Germania e Italia, storia di un amore impossibile

Johann Friedrich Overbeck, Italia und Germania. 1828. München, Neue Pinakothek.
Johann Friedrich Overbeck, Italia und Germania. 1828. München, Neue Pinakothek.

Come osservava il grande storico Ferdinand Gregorovius, autore di una monumentale – e anche letterariamente pregevolissima – Storia della città di Roma nel Medioevo – il popolo tedesco e quello italiano, che insieme sono giunti all’unità e all’indipendenza nazionale, hanno condiviso, nel bene come nel male, gran parte della loro storia, tenuti uniti da un legame ideale tenace, che travalica le contingenze e sembra racchiudere qualcosa di perenne.

L’idea dell’Impero, in particolare, passata da Roma alla Germania, ha rappresentato un legame ideale così forte e durevole, che ha praticamente costretto le due nazioni a rimanere strette l’una al destino dell’altra: con gli imperatori tedeschi, da Ottone il Grande ad Arrigo VII di Lussemburgo, che trascurano gli affari di casa loro per inseguire il miraggio italiano e con i Comuni italiani che lottano per l’autonomia contro l’imperatore, ma senza mai rinnegarne la suprema autorità e senza mai aspirare alla completa indipendenza; come se, appunto, una forza misteriosa e fatale avesse così deciso, a dispetto di tutto e anche della formidabile barriera alpina.

Pertanto, mentre nel resto d’Europa sorgevano le monarchie nazionali, la Germania e l’Italia, tenute strette dal comune ricordo del sogno universalistico dell’Impero, sono giunte in ritardo nel perseguire le rispettive unità nazionali e sono state a lungo campo di battaglia delle altre potenze, toccando il punto più basso l’una – l’Italia – con le guerre tra Francesi e Spagnoli del XVI secolo, l’altra – la Germania – con la rovinosa Guerra dei Trent’Anni, un secolo dopo, quando essa fu corsa in ogni senso da eserciti spagnoli, svedesi, francesi e di altre nazioni.

Dicevamo del notevole ritardo con cui la Germania e l’Italia hanno conosciuto la creazione dello Stato moderno, su base nazionale, nel corso dell’Ottocento; ritardo che si è ripercosso nella loro collocazione sulla scena internazionale, ivi compreso il fenomeno del colonialismo (quando, cioè, gran parte della spartizione coloniale era già stata fatta e la parte del leone era toccata alla Gran Bretagna e alla Francia), cosa che può aver svolto il suo ruolo nella nascita della Triplice Alleanza e, quindi, nello scoppio delle due guerre mondiali.

Uno storico di formazione marxista, abituato a far dipendere gli orientamenti spirituali di una data società dal suo modo di produzione, sarebbe portato ad attribuire il “ritardo” italiano e tedesco al più lento sviluppo di un ceto borghese “moderno”, ossia spiccatamente imprenditoriale; e, di conseguenza, a un ritardo nello sviluppo del capitalismo. Ma una tale conclusione urta con la semplice constatazione che già nel 1914 la borghesia tedesca aveva surclassato non solo quella francese, ma anche la britannica, e che l’espansione dell’economia capitalista in Germania era in grado di porre la candidatura di quest’ultima al dominio mondiale.

Conviene perciò ammettere che vi era qualcosa, nello spirito nazionale tedesco – e, per altri versi, in quello italiano – che configgeva con la cultura della modernità, così come essa si era venuta formando ed elaborando in Europa, soprattutto a partire dall’Empirismo inglese e dall’Illuminismo francese.

Tanto per fare un esempio, sia nella letteratura tedesca che in quella italiana si trova un consistente filone della narrativa e della poesia che guarda con malinconia, disorientamento e pessimismo all’avanzata del “progresso”, mito fondante dell’ideologia della modernità: basterebbe fare i nomi, pur tra loro diversissimi, di Nietzsche, di Kafka, di Musil, di Roth, di Wiechert; ma anche degli Scapigliati, di Verga, dello stesso Carducci maturo (quello de Il comune rustico, per intenderci, e non già quello dell’Inno a Satana), di Pirandello, di Svevo, di Tozzi, e poi avanti, fino a quello di Cassola e oltre. Niente di simile si trova, in eguali proporzioni e con pari intensità, nella letteratura inglese o in quella francese.

Se tale fu l’incrociarsi dei destini italiani e tedeschi sul piano politico, dagli ultimi anni di vita dell’Impero Romano d’Occidente e dai regni barbarici degli Ostrogoti e dei Longobardi, su su fino al compimento delle rispettive unità nazionali, nella seconda metà del XIX secolo, e poi alla terrificante e disastrosa avventura dell’Asse per l’egemonia planetaria, nella seconda guerra mondiale, non meno intenso e sofferto è stato il legame culturale e spirituale fra i due popoli, particolarmente sentito all’epoca del Romanticismo.

Da Goethe e da Winckelmann in poi, l’Italia era la Terra Promessa degli intellettuali tedeschi, dei poeti, degli artisti, degli scrittori, il cui numero è legione: da von Platen al già citato Gregorovius, passando per quel Roeseler Franz che ci ha dato, attraverso i suoi acquarelli, l’ultimo ritratto della vecchia Roma, prima che la ristrutturazione urbanistica portata dalla modernità la facesse scomparire per sempre.

Per dire la verità, bisogna constatare che questo amore è stato per lo più, se non proprio a senso unico, prevalentemente degli uomini di cultura tedeschi verso l’Italia, che non di quelli italiani verso la Germania. Il grande Teodorico lo avrebbe trovato perfettamente naturale, dato che nelle sue leggi egli disse di considerare normale che un Goto volesse assomigliare a un Latino, ma riprovevole che un Latino volesse assomigliare ad un Goto; riconoscendo, così, l’indiscutibilità della supremazia culturale di Roma ed il suo eterno fascino verso il mondo germanico.

Anche il caso di Dante è stato sovente strumentalizzato o mal compreso: perché non di amore verso la Germania si trattava per il grande fiorentino, ma di fede nella necessità storica dell’Impero. Il fatto che gli imperatori del XIV secolo fossero tedeschi era, per Dante, del tutto irrilevante, tanto universalistica e sovra-nazionale era la sua concezione politica; ben diversa, in questo senso, da quella esplicitamente nazionale e anti-tedesca di Petrarca.

Eppure, fino alla metà del XIX secolo e forse ancora oltre, anche da parte italiana esisteva una sia pure più contenuta simpatia nei confronti della Germania (non dell’Austria, per le note ragioni politiche): non aveva forse il Manzoni dedicato proprio la più patriottica delle sue liriche, «Marzo 1821», alla memoria del poeta-soldato tedesco Theodor Körner, caduto combattendo contro le armate napoleoniche per la libertà della sua patria?

Ma, nel complesso, nulla di paragonabile, da parte italiana, al trasporto entusiastico che manifestavano verso l’Italia gli intellettuali tedeschi.

C’è un quadro di Friedrich Overbeck, «Germania e Italia», che bene raffigura questo amore bruciante dell’anima tedesca verso l’anima italiana: amore incompreso e spesso indesiderato, talvolta frainteso, mai pienamente ricambiato; amore impossibile, insomma.

Il quadro è del 1828 e raffigura due fanciulle, allegorie dei due popoli, che siedono l’una accanto all’altra, tenendosi per mano, sullo sfondo dei due rispettivi paesaggi “tipici”, il nordico e il mediterraneo. Ebbene, osservandole anche solo di sfuggita, non si può non notare al volo quale delle due sia l’amante e quale l’amata: ardente e volitivo lo sguardo della bionda fanciulla tedesca, languido e abbandonato quello della bruna ragazza italiana coronata di alloro, che sembra quasi in cerca di protezione e di conforto alle sue pene segrete.

Un amore precario, quindi: cementato, a ben guardare, più dalla comune reazione all’Illuminismo di matrice francese, ma di diversissima origine nei due casi – romantica la tedesca, classicista l’italiana – che ha fatto della cultura di queste due nazioni, a ben guardare, una sorta di prolungamento dei valori premoderni fin nel cuore della modernità; se è vero – come è vero – che la modernità è figlia di Cartesio prima, di Voltaire e di Rousseau poi. Ed è così che si spiega anche la convergenza tra l’idealismo filosofico tedesco e quello italiano; tra Fichte, Schelling ed Hegel da una parte, e Gioberti, Rosmini e, poi, Croce, dall’altra.

Ancora.

Se la modernità è rappresentata, economicamente e politicamente, dalla Rivoluzione industriale e dalla Rivoluzione francese, è altrettanto vero che sia il fascismo, sia il nazismo (così diversi per tanti altri aspetti, giova ricordarlo sempre) si possono entrambi considerare come aspetti di una comune reazione, o come parti di una comune reazione, all’urbanesimo, al materialismo, all’utilitarismo, insomma alle due grandi manifestazioni politico-economiche della tarda modernità: il capitalismo speculativo e il bolscevismo; in nome di un mito ruralista che voleva riproporre, quasi in chiave virgiliana, la sanità morale della vita dei campi e del ritorno ai valori patrii, alla corruzione e alla decadenza tipiche della borghesia urbana cosmopolita, affarista, cinica e infettata dalla “malattia” del giudaismo.

In questo senso, non si può considerare casuale il fatto che la Germania e l’Italia abbiano finito per stringersi l’una all’altra in una alleanza politica e militare – quella dell’Asse prima, del Patto d’Acciaio poi – in vista di una resa dei conti con il mondo del denaro e della macchina, rappresentato dalle potenze plutocratiche occidentali nonché dalla sua versione in chiave rivoluzionaria, ossia lo stalinismo in Unione Sovietica (cfr. il nostro precedente articolo Gli ultimi trionfi del denaro e della macchina nella filosofia della storia di Oswald Spengler).

Schematizzando alquanto, ma forse non travisando una sostanziale verità di fondo, potremmo quindi considerare la storia europea dell’ultimo secolo come il luogo dello scontro, ideale e materiale, fra due opposte e inconciliabili visioni del mondo: quella materialista e razionalista dell’Inghilterra e della Francia (le cui radici sono, oltre che in Cartesio e Spinoza, in Francis Bacon, Hobbes, Newton, Locke e Hume) e quella spiritualista e idealista della Germania e dell’Italia (che parte da Paracelso, Bruno, Campanella e arriva fino a Heidegger e Gentile, passando per Vico).

Se nel quadro che stiamo delineando vi è una plausibilità di fondo, allora bisogna riconoscere che il “Nuovo ordine europeo” propagandato dai pubblicisti dell’Asse negli anni della seconda guerra mondiale non nasceva dal fortuito incrociarsi delle mire di potenza della Germania nazista con quelle dell’Italia fascista, ma nasceva da una intima logica che aveva condotto le due nazioni all’appuntamento con la storia nell’ora della contesa per il potere mondiale.

Del resto, il fatto che scrittori e poeti come il norvegese Knut Hamsun, come i francesi Céline e Drieu La Rochelle, come l’americano Ezra Pound o come il romeno Mircea Eliade, per non parlare di uomini politici come Quisling, Pétain, Léon Degrelle, Mosley, abbiano, sia pure in tempi e modi diversi, aderito a quel progetto o si siano riconosciuti in quei valori (“il sangue contro l’oro”), dimostra che si è trattato di fenomeni e tendenze culturali e spirituali che, pur facendo perno su due realtà nazionali ben delimitate, possedevano nondimeno una certa carica espansionista e perfino potenzialmente universalistica (basterebbe pensare alla diffusione delle ideologie naziste e fasciste in Sud America, nel Medio Oriente arabo e in altre aree del mondo).

Anche nella reazione così rabbiosa di Hitler al tradimento del re e di Badoglio dell’8 settembre 1943, non è difficile scorgere i tratti dell’amore deluso; perché di vera fascinazione si era trattata, da parte del dittatore tedesco, nei confronti di Mussolini: su questo punto, tutti gli storici sono ormai d’accordo. Così come sono d’accordo sul fatto che la liberazione del Duce dal Gran Sasso non fu soltanto dettata da ragioni di Realpolitik, ma anche da un autentico sentimento di amicizia e devozione del Führer per il suo antico “maestro” italiano: sissignori, proprio lui, Hitler, l’uomo dal tenebroso cuore di ghiaccio. Amicizia e devozione, peraltro, che non furono mai ricambiate: sempre Mussolini ebbe nei suoi confronti sentimenti di diffidenza e scarsa simpatia.

Dopo il 1945 le strade dei due popoli, per la prima volta dai tempi di Tacito e di Odoacre, si sono parzialmente separate: in un’Europa costretta a ripartire da zero, con la Gran Bretagna sempre più arroccata nel ruolo di sentinella avanzata degli Stati Uniti e con la Francia costretta a cercare ovunque, perfino verso l’Unione Sovietica («L’Europa va dall’Atlantico agli Urali», diceva De Gaulle), una “sponda” per recuperare margini di autonomia nei confronti della strapotenza dell’alleato d’Oltreoceano, i secolari legami italo-tedeschi si sono allentati e, in parte, addirittura sciolti, forse per sempre.

Pesa, nella memoria collettiva degli Italiani, il terribile periodo del 1943-45, con le sue stragi e le sue barbariche violenze; e pesa del pari, nel ricordo dei Tedeschi, il “tradimento” di Badoglio, nel bel mezzo di una lotta durissima per la vita e per la morte contro la più ampia coalizione di popoli che si fosse mai vista.

Rimangono la sincera ammirazione dei Tedeschi per l’arte italiana, nonché la loro predilezione per le belle (un tempo) e relativamente economiche spiagge italiane; e rimane, permeata di invidia, l’ammirazione degli Italiani per l’efficienza tedesca, per la buona amministrazione tedesca, per i risultati dell’industria e dell’economia d’Oltralpe, con un operaio della Volkswagen che guadagna almeno una volta e mezzo lo stipendio di un operaio della FIAT, a fronte di un costo della vita che non è poi tanto più alto rispetto al nostro.

Si ritroveranno, un giorno, queste due amanti ritrose e conflittuali?

Per ora, quello che si può vedere è che la Germania ha subito, più dell’Italia (e questa è stata per molti una sorpresa), il rullo compressore dell’americanizzazione, entrando a vele spiegate in quella tarda modernità post-industriale cui l’Italia, invece, offre ancora qualche sia pur debole resistenza. Il fatto stesso che, in Italia, siano ancora molte le persone che non conoscono l’inglese, o che lo parlano poco e male, dimostra che l’Italia è stata, finora, meno pesantemente americanizzata della Germania; ma che, per la stessa ragione, non è entrata a pieno regime, anche a livello psicologico, nei processi della modernità avanzata: ciò che, da un punto di vista materiale, appare certamente come un ritardo.

Una cosa possiamo immaginare, comunque, con relativa sicurezza.

Se mai verrà il tempo in cui l’Europa deciderà di ritrovare se stessa; se tornerà a porsi con fierezza verso la propria cultura e la propria civiltà, e si libererà dai suoi assurdi complessi di inferiorità verso l’America: allora sia la Germania che l’Italia torneranno a svolgere un ruolo centrale nella rinascita spirituale di questo continente.

E si ritroveranno: come due vecchi innamorati che, pur dopo mille litigi e incomprensioni, non hanno mai smesso, nel loro intimo, di volersi bene.

Condividi:
Segui Francesco Lamendola:
Francesco Lamendola, laureato in Lettere e Filosofia, insegna in un liceo di Pieve di Soligo, di cui è stato più volte vice-preside. Si è dedicato in passato alla pittura e alla fotografia, con diverse mostre personali e collettive. Ha pubblicato una decina di libri e oltre cento articoli per svariate riviste. Tiene da anni pubbliche conferenze, oltre che per varie Amministrazioni comunali, per Associazioni culturali come l'Ateneo di Treviso, l'Istituto per la Storia del Risorgimento; la Società "Dante Alighieri"; l'"Alliance Française"; L'Associazione Eco-Filosofica; la Fondazione "Luigi Stefanini". E' il presidente della Libera Associazione Musicale "W.A. Mozart" di Santa Lucia di Piave e si è occupato di studi sulla figura e l'opera di J. S. Bach.

126 Responses

  1. Alberto Pento
    |

    Interessante … ma per nulla cindivisibile perchè la lettura/interpretazione della storia quivi svolta è completamente distorta dall'ideologia degli stati unitari che veedono se stessi come un punto di arrivo di una evoluzione storica a loro finalizzata … e completamente dimentico per esempio della Repubblica Veneta che non è mai stata soggetta all'Impero Germanico, pur essendone stata grandemente condizionata nei primi secoli della sua formazione ed anche successivamente.

  2. Alberto Pento
    |

    L'inglese europeo e l'inglese americano sono entrambe lingue generate dall'Europa, conoscere l'inglese è cosa buona e bella come un tempo conoscere il veneziano o il latino e altrove l'altaico, il turco, il cinese o l'arabo.

    Personalmente mi basterebbero la mia lingua veneta e l'inglese europeo, magari anche il tedesco e lo slavo … potrei benissimo far senza dell'italiano … non ne sento assolutamente il bisogno.

    L'Europa ha molte radici e in particolare deve riscoprire quelle preromane, precristiane e non cristiane, celtiche, slave, germaniche, baltiche, ugro-finniche, turco-altaiche, semitiche … riducendo di molto l'arroganza sterile di quelle greco-romane.

  3. aryano81
    |

    Molto interessante , ricalca un pò il testo " Romanità e Germanesimo " a cura di Jolanda de Blasi

  4. Kaisaros
    |

    x Alberto Pento

    Non so se c'hai fato caso,

    ma non siamo su http://www.leganord.it.

    Per vomitare fesserie su regni rinascimentali

    e menate anti-grecoromane

    c'è tanto posto sulla rete…..

    P.s.

    La defunta repubblica veneta ha purtroppo molto a che spartire con le plutocrazie mercantili(stati uniti/inghilterra).

    Per elogiarla non potevi scegliere sito ed articolo peggiore.

  5. Alberto Pento
    |

    Io non ho nulla da spartire con la Lega Nord e con nessun'altro partito italiano.

    Io sono di nazionalità veneta e desidero ardentemente liberarmi dell'Italia e della sua capitale Roma, fatta rivivere artificialmente e mantenuta in vita con continue iniezioni di sangue mio e di altri miei fratelli veneti … contro la stessa volontà storica che ha chiuso la parentesi di Roma e del suo Impero già 1700 anni or sono quando la capitale dell'allora impero romano è stata trasferita a Milano e a Ravenna.

    Io non so chi siano e che idee e ideali politici abbiano i proprietari del sito "Centro Studi la Runa", so che scrivo nel suo forum , varie cose prevalentemente di ricerca toponomastica.

    Personalmente non ho ideali necrofili verso i morti come l'antica Roma.

    La mia Patria è il Veneto e il mio respiro è europeo … su tutto il resto lo sa solo il cielo!

    Io ho solo la religione della mia terra come per gli animali, le piante e gli ebrei e riconosco a tutti gli uomini della terra il mio stesso diritto di vivere e la mia stessa dignità.

    Se qualcuno mi chiama italiano ribadisco che sono di nazionalità veneta e spero ancora per poco di cittadinanza italiana.

    La Repubblica Veneta è defunta quanto Roma e io desidero una Repubblica Federale Veneta come quella Svizzera in un'Europa altrettanto federale, lontana dai pantani-marci come quello lazial-padano dell'italica Roma dove stanno di casa personaggi come Bossi e tutti gli altri dell'italica schiera.

  6. Kaisaros
    |

    x alberto pento

    "Personalmente non ho ideali necrofili "

    Veramente sei te che hai tirato in ballo la repubblica veneta,tant'è vero che alla fine ammetti che sia "defunta".

    In compenso la Romanità non termina certo con la caduta di Roma,tantomeno con

    il decentramento amministrativo dell'Impero Romano;tutti coloro che sono venuti dopo,sino ad oggi l'hanno vista come ideale massimo,come esempio storico,come inarrivabile traguardo.

    Al contrario la repubblica veneta,non è neanche

    lontanamente paragonabile ad un Archetipo come quello incarnato da Roma.

    (per quanto si tratti di una grandissima pagina di storia Italiana).

    Infine,i veneti sin dall'epoca antica consideravano se stessi come consanguinei dei Latini-Romani(cioè discendenti dallo stesso popolo).

    Vedi un pò te che conclusione trarne !

  7. Alberto Pento
    |

    La Repubblica Veneta è stata la più longeva repubblica della storia, mai trasformatasi in una dittatura o in uno stato imperiale come quello romano.

    Questo la dice lunga sulla "cultura" delle genti venete.

    Quando Venezia nei suoi secoli "d'oro" per potenza politica ed economica, avrebbe avuto la possibilità di "unificare statualmente la penisola italica" non lo ha fatto e tanto meno ha accettato di sottostare al potere temporale cattolio-romano e ciò è molto significativo (altro che nostalgie romane!).

    Personalmente coltivo valori culturali veneti europei e universali, non ho miti romani o greci come "valori supremi" che la storia ha pensato bene di rimettere al loro posto, ripristinando i "valori superiori" a quelli "greco-romani" o "romani".

    Le genti venete non sono costituite soltanto dai veneti-eneti di Antenore supposti amici dei discendenti di Enea, molte altre genti fanno parte dell'amalgama etno-culturale veneto tra cui i reti, i celti, gli euganei, gli istri, gli slavi, i germani, i balti, gli turco-altaici, qualche semita … e altri ancora.

    Personalmente in Roma non ci vedo alcuna grandezza: né in quella pagana, né in quella cristiana … la mia città celeste è il mio paesetto e caso mai Venezia, per me mille e più mille volte più eccelsa di Roma.

    Le genti venete hanno fatto parte dello stato romano finchè è durato poi hanno fatto parte degli stati germanici (in terra veneta durati più di quello romano) e poi hanno fatto parte per secoli dello stato Veneto, oggi purtroppo facciamo parte dello stato italiano ma speriamo ancora per poco.

    La Roma latino-imperiale aveva distrutto l'Europa che si è poi risollevata grazie ai germani, che nei secoli passati hanno salvato anche il cristianesimo europeo dalla deriva romana e anche oggi per risolvere alcuni "problemini" i romano-cattolici sono ricorsi a un papa germanico o meglio celto-germanico bavarese.

    Io no ho né il cuore né la mente a Roma, anzi considero Roma come la considerava Dante, la sentina dell'Inferno.

  8. Kaisaros
    |

    x Alberto Pento:

    Continui a riversare valanghe di argomentazioni abbastanza sconnesse,

    alcune condivisibili,altre abbastanza errate,fantasiose

    o quantomeno astratte

    (il fatto che la repubblica di Venezia avrebbe potuto unificare l'Italia ma non ha voluto,

    il fatto che non abbia mai tentato di instaurare un modello imperiale,per non

    parlare della minimizzazione di Roma come si fosse trattato di un errore,una parentesina…..).

    Il fatto è che mi è difficile cercare lo scontro,in quanto anche per me

    la repubblica di Venezia è stata una realtà eccezionale,

    nè sono a priori contro tesi etno-nazionaliste o nordiciste

    (laddove molti avrebbero tirato fuori la "retorica del barbaro").

    La differenza è che in tutti questi elementi io vedo una continuità;

    vedo nella repubblica veneziana un ricalco,seppur minore e diverso,della storia di Roma,

    come vedo nelle tue tesi mitteleuropee un richiamo a quel libero spirito Romano-Indoeuropeo ben diverso dal tuo stereotipo di Romanità come impero tirannico e decadente(decadenza che non risparmiò neanche la repubblica veneziana,come nessun altro organismo politico,storico,sociale o umano).

    Insomma,ho deciso di non ragionare seguendo lo stereotipo di

    nordico-celtico-germanico alto,biondo,dallo spirito libero e franco

    vs

    Italico basso,scuro,dalle mille astuzie che vuole imbrigliare i liberi popoli

    (stupida dicotomia che ho superato in buona parte grazie a molti articoli di questo sito,

    lo dico senza la minima piaggeria).

    La scelta è tra la ricerca della continuità nella storia e nei popoli

    (e gli uomini che li compongono)

    o la categorizzazione netta da gioco di ruolo fantasy,

    che divide la storia in compartimenti stagni.

    P.s.

    La pessima considerazione della Roma papale da parte di un rosacroce(Fedele d'Amore)

    non è che faccia molto testo o sia una novità……..

  9. Alberto Pento
    |

    La storia dell'universo ha circa 15 miliardi di anni; quella della terra mi pare sia un pò meno di 5 miliardi … quella delle genti venete ha milioni di anni più o meno come quella di tutti li uomini del pianeta e dalla presitoria più recenti (Paleolitico Superiore post glaciale) ai nostri giorni circa 20 mila anni, cosa possono essere mai i 650 anni di stato romano ?

    E' una parentesi storica che ha il suo peso specifico, come le altre parentesi che costituiscono il continuo preistorico-protostorico-storico delle genti venete.

    Il Popolo Veneto non è nato con Roma e neanche ha smesso di essere tale durante l'epoca romana o alla fine di questa e nemmeno durante i 930 anni di epoca germanica.

    Io non sono un fratello italico!

    Io sono veneto come li ebrei sono ebrei!

    Il resto non mi prende il cuore e la mente anche se mi prende il portafoglio e a volte il sangue.

    Io ho già un nome etnico che mi appaga completamente ed è 'Veneto' e ho già una capitale con cui mi sento fuso ed è Venezia … il resto è Europa e Mediterraneo … l'Italia e Roma per me sono Europa e Mediterraneo … l'Europa è la mia grande patria continentale e la terra veneta è la mia piccola patria naturale e storica.

    Amiamo e rispettiamo le nostre patrie come i nostri genitori e rispettiamo il prossimo.

  10. Kaisaros
    |

    Il problema è che si tratta di gioco forza;

    non si può sminuire Roma senza sminuire anche la repubblica veneta

    (o la "nazione veneta").

    Non puoi dire che una persona di 2 metri e 40 non è poi così

    tanto alta,per poi chiamare gigante chi è alto 1 e 80.

    Se i secoli di storia Romana non sono niente in confronto a 15 miliardi di anni

    (stranissimo criterio peraltro quello di valutare in base alla storia dell'universo…..)

    non si capisce perchè quelli di storia "veneta" dovrebbero essere pietre miliari.

    Senza contare che non esistono legami tra gli antichi veneti Italici,i longobardi,il sacro Romano impero,la repubblica di Venezia e tutti gli altri elementi dell'eterogenea storia veneta.

    Insomma,che esista una ben definita identità/mentalità veneta odierna

    non penso sia in dubbio.

    Ma da questo a voler creare una mitologia veneta di un fantomatico popolo che

    esiste da millenni,che non unifica l'Italia per snobbismo,che si unisce a Roma perchè così gli va,

    che ha una cultura superiore alla greco-Romana……

    è leggermente ridicolo 😉

    P.s.

    "io sono veneto come li ebrei sono ebrei!"

    Difatti manca poco che tu scriva

    "i veneti e gli Italici sono come l'olio e l'acqua……gli Italici sono bestie dalle sembianze umane".

    La mentalità è più o meno quella.

  11. Alberto Pento
    |

    Kaisaros ha scritto: … Senza contare che non esistono legami tra gli antichi veneti Italici,i longobardi,il sacro Romano impero,la repubblica di Venezia e tutti gli altri elementi dell’eterogenea storia veneta. …

    Prova a riflettere su queste tue parole e poi commentale per me, te ne sarei grato.

