Negli ultimi anni la politica internazionale ha preso a monopolizzare quasi quotidianamente gli spazi principali nei giornali cartacei, televisivi e radiofonici; e il copione che si ripete in forme varie è quello della strenua lotta fra civiltà e religioni. In varie aree del mondo si assiste al feroce scontro tra varietà del monoteismo (ebraico, cristiano, musulmano), i cui seguaci più accesi spesso si macchiano di azioni indegne. Tali scenari drammatici distolgono oggi l’attenzione dei media da un’altra situazione di strisciante guerriglia urbana, che vede ancora una volta per protagonista la protervia “atlantica”, e che è ben più vicina a noi: quella delle sei contee dell’Irlanda del Nord. Una terra nella quale, nonostante un tanto celebrato trattato di pace, è ancora presente una massiccia presenza militare britannica, muri dividono le città, vi sono quartieri di fatto inaccessibili per metà della popolazione, il filo spinato fa da contorno agli edifici e lo scontro fisico è all’ordine del giorno.
Per comprendere la realtà odierna dell’Ulster e dell’intera nazione irlandese è necessario conoscerne la storia travagliata, fatta di una lotta secolare e impari contro il potente impero dell’isola vicina. Oltre a La vera storia dell’I.R.A. di Richard English (Newton & Compton), una buona guida è La storia segreta dell’I.R.A. di Ed Moloney, un testo con grossi pregi, tra cui certamente quello di fornire una quantità impressionante di informazioni poco note, e non meno difetti: tra questi ultimi spicca l’eccessiva devozione dell’autore verso la “nuova generazione” di dirigenti dell’esercito repubblicano. Si tratta di quella dirigenza, infatti, che ha voluto e promosso lo scivolamento ideologico dell’I.R.A. verso il partitismo, il marxismo e il terzomondismo e che per un periodo ha avuto anche un intenso flirt con la Libia di Gheddafi (ormai i veri “modelli culturali” cui fa riferimento il Sinn Féin, partito ufficiale di riferimento del nazionalismo nordirlandese, sono Nelson Mandela e Che Guevara, piuttosto che Padraig Pearse: e questo forse spiega anche il fallimento dei progetti più ambiziosi e autenticamente rivoluzionari).
Per la popolazione cattolica di Belfast un modello “eroico” di riferimento resta invece Bobby Sands, membro dell’I.R.A. caduto dopo 66 giorni di sciopero della fame nei “Blocchi H” del carcere di Long Kesh, dopo avere subito una serie di torture inimmaginabile: un simbolo di lotta e di resistenza caratteriale indomita che ancora oggi, a ventitré anni dalla morte, è oggetto di studio in due libri molto interessanti, di recente pubblicazione. Martiri per l’Irlanda. Bobby Sands e gli scioperi della fame di Manuele Ruzzu e Bobby Sands. Il combattente per la libertà di Pierluigi Spagnolo ricostruiscono la travagliata vicenda umana e politica di Sands, entrambi vibrando di una sincera passione e compartecipazione per la tragedia narrata. Testi che rivelano come gli uomini capaci di scegliere la morte per servire un grande ideale possano esercitare fascino anche in tempi confusi e rinunciatari come i nostri: e che l’idea dell’autonomia e della sovranità non può essere vinta completamente neppure con decenni o secoli di ingiusta occupazione.
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Tratto da La Padania del 4.V.2004.
Ed Moloney, La storia segreta dell’I.R.A., Baldini Castoldi Dalai, pp. 700, € 23,40.
Richard English, La vera storia dell’IRA. Il nazionalismo, la violenza, il socialismo, la religione e i segreti nella storia della lotta tra Irlanda e Gran Bretagna, Newton & Compton.
Pierluigi Spagnolo, Bobby Sands. Il combattente per la libertà, Editrice L’arco e la corte, pp. 120, € 6,50.
Manuele Ruzzu, Martiri per l’Irlanda. Bobby Sands e gli scioperi della fame, Fratelli Frilli, pp. 240, € 15,50.
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