ben più consistenti: i valori di una civiltà legata al sangue e alla terra, il vigore delle varie culture popolari, l’autorità morale delle Chiese, il tradizionalismo gerarchico, lo spirito ghibellino e la residua vitalità della nobiltà militare, l’istinto di conservazione del mondo contadino, il senso nazionale, gli antichi miti eroici, l’epopea cavalleresca, i monumenti letterari e artistici della Classicità, del Medioevo, del Rinascimento.

Non si può comprendere appieno la storia europea e mondiale del nostro secolo — con la apparizione dei movimenti fascisti e con gli interventi americani nei due grandi conflitti — se non ci si rende ben conto di questo: calvinismo, capitalismo bancario e industriale, razionalismo filosofico e illuminismo politico, Massoneria, Rivoluzione borghese, pur dopo grossi successi iniziali, furono sostanzialmente sconfitti — nel loro sogno di conquista totale dell’Europa — nel corso dei secoli XVII, XVIII e XIX. E se poterono continuare a coltivare questo loro sogno di vittoria finale, fu soltanto trasmigrando oltre Oceano”.

Occorre anche considerare che queste cose Gozzoli le diceva in un’epoca di perdurante Guerra Fredda, quando in ragione – o con il pretesto – dell’anticomunismo, in ambienti “nostri” o sedicenti tali, un atteggiamento filo-americano era perlopiù visto come una scelta praticamente obbligata. C’è qualcuno che persiste ancora adesso; ebbene, se ne renda conto: “yankee” è precisamente il contrario di ciò che noi siamo, ancor più di “bolscevico”.

Un altro importante contributo di Sergio Gozzoli, a mio parere, è l’articolo La rivincita della scienza, pubblicato sempre su “L’uomo libero”, in cui egli affronta una questione fondamentale: tutta la visione del mondo democratica, marxista, antirazzista, femminista e via dicendo, si basa su di una presunzione di scientificità che è smentita dai fatti. Per lungo tempo l’ideologia democratica e i suoi santoni sono riusciti a mettere il bavaglio e il guinzaglio alla ricerca scientifica, ma oggi la cosa risulta sempre più difficile. Gli sviluppi dell’etologia e della sociobiologia, soprattutto prendendo le mosse da quel grande che è stato Konrad Lorenz, hanno aperto una breccia sempre più difficile da chiudere nel muro delle falsificazioni democratiche.

Essi dimostrano ad esempio che la guerra, il favorire il gruppo razziale a cui si è biologicamente legati, le differenze comportamentali tra uomo e donna, il patriottismo, la difesa dei confini e via dicendo, non sono, come la sinistra vorrebbe persuaderci, un’invenzione delle società storiche, a cui il “buon selvaggio” rousseauiano sarebbe stato beatamente estraneo, costituendo la prefigurazione di una società edenica a cui l’utopismo di sinistra, incontrandosi in questo con quello cristiano, vorrebbe farci tornare. No, sono radicati in noi a partire dall’istinto territoriale dei primati non umani.

Purtroppo, la rivincita della scienza rimane parziale e potenziale perché alla democrazia rimane sempre “un argomento”. Dai commando delle femministe che aggrediscono i sociobiologi riuniti a convegno, alla censura delle pubblicazioni, alla distruzione delle carriere, al limite al carcere per i ricercatori troppo “spericolati”, la violenza e la repressione restano gli argomenti principali della democrazia, che però è costretta in tal modo a svelare il suo volto tirannico ordinariamente celato sotto la maschera buonista.

Gli scritti di Sergio Gozzoli sono raccolti in un volume intitolato Le radici e il seme.

Due uomini intelligenti e coraggiosi che sono andati oltre, passandoci un testimone particolarmente gravoso perché intelligenze così limpide e ardite non spuntano fuori a comando. Ci lasciano un vuoto non facile da riempire.

Tuttavia noi sappiamo che continuare la loro battaglia intellettuale, cercando di mantenersi a un livello d’intelligenza non dissimile o quanto meno dissimile possibile dal loro, è il modo migliore per rendere loro onore.

Riprendendo le parole di Gianantonio Valli, noi continuiamo la nostra marcia nel deserto, portando il nostro zaino sulle spalle.

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  1. Cecilia Valle
    | Rispondi

    Letto con curiosità. Vorrei sottolineare che questi contenuti della visione di Goggioli a mio parere mancano di una prospettiva storico-antropologica oggettiva e andrebbero aggiornati rispetto ad una visione di tipo occidentale-novecentesco.

    Certo il carattere del monoteismo è questo come sottolineato in primis proprio dagli storici delle religioni, ma definirlo patologico è operazione incauta, perchè si cade in una distorsione soggettivo-culturale, perchè esso è nato al suo tempo, in risposta ad una necessità storica.

    Lo Yhaweh monoteista non nasce in una fantomatica ”barbara tribù” del medio oriente. Nasce in un contesto sociale di elite palatina, seppur nipote di ex seminomadi sedentarizzatisi. Il concetto di ”barbara tribù” è un concetto ideologico tipicamente occidentale-centrico ed è intriso di distratto disprezzo .
    Parlare di ”ondata di rozzezza e di regresso culturale” è razzismo, ovvero ignoranza dei fatti storici-culturali. Quella orientale è una forma mentis diversa da quella occidentale. Questo il fatto, dove un elmento di origine orientale si è mescolato ad altri occidentali, con l’aggiunta del terzo ingrediente, il pensiero platonico-neoplatonico greco, a formare la civiltà cui apparteniamo.
    E naturalmente per il medioevo: ma non scherziamo, ma quali secoli bui!!
    I secoli bui sono ora caso mai…il deserto appunto, e orwelliano, dove il Department of Defence americano è in realtà il department of offence.

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