  12. Kaisaros
    |

    x Alberto Pento:

    "Prova a riflettere su ……".

    Per una volta provaci te ; )

  13. Plutarco
    |

    Scusate ma dove sta scritto che i veneti non sono "italici'?

    E' certo il fatto che i paleo-veneti (veneti del tempo preromano) erano genti con una precisa fisionomia culturale, con aspetti assai ben definiti, sta di fatto comunque che erano genti indoeuropee, appartenenti al sottogruppo italico.

    La stessa lingua venetica antica, apparteneva secondo i glottologi al gruppo osco-umbro-sabellico o secondo altri al gruppo romano-falisco, con maggiori affinità -secondo questa seconda ipotesi-proprio con l'elemento latino!

    Del resto la stessa presunta differenza del celtismo di marca più o meno leghista …..ma dai!

    Scusate, ma avete mai provato a studiare l'antico celtico, o anche il gaelico moderno?

    La grammatica e le radici verbali sono assai similari al latino. Punto.Lo sono molto più di altre lingue indoeuropee…

    bè all'epoca lo erano anche di più: nel "de bello gallico" Cesare afferma di scrivere i suoi dispacci in latino ma con caratteri greci, per evitar che fossero intercettati dai galli!

    I galli capivano il latino scritto e parlato, galli e romani si capivano fra di loro.

    chiusa parentesi celtica, giusto per far abbassare un po' le penne a eventuali sostenitori del nazionalismo nazional-polentone.

    Ma poi vorrei dire: se anche fosse stato un popolo preromano di orgine differente, come gli etruschi, (quelli sì davvero diversi dai romani, non i veneti) ma oggi, chiedo, cosa resterebbe di quel substrato?

    L'unica cosa che ammetto è lo status di lingua della parlata venexiana.

    Ma poi anche lì dovremmo distinguere fra il veneziano letterario (quello di Goldoni) e i vari dialetti veneti di provincia…

    Ma a parte questa unica concessione: che avrebbe etnograficamente di diverso da me un veneto??

    Io sono romano e sono alto 185, biondo, occhi azzurri, e mi sento perfettamente italico.

    Venite a sostenermi che esiste una razza veneta! ci saranno delle somiglianze antropomentriche forse, in alcune zone della carnia, con i dinarici, o gli slavi adriatici, non saprei, ma dove starebbe la razza veneta?

    Tolto l'elemento razziale (sul quale avete al momento pochi dati positivi, almeno finche una nuova Anhenerbe nazionalpadana non faccia nuovi studi etnologici sulle vostre razze…)

    passiamo all'elemento più spiccatamente "culturale" cioè la lingua.

    Posto che il veneziano sia una lingua, letterariamente parlando: essa lo può essere.

    Tuttavia se il criterio è la dignità letteraria, c'è una fiorente letteratura anche nell'idioma siciliano (la prima lingua letteraria italiana), nel romano, nel milanese, nel napoletano…

    Allora sono tutte lingue; ma per motivi storico politici si è optato per il fiorentino, parlato con accento romano, come lingua nazionale.

    E rimane comunque il fatto, ineludibile, dell'origine romanza e latina del venexiano, fatto questo che vi farà girare le balle, ma tant'è….

    La cosa è ben diversa dal caso della Catalogna spagnola: il catalano, lingua nobile e antica (più del veneto lingua, almeno quanto a fonti letterarie) e parente del provenzale, è parlata attualmente da almeno 9 milioni di persone.

    Ora: in veneto ci sono 4 milioni e mezzo di abitanti. Il vero veneziano-lingua (non un semplice dialetto) sarebbe semmai parlato solo nella zona di venezia il che restringe già il numero di parlanti l'idioma. Venezia conta duecentosessantamila abitanti circa, dei quali molti sono a Mestre.

    di questi ben pochi conoscono il venezaino antico (quello letterario) e di questi pochissimi lo usa nelle necessità quotidiane.

    Questo benedetto venexiano è in realtà poco più che una lingua morta. Bella, simpatica, a me il teatro goldoniano piace molto… ma pur sempre una lingua morta.

    Come morta, è la gloriosa repubblica di san Marco, non meno morta del dominio temporale dei papi, o del regno delle due Sicilie.

    Non capisco come mai nel mondo della Destra, permane uno spirito antiquario che ci fa vivere come in un lontano passato, ma neanche: come in una specie di romanzo fantasy…

    Ma vi rendete conto dell'oggetto del contendere?

    Ma leggete Evola, gli "uomini e le rovine", vi spiega bene la natura del nazionalismo (ideologia giacobina peraltro).

    E comunque cari amici veneti, sia detto con rispetto, il vostro più che un nazionalismo è un regionalismo.

    Non siete nazione.

    A kaisaros dico solo: hai ragione, ma fai attenzione a parlare di rosacroce.

    Quelli (veri) sono un'altra cosa, sono portatori di una Gnosi universale e con questo campanilismo da partite della domenica non c'entra nulla.

  14. kaisaros
    |

    x Plutarco:

    Difatti quando ho affermato che l'odio di Dante per Roma era

    dovuto alla sua appartenenza rosacrociana non ho fatto altro che

    evitare la strumentalizzazione "nazionale veneta"(sic)

    della sua posizione,che aveva motivi ben diversi e poco politici….

  15. Alberto Pento
    |

    Le vostre parole confermano che voi non siete fratelli dei Veneti ma soltanto un'infezione virale da cui i Veneti devono guarire.

  16. kaisaros
    |

    Più che altro alcuni veneti dovrebbero guarire dalla schizofrenia………..

  17. Commento_umano
    |

    @ Alberto Pento

    La nazionalità veneta non esiste. Il veneto come pure tutte le regioni del nord Italia sono diventate ricche perchè i piemontesi e Garibaldi hanno svuotato il banco di Napoli durante la devastazione ed il saccheggiato del glorioso Regno delle Due Sicilie. Dopo aver torturato, stuprato ed impiccato donne e uomini meridionali li hanno resi schiavi imponendo loro la leva militare obbligatoria e mandandoli in esilio nel nord Italia dove nel frattempo era stato diffuso capillarmente l'odio verso il meridionale. Infine, dopo aver distrutto ogni tipo di economia nel Sud, hanno costretto il glorioso popolo del Sud ad emigrare nel nord come schiavi per le industrie che intanto hanno arricchito solo ed esclusivamente gli imprenditori settentrionali e la gente del nord. Nel frattempo i lanzichenecchi del nord si alleavano e facevano proliferare le cosche mafiose, camorriste e della 'ndrangheta nel Sud, complici della distruzione del Regno delle due Sicilie, vendendo loro rifiuti tossici di ogni tipo con l'unico obiettivo di distruggere il popolo del Sud.

    Io non voglio essere fratello di nessun veneto e di nessun settentrionale: voglio che l'Italia sia divisa in due con una massiccia dogana al Garigliano e che nessun settentrionale possa mai più avvicinarsi alle nostre gloriose terre. E che il popolo del Sud si risvegli, cacci i conquistadores settentrionali con i loro tirapiedi mafiosi e camorristi! Così sia!

  18. Commento_umano
    |

    @ Alberto Pento

    La nazionalità veneta non esiste. Il veneto come pure tutte le regioni del nord Italia sono diventate ricche perchè i piemontesi e Garibaldi hanno svuotato il banco di Napoli durante la devastazione ed il saccheggio del glorioso Regno delle Due Sicilie. Dopo aver torturato, stuprato ed impiccato donne e uomini meridionali i conquistatori li hanno hanno resi schiavi imponendo loro la leva militare obbligatoria e mandandoli in esilio nel nord Italia dove nel frattempo era stato diffuso capillarmente l’odio verso il meridionale. Infine, dopo aver distrutto ogni tipo di economia nel Sud, hanno costretto il glorioso popolo del Sud ad emigrare nel nord come schiavi per le industrie migrazione da cui hanno tratto vantaggio economico solo ed esclusivamente gli imprenditori settentrionali e gli abitanti del nord. Nel frattempo i lanzichenecchi del nord si alleavano e contribuivano alla proliferazione incontrollata delle cosche mafiose, camorriste e della ‘ndrangheta nel Sud, complici della distruzione del Regno delle due Sicilie. A questi criminali hanno garantito agganci ed impunità politici, potere incontrastato sul territorio e sulla popolazione, venduto rifiuti tossici di ogni tipo con l’unico obiettivo di distruggere il popolo del Sud.

    Io non voglio essere fratello di nessun veneto e di nessun settentrionale, nonostante mia madre sia veneta purosangue: voglio che l’Italia sia divisa in due con una massiccia dogana al Garigliano e che nessun settentrionale possa mai più avvicinarsi alle nostre gloriose terre. E che il popolo del Sud si risvegli, cacci i conquistadores settentrionali con i loro tirapiedi mafiosi e camorristi! Così sia!

  19. Kaisaros
    |

    Dal fissato con la "nazionalità veneta"

    al neo-borbonico con la sua mitologia vittimistica………..

    Da una vulgata ad un altra.

  20. Alberto Pento
    |

    Sicilia, Sardegna, Sudtirolo, Aosta, Friuli Venezia Giulia

    Montenegro, Kossovo, Bosnia, Slovenia, Croazia, Cekia, Slovakia, Scozia, Catalogna, Paesi Baschi, … Veneto

    I veneti non sono italiani, non sono figli di romani e non sono latini!

    I veneti sono veneti una delle più antiche nazioni e uno dei più antichi popoli d'Europa almeno fin dal Mesolitico.

    I veneti sono come gli ebrei, un popolo con una sua specifica cultura millenaria e non sonoo certo imparentati con i romani assassini di Cristo, di ebrei, di cristiani e primi fomentatori dell'antisemitismo con la falsa e infame accusa agli ebrei di essere gli assassini di Cristo quando invece gli assassini erano loro i romani.

  21. Kaisaros
    |

    x alberto pento:

    anche per buttarla sul piagnisteo filoebraico(che in occidente funziona SEMPRE)

    penso tu sia sul sito sbagliato………

    Un isoletta felice libera da vulgate filo-giudaiche masochiste.

    P.s.

    A far condannare Gesù furono i sacerdoti ebraici che costrinsero

    un riluttantissimo Pilatus,sotto minaccia di una rivolta popolare da loro

    fomentata ad eseguire la condanna.

    Anche a religione non sei messo benino……

    5 !!!

  22. Alberto Pento
    |

    In lingua veneta:

    A posto semo! A si veramente forti valtri tajan-romani! Me par ca si paregni (conpagni) de ke li butini (puteli) ke dapò verse magnà tuto el formajo, ke ghe jera ente la credensa, co li se cata envanti de so mama ca li tien par na recia, li ghe dà la colpa a le morejete ke secondo luri le ‘ndaria en volta par la caneva e pal el granaro a magnarse de tuto: li formaj, li saladi, parfina li sàki de juta e le sole de le savate.

    Traduzione in lingua italiana:

    A posto siamo! Siete veramente forti voi italian-romani! Mi pare che siate come quei bambini che dopo essersi mangiato di nascosto tutto il formaggio grana (da grattare), che stava nella credenza, quando vengono sorpresi dalla mamma con il boccone in bocca, mentre questa li tiene per un’orecchio, si giustificano dando la colpa ai topolini che secondo loro, si sarebbero mangiato tutto il formaggio e magari anche qualche salame nella cantina e che avrebbero tralaltro rosicchiato anche i sacchi di juta e le suole delle ciabatte.

  23. Luciano
    |

    Ma come si fa a sostenere che i veneti non sono imparentai con i romani, se sono tutti di origine indoeuropra e italica, e l'antico venetico è una lingua italica?

    E poi anche se fosse tu pensi che dal meso-litico si sia mantenuta pura una genia?

    neanche i romani avranno più lo stesso sanue in toto di 3000 anni fa. Oggi l'apporto germanico delle invasioni ha rimescolato i levallato ancor più l'omogeneità etncia delle genti italiche (perfino nel profono sud, con i normanni.)

    Insomma un po' più longobardi al cntro nord, un po' più normanni a l sud, ma con una componente centrale italico-germanica.

    Substrato italico e superstrato germanico: comunque due varianti dell' etnicità indoeuropea. Ma dove si trova sta razza veneta? da dove proviene? da marte? siete semiti? atlandidei? lemuriani? quale dio vi ha generati?

  24. Alberto Pento
    |

    Chedo scusa per la ripetizione fatta onde correggere taluni errori fastidiosi, dovuti alla fretta.

    O si ragiona con criteri universali o tutto è affidato all’arbitrio.

    Non si sta parlando di razze ma di culture e di formazioni etnico-geografiche con le loro precise caratteristiche linguistiche, i loro precisi miscugli etnici, con le loro peculiari tradizioni e le loro esperienze politico-statuali molteplici e mutatesi nel corso dei millenni della preistoria e della storia … tutto qua.

    Quello che vale per gli uni dovrebbe valere anche per gli altri e per tutti.

    E sopratutto dovrebbe valere il rispetto per gli altri, per tutti gli altri cosa che mi pare manchi in molti di coloro che si dicono italiani e che si rifanno al mito romano.

    Io non ho il mito romano e nemmeno quello italiano.

    Mi volete per questo negare come entità umana (con le sue specificità veneto-europee) o magari anca uccidere perché dichiaratamente non partecipe della fratellanza italica?

  25. Alberto Pento
    |

    I Veneti sono imparentati con l’Europa intera, in parte anche con l’Asia e l’Africa e non capisco perché dovrebbero avere un rapporto di parentela preferenziale con i romani e li italici, rispetto ad altri rapporti come quelli con l’aree celta, germanica, slava, greco-balcanica!

    Non nego di certo i fatti storici come i secoli della romanità, semplicemente e sensatamente non metto questi secoli come se fossero la fase iniziale della formazione culturale, etnica, linguistica, civile dell’area veneta o delle genti venete o se vogliamo del Popolo Veneto, come entità variegata e plurale ma con un certo grado di omogeneità di varia natura, che ci rende più simili a li uni e diversi da altri.

    Io personalmente, con tutta la relatività in quel che vale ciò, mi sento semplicemente veneto ed europeo, tutto qua nel modo più naturale e semplice.

    Tutta la sovrastruttura mito-ideologica sulla romanità, Roma e l’Italianità su questa fondata non la trovo per nulla sensata, desiderabile, buona, utile, santa … anzi mi pare tutto il contrario.

    Venezia nei lunghi secoli della sua statualità ha spaziato nelle relazioni con l’area mediterraneo orientale e quella greco-balcanica, oltre che con quella asiatica attraverso i fratelli armeni; pensate voi che nel 1200 (?) Venezia per un pelo non si è trasferita in Armenia.

  26. Kaisaros
    |

    x alberto pento:

    E' inutile che fai il giochino vittimista(un'altra similitudine con gli ebrei?);

    qui sei te che hai iniziato a tirare fuori la storiella del veneto come entità

    che esiste da prime del big-ben,che ha usato Roma quando gli faceva comodo

    ed altre facezie risibili di questo tipo.

    Smentendoti involontariamente oltretutto quando parli di "miscugli etnici";

    difatti il veneto fu terra di colonie di diritto latino,i cui abitanti provenivano

    da quello che oggi è il sud-Italia(ad esempio dal Sannio).

    Questo non è per smontare il tuo senso identitario;

    ma se c'è qualcuno che è venuto qui all'arrembaggio

    pieno di disprezzo nei confronti di un mondo Italico mitizzato in negativo,

    quello sei te(e ti risparmio tutte le citazioni possibili a dimostrazione).

    Oltre a questa aggressività che TU hai tirato fuori,

    vorresti fare anche la parte del povero "veneto" aggredito dai

    cattivoni Italici?

    Non avrebbe senso,

    come ti ripeto che non ha senso continuare a ragionare

    con una mente a compartimenti stagni.

    Per il resto,odia chi ti pare

    e mitizza chi vuoi.

  27. Riccardo
    |

    Per quanto mi riguarda, se il Sig. Pento e quelli come lui non si sentono Italiani, sono affari loro. Se vogliono andarsene dall'Italia e guarire dal virus greco – romano, è anche questo affar loro. Visto che Roma è la porta dell'inferno e che Il veneto non ha mai avuto niente da spartire con Roma, consiglio al Sig. Pento di suggerire alle facoltà di legge delle Università della sua regione (pardon…nazione) di sostituire lo studio del diritto romano con quello celtico (ammesso che sia mai esistito). Tanto per citare un esempio di ciò che la sua nazione veneta deve a Roma. Piaccia o no ai signori (si fa per dire) veneti, la civiltà occidentale nasce in Grecia e viene esportata da Roma all'intera Europa, in uno di quei periodi storici che Karl Jaspers chiamava 'assiali'. Mi dispiace per lui e per loro, ma la Storia insegna che i contributi dei greci e dei romani alla civiltà occidentale sono stati infinitamente superiori a quelli della sua e loro nazione veneta.

  28. Centro Studi La Runa
    |

    Propongo una tregua a questo conflitto etnoverbale che, pur se stimolante, mi pare si sia ormai arenato su un punto morto, oltre ad essersi allontanato dal tema dell'articolo.

  29. Alberto Pento
    |

    Mi spiace di non aver saputo discorrere con sufficente intelligenza … anche data l'esplosività degli argomenti che per certi aspetti toccano gli ambiti propri delle fedi e si sa che con i santi, i "santoli" e le fedi non si ha troppo da scherzare.

  30. Alberto Pento
    |

    Invito coloro che lo gradissero a passare al forum per continuare la nostra discussione, magari su pagine già aperte come quella sotto riportata; spero che ci si possa confrontare con rispetto e sopratutto con dati concreti e precisi:

    Etimologia, leggende, teoria romanza e romanizzazione
    https://www.centrostudilaruna.it/forum/viewtopic.p

  31. Wainer da Modena
    |

    “il vin brulè…sarebbe?” – “Ben (poundianamente chiamato) e l’amore per la Germania”.

    Lamendola e lo strabismo etnocentrico italico: "i comuni italiani"..i comuni lombardi vorrà dire, (la Lombardia storica di Dante**, nazione elencata da francesi, britannici…). È molto semplice vedere in kaisaros (e in lamendola) un italiano quindi mediterraneo, e in Alberto un lombardo (veneto, successivamente…**), quindi europeo. Così come gli italiani parlano di “localismi” (certo, se Parma è contro Lodi), di “regioni”, di “dialetti” (certo, se del franco-occitano, e completamente alieni dal sistema linguistico italiano..con un’innaffiata di parole come bùter, che assomiglia tanto a Butter e butter, di sbregh (rotto) che viene da brehan/brechen-break e non dallo “sbragare” italiano, di un bisier che viene da beissen, gli “stussi”, o stòss che vengono da stossen…eccetera, eccetera, eccetera) di un toscano normalizzato che noi lombardi uccidiamo quotidianamente (strano che permanga nei mass media, la nostra sarebe la pronuncia errata);

    così come il rinascimento nn è italiano..(lo stile ortografico non si cura di bizantinismi, devo lavorare, non ho mai tempo).

    Al peggio si glissa il cuore di tutto, l’etnia, il sangue e la cultura, e si parla di amministrazioni, di economia…

    I soliti stati nazionali 800eschi….quanto vorrei che gli italiani si ritrovassero bretoni(in francia) o lombardi per 1 giorno.

    Con l’aggravante (nostra nemesi plurimillenaria) della colonizzazione mediterranea della nazione lombarda Per gli italiani (i “centromneridionali”) è tutto un colore politico, tutto accusabile di essere “verde” e “verdano”, ignorando che la “lega nord” (che ion origine stava per essere “lega italia federale”) rappresenta per 1 millesimo il sentire francamente anti-italiano, o perlomeno di alienazione totale dalla penisola e dalla sua cultura, dei lombardi e oggi men che mai. Un appunto per il connazionale veneto: accetto qualsiasi autodeterminazione (soprattutto con antenati a Mestre), ma si scopre, ripulendosi dalla spazzatura mazziniana-gentiliana, ecc. che il Veneto…(lo dico con gentilezza)….non esisteva, c’era Venezia che colonizzava la lombardia orientale (Verona è ancora lombardia, Treviso parlava lombardo), così come colonizzava l’Istria (in ogni caso, mai stata italiana né (lombarda) Veneta, come non lo era Trieste, tedesca in città e slava in campagna, i poveri Möller diventano Molinari..). Ma come detto, se i lombardi venezianizzati di ieri vogliono una loro realtà, lo accetto. Con gli italiani…30 anni di esperienza mi insegnano che c’è solo diplomazia, mai sintonia. Il Mediterraneo e il Continente Europeo non permettono n’è permetteranno mai di arrivare al dunque in una discussione.

    Per gli italiani questo sito (che mi pare si chiami “La Runa”) diventa un veicolo di etnocentrismo mediterraneo (implicitamente lontano anni luce dall’Europa, dall’Eurasia, e dall’Eurosiberia).

    Ed ecco il solito provincialismo che trascina l’europa a fondo nel mediterraneo…e se le raccontano anche bene, da soli…

    una travisazione incredibile….

    “Il grande Teodorico lo avrebbe trovato perfettamente naturale, dato che nelle sue leggi egli disse di considerare normale che un Goto volesse assomigliare a un Latino, ma riprovevole che un Latino volesse assomigliare ad un Goto; riconoscendo, così, l’indiscutibilità della supremazia culturale di Roma ed il suo eterno fascino verso il mondo germanico”.

    Dante? è figlio di "una ragazza alemanna del Po"** e basta, quindi è un mezzo italiano e un mezzo lombardo. “Anche il caso di Dante è stato sovente strumentalizzato o mal compreso: perché non di amore verso la Germania si trattava per il grande fiorentino, ma di fede nella necessità storica dell’Impero. Il fatto che gli imperatori del XIV secolo fossero tedeschi era, per Dante, del tutto irrilevante, tanto universalistica e sovra-nazionale era la sua concezione politica; ben diversa, in questo senso, da quella esplicitamente nazionale e anti-tedesca di Petrarca.”

    E’ falso: se Lamendola si prende la briga di andare a vedere dalle parti di como e dalle parti di trento, trieste e di modena forse (è ironico) scopre che non è così: ….. “Ma, nel complesso, nulla di paragonabile, da parte italiana, al trasporto entusiastico che manifestavano verso l’Italia gli intellettuali tedeschi.”

    È falso: Ben non è mai stato, mai, visto come "maestro", mai. Se la raccontano i fascisti italiani (un po’ come quando credono che in Tirolo(che include Trento) non si parli tedesco ma un dialetto che non è “né tedesco né italiano” e poi in centro a Brunico chiedono “il vin brulè…sarebbe?” (il già mero lombardo-padano vin Brulè! Che è solo una pallida traduzione del tedesco (e quindi tirolese) Glühwein!!!) , ed è falso, se mussolini fosse stato umbro o romano sarebbe così come segue: (i forzanovisti credono che Ben fosse romano…) …“Così come sono d’accordo sul fatto che la liberazione del Duce dal Gran Sasso non fu soltanto dettata da ragioni di Realpolitik, ma anche da un autentico sentimento di amicizia e devozione del Führer per il suo antico “maestro” italiano: sissignori, proprio lui, Hitler, l’uomo dal tenebroso cuore di ghiaccio. Amicizia e devozione, peraltro, che non furono mai ricambiate: sempre Mussolini ebbe nei suoi confronti sentimenti di diffidenza e scarsa simpatia.”

    Ma era lombardo (anche se si sforzava di essere italianizzato) dunque europeo, antisemita da sempre, razziale, e amico di Hitler. Li "divide" (direbbero lamendola, veneziani, ecc.) l'arco alpino (che divide ed è un “sacro confine” solo per i “meridionali”, cioè gli italiani, noi lombardi ne siamo uniti ai fratelli europei). Ben e “Adolfo Casolari” abitano la stessa terra che si conclude con l’inizio della penisola, dalle parti del versante alpino (le Alpi meridionali, il dio Penn..) bolognese, Riccione e le marche romagnole.

    Segue un tra "" perchè lamendola non ci crede?infatti lui che ne sa di europa e eurasia? «L’Europa va dall’Atlantico agli Urali», diceva De Gaulle), una “sponda” per recuperare margini di autonomia nei confronti della strapotenza dell’alleato d’Oltreoceano”.

    Come prego? ….”i secolari legami italo-tedeschi si sono allentati e, in parte, addirittura sciolti, forse per sempre.Pesa, nella memoria collettiva degli Italiani, il terribile periodo del 1943-45, con le sue stragi e le sue barbariche violenze”, per esperienza so che i romani soffrono di un complesso della vittima quasi "di razza" dei tedeschi. Tra Modena, Mestre e Dongo (l’area della mia famiglia) stragi??? barbariche violenze? Qui si pensa solo a quelle dei partigiani,

    anche i paesi norvegesi sono stati rasi al suolo dalla wehrmacht, quando era giocoforza. Nel Reich si rientrava fino alla Lombardia storica, volgarmente, o geologicamente (da secoli) detta “Padania” (basta leggere le memorie di Speer, e vedere come i tedeschi (c’erano una volta i tedeschi, fino al 1945 e al massimo fino al 1968) vedevano noi “settentrionali” (lombardi), Rosenberg, Günther, e giù giù lungo i secoli….prima dell’attuale visione di Italia promossa da Garibaldi, Mazzini, Togliatti, i Cuomo, i 600.000 italiani in Germania….

    Si noti come il fascista romano non è mai intimamente filotedesco (come il partigiano padano, Peppone per tutti), onora l’alleanza per mera lealtà istiituzionale

    È falso: per una olandese siamo allo stesso livello: “italiani e tedeschi su stesso livello di inglese (è un aggravante linguistiica per i tedeschi)”, ma lei vive a torino e parla del "norditalia". I commercianti svedesi non ci si raccapezzano più, come mai a Pistoia e a Potenza non sanno l’inglese e a Parma sì?

    Solo un italico crede che i tedeschi parlino bene il tedesco (lo sanno malissimo. come se noi parlassimo spagnolo e francese in qualità di russi). I giovani tedeschi a volte non lo sanno per niente parlare e i tedeschi della Germania nazista non parlavano meno inglese di oggi! Questi canoni –marxisti- (socioeconomici) che non sono la misura di nulla!

    …”Per ora, quello che si può vedere è che la Germania ha subito, più dell’Italia (e questa è stata per molti una sorpresa), il rullo compressore dell’americanizzazione, entrando a vele spiegate in quella tarda modernità post-industriale cui l’Italia, invece, offre ancora qualche sia pur debole resistenza. Il fatto stesso che, in Italia, siano ancora molte le persone che non conoscono l’inglese, o che lo parlano poco e male”.

    Non si ritroveranno certo sulla città eterna. E, vallo a dire a milano e torino…

    “dimostra che l’Italia è stata, finora, meno pesantemente americanizzata della Germania; ma che, per la stessa ragione, non è entrata a pieno regime, anche a livello psicologico, nei processi della modernità avanzata: ciò che, da un punto di vista materiale, appare certamente come un ritardo”.

  32. Wainer da Modena
    |

    ITALICI COSA? FA RIDERE, MA CI RITROVIAMO COI BRETONI E IRLANDESI…

    L'ETNOCIDIO ITALIANO, NOSTRA NEMESI MILLENARIA…

    SERGIO SALVI"LA LINGUA PADANA E I SUOI DIALETTI" (IO DICO -LOMBARDA):

    "Questa caratteristica morfologica appare davvero

    stupefacente se si pensa che il comportamento di tutte le altre comunità di dialetti romanze rimane fedele sempre al Latino (64).

    " Il più vistoso di questi tratti (in genetica si chiamerebbe il “marcatore” inequivocabile del Padanese) è il seguente:

    i pronomi personali, nella prima e nella seconda persona singolari, che in tutti gli altri idiomi romanzi derivano direttamente da ego e tu latini, assumono in Padano una

    forma diversa.

    341. E’ da rilevare un particolare curioso che, se preso acriticamente, sembrerebbe gonfiare le vele dei più accaniti celtomani, e che non è totalmente da rigettare. Nelle poche lingue celtiche sopravvissute, “io” si dice mi/me.

    Faremo due esempi. In gaelico scozzese la frase

    “(Io) ho visto un cane vicino alla porta” si rende con Chunnaic mi cù aig an dorus (Vidi io cane alla porta).

    In bretone, “Io leggo un libro” si rende con Me a lenn eul levr (Io leggere un libro).

    E’ probabile che gli antenati dei padani (in larga parte celti o celtizzati) abbiano confuso il pronome oggetto dei romani col pronome soggetto da loro usato prima della romanizzazione e abbiano continuato a usarlo.

    Tutti conosciamo il refrain di una celebre canzonetta napoletana: “Io, mammata e tu”. Tralasciando mammata (“tua madre”), l’io e il tu di questo refrain diventano, in

    tutti i dialetti padani, mi e ti, oppure, in Bolognese e in Romagnolo (ma è soltanto una variante fonetica) me e te.

    Anziché da ego e tu, pronomi soggetto latini, i pronomi soggetto padani derivano infatti da altri casi: dagli accusativi me e te, oppure dai dativi mihi e tibi. In Padano, i pronomi oggetto e quelli soggetto sono gli stessi (63). Mentre l’Italiano centro-meridionale continua l’uso latino, il Toscano parlato attua un compromesso (“io” e “te”) non accolto nell’Italiano standard (che perpetua anch’esso le forme

    latine “io” e “tu”). Questa caratteristica morfologica appare davvero stupefacente se si pensa che il comportamento di tutte le altre comunità di dialetti romanze rimane fedele sempre al Latino (64). Al mi/me del Padano fanno infatti riscontro il portoghese eu; il castigliano yo; il catalano jo; il francese je; il franco-provenzale jo, z˘o; l’occitano iéu; il retoromanzo jeu; il friulano jo; il toscano io; gli italiani centromeridionali i, io,

    eo, eu, iu; il sardo eo. Sono tutti chiaramente derivati da ego.

    Anziché da ego e tu, pronomi soggetto latini, i pronomi soggetto padani derivano infatti da altri casi: dagli accusativi me e te. In Padano, i pronomi oggetto e quelli soggetto sono gli stessi (63). Mentre l’Italiano centro-meridionale continua l’uso latino, il Toscano parlato attua un compromesso (“io” e “te”) non accolto

    nell’Italiano standard (che perpetua anch’esso le forme latine “io” e “tu”).

    Questa caratteristica morfologica appare davvero stupefacente se si pensa che il comportamento di tutte le altre comunità di dialetti romanze rimane fedele sempre

    al Latino (64).

    Al mi/me del Padano fanno infatti riscontro il portoghese eu; il castigliano yo; il catalano jo; il francese je; il franco-provenzale jo, z˘o; l’occitano iéu; il retoromanzo jeu; il friulano jo; il toscano io; gli italiani centromeridionali i, io,eo, eu, iu; il sardo eo. Sono tutti chiaramente derivati da ego.

  33. Wainer da Modena
    |

    Cosa resterebbe del sustrato etrusco!!!?? La scuola italiana la peggiore del mondo (civilizzato)… Valmer dice sèss, stòss (da stossen)….

    per esempio resta la “gorgia” etrusca, quando i toscani dicono hoha hola, quella è la “gorgia etrusca”. I geni poi rimandano alle 3 nazioni preromanizzate! Area genetica celtica – etrusca- greca/altro. (e il gene romano-italico non si trova…tra geni siriaci, negroidi, egiziani..)

    È oltremodo inutile citare nazionalità antiche come se queste fossero entità immobili: gli stessi italici antichi immigrati (più nella Gallia Transalpina che nella Gallia Cisalpina), uniti ai Galli autoctoni (a cui saranno lasciate le coltivazioni di un terreno non italico e sconosciuto, con i giusti attrezzi celtici), diventeranno degli “ex italici, settentrionali” ben diversi dagli italici della vera Italia, cioè della penisola propriamente detta. Baudo porta un cognome che è nome germanico, ma come i Longobardi di Benevento (che manterranno i nomi germanici non romanizzati più a lungo che nella Lombardia nazione-storica, segno di una integrazione più tardiva con gli autoctoni preesistenti), la miscela con le altre ex nazionalità presenti crea una nuova identità ben diversa da quella lombarda, o “norditaliana” (tanto buffo pensare ad una “italia del nord”, così come ad un “alto adige”).

    Da notare che lombardo sta a longobardo così come francese sta a franco (i Franchi di Norimberga, la regione della Franconia), cioè poco o niente: a dettare la legge identitaria è la loro amalgama con le precedenti nazioni che ci rendono alieni dalla penisola italiana: i Galli, i Goti, anche gli Unni! Ma anche quei due generali cartaginesi esuli ed eroi dei Celti autoctoni contro roma, che hanno regalato per duemila anni i loro nomi ai nostri antenati fino ai nonni e ai genitori: Annibale e Amilcare, (quando non anche Asdrubale). Questa miscela nazionale ci rende alieni all’Italia e ci porta –senza volerlo, senza calcolo- a vederla con la stessa Weltanschauung dei fratelli francesi, tedeschi, yugoslavi, russi, inglesi, svedesi, rumeni non rom (particolare che a voi italiani veri sfugge).

    Solo diplomazia, mai sintonia, potrà legare la Lombardia nazione (“Alta Italia”, la “Padania” termine colto dei geologi da secoli) all’Italia nazione. La nemesi dell’etnocentrismo e etnocidio romano italiano è troppa e troppo atavica. I Wilmer, Walmer, Waldemar, Valmer, Oles, Annibale, che dicono “sisso” (sèss), “stusso” (stoss dal germanico stossen), “bisier” (dal germanicoi beissen), “sbragato” dallo “sbgregh” (brehan, rompere, poi brechen in tedesco e to break in inglese) e non da “sbragato”, bùtèr (come die Butter e the butter) non solo non sono nemmeno conosciuti ma non devono neppure esistere!

    per gli italiani e loro accoliti della “Venezia Giulia”, (sulla scia di “london” Derry) “Emilia” (e pensiamo che la Romanìa-Romagna (etimo uguale a quello dei fratelli rumeni non rom) doveva diventare per legge ministeriale “Flaminia”!),

    A scopo cautelare sottolineo brevemente la realtà dei deliri risorgimentali (un risorgimento c’è quando c’è già stato un sorgimento…quale? quello dal Vallo Adriano al Cairo? noi lombardi-padani non siamo più italiani di francesi, inglesi e spagnoli. Anzi si legge nel mio commento con le “lingue del mi” che il francese e lo spagnolo sono più italiane del lombardo!

    Dicevo: quei patrioti che volevano uno stato proprio, lo volevano dell’”Alta Italia”, ma erano una minoranza, i più, quando non legittimisti filo-asburgici, volevano pattuire una autonomia con Vienna (mantenevano, al solito, quasi da soli le casse dell’impero). È falso che i “settentrionali” ieri fossero tutti garibaldini e oggi ci abbiano ripensato (cosa che sarebbe comunque lecita), i garibaldini erano in larga parte peninsulari (sono gli esuli meridionali a Torino che creeranno le premesse ideologiche di Mazzini e dei massoni “global” inglesi, e che in seguito, a giochi fatti, saranno odiati dai Savoia stessi, con appoggio della diplomazia prussiana, francese..). I sacrosanti legittimi “briganti” erano tanto “settentrionali” (lombardi) che “meridionali” (italiani). Rimando a pregevole collezione di coltelli con cui i romagnoli e i trentini sgozzarono più e più soldati regnicoli. Doveroso poi ricordare i crimini dell’esercito italiano verso gli ultimi lombardo-veneziani liberi nella prima guerra mondiale: fucilazione di friulani colpevoli di mancato entusiasmo per le truppe “redente”, stupro etnico e “ingravidamento” delle mogli dei soldati imperial-regi di Monfalcone, dissacrazione delle tombe dei Kaiserjäger austriaci premiati al valore dal loro Cecco Beppe (che li faceva combattere anche a casa! Che li proclamava comandanti di zona! Che li faceva parlare nella lingua che loro pareva!) e persecuzione penale! e momentaneo esilio, per l’asso della caccia asburgica (o imperialregia, non “austriaca”), il triestino europeo (parentele fino in Irlanda) Goffredo de Banfield, che senza l’interessamento dei militari inglesi e francesi, fratelli europei, rischiava di morire in carcere.

    PS: aggiungo in merito a prima: che i romani soffrono di un complesso della vittima “di razza”, dei tedeschi. Nella Bassa* e nelle montagne di Modena, Parma, non si è mai stati antitedeschi neanche dopo Marzabotto (eccezione fatta per il piemontese, anche storicamente antitedesco quando a Modena e Parma dal 1860 al 1900 si facevano le sommosse de “La Boje”* contro il nuovo stato al grido di “Viva i tedeschi, viva Radetzky”).

    Si noti come il fascista romano non è mai intimamente filotedesco (come lo è invece, il partigiano padano, Peppone per tutti), onora l’alleanza per mera lealtà istiituzionale

  34. Alberto Pento
    |

    Il cosidetto risorgimento italiano in realtà è stato un mortamento, un ladrocinio una serie di invasioni predatorie … una serie di delitti politici da interpretarsi quali crimini contro l'umanità.

    Quello tedesco è stato un risorgimento = unificazione statuale federale nel rispetto delle diversità, senza spargimenti di sangue, con vantaggi per tutti e nel rispetto di tutti.

    Questo grave peccato è il tarlo che mina alla radice l'unitarietà dello stato italiano che come quello iugoslavo è destinato a dissolversi per dar modo alle cose di ritrovare il loro giusto cammino.

    Con il male non si fa del bene, il male produce soltanto altro male e mai il bene poiché sarebbe un controsenso, un'assurdo.

  35. Wainer da Modena
    |

    Prontuario risolutivo degli equivoci interculturali tra mediterranei (gli italiani) ed europei (i lombardi-nazionali, e tutti gli altri, dall’Atlantico all’Albania (con cui si parla degli –italiani-) alla Russia.

    A patto che gli italiani non si impermalosiscano, levantinamente, senza necessità. E che l’intellighenzia italiana che ha smarrito la via legittimista pre-risorgimentale (quella che ci inquadrava per quello che eravamo dopo millenni senza contatto effettivo gli uni tra gli altri e senza una minima cultura. Lingua, civiltà e storia comune), si renda conto che non ci può rappresentare in Europa e nel mondo. Per noi le Alpi non sono un “sacro confine” (men che mai imperial-romano) contro i barbari nordici, andiamo a Roma che andiamo a Barcellona, a Campogalliano nel 1970 si credeva, barbaricamente, che i pomodori non si potessero mangiare (solo la passata), a Modena fino al 1970 non si era mai vista una pizza tonda e molti non avevano ancora assaggiato la “pizza marchigiana” (a quadri) perché (curioso, anche a Innsbruck), a vedersi era un brutto pasticcio, la mamma non è una divinità, nella stessa Modena in prima media nel 1960 si insegnava tedesco e tutti capiscono il francese più della media grazie alla propria koinè linguistica originaria (innafiata da 1000 anni di parole “tedesche”), con i verbi frasali (all’”inglese”), si dice “sarà..” in merito ai vini toscani superiori, che non sono mai bevuti, continuando incuranti con il barbaro lambrusco (originale, non quello autorizzato in Puglia, snaturato e smerciato nel mondo) e la birra, la parola “pasta” ruba un sorriso ai non globalizzati (molte cose italiane arrivano qui come nel resto del mondo, insieme alla globalizzazione), qui si chiama tutta –minestra- (la pasta di grano duro non era di casa), e molti ignorano ancora chi siano i soldati “marò”; fino al 1965 a Modena, in Romagna, nelle Langhe, a Bergamo, si ficcavano da millenni sugli alberi delle zucche antropomorfe guarda caso proprio nella fascia temporale degli antichi capodanni celtici continentali (dal 31 ottobre a S.Martino), e a questa festa si dava un nome della koinè linguistica lombarda, ben al riparo dall’invasione americana.

    Il confine del Garigliano? E dov’è? Abbiamo un’altra prospettiva del continente europeo..il confine naturale è la convenzionale ma tanto azzeccata Linea Gotica, sotto di essa, abitano i “manrucchèin”, che non è intesa come un’offesa. Sostanzialmente Lamendola non sbaglia (come sbaglia quando scrive articoli in cui spiega le istanze lombarde-nazionali agli “altri italiani”) quando parla di Italia rispetto alla Germania, purchè tenga presente che questa Italia parte da La Spezia-Genova, da Pistoia, dopo il Montefeltro, dall’Appennino bolognese, e corre fino a Lampedusa. Non è mai c’entrata con l’Istria, con Aosta, né con i tedeschi di Bolzano, né Monaco è “la città italiana più a nord”.

    1- Ben non disprezzava l’italia meno di “Adolfo Casolari” quando affermava: “Io sono un capo di serie A (sarà poi vero? N.d.r.) in una “nazione” di serie B”. Non solo Gualtiero Cìola ci teneva a vestire le uniformi tedesche e NON quella italiana (e men che mai quella surrogata della legione “Ss” italiane). Questione di identità. In merito alle contingenze storiche: partigiani e fascisti lombardi-nazionali dopo l’8 settembre, quando i reggimenti alpini vecchia maniera passano automaticamente nella Wehrmacht, dicevano “da Ràma in zà a’g vrev na bamba”, i fascisti locali inventavano canzoni “contro i taròun” o contro i prefetti “bròt e catiiv”.

    2- I soldati regnicoli (criminali loro, non le SS militari) che non sono “soldati piemontesi” polentoni (la polenta unisce tutto il “Norditalia”, ma per noi non è niente di speciale, di sicuro non la mangiamo da stranieri snob imitando i poveri contadini di 100 anni fa: su comune tagliere in 8…poveri astanti stranieri..i milioni di travisamenti da stranieri su di noi non-italiani da parte dei peninsulari), sono soldati prima Savoia, quindi piemontesi e sardi, poi regnicoli, quindi sia italiani* che lombardi-nazionali* asserviti (non auto-esiliatisi nell’impero asburgico: i 5000 modenesi con famiglia al seguito del Duca, poi i parmensi..).

    3- Stupro etnico dei suoi soldati a Monfalcone decantato e descritto nelle lettere alla moglie da una personalità intellettuale della civiltà romana dei due dopoguerra, Ugo Ojetti.

    4- Il longobardismo in sé non significa niente, e anzi, crea quell’”italia” (che non esiste) alla Mazzini. I peninsulari sono appunto quel noto cocktail eurafricano ben intriso di sangue germanico, ci mancherebbe, se questo è presente sul litorale nordafricano dei Vandali, perché non a Roma.

    5- È curioso come i popoli mediterranei di oggi scippino antiche civiltà che nulla hanno a che fare con loro (la migrazione Thuliana che vede i bianchi e europofoni Ainu, ma a anche i giapponesi speculari ai Celti non è poi così fiaba rispetto a tutte le menzogne moderne) così che gli odierni egizi pastori del deserto, (come i romani) sono scippatori di una civiltà che nulla ha a che fare con loro (secondo accademici che la cattedra la conservano anche). Nessun lombardo-veneziano (io non sono “veneto”, se non di lieve origine, ma siamo connazionali, quindi parlo per loro) fa a gara (XXXXXX poi?) con i Dori (o coi Celti) nella creazione dell’Occidente! (inclusivo della Russia, non quella parolaccia che oggi si usa per la carta atlantica, e che oggi godrebbe certamente di maggiore salute senza l’intrusione della religione del deserto cristiana). Ci manca poi quel bizantinismo retorico di collegarci a un mammasantissima di duemila anni prima. Vogliamo solo la nostra indipedenza da una cultura a noi aliena e da uno stato parassita dominatore e colonialista (i signori prefetti…i signori questori..i signori docenti..fra l’altro il veneziano è meno diverso dall’italiano che non la koinè franco-lombarda. Fosse solo una diversità di lingua, anche come russo vs. tedesco, i problemi non esisterebbero neanche). Se poi leggete qui un vostro connazionale di tutto rispetto, Calabrese, “La mistificazione della Storia” imparate che l’Europa ha perso, e “chi perde ha torto”, da qui tutte le falsità su una culla della civiltà che si trova in realtà più in Irlanda e in Centro Europa (o in Asia) che non in medioriente o nel mediterraneo. Non consiglio di mettersi contro l’unica cultura autoctona d’Europa, l’unica spirituale (quella romana era rozzamente meccanicistica e opportunistica, pensiamo alla lettura della sconfitta romana nella Selva Litana), ovviamente parlo dei Celti, che hanno prodotto una tomba monumentale di Newgrange/Meath di 8 secoli più antica delle piramidi.

    6- Chiunque, come Ben, prenda lezioni di tedesco tutti i giorni (o a giorni alterni, non ricordo), una lingua più difficile del russo, quasi come l’albanese (e le germaniche sono le meno indeuropee tra le indeuropee…), non può di sicuro farlo per mera ragion di stato, tanto più che nessuno statista è mai stato per obbligo poliglotta (oltre a Ben, di poliglotti mi sovviene solo Borghezio), non lo fa uno come il Ciano che amava gli spagnoli e odiava i tedeschi..lo fa un lombardo-nazionale* come Ben, che della Germania (quindi dell’Europa) condivide le idee razziali, l’antisemitismo, la simpatia filo-tedesca del Balbo..( (fin da giovane socialista feroce nordista turatiano; lo sanno i forzanovisti che lo credono laziale o umbro?), i suoi celebri saltimbeccamenti e contraddizioni a volte anti-anti-semiti, anti-anti-razziali giungono a tarda età e nello screditato “fascismo-regime” proto-roma dòma della decandenza imperiale, che piace solo a Ciano, Gentile, ai romani e vaticani, a De Felice, di sicuro non a Ben! nè agli squadristi romagnoli e milanesi delle origini!). “Adolfo Casolari” disprezza gli italiani come etnia (non avvaloro questo disprezzo, tenetelo solo presente voi simpatizzanti sotto la Linea Gotica), ma adora quello che di fatto non è un italiano, che salverà dalla prigionìa senza un motivo strategico-politico. Il problema è che le guide di uno stato (“nazione” giacobina ottocentesca) sono, per l’appunto, legate alla “nazione” stessa (e nel caso di Ben, prigionieri della malattia risorgimentale dell’epoca).

    7- Giova ricordare ai lombardi-nazionali e far conoscere agli italiani, che la caserma per ufficiali, autentica isola straniera italiana, o di manruccheìn, a Modena, è stata insediata nel Palazzo Ducale in sfregio all’istituzione più anti-italiana e più filo-austriaca da Trento al Montefeltro, (oggi è sociologicamente aliena ai nativi, autentico avamposto “italiota”, uccide il centro storico, e sottrae spazi importanti e di identità storica ai cittadini).

    8- In merito al Venetismo (aimè Venezianismo) volevo onorare la critica di svedesi, catalani ma anche madrileni agli italiani e agli andalusi (quando tra europei, parliamo tra noi su di voi), di non possedere a pieno titolo quello spirito europeo che rispetta le patrie carnali e le diversità, impregnati di quella cultura del deserto, o mediorientale, totalitaria; ma in fondo, dopo tutto l’amore per una “nazione” veneta, anche dei miei parenti, scopro con orrore che questa! non esisterebbe scientificamente (esiste se vi è comunque la volontà autodeterminante che la penisola combatterà sempre), a scapito della Lombardia storica nazionale: se siamo “settentrionali” alieni alla penisola, all’accento che va da Pistoia a Lampedusa in questa lingua franca ministeriale e coloniale, alla mentalità verso le donne, alle usanze, lo siamo unitariamente. Verona è ancora Lombardia, (il leone veneziano a Bussolengo è molto indebito), Padova lo sarebbe ancora, Treviso lo era. Ma ribadisco quanto detto tra parentesi. Non siamo etnocidi colonialisti peninsulari, cioè italiani. Verrebbe in merito al “settentrione” scientifico e reale, voglia di agire noi! Con un nostro risorgimento, ben più reale di quello romano senza sorgimento, se non fosse che questa parola è ormai sinonimo di crimine, di bugia, di oppressione culturale e etnocidio.

    9- È buffo come “settentrionali” siamo a buon diritto anche rispetto all’Europa, non siamo nemmeno i Sud-Europei che credevo (notare come noi violentiamo Dante tutti i giorni, non si direbbe Sud-Tirolo, Sud-Europa), siamo settentrionali rispetto ai francesi! Geograficamente-geologicamente-gastronomicamente (lardo sulle tigelle, ecc.) lo siamo come tedeschi, britannici e scandinavi. Questi popoli a volte si meravigliano dell’aspetto di isole etniche gote da noi, “gente come da noi”, (gote, non celtiche, i celti, tranne i belgi germanizzati, non sono nordici, è ormai assodato. Lo saranno per un romano imperiale…di sicuro sono europei (gli ex ceppi, alpino, dinarico). “Nordico”..nella dizione (l’unica letteraria e non geografica –sic-) scientifica è tutt’altro fenotipo dai biondissimi uralici più presenti nell’odierna Deutschland e Svezia che in Ucraina..(König, Kong (germanico scandinavo) e King vengono da Khan..).

    10- Di cosa parliamo a fare? Milano viene da MediolaNON.

    Lo studio della Gallia Cisalpina grazie al Prof. G.B. Pellegrini e a Masimo Pallottino dell'università di Roma. Quest’ultimo, nel volume "I Galli e L'Italia", curato dalla sovrintendenza archeologica di Roma, sostiene che: "Il concetto di etnia celtica nell'Italia Settentrionale è tanto profondo e persistente quanto profonda era la sua radice ed imponente il fenomeno demografico da cui aveva tratto origine", mentre Il prof. G.B. Pellegrini ammette che:" L' Alta Italia o Gallia Cisalpina era in sostanza un'appendice della Grande Gallia anche nel periodo tardo antico e alto medievale".

    “Innumerevoli sono le città e i paesi che devono il loro nome ai Celti. Rosella Lanari afferma che: "Nell'Italia Settentrionale è difficile trovare una città che non sia stata fondata dai Celti e perlomeno non sia stata colonizzata da loro" ("La religione dei Celti" di M. Riemschneider)”

    “Oltre alla migrazione transalpina (dall’Alta valle della Senna e dalla Boemia), l’esistenza di una celticità autoctona precedente è oggi accettata dagli studiosi, dopo i ritrovamenti (…), la lingua lepontica risale addirittura all’Età del Bronzo. La cultura di Golasecca, i cui reperti nell’ ‘800 non potevano essere attribuiti ai romani, è definita da Venceslas Kruta di primaria importanza per il celtismo europeo assieme alla cultura di La Tene e di Halstatt”.

    Manzoniani criminali….“Premilcuore (Romagna), dal gallico Premalchorius, Marchorius, attuale paese “Mercurio”

    da march = “prato umido”, “marcita”.

    “Il nostro ròsc, italianizzato in "rusco" (pattume, spazzatura) e "rösca" (corteccia),

    in bretone: "rusk", in irlandese: "rusc": "bark of a tree or shrub" (scorza d albero), in cornico “rusc”.

    Il fiume Reno= gallico rìnn, irlandese rìann: "fiume impetuoso, mare", conferito dai Galli Boi (Modena) in ricordo del grande fiume della loro patria d’origine.

    “Pievedizio”, nella Bassa, è senz’altro più pronunciabile di Piödese dai non autoctoni, ma non ha più niente a che fare con una pieve.

    Il povero Maclò si vede appioppiato un più classico Maclodio.

    Si tocca il grottesco nei casi in cui prima non si resiste alla foia di italianizzare, poi ci si vede costretti a re-inventare il termine per il significato sconveniente: vedi Ha tradotto in Hano, Cas tradotto in Cazzi, Guiù tradotto in Goglione, Cacaèr tradotto in Cacavero. Cobìat è diventato Collebeato, Cobiato suonava male, Dosà può comparire come Dossaccio ma anche come Dosazzo” (ecc. ecc. ecc.).In alta Valcamonica, al di sopra dei 1500 metri nessun indigeno conosce più il nome originario della Valle “Messi” (…).

    Il caso del monte Gölem ribattezzato Guglielmo è uno dei molti che il bresciano non accecato dalla “cultura” scolastico-televisiva può riscontrare. “Bertinoro”: deriva da Britannia, dalla usanza dei pellegrini, che da Roma erano diretti verso le terre britanne o viceversa, di fare tappa sul monte Cesubeo per ristorarsi. Castrum Brittinori significherebbe quindi Castrum dei Britanni. Un’ipotesi inventata secondo il metro risorgimentale è quella secondo cui Galla Placidia in persona, assaggiando il nettare di Albana prodotto dalle vigne locali, pronunziò le testuali parole: "Non di così rozzo calice sei degno, o vino, ma di berti in oro!"

  36. Wainer da Modena
    |

    PS: Nessun lombardo nazionale-venezianizzato, o un veneziano vero, fa a gara (in modo astorico diacronico poi?) con i Dori (o coi Celti). Mi permetto di osservare che questa teleologia, oltre che scippare civiltà non proprie (vedi sopra) è anche opera mediorientale desertica. Rispetto per i Dori (i romani scippano la civiltà a Etruschi e Greci, i numeri “romani” sono etruschi), ma estraneità al mondo mediterraneo e classico, legame con la propria terra rorida, continentale, boscosa, salvo per quelli che si sono lasciati stuprare la mente dall’esperienza etnocida del liceo classico gentiliano.

    PS: Anziani di Salò che si liberavano delle vere pulsioni del primo squadrismo romagnolo e milanese della “marcia su, – cioè contro- Roma”, imbrigliate dal moloch (o golem?) romano, oltre che della reazione al tradimento dell’8 settembre che di sicuro non era proprio delle unità alpine, nè di combattenti illegali per le strade di Milano, né di congiure di palazzi ferraresi…

  37. Alberto Pento
    |

    … Al mi/me del Padano fanno infatti riscontro il portoghese eu; il castigliano yo; il catalano jo; il francese je; il franco-provenzale jo, z˘o; l’occitano iéu; il retoromanzo jeu; il friulano jo; il toscano io; gli italiani centromeridionali i, io,eo, eu, iu; il sardo eo. Sono tutti chiaramente derivati da ego. …

    Non derivano tutti da ego, ma molti derivano da varianti parellele di ego. Ego è voce presente anche nella lingua venetica (già nel V secolo a.C.) e non appartiene soltanto al latino; eppoi il latino non è la lingua madre delle lingue/dialetti italici ed europeo sud e est-occidentali. La lingua padana di Salvi è un'invenzione dell'ideologia leghisto-bossiana un'orrore, una mostruosità d'ignoranza, anche se Salvi mette in videnza una serie di elementi che appartengono all'apporto/influenza italica prelatina, celtica e germanica.

    Via da me la Lega e quel fanfarone alla Vanna Marki di Bossi che non vorrei nemmeno come concime per le verze dell'orto e nemmeno come pastone, assieme alla crusca e alle ghiande, per i maiali.

    Dio ci salvi dai pemontesi, da Roma, dai terroni (esclusi i sardi) e da Bossi con i suoi leghisti.

  38. Wainer di Modena
    |

    ah. ma mi hanno tolto un commento…il prontuario risolutivo interculturale tra europei e mediterranei….

    attenzione: dai tedeschi di bolzano alla danimarca si chiamano (anche, volendo, per dare l'idea) tutti keller, widmann. la germania è una nazione unica (se penso che olandesi e scandinavi hanno loro stati…grrrr), noi siamo uno stato multinazionale. il risorgimento è appunto un etnocidio e una globalizzazione in miniatura (la rivista massonica "il globo", mazzini che non ha mai visitato "l'italia"…). Quello che manca alla lega è una base ideologica, evola, guenon, spengler, ecc…si è mai visto un partito che unisce la voce partigianesca, l'ex PCI del nord, dei liberali, ecc… Veneti: ego: una volta che siamo nettamente altro dai latini mi cerchi (sono ironico) un ponte???

    antichi Veneti: ci tenevo, connazionale veneto (tu dirai, "eh no", ho antenati di Mestre): gli antichi Veneti sono anche i Vineta europei-"prussiani". questo popolo antico ha toccato l'attuale "veneto" regione mazziniana, da qui Venezia e "Venetia"=Veneto, ma il grosso del "veneto" era gallico (alla faccia di A?lvoledo, che criminalizza gli esuli tedeschi sudeti rispetto agli istriani, e che irride al "padanesimo" perchè in "veneto" "non c'erano Galli". c'erano eccome. io sono contento: adoravo i Veneti antichi, ma se la base gallica ci accomuna (è quella che ci rende settentrionali, non i longobardi di per se), tanto meglio, si arriva alla nazionalità lombarda. Rimando dunque il prontuario interculturale… Un certo Valli(…) avverte di non fare partiti, inutile, la repressione…ma bisogna combattere fino all'ultimo..a quando un partito lombardo (se vuoi veneziano)-nazionale (come i deutsch-nationalen…) e nella UE (la nazione europa cambietà distretto di base) , su cui faremo un lago artificiale (…) un gruppo parlament.-movimento della resistenza europea al mondialismo?

  39. Wainer di Modena
    |

    forse il mio "prontuario per la comunicazione interculturale" è ancora nella coda di moderazione da ieri..è certamente non offensivo, anzi, appunto! "interculturale"! dice cose vere…magari dure? ma non offende. Saluti, e Nationaler Widerstand!

  40. Kaisaros
    |

    x "wainer da modena"

    quindi uno che sputtana per filo e per segno le fesserie di un "nazionalista veneto"(tanto da costringerlo a ritrattare miseramente)

    è mediterraneo!

    Dev'essere per forza così,dato che non hai altri criteri

    per definirmi tale(per quello che può interessarmi l' "etichetta etnica" di turno).

    Che poi in realtà il criterio è "non asseconda i delirii del mio compare

    veneto,ergo è un mediterraneo cattivo,basso ed olivastro

    che ha invidia per la nostra libbbertààààààà….

    Ce l'avete con la lega nord perchè a vostro dire mortifica e ridicolizza,

    la vostra causa;

    ma a farlo ci pensate(con ottimi risultati peraltro) da soli:

    speriamo solo che non facciate gli avvocati…….

    Saluti 😉

  41. Wainer
    |

    l'antileghista e antibossiano Salvi (semmai pecca di essere di sinistra o liberale "mi piacerebbe una sinistra padana" arrgg…) ma autentico estimatore della nazione padana (lombarda) deve parlare dell'ego latino perchè quello, e non il venetico, è alla base delle lingue romanze occidentali, ecc.

    bravo a evidenziare, Alberto, la sopravalutazione del mondo greco-romano.

    (già oggi sono scippatori dell'antichità, popoli che non c'entrano nulla!, ma anche ieri..i romani antichi che prendono i numeri dagli etruschi, ecc..)

  42. wainer
    |

    "wainer" è un nome vero, non me ne frega niente di suonare "straniero" (siamo stranieri all'italia anche se ci chiamiamo nicolò, niccolò, luca…ma voi vi stupite già della h di christian..), ma tanto per farlo sapere (noi siamo dei fantasmi culturali non rappresentrati), i nostri nonni si chiamano anche waldemar, vilelmo (non guglielmo), ecc. valmer, elsa. e siamo a modena, non a bergamo (questo nord che a forza di venire ristretto finisce per non esistere…che fubacchioni….)

    saluti.

  43. Alberto Pento
    |

    Wainer ha scritto

    … dell’ego latino perchè quello, e non il venetico, è alla base delle lingue romanze occidentali, ecc. …

    no no, non è così "le lingue romanze sono una categoria linguistica inventata" in realtà sono solo lingue che assomigliano al latino, a questo parallelle fin fa prima di Roma e che erroneamente vengono fatte discendere dal latino (cosa assolutamente non vera e assurda).

    Mi dispiace caro wainer ma bisognerebbe aggiornarsi su questo argomento:

    Etimologia, lejende, teoria romanxa e romanixasion
    http://www.raixevenete.com/forum_raixe/topic.asp?…
    https://www.centrostudilaruna.it/forum/viewtopic.p

    Teoria dela Seitanza
    http://www.raixevenete.com/forum_raixe/topic.asp?…
    http://www.continuitas.org/index.html
    http://www.continuitas.org/textsauthor.html
    http://www.continuitas.org/textsauthor.html#aline

  44. wainer
    |

    sono d'accordo con te! dicevo che Salvi parla dell' -ego- del latino che (aimè, ha ha) è alla base dell "io" del francese e dell'italiano.

    niente… altro mio p.s. ai commenti non è passato…non era neanche offensivo!!

  45. wainer
    |

    riprovo..è la risposta al peninsulare prevenuto e permaloso:

    what??? hai fatto tutto da solo.

    che bizantinismo….io sono più lineare..che sofismi…

    mediterraneo intendevo nel senso più normale, civile. perchè che cosa sei?

    per fortuna che ho vecchi amici (neoborbonici – si brucerà qualcosa assieme) che riscattano certe aree…

    sei offeso? nessun'altro se non un mediterraneo ha interesse a "sputtanare" qualcosa che non è mediterraneo. solo voi siete etnocidi e etnocentrici (per esempio la nostra -lombardia nazione- che non è mai stata italia, almeno finchè noi non siamo sotto terra ricambiati dagli immigrati, che all estero non esiste ed è rappresentata da voi, dalla penisola). Solo voi offendete, siete aggressivi, vi conosco da 30 anni fianco a fianco, se per ipotesi avete la 5ta elementare e ignorate che la prima milano era la celtica mediolanon siete capaci di dire a quello con la cattedra che parla lingue celtiche (a bologna) "ignorante! io con la 5ta elementare so che è mediolanum"….paradossali.

    dicevo solo che è logico per voi avere, dalla prima asilo, insito quel senso etnocentrico, (provinciale e etnocida… "ma che c'azzecca dire mugnegh per albicocche, non dovete dirlo, noi vi civilizziamo") e di credere davvero che roma sia stata (tanto tempo fa..al tempo dei prischi romani del romualdi…..articolo qua "italia arcaica le origini" per es.) caput mundi (caput mundi di cosa? i numeri sono etruschi, poi i greci, poi la "democrazia" (parolaccia oggi) scandinava, ecc).

    Veneti. perfetto, bravissimi, i Vineta in tedesco, antico popolo europeo, li adoro. ma l'odierno "veneto" (errore dal latino "venetia", l area veneziana litoranea) era quasi tutto gallia, i galli c'erano eccome, con buona pace del liberal-progressista Alvoledo (sentito in tv) distruttre di identità (intendo dire "w il veneto" ma alla fin fine la base è gallica quindi poi arrivando al medioevo "lombarda" nel senso vero, non guardate me ma i letterati medievali e Dante. Verona è tuttore lombarda e non veneta (venezianizzata))

  46. wainer
    |

    FENOTIPI

    non ho mai parlato di clichè stereotipati (anzi…la storia della lega "bionda glaucopide che guarda ai fenotipi", perchè lega -nord-, ancora una volta…viene dalla penisola..a Taranto le maestre elementari insegnano che Bossi ha inventato la parola terrone…eccezionale….qui si usa almeno dallo stato che ci accomuna , come (non era offensivo, -manruccheìn (marocchino) (uno si è aperto un ristorante di tal fatta, "dal manrucchein") può riguardare anche solo la musica della pensiola, siete voi quelli più "fenotipisti" "razzialisti")

    tornando a noi: il cocktail mediterraneo è ben "intriso" di sangue germanico (leggo dei "prischi romani" ma mi fermo prima), ci mancherebbe, se questo è presente sul litorale nordafricano (poi i berberi, ecc) dei Vandali, perché non a Roma.

  47. wainer
    |

    "non è d'accordo col mio compare veneto.."

    veramente quelli settari siete voi!!! mandi a cagare x, e anche y, z, w se ne vanno. non oso pensare cosa succedeva nelle trincee o nel deserto e sul don con siffatti etno-casini. i risultati del resto…ma questo gli altri popoli(che non hanno mazzini in spirito) lo sanno. i tedeschi lo sapevano, infatti tutta la propaganda di Signal dall'autunno 1943….

  48. Kaisaros
    |

    x wainer:

    No,ma che offeso?

    Volevo solo farti notare che nelle discussioni precedenti

    il tuo compare veneto ha scritto tante fesserie,tutte smentite

    palesemente(tanto che ha ritrattato e successivamente ha anche tentato di fare

    la vittima !!!).

    Per il resto è come ho detto;

    sono mediterraneo perchè ho fatto notare

    le baggianate dette dal "nazionalista veneto".

    (secondo il teorema che solo il "mediterraneo"

    ha interesse a "sputtanarvi";hai mai pensato che abbia interesse

    a sputtanarvi,più semplicemente,chi si accorge delle ******** scritte?)

    Ma quello è un vizio differente;tendo a sputtanare

    ogni cosa che mi sembri palesemente ridicola/folle/falsa,

    a prescindere(potrei farlo anche con molta

    storia Italiana se questo può farti riprendere…..).

    Aggiungerei che per quanto mi riguarda

    non esiste alcun "noi" di cui faccio parte

    riguardo alla disputa sul "nazionalismo veneto"

    o "nazionalismo lombardo" o quel che volete.

    Non combattere contro i mulini a vento !!!

    Che poi,come ho già scritto,non sono certo

    contrario al cosidetto "identitarismo".

    A patto che chi lo sostiene non lo faccia

    con tesi di polistirolo

    o con interventi senza capo nè coda,senza un filo logico

    ed in cui si gioca ad una spassosa caccia al "mediterraneo".

    Tana al mediterraneo dietro la macchina !!!

    Saluti 😉

    P.s.

    Quelo che è successo nelle trincee o nel deserto

    puoi benissimo saperlo.

    Da Vittorio Veneto ad El Alamein

    passando per l'Amba Alagi,

    quegli eserciti non scremati dai "kattivoni peninsulari"

    non hanno fatto poi così schifo(nonostante le ultime due siano

    sconfitte,ma avvenute rispettivamente per sconfitta dell'alleato

    iper nordico e vittoria logistica e materiale,non in combattimento).

    Ri-saluti

    (ed occhio al'uomo nero,

    cioè "mediterraneo" abbronzato!!!).

  49. WAINER
    |

    "CACCIA AL MEDITERRANEO"??? NON SONO UN TIPO DA STADIO.

    L'8.9.1943 HA DIMOSTRATO CHE L'ITALIA STATO NON è MAI STATA UNA NAZIONE.CHE GENTE (17ENNI) COME CIOLA è CORSA A VESTIRE LA DIVISA WEHRMACHT E GIAMMAI ITALIANA, E CHE LA "LINEA GOTICA" è UN CONFINE NATURALE, DI CARNE, DI TUTTO, IN TUTTI I SENSI, DA SEMPRE, ALTRO CHE POLISTIROLO. (IO HO AMICI NEOBORBONICI CHE LO DANNO PER SCONTATO). BASTA GUARDARE SU YOUTUBE IL POPOLO DI BISNIPOTI CHE ONORANO GLI ULTIMI RESTATI LIBERI DALLO STATO ITALIA, I TRENTINI (IMPERIALREGI, SI CHIAMANO, GLI"AUSTRIACI"), OGGI RESTANO ANCORA LIBERI I LADINI E I TICINESI (CHE COME I VENETI, IO CONSIDERO REGIONI DELLA LOMBARDIA DI DANTE E DELLA FRANCIA MEDIEVALE). del resto anche questo è il sito che ospita una recensione di Oneto "la questione settentrionale" (in cui si parla del confine naturale, ovvio, della Gotica. La liguria, a parte la lingua non c'entra niente, "ve la cedo"!!!!)

  50. WAINER
    |

    Salvi (neutrale, fiorentino)= “Già nel 1905, il dialettologo Pier Enea Guarnerio espresse seri dubbi sulla posizione del Gallo-“italico”, i cui dialetti gli parevano “tutti così alieni dal sistema italiano e, all’incontro, così conformi alla struttura gallica che parrebbe legittimo sottrarre senz’altro il “piemontese”, il ligure, il lombardo e l’”emiliano”(di recente invenzione n.d.r.) dalla famiglia italiana per farne un gruppo a sé o, al più, subordinato al francese o al franco-povenzale”. Spaventato dalle sue parole, aggiunse subito: “Ciò non si fa perché, in effetti, oltre alle ragioni linguistiche, si ha l’occhio anche a quelle geografiche e storiche”. Un buon italiano doveva, insomma, essere strabico, soprattutto se era un linguista di professione”.

  51. WAINER
    |

    Salvi (appunto fiorentino, parla per noi): “Del Toscano e dell’”Apulo” non si parla in quanto lingue lontane; mentre l’Inglese era pericolosamente vicino forse perché era la lingua dei signori di Aquitania”

    “rammentiamo il celebre sonetto di Cecco Angiolieri nel quale il poeta senese accusa Dante di avere rinnegato la Toscana e di essersi fatto “lombardo” (per “sugare el lardo” padano). Dante si era infatti rifugiato a Ravenna e a Verona e da giovane aveva perfino studiato a Bologna. Le inventate di sana pianta “Romagna”, “Emilia” e “Veneto” erano dunque allora (Angiolieri morì nel 1313) considerate Lombardia alla stessa stregua del pedemontano “Piemonte” (vedi Salimbene de Adam). Spiega Gianfranco Contini, a proposito di questo sonetto, che Dante si esiliò “in Lombardia, cioè, in termini medievali, nella valle del Po e province contermini” (in Letteratura italiana delle origini, Sansoni, Firenze 1970, p. 118). Un esempio clamoroso diquesta Lombardia storica, o Lombardia medievale è offerto dalla Societas Lombardiae (la Lega Lombarda): tutti i comuni che ne facevano parte erano allora “lombardi”. Oggi si definerebbero, a seconda dei casi, “lombardi”, “piemontesi”, “veneti”, “emiliano-romagnoli”. L’elenco di questi comuni compare in: Franco Cardini, Il Barbarossa, Mondadori, Milano 1985, pp. 280-281). Quella parte della “Lombardia” orientale che non poteva essere, in quel periodo, chiamata “Veneto” in quanto l’espansione di Venezia sulla terraferma non era ancora avvenuta

    L’Eglise de Lombardes a Parigi ricorda i lombardi intesi come nazionalità nel senso del periodo dantesco.

    “Ci ricorda autorevolmente Gerhard Rohlfs che, durante tutto il Medio Evo, “per Lombardi si intendevano non solo gli abitanti dell’odierna Lombardia ma la popolazione di tutta l’Italia padana. E Lombardo era anche il nome dato in quei tempi a quella lingua volgare che ivi stava per costituirsi in lingua indipendente e koiné letteraria al pari del catalano e del portoghese [rispetto al Castigliano] nella penisola iberica… [Questo avveniva nella grande Lombardia medievale] in opposizione al volgare toscano, che ancora era lontano da un indiscusso primato nell’uso letterario. Che una scissione linguistica tra l’Italia padana e la Toscana, come è avvenuta in Spagna [tra Castigliano, Portoghese e Catalano], in tali circostanze non fosse esclusa, ce lo insegna un passo della Cronica di fra Salimbene de Adam (intorno al 1280) dove si ricorda un fra Barnaba che ‘optime loquebatur Gallice, Tuscice et Lombardice’” (114). Il Lombardo e il Toscano erano dunque, alle fine del XIII secolo, considerati, negli ambienti intellettuali di allora, due lingue distinte, così come il Francese era ritenuto diverso da entrambe. E questo, in Italia: Salimbene, in quanto parmigiano, era infatti di lingua materna “lombarda” ma aveva vissuto anche in Toscana e in Francia e appariva in grado di valutare le differenze tra le tre lingue parlate tanto speditamente da fra Barnaba. Molti autoridel tempo testimoniano questa opinione diffusa. Fuori d’Italia, il Lombardo godeva della stessa considerazione di lingua a se stante. Lo testimonia un famoso trattato poetico occitano, composto a Tolosa agli inizi del (114) Rohlfs, Studi cit., pp. 4-5. 76 XIV secolo, le Leys d’Amors (115), ove si enumerano le lingue confinanti con l’Occitano e diverse da questo, e pertanto da chiamarsi “lingue straniere”: “come Francese, Inglese, Spagnolo, Basco [o Guascone? il testo dice “gasco”], Lombardo”.

  52. WAINER
    |

    non dimentichiamo le mogli di imperialregi stuprate a Villesse dai soldati in grigioverde…e i monfalconesi fucilati perchè non acclamavano i soldati italiani. tirolo= include ladini e trentini. da youtube."10.500 Kaiserjagher trentini sono caduti per la patria. Nel dopo-guerra De Gasperi sapeva che il 90% dei trentini voleva il ritorno subito all'Austria. Gli irredentisti erano meno di 0,5% della popolazione trentina.

    Perché nostre scuole non ci insegnano? Perché la politica trentina non lo considera? Perché la gioventù trentina non lo sa?

    Perché cancellare l'identità e la storia della maggioranza assoluta del popolo trentino-tirolese?

    Cambiare o cancellare la vera storia trentina sarebbe impensabile. Ed impossibile."

  53. WAINER
    |

    e così…ma viva i "briganti" (tanti al sud quanti al nord! la collezione di coltelli di quelli romagnoli ("rumeni", romanìa") e trentini) al sud più tenaci più a lungo).

    c'era un ultimo impero europeo pro europeo nel 1914, come disse Evola "si vincono le guerra che bisognerebbe perdere..".

    albicocca? mugnegh…ecc.. burro = butèr (e in francese è + simile all'italiano).

    -adesso- si dice –incò-, a verona ancò, a trento –aincò- o simili, in ticino anche.

    Che strano dialetto italiano…strulghèr, tragatèin, topo è poundèg, rostìr è rubare..stòss..urto e poi rumore..tòr =prendere…

    Nomi… ales, oles, ilda, waldemar, wainer, wilmer, walmer, widmer, vilelma, dirce, manes, elsa, armina, cleofe. io odio il campanilismo provincialismo, questo non lo è.

  54. Musashi
    |

    Kaisaros,

    non ti preoccupare… lasciamoli uralre libertàààà

    e mangiare visceri di pecora. possibilmente "cotta" sotto la sella di un somaro.

    Del resto come disse l'Albertone nazionale noi avevamo i vespasiani (e io direi anche una rete idirca e fognaria) quando loro si dipingevano ancora di blu….

    E' vero la civilità europea è loro: i greci e i latini, poveri ometti pelosi e bassocci, hanno solo inventato il diritto, la filosofia occidentale, un sistema milritare organizzato.

    Lasciamo questo popolo di celti che fa confusione sui pronomi personali e si incarta non riuscendo a distinguere un nominativo da un acusativo. Sarà per queste confusioni semantiche che non saranno riusciti a capirsi? (del resto gli dei confondono coloro he vogliono perdere…) Che si crogiolinio nel loro sogno di purezza razziale celtica.

    Teniamoci i valori di una civilità, l'unica europea, che i nostri padri romani hanno costrutito.

    Niente al mondo è più Grande di Roma.

  55. Alberto Pento
    |

    Kaisaros, ha scritto:

    … non ti preoccupare… lasciamoli uralre libertàààà

    e mangiare visceri di pecora. possibilmente “cotta” sotto la sella di un somaro.

    Del resto come disse l’Albertone nazionale noi avevamo i vespasiani (e io direi anche una rete idirca e fognaria) quando loro si dipingevano ancora di blu….

    E’ vero la civilità europea è loro: i greci e i latini, poveri ometti pelosi e bassocci, hanno solo inventato il diritto, la filosofia occidentale, un sistema milritare organizzato.

    Lasciamo questo popolo di celti che fa confusione sui pronomi personali e si incarta non riuscendo a distinguere un nominativo da un acusativo. Sarà per queste confusioni semantiche che non saranno riusciti a capirsi? (del resto gli dei confondono coloro he vogliono perdere…) Che si crogiolinio nel loro sogno di purezza razziale celtica.

    Teniamoci i valori di una civilità, l’unica europea, che i nostri padri romani hanno costrutito.

    Niente al mondo è più Grande di Roma. …

    Son poche le cose al mondo altrettanto sciocche e non vere di quanto scritto da Kaisaros:

    I greci e i romani non hanno inventato né il diritto, né la filosofia (a parte quella loro greco-romana), né li eserciti organizzati.

    Ringrazio Arminio, Attila, Teodorico, Martin Lutero e tanti altri per aver salvato l'Europa dai romani e dai loro rivali della Regina di Bitinia.

  56. Paganitas ovvero Ygg
    |

    Ma è una mia impressione o Musashi e Kaisaros intervengono sempre sugli stessi articoli dandosi ragione l'uno con l'altro? Nonchè ogni volta che intervengono diventa sempre uno scambio all'ultimo commento tipo sfida all'ok corral con kaisaros che offende. Faccio presente questo.

    Saluti

  57. Musashi
    |

    Pento, leggi bene: prima di tutto queste cose non le ha scritte Kaisaros ma Musashi,

    il quale si prende la responsabilità di quello che ha scritto.

    Vedi, l'organizzazione militare dei galli non pareggiava neanche lontanamente quella dei romani, nè come genio, servizi, logistica, nè come tattica, nè come strategia. del resto, la stroia militare è piena di trattati sulle campagne militari e sulla scienza militare dei romani. Ben poca attenzione hanno meritato, dagli storici, i galli. Del resto che i romani abbiano costruito e difeso un impero durato mille e quattrocento e rotti anni è cosa indiscutibile. Vedi tu se non è organizzazione quella! Giustamente Evola scriveva che i Romani erano i Prussiani dell'antichità. Chissà per che non scrive mezza riga sui veneti…??

    Ora tonaimo ai romani, e al loro impero millenario, che oltretutto fu la base ideologica a cui si ispirarono gli imperatori germanici del medioevo, che avocavano a sè il titolo di "Romano". Ti dice nulla questo?

    Comunque se l'impero fondato dai romani durò mille e quattrocento anni, quello di Attila, non durò neanche oltre la sua morte. Arminio, al massimo rimase a governare quattro villaggi in zone paludose. evidentemente il genio germanico non si era ancora incarnato… Ad ogni buon conto Arminio non era nè celta, nè veneto, ma germano, della tribù dei Cherusci. Attila non era nemmeno "europeo", essendo unno, appartenente cioè ad una popolazione ugro-finnica.

    Dovreste vergongarvi visto che non avete neanche qualche psudo eroe, qualche Che Guevara del mondo antico da opporre al mito imperiale. Almeno aveste citato lo sconfitto, con onore, Vercingetorige! Ma visto che a saparare su Roma siete un venetico e un gallo cisalpino, vorrei che almeno usaste qualcuno dei vostri, e non eroi di "importazione"…

    Ma tant'è…dovremo segnalare a Luttwak che i romani, a cui dedica diversi volumi, non hanno avuto nessuna grandezza tattica, nè strategica in guerra….si dedichi piuttosto a i grandi strateghi celti!!

    Quanto poi alla gloria del pensiero gallico, debbo dire che di filosofi galli non se ne conoscono. Nè si conscono codici di diritto gallico. Sarà anche perchè grossi sistemi di scrittura, se non rudimentali, i celti neanche li avevano, e certo non erano arrivati allo stadio di civiltà che prevede il passaggio al diritto scritto??

    Infatti è così.

    Tornate a discettare sul "Butèr", per carità interessante argomento filologico, ma che credo dissimula, più che un vero nazionalismo celtico, una molto più casareccia rivalità di un emiliano che non sopporta i romagnoli..non è vero?

    Io ho il massimo rispetto sia per le micropatrie, che per tutti i campanili, ma ho una considerazione ancora superiore per l'idealità, più alta e sovrannazionale, dell' Impero.

    E i primi a portare in Occidente quell'idealità, furono, e su questo non avete nulla da replicare, i Romani, prussiani dell'evo antico.

  58. Alberto Pento
    |

    In Veneto, le sue genti, sono perlomeno da 1/4 a 1/3 di discendenza germanica:

    goti, longobardi, sassoni, franchi, bavaresi, tirolesi, alemanni, (çimbri) ecc..

    Abbiamo anche discendenze celtiche e gallo celtiche, slave, istro-illiriche, retiche, euganee, etrusco-villanoviane, italiche e anche turcico-uralo-altaiche oltre a quelle venete propriamente dette di origine germano-balto-slava e tracio-anatoliche di origine uralo-altaica.

    Forse sarebbe il caso che vi aggiornaste sulla composizione etnica delle genti venete, perché mi pare siate fermi ai poveri dati degli italo-padano-leghisti con il loro celtismo ideologico che non ci riguarda.

    Da noi vennero anche genti celte oltre a quelle italiche, germane, slave, … e tutti si fecero o divennero veneti, parte integrante della mistura etno-linguistico-culturale veneta!

  59. Alberto Pento
    |

    Se dovessimo misurare il grado di civiltà e di inciviltà degli antichi romani, degli antichi celti e degli antichi germani e di altri, sulla base della realtà attuale dei loro discendenti o nipoti persistentii sullo stesso territorio cosa dovremmo dire di loro e in particolare delle genti italiche : spazzatura o scoase, corruzione pubbblica, ladrocinio, parassitismo, violenza e omidici-mafie varie, senso civico, uccisione dei pedoni sulle strisce stradali, senso di responsabilità sociale e politico, onore e rispetto umano … ???

    Chi sarebbero i più e i meno civili?

  60. Alberto Pento
    |

    Le genti germaniche, un tempo non avevano codici scritti, ma come scriveva Tacito erano molto più rispettosi delle leggi morali universali degli stessi romani.

    Perciò la scrittura non è un discrimine o un indice di maggior civiltà o di maggior rispetto del diritto delle genti e dei valori morali universali.

    Eppoi quello che si trova scritto nei codici romani era già in parte patrimonio delle genti euro-afro-asiatiche, di quelle del Mediterraneo, delle genti italiche preroma e di quelle europee da miliaia di anni.

    Non facciamo le brutte figure di esaltare i romani che nulla avevano più degli altri se non la capacità organizzativa di aggredire, sottomettere, ridurre in schiavitù e uccidere … facoltà che oggi sono considerate delitti e crimini contro l'umanità.

  61. Musashi
    |

    Hai dimenticato la componente ebraica, perchè molti cognomi Morpurgo (cioè Magdeburbo), Tedesco, Alemanno, in realtà erano soltanto discendenti di ebrei askenaziti cacciati dalla Renania, o da altri paesi germanici durante gli anni, sopratutto, della prima crociata.

    Vedi lo stesso melting pot lo trovi più o meno in tutte le parti d' Italia. Componenti slave, dinarico-adriatiche, balcaniche ne trovi anche in puglia, ceppi germanici li trovi anche in sicilia. Geramici, o meglio longobardi si insediarono perfino nei Ducati di spoleto (Umbria), Benevento (Campania) e nella sabina. quanto alla componente uralo altaica direi che è piuttosto fumoso, anche per i veneti, non c'è una parola uraloaltaica nei vostri dialetti, e comunque parliamo di razze non indoeuropee… Non redo che questa sia una grande credenziale su un sito come questo, non trovi?

    Poi spratutto dove vuoi andare a parare con questo ragionamento? Credo che la stessa stroria di sovrapposizione di popoli la trovi in tutta la penisola italica, come anche in quella iberica. Non capisco dove stia la differenza dei veneti rispetto agli abitanti di altre regioni della nostra penisola??

    Infien vorrei ricordare a Waldemaro di Parma e Guastalla, che malgrado la sua acribia letteraria, il dialetto emilano NON è una lingua celtica.Mettetevelo nello zucca. Lo scozzese gaelico, il gaelico irlandese, il bretone, lo sono. Ma avete mai provato a far parlare un della bassa padana con uno dell'isola di man? Credete si capiscano?

    Vi assicuro invece che con qualche sforzo un bretone e uno della cornovaglia, anzini che conoscono l'idioma antico comunicherebbero.

    Infine a chi cita Cecco Angiolieri ricordo ch in quel sonetto, l'Aligieri veniva rimproverato di essersi fatto lombardo almeno quento l'agiolieri si fece "romano". Dunque Angiolieri non pensava affatto che vi fossero toscani e romani da una parte e lombardi dall'altra. Non si tratta di nazione lombarda vs romano toscani ma di toscanoi, romani, lombardi tutti percepiti come italiani. E chi lo conferma?

    Una fonte ben più autorevole di Salimbene de Adam. Cioè l'Alighieri stesso.

    Anzitutto basterebbe rileggere il VI canto del Purgatorio per capire che parlando di Italia, i suoi confini non sono certo ristretti alla "Lombardia", cioè la valle del Po. Anche perchè per l'uomo medievale la toscana faceva paarte tout cours dell'Italia. L'uso della parola "Lombardia" per indicare l'Italia è semplicemente una metonimia, si usa la parte per definire il tutto. Spesso nel Nord Europa gran arte dei mercanti italiani venivano dal Nord italia, e così si cominciò ad usare Lombardo per definire "italiano". E troviamo sempre nel Purgaorio, una conferma di ciò: il noto uomo di corte Marco Lombardo. Già gi antichi commentatori, Pietro Alighieri, Boccaccio, rilevavano che non era certa l'attribuzione di provenienza di detto personaggio dalla pianura del Po, in quanto in quei secoli la parola Lombardo indicava assai spesso "italiano", e non solo "padano".

    Infine passiamo ad un documento essenziale per la lingusitica, il de vulgari Eloquentia.

    A parte il fatto che troverete i dialetti classificati non come meridionali o settenrtrinali ma come occidentali o orientali, cioè destra o sinistra dello spartiacque appenninico, il che in fondo dimostra l'arbitrarietà di ogni crirterio di classificazione. In secondo luogo noterete che all'epoca la parlata del Nord italia, ancorche influenzato dal franco d'oltralpe, era a tutti gli effetti una variante dialettale delle parlete italiche. Dunque non Toscano lingua, Lomabrdo lingua e Franco lingua!

    A pare che all'epoca che lingue nazionali erano meno definite di oggi: ad esempio il francese del Nord e del sud erano consoderate de lingue diverse (lingua d' Oc e lingua d 'Oil), vi sarebbe anzi da rilevare una maggiore uniformità dialettale fra le varie parlate della penisola, di quenato non avvenisse oltralpe. Un bolgnese, un milanese (e Dante viaggiò spessimo in Norditalia) e un firoentino si capivano assai meglio di quanto non si capissero un provenzale e un uomo dell' Ile-de-France.

    Infatti non a caso tutte le parlate itlaiche, comperse quelle vente, quelle emiliane, quelle lombarde, sono giustamente classificate coem lingue del "si". La classificazione non si fa in base all'uso del pronome personale "io" ma in base alla paricella "si", che identifica meglio le identità linfgusitche nazionali. Le varianti sui pronomi, essendo i pronomi usatissimi, e dunque soggetti più frequeni deformazioni, in linguistica e glottologia sono assai poco significative. A volte basta spostarsi di poche decine di chilomentri perchè un "noi" diventi "nui" e "nu" ecc.. Anche in altre lingue, anche non solo europee, il fenomeno è simile. Le viarienti dialettali investo facilemente i rponomi personali, che vengono alterati assai più di una particella semplice, le quali assai più correttamente si usano per definire un idioma su base anzionale, dalle sue sottovarianti dialettali. Insomma voi continuate a confondere lingue e dialetti.

    Non volgio negare che il "mi" padano abbai ascendenze celtiche, perchè lo penso anche io. Del resto il substrato delle lingue pre-romane rimane a volte. Riamne soprattuto nei dialetti, compreso quello del sannio. Compresi i dialetti di alcune regioni della Francia. Che cionondimeno, riamangono dialetti. Se non fosse così si parlerebbe non di substrato. allora gli emiliani parlerebbero eo ispo una lingua gaelico-celtica.

    Ma son spiacente per voi. Della memoria degli antiche celti è riamsta al massimo qualche vago ricordo in alcune parole.. ma certo neppure nella cadenza.Io ne ho di amici emialiani, o appena un po' più lombardi, diciamo di Lodi, di Casal Pusterlengo, ma vi assicuro che hanno un acento che non ci azzaca nulla con quello di un iralndese!…

    Del resto, anche nel Francese moderno del resto il substrato gallico conta ben poco. Conta più semmai il super-strato germanico ( i Franchi erano germani, non celti). Invece sono davvero lingue celtiche il gaelico, il bretone.Il Modenese non è una lingua celtica, è chi lo pensa ha più fantasia si Walt Disney da ubriaco.

    Ricordate che un subrsato non fa una lingua! ad esempio un substrato "celtico" non cambia il fatto che già nel medioevo, il volgare delle regioni padane era una variante dialettale della lingua del "sì".., che non ea il toscano, ma era la "matrice comune" dei vari dialetti, cosa che più o meno caratterizza tutte le lingue nazionali deglii altri paesi europei, anche antichi (es.il "greco" non esite certo, esisteva l'attico, il dorico, l'Eolico, ma tutti eano sufficientemente simili per essere classificati come "greco", rispetta ad esempio alal lingua degli Epiri.).

    Insomma, a parte le vostre inesattezze storiche e le forzature pseudo-filologiche che farbbero impallidire uno studente di lettere al primo anno (io sono ricercatore di filologia romanza), davvero non capisco dove volete andare a parare?

    Mi sapreste riasumere in tre parole cosa volete?

    In secondo luogo, mi sapreste spiegare il perchè di tanto astio anti-romano?

  62. Musashi
    |

    Ed infine per passare dalla storia linguistica a quella politica, tanto per restare in tema con l'articolo che stiamo commentando, e da cui i nostri amici padani si sono allontanati oltre misura, vorrei ricordare quanto poco germanici, nordici, o filogermanici, si mostrarono i lombardissimi comuni della pianura padana, in lega contro l'Impero tedesco e l' ottimo Federico di Hohenstaufen. Anzi furono molto, troppo "romani" se non addirittura "papalini" (de facto erano guelfi e allealti con il Papa di Roma). E pensare che quello dovrebbe essere uno dei momenti più "esaltanti" dell'identità nordico padana!

  63. Alberto Pento
    |

    La Teoria Romanza è ben superata e gli studiosi più attenti e meno politico-ideologizzati e romanizzati sono tutti concordi nel ritenerla assurda e frutto dell'ignoranza storica e del condizionamento del culto del mito romano-greco; mantenuta in vita per dogmatismo ideologico.

    La mia lingua veneta non discende dal latino ma è parallela al latino come lo sono tutte le altre lingue o dialetti dette neolatine e romanze.

    La filologia romanza che insiste sulla derivazione delle lingue dette impropriamente "romanze" dal latino è una pseudo disciplina scientifica.

    Mi fanno semplicemente sorridere questi "stidiosi romanzi" che pongono il latino alla base delle nostre lingue o dialetti … poveretti, anni di studio per nulla o meglio per allontanarsi dalla verità scientifica e per riciclare il dogma romanzo a sostegno del mito romano! Poveretti se vedranno mai la luce?

  64. Alberto Pento
    |

    Io non ho il mito di Dante e della Divina Commedia che non mi dicono granchè, preferisco i miei poeti veneti come Biagio Marin e altri … del toscano Dante non m'importa più di tanto e la Coltura/Cultura è ben altro dalla Divina Commedia.

    Personalmente non ho bisogno né di Roma né di Dante, anzi gradirei non averli sul groppone come le scimmia per i tossici da droghe!

  65. Alberto Pento
    |

    Caro Musashi

    anni or sono ho letto un romanzo giapponese su di un samurai che aveva un nome simile a Musashi … ecco fai il conto che sia il mio ma trasposto nel Veneto e non giapponese (anch'io mi sento un samurai veneto non italiano, non romano e non padano).

    Guarda che forse gli indoeuropei non sono quelli che pensi tu ma probabilmente sono i diretti ed autoctoni discendenti del S. Sapiens in Europa e che quelli della Teoria Romanza chiamano pre-indoeuropei.

    Di parole altaiche nella lingua veneta ve ne sono, per esempio se non ricordo male: una è "bacan" (baccano) contadino ricco e altro che una volta era un pastore nomade poi allevatore e infine allevatore-agricoltore.

  66. Musashi
    |

    Guarda, fidati, so molto bene cosa siano gli indoeuropei, sopratutto ti assicuro che i turcomanni, gli altaici, gli ugofinnici, non sono inodeuropei.

    Secondo punto: rimane il fatto che parli una "lingua", o meglio un dialetto, tale è attualemte il veneto, che è a tutti gli effetti una dialetto reto-romanzo, così come l'emiliano è un dialetto italiano, appartente al gruppo dialetttale gallo-romanzo. Gallico indica il substaro ciò non toglie che parliate dialetti drivati per almeno l' 80-90 % delle parole e della grammatica dalla lingua degli antichi romani. Questo vale per il lombardo, per l'emiliano e anche per il veneto. Almeno questa è la classificazione accademica della moderna dialettologia. se per motivi ideologici non volete riconoscere che il veneto non sia un dialetto romanzo, ma turco o uralo altaico, fate un po'. Sarei curioso se chiarissi la tua poszione al riguardo. Il vento non è forse un dialetto (tu dirai una lingua) neo-latina???

    Infine, non edo quale consguenza politica possiate trarre da ciò: i dialetti sono frutto dell'impasto di invasioni come il nostro (di tutti gli italiani) impasto etnico dei secoli. Sicuramente l'emiliano di modena è un dialetto gallo-romanzo, ma se io vedo un modenese non penso: to' ecco un gallo o un celta.

    Componenti gallofone si trovano anche nelle marche, nell'"odiata" toscana, persino in basilicata e in sicilia. In calabria vi sono paesi in cui si aprla l'occitano. Non capisco: quali conseguenze politiche vorreste trarre da ciò?

    Se ti senti veneto sono contento per te, come è giusto che un pugliese si senta tale, e anche un ligure, un marchigiano e un toscano si sentano tali. Dopo e insieme al sentirsi italiani. Tu invece pensi che i veneti siano una nazione a sè. E' questo quello che pensi? forse mi sbaglio ma sembra proprio così..

    In secondo luogo mi spiegheresti la ragione di questo astio-antiromano?

  67. wainer
    |

    ottimo esempio i vespasiani. noi siamo barbari, come francesi, inglesi, slavi, anche rumeni non zingari (con cui parliamo di voi, anche senza offese!, per es: l'imbianchino nativo con il suo secondo rumeno, parlavamo di voi, o io con gli amici buttafuori ucraini), non siamo italiani. almeno avessimo avuto 1 intero antico popolo italico oltre "la Gotica" (Kesselring un generale storico-letterato..)…ma solo gli antichi coloni(immigrati soliti), come i francesi, rumeni, bavaresi, è per questo che non siamo e non ci sentiamo come gli anconetani e i pistoiesi. non ci piace essere leccati-sbaciucchiati al saluto, andare a tavola oltre le 2030, l'accento (di questa lingua franca artificiale)dell'italia (da pistoia a lampedusa, questa sì), ecc, siamo un altra cultura, un altro popolo, un'altra nazionalità (tutto i settentrionali erano fino a ieri, e sono -i lombardi- milano e la regione inventata da mazzini e correnti non c'entrano niente).

    seconda guerra? sapete cosa dicevano sia i repubblicani che i partigiani tra reggio, modena, mantova (bologna è altro territorio completamente) ? "da roma in giù ci vorrebbe" (non capisco mai perchè "da roma" come se ci fosse un confine tra arezzo, umbria, mah..)

    inutile bizantinizzare (e colonizzare) oltre sull'argomento. questione di gusti.

  68. wainer
    |

    l'astio romano è comune a tutti i settentrionali, che sono i lombardi storici di sempre (certo la niostra scuola censura tutto..ma basta leggere testi europei…)

    (anche i "veneti") al limite sono isola etnica a sè i veneziani, magari coi vicentini, ormai totalmente "venezianizzati").

    Dicevo, tutti i settentrionali, al di fuori della politica, non possono proprio soffrire dall'accento, al comportamento, anche la donna + stupenda al mondo se parla romano….è un problema (con "romano" si intende tutto, umbri, anconetani, aretini..).

    I tedeschi di bolzano, cioè i sudtirolesi, che lombardi non sono, ma sono gli unici tedeschi, che vittime di questo stato, conoscono italiani e lombardi, hanno un odio ancor più viscerale per i romani, ho visto i peggiori burini cacciati dall'hotel-ristorante.

  69. wainer
    |

    una nazione vera quella germanica (provinciali i tedeschi-olandesi (e tra questi, quelli olandesi fiamminghi), i tedeschi svedesi, i tedeschi danesi (e tra questi i danesi-norvegesi)…mazzini se li sarebbe pappati tutti se era tedesco,

    non ha bisogno di fare tra u suoi membri un corso accellerato tipo noi"scopriamo la valle del po" "scopriamo la mente dei settentrionali", perchè da bolzano a kiel, e anche fino a capo nord, sono tutti, germanici. sono una nazione vera, non artificiale e multi-nazionale appunto.

  70. wainer
    |

    anche se vedo un francese non penso "toh 1 gallo", appunto, è una cultura del deserto quella di fare teleologia (i prischi romani =i ciociari di oggi, i pastori del deserto di oggi = gli antichi """egizi"""")

    infatti noi fino alla Gotica, noi lombardi siamo dei sotto-francesi, come venivano chiamati i testi medievali…. tutti qui dicono di essere una specie di ex francesi. anche i più tricoloristi. di certo non siamo dei peninsulari italiani.

    francesi ma rispetto ai francesi siamo più stronzi, per noi i francesi sono anche degli zingari, e diciamo "butèr", l'influenza tedesca.

    questa lingua la parliamo per fare un favore agli italiani.

    pazientiamo l'italia cortesemente. perà l'italiamo lo usiamo come diciamo noi, "pasta" fa ridere, è tutta -minestra- (inutile prendervi la briga di dire che la minestra è solo in brodo) ecc..

  71. wainer
    |

    tornando all'origine di questo articolo: l'americanizzazione maggiore? il natale americano è un simbolo dello stato italiano nel Sudtirolo, chiedete ai nonni se c'era babbo natale prima del 1945. sono i soldati americani travestiti dal babbo natale della coca cola (rosso e bianco, non verde) che si conquistano -la solita menata- le cuori e le menti….in germania(bolzano = brema) non esiste il babbo natale "nostro". il 6 dicembre è san nikolaus (quello vero), il 25 è il giorno del Christkind. chi è più americanizzato dunque? certa americanizzazione materiale c'è nei distretti tedeschi più brutti e occidentali, ma spiritualmente oggi…basti pensare che la germania est (sono ancora ben divise) non era altro che una seconda iniezione di Reich-ismo, e che Reich-ismo…non si abitueranno mai ai colored, le donne che facevano un figlio con gli "ospiti" del terzo mondo comunista era messa al bando, ecc. (nessuno nella FPö, so da alcuni di loro-amici personali fuori dalla politica) per es, crede che la germania est fosse "comunista", secondo il credo fascioromano (e chi se ne frega del muro e della stasi), culturalmente è l'unica germania tradizionale rimasta. (quindi tutti i commenti sulla germania est assistenzialista che ha perso l'anima prussiana a causa di un partito-regime, vedasi quelli legati a pio filippani ronconi (non è chiaro se scritti da lui) sono sbagliati come in merito alla russia "sovietica" ("il contadino russo il miglior essere religioso sulla terra", Saint Loup "i nostalgici").

  72. wainer
    |

    1) L'italianizzazione del Sudtirolo-Ladinia (Tirolo includeva i vari celtoromanzi, i trentini anche) : una "colonizzazione fallita" (cito il sottotitolo di un libro locale là in voga in questi anni).

    2) A parte Lamendola, la nostra intellighenzia quando si occupa ("si imbarazza" traducendo il lombardese padanese in italiano) di germanistica spesso delude molto, la mentalità tedesca è la notte fonda..come per l'affare Rahn del mistero del Graal ecc** "certe cose si sistemano, si accomodano"..nei palazzi romani sì, nella germania, del reich, poi, ma anche nella peggiore germania, quella di oggi, no di certo! si fucila il genero, ecc.

    3) Il Natale resta nostro, cioè del vero Occidente (non quello rubato dalla cultura del deserto importata oltre atlantico), colpa nostra se Nicola è diventato “l’allegro pirlone” della coca cola, se le lümere del celtismo cisalpino-lombardo-padano sono diventate l’“Halloween” americana (zucche intagliate e con candele sugli alberi dalla Romagna, a Modena a Lodi fino almeno al 1965, e questa volta, ben al riparo dagli americani).

    4) Nicola in verde è turco, (come il vero Tarzan). Parte della vera Turchia non ci è meno estranea degli altri uralo-altaici che per caso sono tra noi: i finlandesi, gli estoni e gli ungheresi. La scrittura turca originale è nota tra i linguisti come “runico turco” (“runico” solo per analogia).

  73. wainer
    |

    volevo dire che nella frase dell' "allegro pirlone" cito Oneto, non sto plagiando.

  74. wainer
    |

    Chiunque, come Ben, prenda lezioni di tedesco tutti i giorni (o a giorni alterni, non ricordo), una lingua più difficile del russo, quasi come l’albanese (e le germaniche sono le meno indeuropee tra le indeuropee…), non può di sicuro farlo per mera ragion di stato, tanto più che nessuno statista è mai stato per obbligo poliglotta (oltre a Ben, di poliglotti mi sovviene solo …Borghezio), non lo fa uno come il Ciano che amava gli spagnoli e odiava i tedeschi..lo fa un lombardo-nazionale* come Ben, che della Germania (quindi dell’Europa) condivide le idee razziali, l’antisemitismo, la simpatia filo-tedesca del Balbo..(

  75. Wainer
    |

    Un esempio su cosa sia l'Italia vera per i veri italiani che stretti nella loro penisola (è un fatto), non si rendono conto. Ieri per ore abbiamo giocato (ci divertiamo con poco) a usare parole per noi straniere (questa lingua era a tutti gli effetti straniera per i nostri nonni, la usiamo per fare un piacere, ma alla fine la usiamo come ci pare) : abbiamo usato "pure", "assai", Moreno diventava "Morè", è stato esotico e divertente (non abbiamo mancato di rispetto a nessuno). Un vero Italiano (da Ancona a Lampedusa) "cade dal pero" se si rende conto che "pure" è una parola straniera a Forlì e Verona, visto che considera i Tedeschi di Bolzano poco più che degli Umbri. E questi non sono "dialetti italiani", si parla dell'uso della stessa lingua franca coloniale artificiale (e questa variante letteraria , il toscano nornalizzato, era quasi estinta nel 1800) che si è mangiata la nostra lingua lombarda (non standartizzata nel 1800 ma per secoli vista come tale da inglesi, tedeschi e francesi). Aincò si dice a Trento, Ancò a Verona, Incò a Modena, E?ncò a Bologna?(= adesso). Butèr e butìr..(il beure francese e burro italiano). Mugnaga a Bergamo e Mugnegh a Modena (=albicocca).

  76. Lara
    |

    Ad Alberto Pento: da Lombarda ( quindi figlia di Longobardi, Celti e Romani ) invece vorrei dire che l' Italia può fare benissimo a meno della Repubblica Veneta piuttosto che delle sue innegabili radici greco- romane ( vanto perenne ) e della sua storica e altrettanto innegabile vicinanza ( anche affettuosa, anche conflittuale ) con la Germania. Se al signor Pento piace tanto l' inglese, si traferisca in Inghilterra: dopotutto la nobiltà nera finanziaria e oligarchica di Venezia è sempre stata sia anti- italiana che anti- tedesca, arrivando a trasferirsi in Olanda e poi in Inghilterra per stabilire colà quel tipo di egemonie finanziarie basate sul credito a usura e quel tipo di Imperi Marittimi basati sulla pirateria navale che alle nazioni Carolinge o di ispirazione carolingia ( Italia e Germania in testa, Russia in coda ), produttiva e basata sull' unità terriera, a tutt' oggi hanno fatto solo del male. Ben venga quindi la cultura altaica, con la Russia indoaria in testa, ben venga la Germania con la sua tradizionale fedeltà al mondo greco- romano che l' Italia rappresenta, e FUORI DAI COGLION tutti gli altri traditori e ladri che sulla pelle dell' Italia e sulla disfatta della Germania da sempre hanno costruito le loro fortune piratesche ( vedasi Venezia alias Londra o Amsterdam ).

  77. Lara
    |

    A Kaisaros invece dico: Sei nel giusto. Ma fallo capire a certe teste dure. Aveva ragione mia madre, nativa di Verona, di famiglia veneta, quando mi diceva che i veneti non le piacciono e alla fine tanto è andata che si è sposata un 'Longobardo' con parenti sia a Roma che in Svezia ( tanto per precisare che i legami di sangue non si sciolgono nell' acido, ma nemmeno i legami con la terra ). E per quei 'veneziani' negatori di Roma, dire che anche nel Nord Italia non ci siano state grate e benvolute assimilazioni tra celti e romani è un controsenso, o non si spiegherebbe il 'mantovano' Virgilio, nè le Grotte sirmionesi di Catullo, nè le villae rusticae di Brescia o Desenzano, e nemmeno le numerose epigrafi tombali di Milano, dove i nomi dei Galli Cenomani si integravano ai nomi Romani al punto tale che fino al passaggio di capitale 'ravennate' e fino a Teodorico si parlò di aritocrazia senatoria gallo- romana. E se andava bene ai nostri avi, non vedo come mai un qualche parvenu veneziano abbia da lagnarsi di origini italiche che hanno fuso insieme celti, romani, germanici, greci, bizantini, in un unicum culturale e genetico che ancora oggi si vede. Come detesto la gente che odia l' Italia: è come odiare la propria madre. A nessuno di loro capita mai di pensare che se si sparassero ci farebbero un favore.

  78. Wainer
    |

    Lara (la Lara) parla per gli italiani (o per i nostri marrani italianisti) , non per noi. punto. Le chiacchiere stanno in poco posto.

    La grecità culturale (la romanità e grecità) sta a Londra, Parigi e Mosca non meno che a Roma, se per questo (anche di più che a Roma, visto poi tutto quello che è approdato a Roma dal periodo cristiano …).

    C'è poco da dire se si ignora (grandi scuole gentiliane…) che "Mediolanum" viene da Mediolanon, che Bononia è la stessa cosa di Bonn e che Verona significa Berna (il latino in queste etimologie non esiste), se si crede che i Galli fossero dei barbari, ecc.

    Vorrei tanto sentire nominare il nome di questa fantomatica popolazione italica che risiedeva sopra l'appennino (dio Penn) gallico, a parte i soliti immigrati-coloni da qui al Vallo Adriano.

    Anche in merito alla lingua inglese che gli italiani veri prendono per il "globish" moderno e che niente c'entra con la lingua inglese tradizionale della cavalleria anglo-francese, ecc. Noi abbiamo dei legami con le isole britanniche dal Medioevo. Io odio il Regno Unito politico. (Su "tipologia razziale d'europa" di Waldner, grandissimo su altri temi, immigrazione, denatalità, ecc., ho dovuto stroncarlo perchè diceva delle oscenità da Minculpop di provincia sulla lingua inglese).

  79. Wainer
    |

    La romanità -è- grecità. Senza la grecità ci sarebbe ben poco da dire…E senza gli etruschi non avevano i numeri.

    Alla fine della fiera restava quella romana una cultura improntata ad un rozzo realismo: vedere l'intepretazione della sconfitta nella Selva Litana da parte dei Galli cispadani e i loro "alberi magici".

  80. Wainer
    |

    Oddio no pietà…quei Veneti importati dal fascismo in Tirolo per attuare la colonizzazione fallita che è l'attuale italianizzazione, che fanno le veci di roma…all'epoca di roma sarebbero stati degli schiavi barbari, sono mezzi tedeschi e fanno i latini anti-tedeschi…

    I tarantini che dicono a quelli di Varese -fuori dai coglioni- sono tanto ridicoli.."da Trieste a Lampedusa è tutta casa mia" (se per questo tutto il mondo..Veneziani ha scritto un capitolo.."il T. globale") ma qui chi deve andare fuori dai coglioni è chi scambia il proprio territorio con roma-l'italia.

  81. Wainer
    |

    E' un pò dura spararsi in svariati milioni di individui…si fa prima a realizzare cosa è Italia, ad alzare le tende e lasciarci in pace. Il distacco è quasi genetico e maturato da una vita a contatto, non è che ci svegliamo la mattina così (idem per i Tirolesi, non è che si svegliano così e…gli hanno rotto in tutti i modi i..).

  82. Wainer
    |

    Cito Cìola: "A nessuno viene in mente che Virgilio era in realtà un celta romanizzato, e come lui Catullo e Tito Livio". Questo fa di loro già un'altra cosa rispetto agli Italici.

    Allora su queste basi facciamo italiani tutti gli inglesi, i francesi, gli spagnoli, poi solo metà dei tedeschi…

    L'ignoranza fomentata dallo stato verso la propria Heimatkunde, che ogni contadino europeo invece possiede, è un fatto.

  83. Kaisaros
    |

    Il fatto è che in questa discussione NESSUNO vuole convincere

    gli "irriducibili celti" a definirsi Italiani;

    poco ce ne cale di quello che vi definite.

    Dovreste solo prendere in considerazione

    il fatto che le vostre argomentazioni fanno abbastanza acqua;

    a partire dalle "origini venete"(che si è dimostrato essere tutt'altro

    che isolate,pure ed indigene),alla weltanschauung in stile "blut und boden"

    (mentre anche qui si è dimostrato,come Lara nell'ultimo intervento ed io

    all'inizio della discussione,

    che spesso si tratta di un'identità mercantile-piratesca pregna di capitalismo

    e massonerie varie).

    Per non parlare delle fantomatiche differenze,anche linguistiche,tra celti ed Italici

    (basti pensare all'enorme differenza tra Rex e Rix,le declinazioni pressochè identiche,

    i pressoche identici numeri ordinali etc…).

    Insomma,stessa natura indoeuropea.

    E non dimentichiamo la madre di tutte le argomentazioni….

    il "bùter" !!!

    Quando si dice "avere argomentazioni di burro"………

    E dico questo nonostante non sia contrario al cosidetto "identitarismo".

    Ma a quello serio,non quello folcloristico ed isterico.

    Per il resto tranquilli,a nessuno interessa che vi definiate Italiani;

    forse al vostro terapeuta,ma quello è un altro discorso ; )

    Saluti.

  84. Alberto Pento
    |

    Su quanto scritto la Lara (le cu parole meto ki soto) ha già ben risposto Wainer:

    ———————–

    Ad Alberto Pento: da Lombarda ( quindi figlia di Longobardi, Celti e Romani ) invece vorrei dire che l’ Italia può fare benissimo a meno della Repubblica Veneta piuttosto che delle sue innegabili radici greco- romane ( vanto perenne ) e della sua storica e altrettanto innegabile vicinanza ( anche affettuosa, anche conflittuale ) con la Germania. Se al signor Pento piace tanto l’ inglese, si traferisca in Inghilterra: dopotutto la nobiltà nera finanziaria e oligarchica di Venezia è sempre stata sia anti- italiana che anti- tedesca, arrivando a trasferirsi in Olanda e poi in Inghilterra per stabilire colà quel tipo di egemonie finanziarie basate sul credito a usura e quel tipo di Imperi Marittimi basati sulla pirateria navale che alle nazioni Carolinge o di ispirazione carolingia ( Italia e Germania in testa, Russia in coda ), produttiva e basata sull’ unità terriera, a tutt’ oggi hanno fatto solo del male. Ben venga quindi la cultura altaica, con la Russia indoaria in testa, ben venga la Germania con la sua tradizionale fedeltà al mondo greco- romano che l’ Italia rappresenta, e FUORI DAI COGLION tutti gli altri traditori e ladri che sulla pelle dell’ Italia e sulla disfatta della Germania da sempre hanno costruito le loro fortune piratesche ( vedasi Venezia alias Londra o Amsterdam ).

    —————-

    A Kaisaros invece dico: Sei nel giusto. Ma fallo capire a certe teste dure. Aveva ragione mia madre, nativa di Verona, di famiglia veneta, quando mi diceva che i veneti non le piacciono e alla fine tanto è andata che si è sposata un ‘Longobardo’ con parenti sia a Roma che in Svezia ( tanto per precisare che i legami di sangue non si sciolgono nell’ acido, ma nemmeno i legami con la terra ). E per quei ‘veneziani’ negatori di Roma, dire che anche nel Nord Italia non ci siano state grate e benvolute assimilazioni tra celti e romani è un controsenso, o non si spiegherebbe il ‘mantovano’ Virgilio, nè le Grotte sirmionesi di Catullo, nè le villae rusticae di Brescia o Desenzano, e nemmeno le numerose epigrafi tombali di Milano, dove i nomi dei Galli Cenomani si integravano ai nomi Romani al punto tale che fino al passaggio di capitale ‘ravennate’ e fino a Teodorico si parlò di aritocrazia senatoria gallo- romana. E se andava bene ai nostri avi, non vedo come mai un qualche parvenu veneziano abbia da lagnarsi di origini italiche che hanno fuso insieme celti, romani, germanici, greci, bizantini, in un unicum culturale e genetico che ancora oggi si vede. Come detesto la gente che odia l’ Italia: è come odiare la propria madre. A nessuno di loro capita mai di pensare che se si sparassero ci farebbero un favore.

    —————————

    Mi a ghe xonto poke robe:

    1) Lara la xe pregna/entregnà pì de na “pseudo/falba cultura edeolojega” ke de na vera e bona Coltura Omana;

    2) le so parole le xe xjonfe de violensa e dal tuto sensa creansa par el so prosimo; la xe xjonfa de rogansa (edeoloja grego-romana) e de gnoransa (cognosensa e sapiensa so e de li ogniversali);

    3) ghe sovegno a sta Lara ke la me tera o mària/pària (matria/patria) la xe coela veneta ke no la xe “Italia” ma ke la se ciama Venesia/Venetia/Venecia/Vegnesia/Benecia (Benacos) e ke par mi (per me) la Taja la xe sol ke n’açedente de la storia, na maregna (matrigna) col so stado paregno (patrigno) … mi no odio me mare Venesia ma odio la maregna Taja (na mostroxità de la storia ke tanto mal la gà fato e portà a le jenti venete) e me fa conpasion la pora mare veneta de Lara ke no l’amava la so jente veneta (poreta, poreta! o forse la gheva n’anemo tajan de coeli ke vol vivare a spexe de li altri ? o forse li tajani li ghe gà castrà-enfiboulà l’edentetà veneta negandoghe, falsefegandoghe la so storia ?);

    4) naltri veneti a semo caxa nostra e li tajani li pol tornar de corsa caxa sua … se no ben vegna na gran bagnaria de sanje pourefegante e leberadoria … mi me tegno pronto e ben gusà el menaroto par tajar le teste de li tajani ke me mancase de creansa e ke li me vuria sparà;

    5) fora da li cojoni li tajani: ladri, parasidi, buxiari, buxi de calçina, sasini, trufadori, mafioxi, rapinadori, (altro ke santi, navigadori e eroi) … e ben conosesti ente tuto el mondo par ste so “coaletà talego-romane” (cofà li bankeri uxurari cristian-toscani de li De Medici ke prestava li skei a on taso de entarese kel jera anca de diexe volte coelo de li ebrei de Venesia: 5% contro 50%)!

    Gràsie Armino, gràsie Atila, gràsie Odoacre, gràsie Lutero, gràsie a la storia ke ne gà lebarà xa na ‘olta da Roma.

    Lara naltri (mi e ti) no semo gnanca parenti, lasene en paxe e gapi creansa se to mare la te la gà ensegnà, parké da li to moti, me par ke a te ghinapi asè poketa!

  85. Lara
    |

    I Romani per te sarebbero Galli, o peggio ancora, Brutanni?? Bene, vediamo subito l' idiozia di questa affermazione. Facendo un poco di glottologia, la parola 'Latino' viene dalla parola Galata. Non c' è bisogno di spiegazione, e qui l' ingenuo direbbe: ecco la tesi gallica dimostrata! Quando un qualche tedesco di Sassonia e Freiburg dice 'walisch' ( Wales, il Galles per i brutanni; i disprezzati 'valloni' per i belgi ) intende gli italiani. Ma solo un idiota potrebbe pensare che quindi gli italici o i Romani fossero Galli oppure che la Romanità sia nata tra i Galli o i Brutanni. Perché la realtà è molto diversa, E' PROPRIO il contrario: ossia LORO nati da NOI, per nostra sfiga ( era meglio un aborto, infatti… ). La parola gotica corrispondente a Galata era Wahla, con cui i Goti indicavano i Romani ( e per loro Walhala era il Palatino, per dire come vanno queste cose… ). Wahla è sì tracciabile nella parola 'Galli' o 'Gaulois', MA NON VIENE DA ESSA. E' anzi la parola Galli o Welsh ( Celti, poi Irlandesi ) che viene dalla parola greca Galatoi. E questo perché il greco e il latino vengono dal SANSCRITO. I Galati o Walisci erano i FALISCI. Ossia genti dell' Italia preromana, stanziate IN ETRURIA, ben prima degli Etruschi, assieme ai loro cugini Volsci ( dalla Volga russa ), da cui la parola VULCI. Ma neanche i Falisci e i Volsci vengono nè dall' Etruria nè da 'una qualche isola di predoni merdosi al di là della Manica, nè dalla Russia stessa, per quanto i russi siano nobilissimi. Wahla viene dal SANSCRITO, in India i Wahla erano e sono ancora la casta dei guerrieri: Wahla significa ' Signore'. In Accadico- lingua NON SEMITA di un popolo NON SEMITA ma Indoario, come François Lenormant, archeologo, dimostrò-, Wahla è resa con BAAL. La casta guerriera dei Wahla NON nasce in Brutannia, caro il mio Weimar, e neanche in Germania, come i Romani non sono affatto costola 'nordica' ( stronzata che a qualche neonazi piacerebbe moltissimo poter affermare ), ma nasce in INDIA, nella gente indoaria dei ROMANY, un' etnia ancora esistente, vicino al Rajastan, che USAVA spostarsi. E che probabilmente andò in Russia, in Mesopotamia, anche in ROMANIA, prima di passare col nome di Falisci e Volsci in Etruria. La parola Valacchia ne è testimonianza: i popoli dei Carpazi presero la denominazione Walachoi dai BIZANTINI. I Romani di Bisanzio chiamavano se stessi così: Valachoi. Galati, Wahalata, Baal. Signori. Alla maniera Indiana. 'Gala' in greco vuole dire latte e vuol dire bianco: la casta dei Wahala del Rajastan è, rispetto al grosso dell' India, lievemente più chiara di pelle, olivastra, si direbbe. E successivamente questi 'Walachoi' estesero la denominazione a quei popoli che assimilavano. Gli stessi cosiddetti Kazari del Caspio e dei Carpazi, si chiamarono così nel venire in contatto coi Goti di Crimea e gli Alani che erano tributari dei Kaesaroi, i Cesari di Bizantina memoria. Quindi fatemi il piacere con le stronzate per cui Roma sarebbe una costola brutannica: gli unici a cui Roma deve qualcosa sono quei Romany Indiani che partendo dalle zone attorno al Rajastan e passando per la Russia sono arrivati in Italia col nome di Falisci, Volsci, anche Sabini, e che poi sono entrati a costituire le genti di Roma. E con cui probabilmente qualche 'ROM' è imparentato. Il nome è sempre parlante. E Parigi ha valore solo per le sue radici indo- iraniche: Parisium infatti viene da FARSI. I Persiani. Ecco chi sono le radici d' Europa ( quella che conta ancora qualche cosa ): altro che Brutanni mezzi giudei! Per l' amor di Dio, che Giove, Pan e Priapo ci salvino da quest' eresia che vorrebbe i Brutanni imparentati coi Romani! ( e ci salvi anche il Cristo, dall' indiano Khrishna Yesu, quindi un qualcosa di molto poco ebraico!! La Galilea non fu mai Judea, ma sempre SATRAPIA PERSIANA al confine con l' Iran, poi entrata nell' eredità di Alessandro il Macedone col matrimonio con la principessa Roxane!! E infine, per il tramite del figlio che Cesare ebbe con Cleopatra ( e di cui Antonio era tutore, mentre il nipote di Cesare, Ottaviano, provvide a far sparire il pupo quando lo portò a Roma! ), la Galilea entrò nell' eredità ROMANA come provincia SENATORIA ( a differenza della Giudea, che era provincia imperiale, quindi ottenuta con la forza delle legioni, la Galilea non veniva gestita tramite procuratore, ma tramite PARENTI di Tiberio! ) Si possono ancora tollerare i rapporti coi Germani, per via delle radici indo- arie, ma se c' è qualcuno da ringraziare, sono l' India e l' Iran, non di certo la fetida Londra di merda!!

  86. wainer
    |

    basta….chi vuole ri-editare il Minculpop o ha un basso livello culturale e è un rabbioso etnocida, marrano poi, eviti di aggiungere le solite cose da stuprato mentale di mazzini-gentile, ecc

    non ho detto che siamo irlandesi, ma che non siamo italiani, non + di francesi, spagnoli o inglesi coi loro coloni romani.

  87. wainer
    |

    mi stupisce un marrano/a così insistente…ma infatti non è un puro marrano. ecco perchè…si colonializza, al solito..eh..

    se noi parliano di peninsulari con rumeni, albanesi e sloveni, chiamiamo (a milioni)minestra la pasta, deridiamo la parola pasta, dicevamo butèr per burro, aicò a trento, incò a modena, encò non so dove..ecc. basta, lasciateci in pace, non siamo italiani.

    Sergio Salvi.

    "Un buon italiano doveva, insomma, essere strabico" “Spaventato dalle sue parole aggiunse subito: “Ciò non si fa perché, in effetti (…)”

    Lazard “Substrat celtique en Romagne”.

    Dauzat.

    Pellegrini.

    “Premilcuore (Romagna), dal gallico Premalchorius,

    Marchorius, attuale paese Mercurio”

    da march = “prato umido”, “marcita”

    “Il nostro ròsc, italianizzato in "rusco" (pattume, spazzatura) e "rösca" (corteccia),

    in bretone: "rusk", in irlandese: "rusc": "bark of a tree or shrub" (scorza d albero), in cornico “rusc”.

    il fiume Reno= gallico rìnn, irlandese rìann: "fiume impetuoso, mare", conferito dai Galli Boi (Modena) in ricordo del grande fiume della loro patria d’origine.

    “Già nel 1905, il dialettologo Pier Enea Guarnerio espresse seri dubbi sulla posizione del Gallo-“italico”, i cui dialetti gli parevano “tutti così alieni dal sistema italiano e, all’incontro, così conformi alla struttura gallica che parrebbe legittimo sottrarre senz’altro il “piemontese”, il ligure, il lombardo e l’”emiliano”(di recente invenzione n.d.r.) dalla famiglia italiana per farne un gruppo a sé o, al più, subordinato al francese o al franco-povenzale”. Spaventato dalle sue parole, aggiunse subito: “Ciò non si fa perché, in effetti, oltre alle ragioni linguistiche, si ha l’occhio anche a quelle geografiche e storiche”. Un buon italiano doveva, insomma, essere strabico, soprattutto se era un linguista di professione”.

    (…) Lo studio della Gallia Cisalpina grazie al Prof. G.B. Pellegrini e a Masimo Pallottino dell'università di Roma. Quest’ultimo, nel volume "I Galli e L'Italia", curato dalla sovrintendenza archeologica di Roma, sostiene che: "Il concetto di etnia celtica nell'Italia Settentrionale è tanto profondo e persistente quanto profonda era la sua radice ed imponente il fenomeno demografico da cui aveva tratto origine", mentre Il prof. G.B. Pellegrini ammette che:" L' Alta Italia o Gallia Cisalpina era in sostanza un'appendice della Grande Gallia anche nel periodo tardo antico e alto medievale".

    Innumerevoli sono le città e i paesi che devono il loro nome ai Celti. Rosella Lanari afferma che: "Nell'Italia Settentrionale è difficile trovare una città che non sia stata fondata dai Celti e perlomeno non sia stata colonizzata da loro" ("La religione dei Celti" di M. Riemschneider).

    Oltre alla migrazione transalpina (dall’Alta valle della Senna e dalla Boemia), l’esistenza di una celticità autoctona precedente è oggi accettata dagli studiosi, dopo i ritrovamenti (…), la lingua lepontica risale addirittura all’Età del Bronzo. La cultura di Golasecca, i cui reperti nell’ ‘800 non potevano essere attribuiti ai romani, è definita da Venceslas Kruta di primaria importanza per il celtismo europeo assieme alla cultura di La Tene e di Halstatt.

    Da bunda, “terra umida” e bodica “terra paludosa”, Bondeno, ecc.

    Da barica, “corso d’acqua”, e rica “fosso di scolo”, Rigoni, Barisano, Barigano, Barisello.

    (…) questo tipo di sepoltura (Vergiate, Sesto Calende, ecc.) è soprattutto diffuso nelle isole britanniche.

    Barr in irlandese è “sommità”, in gallico bar era “testa”, in romagnolo bèr è montone (…)

    “La tribù dei Senoni (Romagna) era stanziata nel bacino della Yonne, in terre di varia natura: alluvionali, acquitrinose, alla confluenza della Yonne con la Senna, argillose e gessose nelle aree rialzate (altezza massima 264 m.) Terre che sono comparabili a quelle della Romagna.”

    “I Boi (Modena), a ricordo del grande fiume che percorreva la patria d’origine, chiamarono Reno il ben più modesto corso d’acqua (…) e imposero il nome di Bononia (Bologna). I toponimi Bona erano diffusi in prevalenza nell’area gallica tra il Reno e il Danubio: Bonn, Ratisbona (Regensburg), Vindobona (Vienna).

    È evidente che la demografia gallica costituì un fenomeno imponente.

    “Ovvi motivi di opportunismo politico fecero assumere antroponimi e toponimi latini , magus diventò forum, (…)” Anselmo Calvetti.

    il fiume Reno= gallico rìnn, irlandese rìan: "fiume impetuoso, mare", conferito dai Galli Boi (Modena) in ricordo del grande fiume della loro patria d’origine.

    Sap, lo troviamo in alto francese e provenzale “sap”, cimr. Syb-wydd, corn sib-nit, il romagnolo zapen, con il significato di “abete”

    La radice –reda “carro da viaggio a quattro ruote” (il tipico carro celtico), nei vari nomi di paesi (…), significava inizialmente “sentiero, carreggiata pecorribile coi carri”.

    Barr in irlandese è “sommità”, in gallico bar era “testa”, in romagnolo bèr è montone, perché precede il gregge? O perché cozza con la cervice?

    Il romagnolo bèrch, covone, ha sempre attinenza con una cima.

    Magalone, Magalina, ecc. magalon: solco, aratro. Magalo o Magilo era il nome del capo della delegazione dei Boi cispadani che raggiunse Annibale per promettere l’alleanza nella guerra contro i romani.

    La base –ago corrisponde all’odierno francese –hay (Polinago, Assago, ecc.)

    Briga, “altura fortificata”, poi “cittadella”, è alla base di Brisighella, Brescello.

    I fiumi e luoghi a base seno, significa “vecchio” (i Galli Senoni erano i “vecchi” in senso rispettoso), la base bedo significa “fossa, canale” (bret. Bez, gall. Bedo, cimr. Bedd, corn. Bedh).

    L’idronimo –ausa (…), poi –sap, si ritrova in Savena, Savarna (Ravenna), Valsambro, Sabis-Sambre (Francia), Sabrina-Severn tra Inghilterra e Galles.

    La radice –ard, “altura boschiva”, gallico –ardu = alto viene riferita dalla Lazard a Lardiano, a sud di Forlì e a Ardiano, a sud di Cesena.

    Borba/borvo : “fango, melma”, Burbirone (Conselice), Borfiglaga (Borbiaga).

    S.Varano, Varana, Varnelli ecc. da guarina, warina, golena, “piccolo lago”.

    “Poiché vara presente nei toponimi di tutta Europa corrisponde in sanskrito a var, con lo stesso significato di acqua, ritengo improbabile che vara, in Europa, abbia avuto origine da una lingua preindeuropea quale era il ligure, presumibilmente vara fu un prestito dei Celti ai Liguri” (Calvetti)

  88. wainer
    |

    “Me a lenn eul levr “. Questa caratteristica appare davvero stupefacente

    "Questa caratteristica morfologica appare davvero

    stupefacente se si pensa che il comportamento di tutte le altre comunità di dialetti romanze rimane fedele sempre al Latino (64).

    " Il più vistoso di questi tratti (in genetica si chiamerebbe il “marcatore” inequivocabile del Padanese) è il seguente:

    i pronomi personali, nella prima e nella seconda persona singolari, che in tutti gli altri idiomi romanzi derivano direttamente da ego e tu latini, assumono in Padano una

    forma diversa.

    341. E’ da rilevare un particolare curioso che, se preso acriticamente, sembrerebbe gonfiare le vele dei più accaniti celtomani, e che non è totalmente da rigettare. Nelle poche lingue celtiche sopravvissute, “io” si dice mi/me.

    Faremo due esempi. In gaelico scozzese la frase

    “(Io) ho visto un cane vicino alla porta” si rende con Chunnaic mi cù aig an dorus (Vidi io cane alla porta).

    In bretone, “Io leggo un libro” si rende con Me a lenn eul levr (Io leggere un libro).

    E’ probabile che gli antenati dei padani (in larga parte celti o celtizzati) abbiano confuso il pronome oggetto dei romani col pronome soggetto da loro usato prima della romanizzazione e abbiano continuato a usarlo.

    Tutti conosciamo il refrain di una celebre canzonetta napoletana: “Io, mammata e tu”. Tralasciando mammata (“tua madre”), l’io e il tu di questo refrain diventano, in

    tutti i dialetti padani, mi e ti, oppure, in Bolognese e in Romagnolo (ma è soltanto una variante fonetica) me e te.

    Anziché da ego e tu, pronomi soggetto latini, i pronomi soggetto padani derivano infatti da altri casi: dagli accusativi me e te, oppure dai dativi mihi e tibi. In Padano, i pronomi oggetto e quelli soggetto sono gli stessi (63). Mentre l’Italiano centro-meridionale continua l’uso latino, il Toscano parlato attua un compromesso (“io” e “te”) non accolto nell’Italiano standard (che perpetua anch’esso le forme

    latine “io” e “tu”). Questa caratteristica morfologica appare davvero stupefacente se si pensa che il comportamento di tutte le altre comunità di dialetti romanze rimane fedele sempre al Latino (64). Al mi/me del Padano fanno infatti riscontro il portoghese eu; il castigliano yo; il catalano jo; il francese je; il franco-provenzale jo, z˘o; l’occitano iéu; il retoromanzo jeu; il friulano jo; il toscano io; gli italiani centromeridionali i, io,

    eo, eu, iu; il sardo eo. Sono tutti chiaramente derivati da ego.

    Anziché da ego e tu, pronomi soggetto latini, i pronomi soggetto padani derivano infatti da altri casi: dagli accusativi me e te. In Padano, i pronomi oggetto e quelli soggetto sono gli stessi (63). Mentre l’Italiano centro-meridionale continua l’uso latino, il Toscano parlato attua un compromesso (“io” e “te”) non accolto

    nell’Italiano standard (che perpetua anch’esso le forme latine “io” e “tu”).

    Questa caratteristica morfologica appare davvero stupefacente se si pensa che il comportamento di tutte le altre comunità di dialetti romanze rimane fedele sempre

    al Latino (64).

    Al mi/me del Padano fanno infatti riscontro il portoghese eu; il castigliano yo; il catalano jo; il francese je; il franco-provenzale jo, z˘o; l’occitano iéu; il retoromanzo jeu; il friulano jo; il toscano io; gli italiani centromeridionali i, io,eo, eu, iu; il sardo eo. Sono tutti chiaramente derivati da ego.

  89. wainer
    |

    ?? noi tutti sappiamo che siamo galli (poi romanizzati, purtroppo), e che i galli(celti del contiente) non sono romani.

  90. wainer
    |

    ma che Weimar!!?? è Wainer, nome comune a modena, con Valmer, Widmer, Ales, Oles, nomi oggi campagnoli certo. (in cimitero c'è Vilelmo anzichè Guglielmo)

    sei sicura di avere qualcosa di lombardo orientale (veneto)? di solito quelli del tacco fanno caso alla -h di christian, ecc.. tu mi parli di congetture (quasi tutto falso) teoriche, molto italiano, io ti parlo di fatti. adoro iraniani, siriani, turchi, vorrei radere al suolo la city di londra, quindi sei proprio caduta male.

  91. Alberto Pento
    |

    Li veneti no li xe padani, gné tajani!

    VALACCHI (coalke noda de sciarimento)
    http://www.openstarts.units.it/dspace/bitstream/1

    CAPITOLO 6

    ANALISI SULLA PASTORIZIA PREISTORICA

    6.8 Ricostruzione cronologica dalla pastorizia in regione

    La conformazione geomorfologica della nostra regione, come descritto nel terzo capitolo, si presta a diverse vocazioni economiche. La parte di bassa e alta pianura, le alture del Collio rispondono ad una chiara vocazione agricola. Gli estremi nord-orientali della regione però sono interessati, a nord, dalle Alpi e, ad est, dall’altipiano carsico; zone non molto adatte alle coltivazioni agricole.

    In queste aree una delle fonti 163 Ryder 1999, p. 193.

    economiche principali, specialmente fino agli inizi del Novecento, era l’allevamento degli animali.

    Le origini di questa specializzazione sono sicuramente molto antiche: si hanno notizie certe che durante l’epoca romana era diffuso il commercio di animali e lana, e secondo le testimonianze storiche questa attitudine è perdurata, con i mutamenti del caso, fino allo scoppio della I Guerra Mondiale.

    [u]Le notizie che possediamo si riferiscono a varie epoche storiche e pongono in risalto interessanti [b]consuetudini che si ripetono invariate anche dopo quasi duemila anni, come ad esempio la rotta della transumanza dalla pianura friulana e dal Carso verso la zona dei Balcani nord-orientali, Carpazi e Romania[/b], attestata da diversi documenti per l’epoca romana, per il medioevo e fino allo scoppio del primo conflitto bellico.[/u]

    XVI – XX SECOLO

    L’epoca che va dal XVI al XX secolo, con un picco nel XIX secolo corrisponde al maggior sviluppo insediativo nelle valli alpine e ad un incremento della pastorizia. Probabilmente a quest’epoca risale anche il toponimo largamente diffuso in Carnia che indica il recinto per le pecore – tamar – e l’omonimo slavo diffuso nelle valli del Natisone – ograja.

    Circuiti di pastorizia a medio raggio erano percorsi dai pastori che dal Feltrino, Asiaghese e Valsugana si recavano nella pianura friulana, al disotto della linea delle risorgive, a far pascolare le loro greggi nei mesi invernali, e che durante le estati tornavano ai territori d’origine170. A questi si affiancavano i pastori lamonesi che dai territori veneti arrivavano attraverso le Prealpi Carniche nella zona delle Alpi Carniche e Giulie171.

    I Valacchi sono pastori transumanti dei Balcani le cui residenze tradizionali si posizionano in montagna. Attualmente si riconoscono ancora toponimi, espressioni linguistiche, quando non interi dialetti – di ceppo latino (???) – e gruppi umani appartenenti all’etnia dei Valacchi.

    La prima attestazione scritta della loro esistenza risale al 976 d.C.

    L’identificazione tra il popolo e la loro vocazione pastorale è evidente se si considera come la parola greca per designare il “pastore” è vlachos (??? βοσκός[voskòs]) e da qui deriva direttamente il nome del popolo.

    Contrariamente alle consuetudini europee i Valacchi, specialmente in passato ed ancora oggi in Romania, stabiliscono i loro villaggi permanenti ad alta quota, o in un punto intermedio delle rotte di migrazione, e solo durante la stagione in cui compaiono le nevi scendono nei villaggi di fondo valle.

    La loro economia era tradizionalmente basata sull’allevamento transumante e molto probabilmente questa è la principale causa della loro diffusione in un’areale molto vasto che va dalla Grecia, all’Albania, a tutto il territorio della ex-Jugoslavia, fino alla Bulgaria e Romania. La loro presenza è attestata anche in base a studi linguistici in molte aree dei Balcani. È stata notata la tendenza a raggrupparsi in villaggi vicini gli uni gli altri. Questo ad esempio è il caso dell’Istria dove tra Pisino-Pazin e la costa orientale vi sono numerosi villaggi con toponimi valacchi, dove sussiste un dialetto indipendente.

    —————————————

    Da: Le origini delle lingue europee, del glottologo Mario Alinei Volume II

    2.1.4. Bronzo e Ferro: rapporti slavo-celtici

    v) Il nome celtico dei Volcae-Tectosagi («amanti dei viaggi»), che secondo le fonti penetrano in Boemia a metà del I millennio a.C., e che nelle lingue germaniche e slave diventa il nome dei «Latini» (oltre che dei Gallesi del Galles): antico islandese valskr, valir, tedesco welsch ecc.; antico russo volochЪ, ucraino voloch, polacco włoch, bulgaro ceco vlach, serbo croato vlah, sloveno làh.

    A questa famiglia aggiungerei – a un livello più profondo – quella slava occidentale-balto-germanica rappresentata da ceco valach, polacco wałach, lituano volokas; tedesco Wallach, danese vallak, svedese vallack, tutti «cavallo castrato», ma in origine «Valacco», evidentemente collegata all'uso orientale di castrare i cavalli. Per spiegare il rapporto semantico si potrebbe ipotizzare che l'uso della castrazione sia stato diffuso da gruppi di portatori del Vaso Campaniforme, noti allevatori di cavalli, dopo averlo appreso in Europa centrale.

    Per un'influenza orientale analoga, e uno sviluppo semantico parallelo, cfr. francese hongre, in origine «ungherese», poi «cavallo castrato»; tedesco Reuss, in origine «russo», poi «cavallo castrato»; latino medio equus bunnicus, in origine «cavallo unno», poi «castrato» [Buck 3.43].

    vi) Il nome ungherese degli Slavi, tόt, di evidente origine celtica: antico irlandese tuth «popolo, tribù, paese», Galese tùd «paese», è chiaramente collegabile ai Celti dell'Ungheria.

    vii) il celtismo ungherese mén «stallone», da accostare al gallo-latino mannus «piccolo cavallo».

  92. wainer
    |

    è inutile parlare con gli italiani e gli italianisti, tra noi e voi c'è sempre stata solo diplomazia. a proposito di Butèr e tutto. voglio vedervi a capirci parlare se non vi facciamo un piacere come adesso. Rex e Rix…va bene, allora sono italiani tutti, francesi, inglesi, spagnoli…bravi.

    statevene nel mediterraneo e lasciateci tornare in europa.

    per noi voi siete stranieri, lo eravate per i nostri nonni davanti alnemico, e ho detto tutto. la grecità sta a voi come a mosca e tutto l'occidente (a voi meno di tutti). basta. inutile fare i bizantini come voi.

  93. wainer
    |

    i rabbiosi etnocidi…va bene, terapeuta per 20 milioni di persone, bravi.

    i toscani si vede che, pur italiani, sono di un'altra pasta, non si offendono quando scoproni (la penisola è ristretta…non come la mitteleuropa) che niente, dalla gastronomia. alla lingua originale, ecc è italiano.

    quello che fa testo sono i discorsi che facciamo con francesi, svedesi, tedeschi, russi, albanesi, rumeni non zingari, anche su di voi.

  94. Kaisaros
    |

    "non siamo italiani, non + di francesi, spagnoli o inglesi coi loro coloni romani".

    Dipende da cosa si intende con Romani;

    se si intende l'etnia originaria Latina

    (cioè di quel popolo del centro eurpa,vissuto

    tra celti e germani prima di scendere in Italia nel secondo millennio

    a.C.) allora sarebbe difficile identificarne uno vero.

    Anche perchè se ne trovaste uno,Latino originario,purissimo,

    magari con barba e capelli lunghi come usavano fino al primo periodo repubblicano,

    lo indichereste come "grande esènpio de ràza celto-longobarda"!!!

    E invece no,sarebbe proprio un Romano,che ha battuto

    in "indoeuropeità" tutte le genti da voi idolatrate

    (anche giustamente,perchè Celti e Longobardi

    furono grandissimi popoli e l'Italia resta una nazione di matrice Romano-germanica).

    Ma il problema è la vostra distorta(quanto spassosa)

    visione del "romano marrano(!?!?!?),bizantino(!?!?!?!?!),

    che ha imbrigliato con l'inganno(!?!?!?!?!?!) i popoli europei

    (mentre i Romani ovviamente erano centro-africani).

    Valida,al limite,per l'ultimo decadente periodo imperiale.

    Insomma,potete far valere certe argomentazioni

    contro un certo meridione levantino,

    non certo contro la indoeuropea Roma che

    "mangiato in capo" a tutti i popoli dell'evo antico.

    Ora continuate pure a delirare su "bùter",bizantini,marrani,

    unni liberatori d'europa e battute simili(ah,non erano battute?……..).

    E pensare che vi basterebbe leggere qualche articolo su

    questo sito per capire.

    Ma per voi "capire" è sinonimo di

    "darla vinta ai bizantini terun!!!".

    E,per l'ennesima volta,non esiste nessun

    "rabbioso etnocida" in questa discussione.

    A nessuno cale se vi definite celti,goti o marcomanni.

    Semplicemente non pretendete che le vostre categorizzazioni

    fittizie da gioco di ruolo fantasy siano considerate sensate,tutto qui!

    Saluti ; )

  95. Wainer
    |

    qualsiasi impero eurasiano è superiore alla straniera (territorialmente, climaticamente) penisola della roma antica (che poi era un fazzoletto di terra, un impero che i fautori di questo sito avversano, amando la repubblica prisca che non aveva bisogno di un impero castale…) , che senza la cultura etrusca e greca sarebbe stata una cultura barbarica qualsiasi (ai tempi dei prischi romani).

    Solo un peninsulare provinciale e angusto potrebbe sottovalutare e sottostimare l'impero del Khan, per es. metà dei letterati romani erano galli romanizzati. la romanità (che è poi solo grecità) sta a tutto il mondo del vecchio occidente (ma anche del nuovo negativo occidente) e non c'entra quasi più con la barbarica roma attuale (in cui non si trova neanche un solo marcatore genetico, per esempio). Tipico del minculpop (sopravissuto a dopo Gentile, e dopo il 45): l'antichità classica va bene, il mondo celtico (che esiste ancora puro (mi interessa la lingua qui) a livello insulare) è da fantasy. Tipico italiano e tipico meridionale (intendo meridionale d'Europa). Guarda caso certo legame col mondo europeo e anglosassone (anche certa cultura pop giovanile) non è andata sotto la Gotica. chi ha detto di volere una "repubblica celtica padana"? noi oggi siamo lombardi con una koinè di dialetti lombardi che non sono italiani, così come oggi ci sono i francesi, che non sono + i galli, o i franchi. ma se fino a ieri si ficcavano le zucche per il capodanno celtico continentale (non il 31.10) sugli alberi e illuminate in tutta l'area padano-alpina, soprattutto in Romagna (Romagna = l'attuale Romania, etimologicamente, = Roma è straniera), tutti gli accademici parlano di celtismo padano, solo un rabbioso etnocida non lo vuole accettare. basta, se non con Buttafuoco, parlerò d'ora in poi solo con fratelli europei e cugini asiatici, anche siriani e libanesi però non sono ritardati o imperialisti, non sono male (un imam siriano odia gli "arabi" africani, toh) .

  96. Wainer
    |

    Cosa c'entrano il latino, il mondo classico e anche per es., il Rinascimento con l'Italia propriamente detta? Non riesco a capire.

    E soprattutto cosa c'entrano come scusa per tenere affrancata "spiritualmente" (ma soprattutto per sfruttarla economicamente e privarla di una rappresentatività oltre i confini statali), la nazione Lombarda (prima Gallia Cisalpina- neo "Italia annonaria", mai solo "Italia", cioè l'italia fiscale che manteneva la corte imperiale)attestata da un migliaio di anni nelle fonti franco-britanniche-antico tedesche.

    Per il resto la solita litania salamelecca…la mitologia romana è realtà, i celti (antichi e mescolati oggi, ma anche presenti: bretoni, irlandesi, gallesi, ecc.) sono i folletti fantasy.

  97. Kaisaros
    |

    "Cosa c’entrano il latino, il mondo classico e anche per es., il Rinascimento con l’Italia".

    Beh.il Latino è la lingua dei Latini,popolo che ha creato la propria civiltà

    nel Lazio,appunto,che è in Italia.

    Il mondo classico è grreco-Romano;

    e Roma è in Italia,mentre gran parte della grecità

    deriva dalla Magna Grecia,che è in Italia.

    Il Rinascimento è un movimento che nasce

    nelle Città Italiane,basandosi sulla riscoperta

    dei valori dell'Italia antica(cioè Greco-Romana).

    Non è troppo difficile,wainer ; )

    Poi comunque nessuno vuole tenere "affrancato" nessuno.

    Fate la secessione.

    Ma non prendetevela con "l'uomo nero"(cioè il romano bizantino marrano levantino di cui deliravate prima) se sin da epoca medievale si considera il confine d'Italia le Alpi.

    E non citatemi a difesa della vostra visione la suddivisione Romana,

    perchè sareste visibilmente incoerenti.

    I romani,prima male assoluto,di botto diventano riferimento per

    la vostra suddivisione geografica?

    Evita,dai….un pò di dignità!

    E poi vedi come sei,inconsapevolmente,ridicolo?

    Parlando di Romanità tiri fuori la parola "salamelecca".

    Hai una tremenda confusione in testa;

    sfogliati un pò questo sito per tentare di capire la differenza

    tra mondo Indoeuropeo(come quello Romano) e mondo arabo.

    Che tra l'altro,tale mondo arabo non differisce troppo dalla tua visione;

    dogmatico,settario,integralista,chiunque non è della tua tribù

    è infedele…..

    Sotto sotto sei un al-wainer muhammad awad !!!

    Ecco perchè non riuscivo a seguirti;cercavo un filone

    Europeo nelle tue parole,ma evidentemente dovevo

    cercarlo nei deserti arabici!

    Salam aleikum,Al-Wainer !!!

    P.s.

    Quando parlavo di "fantasy" non mi riferivo alla

    mitologia nordica(nè tantomeno alla veridicità di quella

    Romana,che tra l'altro non esiste);era una metafora per indicare le divisioni

    nette e settarie.

    Tipo quella tua in stile musulmano : )

    E mi raccomando,Jihad dut a Roman !!!

    (non c'è bisogno che te lo traduca,

    da provetto maomettano quale sarai!).

    Saluti e viva Maometto(pace e benedizioni su di lui!).

    Ah,un'ultima cosa:

    la Lombardia annonaria che "mantiene la corte imperiale"

    è fenomenale !!!

    Neanche bossi sotto barbiturici avrebbe mai potuto

    concepirla!!!Una rivendicazione leghista nel 200 d.c!!!

    Comunque è vero che i tuoi predecessori mantenevano

    Roma;gran parte delle provviste arrivavano dal nord africa.

    Saluti,Al-Wainer.

  98. Wainer
    |

    i marrani padani sono quelli che fanno come i tedeschi di bolzano verso la loro nazione, che vogliono essere dei nordtoscani. dicevo, ma la coda di moderazione è lunga, a Alberto, di piantarla di parlare con voi italiani e misti-italiani. siamo alle solite, i nostri dialetti sarebbero italiani, il nostro territorio apparterrebbe alla penisola, voi non siete stranieri (rapporto amicus-hostis), ecc. C'è tutto un mondo, anche di termini (i marrani padani), che non conoscete, noto anche la nostra tipica signorilità rispetto alla vostra(sempre più furba, occhiuta e bizantina, lo ammetto) mancanza di rispetto e inciviltà.

  99. Wainer
    |

    Mi rivolgo a Alberto (o Albè..Zenti Albè…parliamo italiano dai): basta avere a che fare con questa gente…noi magari pensavamo di avere a che fare con dei Veneziani (seppur detestabile) e Buttafuoco….

    Lo stoicismo dell’articolo qui “Italia arcaica: le origini” come azione di fronte alla invadenza allogena.

    Hai notato anche come siamo signori rispetto a loro? Permalosi offensivi…e noi distaccati..

    Tipico..la mentalità del deserto raccontata da Saint Loup ne “I nostalgici”.

    Noi non ci definiamo, siamo o padani (parola dei geologi da secoli), o meglio lombardi nazionali e veneziani. Non è colpa di nessuno se la linea gotica divide l’europa dal mondo mediterreaneo, se siete visti come stranieri insieme a tutti gli altri europei, dagli albanesi agli svvedesi. la lingua e la nazionalità lombarda sono attestate per 1000 anni in testi francesi, inglesi, ecc. adesso siamo provincializzati in "norditaliani" (che sono i toscani invece). I nostri gurppi di dialetti e la lingua veneziana sono studiati e hanno status nelle università dei paesi civilizzati.

    Stiamo parlando di un popolo, che tranne pochi di noi non conosce i cellentani, i paccheri, gli ziti, la pizza l’ha conosciuto nel 1970, ignora le parole: bailamme, a bizzeffe, salamelecco (salam alecum, alecum salam), gli slogan “terzo mondo eravamo, e terzo mondo restiamo”, i riferimenti ad alì babà..

    Per il signore meridionale tanto permaloso quanto autentico analfabeta culturale: usavo butèr (der Butter) per restare sull’alimentare, pensando che:

    1. a voi italioti piace il mangiare

    2. mi mantenevo al livello che mi dimostri, usavo esempi alimentari della nostra lingua originaria che non c’entra proprio niente con l’italiano, te ne do altri: mugnaga a Bergamo e mugnegh a Modena (albicocca), Ancò a Verona, Aincò a Trento, Incò a Modena (è quel che voi chiamate mò), a proposito, a Bologna butèr diventa butìr.

    Per la signora “intellettuale” e permalosa maleducata (un po’ di sangue laziale per caso?): i Velchi (degli antichi testi), sono i celto-romanzi e celti incontrati dai Germani, i Welsh del Galles, i Welsche per gli alsaziani-lorenesi, i Walsche per i Tedeschi di Bolzano.

    Volete anche inventarlo/i, questo/i fantomatico popolo italico residente nell’area padano-alpina? Oggi che vi serviamo per non precipitare in fondo al mediterraneo? I legionari romani (spesso dei Germani, ma non importa) sono disseminati ovunque nell’Europa (quella vera che vi esclude).

    Basta accettare di non volerci colonizzare nè noi nè gli amici tedeschi di bolzano, e di capire la propria condizione mediterranea e non europea.

    è sicuro il cesare qui presente di avere letto bene lui gli articoli di centro studi LA RUNA? dove trovano spazio un Ciola, un Oneto, ecc.?"darla vinta ai terun"?, no è solo che collegare la roma antica a quella presente è ignoranza e una tipica mentalità del deserto (teleologia), sei sicuro di avere letto bene "italia arcaica le origini"? Molto imbarazzante…(e che in ogni caso esclude noi lombardi nazionali e veneziani, che non avevamo un popolo italico sul nostro suolo, con una flora e un clima che ci escludono a priori dalla stessa penisola in ogni caso).il tutto è nato per permalosismi (tipici) in merito a tutt'altra cosa (l'incompetenza del Lamendola quando parla di Germania, Lombardia-nazione (o la Padania dei geologi) e Italia. Non c'entra niente qua, io non l'ho usato, comunque: noi non diciamo "terun", ma, -maròc-, -marocchi- o -marocchini-, o -croccanti-, o -maraman-. C'è una variante da -terrone- che è taroun o in italiano -tarone-, ma è poco usata.In senso non offensivo si dice -marocco- (sostantivo e aggettivo) o meridionale (da Ancona inclusa, chi non viene dai dialetti celto-romanzi, guarda caso). qualsiasi impero eurasiano è superiore alla straniera (territorialmente, climaticamente) penisola della roma antica (che poi era un fazzoletto di terra, un impero che i fautori di questo sito avversano, amando la repubblica prisca che non aveva bisogno di un impero castale…) , che senza la cultura etrusca e greca sarebbe stata una cultura barbarica qualsiasi (ai tempi dei prischi romani).

    A proposito, quando sbarcavate in USA venivate classificati come -italian americans-, noi no. Non so se lo sapevate..non dirò qui come venivamo classificati noi. Per il resto, le fonti europee ci chiamano Lombardi dall'800 al 1800. La chiesa dei Lombardi a Parigi è la chiesa di quelli che oggi sono i "norditaliani" (che in realtà sono i toscani). Punto. Fate pure finta che parliamo di quadi, marcomanni, ufo, ecc. e che -tòr- = prendere, strulghèr, scianchèr, sbraghèr, stricchèr, sgurèr, mustadera, bugadera, scunìr, marangòun, siano termini di un dialetto italiano (un dialetto che va dall unico vero appennino (Penn) alle Alpi).

  100. Kaisaros
    |

    x wainer:

    purtroppo anche la redazione pubblica i miei commenti a sprazzi;

    evidentemente disprezzare il centro e sud Italia viene considerato meno

    offensivo delle mie risposte.

    Senza contare tutte le uscite in cui definisci

    gli Italiani del centro sud "arabi","Italioti","levantini",dalla "mentalità del deserto",

    "bizantini" e compagnia bella(da grandi "signori distaccati",come te e quell'altro pellegrino

    con tutti gli sfondoni che ha tirato e che,messo alle strette,si è rimangiato).

    Non è il caso di rispondere sia perchè con ogni probabilità non

    verrò neanche stavolta pubblicato e sarò ancor meno diplomatico,sia perchè è evidente che non capisci cosa

    leggi(come quando affermi che io abbia paragonato la Roma Antica a quella odierna

    e sfondoni vari).

    Che dire,capisco ora da dove sbuchino i terroristi del nord Italia

    (come nel trentino).E capisco anche i metodi usati nel Ventennio

    per certe teste:legnate su legnate,per vedere quanto il "sangue

    lombardo" tarato da odio anti-Italiano sia facile da smacchiare dalle camicie.

    Per quei 2 gatti plagiati da certe minchiate.

    Ah,e vivi complimenti alla redazione per l' "arbitraggio imparziale".

    Saluti.

  101. Alberto Pento
    |

    Perdonatemi se sarò “curto” e di poche e povere parole ma non posso seguirvi nel vostro alato confronto dialettico condito di ‘sì frizzante e fiorita retorica.

    Io come voi sono stato cresciuto da “italiano standaro” ma devo confessarvi che mi sono sempre sentito a disagio, in sorda e oscura contraddizione; così anni or sono, un giorno mi son dovuto guardar ben bene allo specchio e ancor più a fondo al di dentro, con il terzo occhio, come fanno gli sciamani e mi sono chiesto:

    posso io come uomo veneto essere degno dell’umanità e del creato o dell’universo, senza dover essere un cittadino per forza italiano o di fraternità italiana e senza dover darmi antenati culturali come i romani e i greci (e biologici per i romani) ?… e la risposta è venuta sù da sola ed è stata SI, SI !

    Anche come cristiano posso prescindere da Roma e dal suo Imperialismo Cattolico e addirittura posso prescindere dal mito di Cristo e sentirmi un Cristiano Precristiano in armonia con i valori universali e con la spiritualità dell’umanità intera.

    Io, per essere un buon uomo, degno e civile, in armonia con i valori eterni e universali non ho bisogno di essere italiano e di avere antenati greci e romani … mi basta essere quello che sono: UN UOMO VENETO CHE STA NELLA SUA TERRA VENETA, perciò prego il prossimo di rispettarmi come tale e di non impormi una fraternità che non mi è naturale e che mi ripugna nel profondo e non per razzismo ma semplicemente per naturale rigetto delle imposizioni violente, menzognere, ricattatorie, intimidatrici, truffaldine, … false e irrispettose.

    Nella mia epigrafe tombale sarà scritto chiaro e tondo e in lingua veneta (né latino, né italiano), che sono un veneto europeo non italiano.

  102. Alberto Pento
    |

    Caro Wainer

    esiste la piana Padana

    ed esiste la Piana Veneta

    che ha come confine il Pò e che ingloba una parte del suo delta.

    Mi dispiace ma i veneti e i veneti veneziani non sono padani.

    La Padania è un'espressione geografica e geologica (come dici tu) al pari dell'Italia o penisola italica: entrambi conetti o espressioni puramente geografiche.

    Se devo essere sincero il padano Bossi è un vero e proprio rappresentante di ciò che antropologicamente caratterizza un italiano in senso etnico e culturale … e presonalmente pur non essendo che una creatura imperfetta e un gran peccatore non ho proprio nulla da spartire con un'individuo italico simile … quasi quasi preferisco un mafioso siciliano o un cammorrista napoletano a un fanfarone-ladrone di verità e di speranze, parassita politico come Bossi.

    Non avertene a male ma io non sono né italiano, né padano, più terra terra sono un veneto degno e fiero, felice di esserlo e desideroso di togliermi dalla skiena la "scimmia italica" che mi succhia il sangue, mi degrada come una droga tossica, mi soffoca in tutti i sensi e che mi nega come veneto.

  103. Musashi
    |

    Ma non vi accorgete che la vostra "lingua", cosi tanto studiata nei piu prestigiosi atenei di questo pianeta, nota infatti e' la cattedra di "venetologia comparata" alla Sorbona di Parigi, altro non e' che una lingua romanza?

    prendete le parole tirate fuori da Wainer: aincor deriva da 'ancora' lat. medievale che deriva da 'anchora' latino plebeo. non usatissimo ma sui vocabolari c'e', lo usava Catullo!

    Buter o Butir dei cari bolognesi viene da 'Butirrum' che e' il nome sacrosanto latino del burro.

    ci vuole tanta fantasia per prendere queste parole come segno identitario celtico!

    In fondo gira gira non siete dei Galli latinizzati, il che comunque non vi farebbe onore perche ricorderebbe la vostra sottomissione storica alle aquile imperiali romane…alla fine siete italiani impastati come

    tutti noi. voglio vedere chi di voi puo' ricostruire la storia della propria famiglia oltre la quinta generazione e dimostrare di discendere direttamente e solo dai Galli antichi!

    Per favore! il buter!

    segno di identita' celtico padana ha un nome che deriva dal latino!

  104. Alberto Pento
    |

    Mi dispiace Musashi

    lei scambia la presenza di varianti linguistiche, di parole presenti anche nel latino, come derivanti dalla parola latina o dalla variante latina, quando invece queste voci sono per lo più o in buona parte semplicemente parallele a quelle latine e spesso l'origine delle voci latine sta proprio nelle voci delle lingue parallele; in alcuni casi avviene il contrario come per certe voci di storia dotta e letteraria (che a loro volta però traggono origine da basi preistoriche diffuse non solo nel latino, nel greco o nell'ebraico).

    Il latino come il greco non sono le lingue originarie dell'Europa sono semplicemente due lingue che hanno lasciato abbondanti testimonianze scritte che ci possono aiutare a conoscere la storia delle lungue umane d'Europa, ma che è semplicemente infantile, sciocco e assurdo porre alla base di buona parte delle lingue europee (Europa centro-sud occidentale e centro-occidentale mediterranea).

    La lavorazione del latte sia delle vacche che degli ovo-caprini è antichissima e il suo lessico è altrettanto antico e in questo la voce "butiro, butter, buter, butyrum, buturum, burro, bouturon : grego BOUS TUROS (che in origine era un formaggio di capra, bestie più tipiche del Mediterraneo come le vacche lo erano del centro Europa: il greco TUROS corrisponde ad accadico TURAHU) " ne è una testimonianza, non è certo una invenzione-innovazione dei romani o delle genti latine o dei greci.

    E' molto piì facile che i migranti romani abbiano ereditato questa voce dagli autoctoni del centro italico quando vi sono giunti come minoranza etnica poi divenuta politicamente egemone restando pur sempre minoranza etnica come lo furono gli etruschi e i venetici, tutte minoranze etniche divenute politicamente egemoni, ma sempre minoranze.

    E' il latino dei romani che deriva per lo più dalle lingue dell'area osco-umbro-centro italica e etrusco-celto padana con l'apporto della lingua propria dei migranti romani e successivamente del greco letterario.

    Mi dispiace tanto per voi ma il latino non è una lingua madre è soltanto una lingua parallela, una variante linguistica parallella … l'unica Lingua Madre ipotizzabile è quella mitica di Adamo ed Eva o della prima coppia di uomini (forse in Africa) che a sua volta si disperde e radica nella filogenesi delle creature della terra.

    Non attribuiamo assurde geniture a ciò che è semplicemente parente dello stesso grado … il latino come il greco sono soltanto lingue parallelle che diversamente da quasi tutte le altre lingue di ieri e di oggi godono di abbondanti attestazioni scritte (relativamente al primo millennio a.C. e al primo millennio d.C.) che dai "semplicioni non scientifici" vengono scambiate per lingue madri.

  105. Alberto Pento
    |

    La voce grega TYROS (cacio, formaggio) corrisponde, in parte, alla voce accadica TURAHU (capra) … nota tratta dal filologo Giovanni Semerano che io apprezzo moltissimo, diversamente dalla scarsa considerazione che gli attribuisce Il Centro Studi La Runa.

    Giovanni Semerano è il primo studioso di area italica che abbia scritto un Dizionario Etimologico del latino e del greco antico in lingua italiana … che da anni consulto e che trovo scientificamente utile (anche se vi sono errori e imperfezioni poichè nessuno è perfetto) però l'opera linguistica di Semerano che io ben confronto con quella di altri studiosi e con il mio vaglio di conoscenza, la ritengo migliore di tanto pattume prodotto e riciclato da accademici portati in palmo di mano dalle "tendenze scientifiche egemoni perchè più ideologicamente e politicamente corrette" ma scientificamente del tutto errate.

    Su web si trovano una ventina di dizionari della lingua dell'area Mesopotamica e assira, editi da poco da una Universita USA che si è impegnata per decenni su questo fronte (un'opera colossale e miliare) e così si può verificare parte della ricerca e del lavoro anche del buon Giovanni Semerano che giustamente ha irriso il mito linguistico indoeuroeo posto sull'altare dell'ideologia indoeuropea antisemitica, tral'altro fatto traballare anche dalla Teoria della Continuità EtnoLinguistica dal Paleolitico del glottologo Mario Alinei e da me continuamente sottoposto a vaglio come per il Semerano … due studiosi il cui apporto è più che fondamentale per una comprensione "non ideologica e falba" della storia delle lingue umane d'Europa e del Mediterraneo.

    Le lingue da cercare sono quelle parlate dagli uomini e non quelle scritte dai letterati che ne sono soltanto una parziale testimonianza.

  106. Alberto Pento
    |

    Gentile Musashi

    che alla Sorbona preferiscano studiare il latino piuttosto del veneto, lo capisco però questo cosa significa ?

    Io preferisco di gran lunga studiare la mia lingua veneta che il latino … ma mille e mille volte di più … io considero il latino un "arte" o attrezzo o arnese come un martello o una vanga … uno strumento di lavoro per aiutarmi a conoscere la storia delle lingue umane e non perchè il latino sia la lingua madre ma semplicemente perché testimonia di fasi relativamente antiche delle lingue umane e mi può aituare a far luce sulla storia della mia lingua veneta che non arriva di certo dal latino anche se per certi versi ha molti elementi in comune e come tale va considerata come una lingua parallella al latino.

    La mia Lingua Veneta vale come il volgare italiano per Dante e mille volte più del latino, sia chiaro.

    Sia altrettanto chiaro che il latino di per sè non è portatore di valori culturali superiori!

    Se c'è una lingua che per me porta dei valori supremi questa è la mia lingua quella veneta più di ogni altra sia essa: l'italiano o il latino o il greco o il tedesco o l'inglese o l'ebraico o lo slavo ecc.

  107. Musashi
    |

    Massimo rispetto per il veneto lingua o dialetto. Tecnicamente è un dialetto mentre è una lingua in quanto lingua letteraria solo il veneziano, che però, sempre tecnicamente parlando è una lingua morta, come giustamente ha rilevato un commentatore più sopra.Ad ogni buon conto me ne dispiaccio perchè penso che le identità siano una ricchezza, sempre.

    Comunque se viene più studiato il latino, di ragioni ve ne sono e dovreste considerrle anche voi.

    Considerare la razza latina come distruttrice di civilità mi sembra un delirio bello e buono. Oltretutto ti ricordo che venezia è una delle città più levantine e "bizantine" della penisola.

    E i veneti sono stati forse più di tutti, non dico italiani, ma gli europei, ad avere contatti col mondo mediterraneo, levantino, orientale, anche semitico.

    E con ciò?

    Nulla di male, ma non capisco perchè queste peculiarità diventerebbe stigma di negatività se riferite ai latini, ai quali peraltro convengono assai meno, i Romani avendo avuto definite peculiarità tipiche degli indoeuropei, dei Dori ecc.

    Sul latino, bè: che esso sia la base delle lingue europee romanze e dei dialetti italiani, compresi quelli del centro nord mi sembra opinione non solo mia, di kaisaros, e di qualche altro frequentatore del sito, ma l'opinione condivisa della PIENA TOTALITA' del mondo accademico, della linguistica e della filologia scientifica.

    Nel pieno rispetto delle vostre pur stravaganti opinioni, vi è però una evidenza assolutamente contraria sul piano della glottologia.

    Credo che su questo punto non ci sia molto da dibattere.

    Mi spiace per l'acrimonia con cui si è sviluppata questa discussione.

    Ritengo che ci sia una posizione ideologia, troppo ideologica, nel tuo nazionalismo veneto e in quello modenese di Wainer.

    Libero ognuno di ritagliarsi la propria immagine identitaria. io potrei anche ritenermi un fiero civis della città di san Marino, della sua tradizione di autonomia ecc.

    Ognuno si può creare il suo mito identitario.

    Però certe forzature storiche riamangono e non vi fanno onore.

  108. Wainer
    |

    ancora questo voler mettere tutte le lingue "romanze" (a sustrato venetico, oppure celtico(che non è fantasy), e a soprastrato germanico) sotto l'ombrello di roma…è genetico..e poi non devo dire etnocidio.

    la lingua poi non è uno degli ingredienti etnici. c'è ben altro che è alla base di un sentirsi diverso/simile.

    definizioni di accademici falliti….: "romanze" come l'inglese è una lingua "germanica" (celticissima e francesissima(dalla corte normanna)

  109. Wainer
    |

    di onore non dovrebbe parlare chi da 100 anni ha creato una casta statale, un certo bizantinismo socio-politico, e non vado oltre perchè sappiamo prendervi con le molle…

  110. Wainer
    |

    il latino invece è proprio una lingua viva e vegeta…

    "veneziano lingua morta"….

    noi siamo gli unici a non parlare di ideologia ma di fatti, citazioni dalla linguistica.

    perchè noi a che partito-chiesa facciamo riferimento? alla "lega nord" secondo voi? noi parliamo per le nazioni vere, contro quelle finte dell'800, e su basi scientifiche. voi invece avete il -partito-"parrocchia" mentale del partito risorgimentale.

    vedo che i veri italiani non usano i nostri termini: "bizantinismo" non c'entra niente con l'impero bizantino in sè, l'uso di quyesto termine c'è sui vocabolari,

    lo stesso per "marrano" (per esempio "marrano padano") è un altro di questi termini.

    odio il campanilismo, la modena post 1960 deve essere rasa al suolo e ho parenti da Dongo a Mestre.

  111. Wainer
    |

    Toscano? parliamone…lo sanno quelli che devono impararlo..che casino anarchico…

    Veneziano?

    Anche su basi del risorgimento che non ha mai avuto un sorgimento: "“Mentre gli intellettuali di tutta Italia impazzivano per il Toscano (che paradossalmente sarà a rischio di estinzione nel 1800), un isolato letterato napoletano del XVI secolo, Benedetto di Falco si augurò che questo Veneto “cancelleresco” divenisse la lingua comune di una futura Italia. Giacomo Devoto ha osservato in proposito che se questo auspicio disinteressato si fosse mutato in realtà, la “lingua italiana” che ne sarebbe derivata sarebbe stata più moderna e avrebbe avuto una genesi analoga a quella del Francese e delle principali lingue europee, che avevano iniziato la loro diffusione capillare come lingue pubbliche e amministrative e non come strumento dall’esclusivo impiego letterario, piegato spesso a forza per usi diversi (per i quali non era tarato: e ciò comportava una notevole “difficoltà di esercizio”) (135).”

    Sergio Salvi (che ama anche il Veneto)

  112. Wainer
    |

    Riassumiamo: "in tedesco di dice Information e Geographie, allora c'è una matrice latina! cavolo! dal Brennero a Kiel tutto sotto roma e subito.

    però guarda…tragatèin, sbraghèr (da brehan =to break/brechen), disnèr (pranzare), ecc. ecc. devo incollare un dizionarietto tascabile?, non vengono dal latino…poi mangiano le tigelle col lardo spalmato sopra e il burro nella minestra e non avevano la pasta di grano duro e la pizza non esisteva fino al 1970…dunque bypassiamo la Valle del Po e ci riallacciamo via mare con l'Austria…"

    così ci avviciniamo all'idea italianista di base?

  113. Wainer
    |

    Fuori dai confini statali noi siamo dei fantasmi, etno-culturalmente, non esistiamo.

    Gastronomicamente, socialmente, linguisticamente, costumanze, ecc.

    siamo una specie di nord-laziali che abitano dove c'è la nebbia.

    I tredeschi federali vogliono sapere chi è il capomafia di Trento (di base vivo a merano).

  114. Musashi
    |

    Non ho mai negato nè la bellezza nè l'originalità della lingua-dialetto veneto.

    Il venexiano è lingua morta perchè nella sua accezione di antica lingua letteraria è ormai parlato da pochissime persone, forse alcuni anziani, ma venezia città è spopolata e il veneziano antico non è sopravvissuto molto: si è fuso nell'entroterra soprattutto col trevigiano, sicchè la lingua di Goldoni oggi non è più parlata.

    Lascio stare i contatti con il Levante dei Veneti, su cui avete glissato con un silenzio assordante, e che invece sarebbe dirimente perchè è proprio quello che i sostenitori del partito celta imputano agli infidi latini…

    Ripeto che il dialetto veneziano è innegabilemnte derivato dal latino. Nel medioevo a venezia si parlava una forma di latino volgare, certamente influenzato dal substrato precedente ma secoli di lingua latina parlata in loco hanno lasciato assai più il segno…

    talchè il 90 % circa delle parole non del dialetto veneto odierno ma della lingua "veneta de mar" cioè la parlata in cui la Serenissima redigeva i documenti, sono di origine latina. E' più che sufficiente per chiamarla lingua romanza o neo-latina. pensare che il veneto e il veneziano non si siano sviluppati soprattutto dal latino non è nemmeno ideologia o fantismo, è delirio. In ogni caso la glottologia scientifica a sta li a rammentarvelo.

    Anche il francese, lingua di sicuro più marcatamente contraddistinta dal precedente sostrato gallico di quanto non sia il piemontese o il lombardo, è assai più latina che celtica. La prova? Non solo la grammatica e le coniugazioni "latine" ma soprattutto il numero dei vocaboli di origine latina. Sicchè nel francese quasi non si riconosce la presenza gallica. E infatti esso è assai più simile al latino che non al gaelico!

    Il fatto è che voi siete discendenti dei celti non meno che dei latino-romani. Nella pianura padana c'erano colonie e municipi romani (cioè stanziamenti di gente latina) già fin dal III-II secolo a.C. come ve ne erano nella gallia narbonese.

    Queste colonie sono cresciute e si sono consolidate nel tempo e hanno costituito e rafforzato la base demografica della pianura padana. Poi nei secoli la componente gallica e e quella romana si era praticamente sovrapposte e fuse da divenire un tutto organico. lo stesso accadde in Gallia transalpina: infatti quando ci furono i primi stanziamenti germanici in seguito alla nascita dei regni post impero romano, dal V secolo in poi, le famiglie della preesistente aristocrazia gallo-romana costituirono la base per il mantenimento della civilità latina e del diritto romano.

    Il revival celtico mi sembra molto ideologico. Potrei capire uno dell'isola di man, ma una reale sopravvivenza della civiltà celtica quale essa era addirittura prima della colonizzazione romana cioè ormai 2300 anni fa, mi sembra una forzatura.

    Di sicuro quello che voi velatamente volete sostenere: la presunta superiorità morale e civile di una parte della penisola sull'altra, non sufficientemente ariana, così come l'inesistenza di un sentimento di coscienza collettiva peninsulare, attestata da Machiavelli, ma prima ancora da Dante, da Petrarca, mi sembra priva di fondamento sostanziale.

    Lega nord?

    Mah, anche anche…. di sicuro queste fole, prima che si guadagnassero l'onore delle cronache con l'umoristico G. Miglio, non erano sostenute da nessuno nel lontano Nord.

    Strano che una realtà così cogente come l'alterità etnica e razziale dell'Oltre Po non sia sta mai notata prima.

  115. Wainer
    |

    Sarò pubblicato? e perchè no?

    Miglio ha sempre detto di non essere interessato a etnia, lingua, ecc. ma solo a leggi, statuti, direttori, costituzioni, la sua capitale federale perfetta era esattamente nel centro italia…ecc..

    non gli veniva un brivido dietro alla schiena a sentirsi appellato come italiano.

    Nessun nel (si capisce da dove scrivi) "lontano" Nord…tutti, solo che o per fare i complimenti, o per "teutonico" pragmatismo, non lo esternano e pensano alle cose concrete, ma tutti, proprio tutti i settentrionale, si fanno condizionare la vita dalla penisola italiana, da quando ci mettevano insieme nelle caserme (adesso non più), dal vicinato indesiderato, dalla carriera pubblica non fatta, o interrotta (casi eclatanti) ecc

  116. Wainer
    |

    Miglio ha sempre detto di non essere interessato a etnia, lingua, ecc. ma solo a leggi, statuti, direttori, costituzioni, la sua capitale federale perfetta era esattamente nel centro italia…ecc..

    non gli veniva un brivido dietro alla schiena a sentirsi appellato come italiano.

    Nessun nel (si capisce da dove scrivi) “lontano” Nord…tutti, solo che o per fare i complimenti, o per “teutonico” pragmatismo, non lo esternano e pensano alle cose concrete, ma tutti, proprio tutti i settentrionale, si fanno condizionare la vita dalla penisola italiana, da quando ci mettevano insieme nelle caserme (adesso non più), dal vicinato indesiderato, dalla carriera pubblica non fatta, o interrotta (casi eclatanti) ecc

    abbiamo già detto -da mò- (che in pugliese non significva il -mò- come per gli altri) che il latino sparso in europa non autorzza gli italiani a sottrarre tutto per sè.

    i celti, anche questo già detto…!!! non siamo irlandesi, ma senza il sostrato celtico! (e venetico) saremmo come i tiscani, umbri, o anche i marchigiani di senigallia: non saremmo settentrionali, cioè cisalpini e4 non italiani.

    Alberto: sii fiero di una band rock di 15 anni fa che scriveva di suonare “rock balcanico”, erano di Trieste ma sapevano la verità sulla loro città (mai stata italiana, , tedesca, veneta, slava in campagna, un pò ciri biri (nome ridicolo ma vero:rumeni-che non sono zingari). Oppure per una gioventù istriana europea completa: parlano slavo, veneto e all’occorrenza il toscano normalizzato-italiano.

    Accademia alla mano: nessuno ha mai detto che i coloni "romani" (spesso germani!ma anche fossero stati siriani..) fossero molti. erano molti a Piacenza, nelle campagne vuoto totale. lasciarono gli attrezzi celtici perchè la padania-fisica (termine dei geografi da secoli, ben distinta dalla appenninia-penisola vera) era una terra sconosciuta. La miscela uscitane nelle città era comunque chiaramente a maggioranza celtica o veneta: non vedo padani che sono come quelli di senigallia, ancona, pistoia..(lingua, ecc.)

    Ti sei risposto da solo: comunque gallo-romani (a Verona anche…e non venetico-romani, beh) , non romani: cambia il mondo. Qualcuno qui è portatore di dottrine supremaziste ariane? ancora una volta rilevo una forma di complesso meridionale. noi siamo solo dei tecnici della lingua, ecc.

    sono degli stranieri che parlano di quello che dici tu, ma che a me non interessa perchè non linguistico-etnico-ecc: “Altra definizione dei confini della Padania è dovuta al professore di scienze politiche della Harvard University Robert Putnam che nel suo lavoro Making Democracy Work: Civic Traditions in Modern Italy differenzia il Nord Italia dal resto della penisola in accordo con le abitudini e tradizioni differenti dei cittadini. Le differenza riscontrate sono ricollegate al fatto che quei territori coincidevano con l’area dove si erano sviluppati i liberi comuni dopo l’anno Mille”.

    nel 1982, il glottologo Geoffrey S. Hull dell’Università Macarthur di Sidney Ovest scrisse una tesi (…)”

    Rilevo una lontananza tecnica dal Veneto: è per questo che proponevo a Pento di abbandonare il campo..se le cose non si sanno….inutile parlarne..!

    Non è Pesaro (gallo-romanza morente) è Venessia!!!

    Sai che parlano tutti il veneto? Tutte le classi sociali! Ma proprio tutti! anche con un agente di commercio romano che conosco, che va a casa e gli faxa per saltarci fuori meglio che dal vivo. La memoria dello stato veneto è recente: senza stato non hai promozione pubblica.

    Se di solito non parlano veneto con i pugliesi, fiorentini, ecc. è proprio per cortesia.

    Nessuno schiva i contatti -internazionali- con il levante tecnico, ma anche io adoro la cultura-etnia siriana, e allora? Solo Veneziani nega l'esistenza stessa di un Settentrione affermando che Veneto= Puglia "acausa dell'Adriatico" e Veneto= non c'entra niente con Brescia e Bergamo (della Serenissima). Se a qualcuno sembrab una cosa seria…

    E comunque Venezia con la Padania-Lombardia c'entra come la Liguria, niente. quindi nessuna contraddizione. Ma sono cose per chi vive sul territorio, ci è nato, ha antenati. Oppure è come parlare che so del Turkestan (Turkestan, Turmenistan, ecc..)

    Contiamo gli etimi celtici, germanici e venetici rispetto a quelli latini nelle nostre lingue originali, nonchè paragoniamo i sistemi grammaticali, che non c'entrano niente col latino (da Modena (Pesaro) a Lugano abbiamo i verbi frasali…voi li avete?

    diciamo "Me ho" (l'ho tradotto), come bretoni, gallesi…chestrano..

    in ogni caso: un "latino" (mai puro) a Londinium non c'entra già più con un italico a casa sua

    Questo noi chiamiamo bizantinismo, ed è una critica, è un uso del termine che comunque c’è anche sui dizionari italiani: “talchè il 90 % circa delle parole non del dialetto veneto odierno ma della lingua “veneta de mar” cioè la parlata in cui la Serenissima redigeva i documenti”

    Prima della censura del fascismo-regime (che rafforza Mazzini), tutti, ma proprio tutti, parlavano della diversità etnica della "razza" (cito Cavour, inglesi, francesi, -razza- usata nell 1800…) "trans-appenninica".

    (Nessuno seriamente parla di OltrePo, se le Alpi per noi non sono un confine, di sicuro non lo è il Po – cosa si farebbe col Piemonte?-. mi spiace perchè il "Po confine" serio era una delle infinite disiformazioni che piacciono ai peninsulari)

    Le idee che hanno quasi tutti i peninsulari-italiani veri non esistevano prima di 150 anni fa, ma non sono mai esistite…Da D'Azeglio a Turati, ai soldati di Salò ai partigiani, le "idee di Miglio" ci sono sempre state. Anche in vari partiti e gruppi di pressione dal 1945 al 1980

  117. Alberto Pento
    |

    Gentile Musashi, quanto siamo distanti !

    La lingua di Goldoni non è la lingua veneta e noi veneti che vorremmo l’indipendenza della nostra terra la avversiamo del tutto questa variantaccia veneziana italianizzata della lingua veneta.

    I bizantini o levantini non sono latini (per lo più parlavano greco e armeno e quando hanno potuto hanno cambiato la lingua ufficiale dell’impero romano d’oriente da quella latina a quella greca), i veneti lagunari avevano un’ottima amicizia fraterna con gli armeni tanto che nel 1200 circa dopo l’ennesimo incendio di Venezia (fatta prevalentemente di legno), dopo l’ennesima pestilenza, al Maggior Consiglio si dibattè l’opportunità di trasferire Venezia in Armenia e per 2 soli voti (mi pare 2) Venezia restò nella laguna veneta.

    Pensa che il primo corno dogale fu regalato al Doge da delle monache armene di un convento armeno di Venezia.

    La storia del latino volgare è un’idiozia inventata secoli fa dai “dotti” che avendo a disposizione soltanto i testi del latino classico che hanno scambiato per la prima lingua o lingua madre, per spiegare le lingue del loro tempo (diverse dal latino) se la sono inventata appunto per spiegarsi questa differenza:

    dal latino classico alle lingue odierne hanno trasposto l’invenzione del latino volgare (che tralaltro nemmeno si giustifica e si spiega se non co l’assurda ipotesi di una corruzione del latino classico da parte del volgo ignorante e incapace di pronunciare e di comprendere “la lingua buona”, con l’aggiunta di influenze dei sostrati (e cosa sarebbero questi sostrati se non le lingue parallele al latino) e l’apporto dei superstrati barbarici (leggasi germanici).

    Già l’esistenza del sostrato afferma radici diverse dal latino.

    I municipi romani d’Europa erano prevalentemente costituiti dalle genti autoctone non romane divenute cittadine romane; i municipi costituiti da coloni etnicamente romani e latini furono semplicemente una minoranza trascurabile.

    In terra veneta non esiste una città che abbia un nome di origine romana o latina (nemmeno una) forse soltanto qualche località minore per una percentuale inferiore al 5% circa … personalmente, che faccio ricerca toponomastica da anni senza pregiudizi e preconcetti ideologici, ho difficoltà a trovarne (Padova, Vicenza, Verona, Altino, Treviso, Aquileja, Oderzo, Trieste, Concordia, Belluno, Montebelluna, Adria, Spina e cento altre, non una è di origine latina e romana, così per i nomi dei fiumi e delle montagne).

    Sulle altre sue considerazioni, irrispettose delle altrui culture e storie, tralascio ogni commento.

    Si capisce bene come la “sua conoscenza delle cose storiche” sia soltanto il frutto di quanto le hanno trasposto

    nella mente fin da bambino senza che mai si sia preso la briga di verificarle criticamente.

    Si ricordi che per quanto mi riguarda li accademici che lei cita a cui lei fa riferimento, non fanno testo perché dicono soltanto molte parzialità e talune non trascurabili falsità (di cui poche in buona fede).

    Vede Musashi, la cosidetta “cultura” ci ha raccontato tutto e anche molto più di tutto dei romani e qualcosa degli etruschi, mettendo la storia romana alla radice di tutto, ma delle nostre vere storie quelle delle genti italiche ed europee molto poco … così noi che non siamo figli, nipoti, discendenti dei romani ricerchiamo la nostra vera storia, le nostre vere radici che non sono certo quelle false romane e allora ritroviamo le radici euganee, liguri, venete, sarde, umbre, osche, etrusche, retiche, celtiche, illiriche, istre, slave, germaniche, iberiche, sicane, greche, messapiche, … e ricostruiamo il mosaico etnico, linguistico, culturale delle genti dell’area italica ed europea scalzando gli usurpatori romani.

    Si tenga ben bene fisso nella mente che i romani furono soltanto una parte minima della nostra storia e come tali vanno trattati, considerati e raccontati.

    Non si passa da Adamo ed Eva ai Romani per arrivare a noi .. no no c’è ben altro di cui raccontare.

  118. Musashi
    |

    Se pareba boves,

    alba pratalia araba,

    alo versorio teneba

    et negro semen seminaba

    Concediamo la toponomastica, che spesso fa storia a sè, ed è di difficle ricostruzione linguistica, si pensi anche alla parola "roma" e alle sue svariate ricostruzioni.

    E poi la toponomastica non reintra propriamente nel vocabolario…

    Ma il veneto ad esempio del VIII secolo suonava come sopra nei versi dell'indovinello veronese.

    Ce ne vuole di fantasia per chiamarlo lingua a sè stante e non latino volgare. E' latina l'origine… certo c'è l'imperfetto in -eba anzichè in -aba o -ava, e questa sarà una caratterisitca del veneto, ma rientra nelle possibilità offerte appunto alla varianza dialettale.

    Ecco perchè la vostra pretesa autonomistica è assolutamente infondata.

    Il veneziano di Goldoni è più o meno il veneziano che usavano le persone colte e l'amministrazione della Serenessima, fai un po tu.

    E comunque non si parla neanche più quello. Lo citavo per dare dignità letteraria al veneziano, del resto è la presenza di una letteratura scritta a differenziare una lingua da un dialetto.

    Se non ti piace neanche il venexiano storico, non so dove vai fantasticando di lingua veneta.

    A Wainer ricordo che l'identità puglia= veneto non è fantasia di marcello veneziani.

    La classificazione dei dialetti nord-sud è altrettanto legittima di quella est-ovest. Questa ultima risale al de vulgari eloquentia di Dante ed ha una sua profonda e consolidata tradizione storiografica.

    Non capisco perchè essere umbro o osco o sabellico o ligure sia incompatibile con l'essere anche romano. I romani sono usurpatori solo nella tua testa. per altri sono anche unificatori, e la missione di Roma è corrisposta ad un preciso disegno cosmico storico. Si può non accetttarne i valori e capisco il vostro conflitto non risolto con il vostro passato. Ma nella nostra identità c'è sia il substrato pre-romano, quello preponderante romano-latino, specie a livello di cultura, e poi anche superstrato longobardo, ostrogoto, normanno ecc…

    Disconoscere una parte del proprio passato è avere un conflitto non risolto con la propria identità.

    Il passato può non corrispondere ai nostri astratti deiseri e gusti ideologici, ma non si può sfuggire da esso.

  119. Musashi
    |

    Poi mi domando e seriamente:

    ma che senso ha dirsi sannti o celti o liguri? cioè discendenti di antichi popoli scomparsi, o trasformatisi nell'evoluzione storica.

    E chi può garantie ad esempio nella propria famiglia un perpetuo e ininterrotto permanere nel territorio per circa 2000 anni? ma dai, siamo seri. Tu ti ritieni celta ma magari i tuoi avi abitavano la pannonia o lo jutland, o la turingia e potrebbero essersi trasferiti nella pianura padana solo nell'anno 700 d.C. Potresti certo avere ascendenti ANCHE celti, ma non lo sappiamo. Del resto protrebbe averli anche un marchigiano o uno che oggi vive in Basilicata.. Anzi tra parentesi esistono comunità dialettali classificate come "gallo-romanze" anche in basilicata, lo sapevate?

    la continuità tribù-terra è difficile da provare in un territorio come quello italiano soggetto a passaggi di popoli, invasioni ma anche a spopolamenti,massacri, abbandono di paesi, e perennemente esposto a invasioni da almenoduemila anni. E considerando i volkerwanderung che ci sono stati dal IV all' IX secolo direi che il profilo etnico e demografico della penisola si è assai poco conservato rispetto ai primi secoli della roma repubblicana.

    I toscani di oggi sono solo in minima parrte discendenti degli etruschi antichi. Tenendo conto peraltro che già nei secoli del tardo impero questi etnonimi erano già ampiamente svuotati di significato reale, per effetto della colonizzazione romana, della presenza di schiavi e liberti, di afflusso continuo di popolazioni da varie parti dell'impero, mercè la grande mobilità garantita da Roma.

    Già i dialetti, tutti, della penisola denotano la netta preponderanza dell'elemento latino…. e sono sicuro che i substrati preromani (celti, liguri, sanniti..)siano assai più vivi e "conservati" a livello linguistico che non a livello "etnico". se passiamo sul piano etnico assai poco è rimasto del mondo preromano.

    Del resto gli studi di genetica, confontati macroscopicamente non dimostrano una grande dissomiglianza fra italiani di diverse regioni. Vi è si grande variabilità a causa del forte rimescolamento delle genti della penisola, ma le varie dimmiglianze sono per lo più omogenee e ubiquitariamente distruibuite fra le varie regioni.

    E questo è un fatto.

    A voler risalire a ritroso dovremmo anche poterci ritenere in parte discendenti delle popolazioni pre-indoeuropee, e magari richiamarci ad origine ancora più antiche, sfumate, e ancor meno conservate.

    Se si vuole si può perfino pretendere di trovare la propria base identitaria in ciò che c'era prima dell'uomo di Cro Magnon…

    Ma cosa è rimasto realmete? e soprattutto: a che logica corrisponde questo precesso mentale?

    E dove sia rresta questa regressione?

    Non c'è nessuna logica, specie se guardiamo gli studi di morfogeneica delle popolazioni italiane. Siete i soli credere che i galli viavano ancora come erano 2000 anni fa sulle rive del Po. o che i umbria ci siano ancora gli Etruschi. Non c'è nessuna evidenza fattuale, specie in fatto di gentica che confermi queste bizzarre teorie.

    Ma se uno si è proprio fissato e si è fermato ai celti oppure gli piacciono tanto i celti, che devo dire, sì belli….

  120. Musashi
    |

    Ad Albero Pento ricordo infine:

    1) che i levantini o bizantini sono sì diversi dai latini, ma siete voi del partito anti-romano a denigrare i popoli meridionali come levantini, bizantini e mediterranei, addirittura anche semitici o africani. ti richiamavo solo alla coerenza.

    2) certo anticamente esistevano lingue venetiche o retiche parallele al latino, ma non furono mai usate dopo la conquista romana, nè nei tribunali nè nell'amministrazione e rimasero come sostrato appunto solo nelle persone indotte, diciamo già dal primo secolo della nostra era. Tant'è che nel giro di pochi secoli successivi alla conquista romana esse sparirono del tutto. Nessun glottologo conosce interamente la lingua "venetica" cioè la lingua parlata dai veneti prima che i romani conquistassero quel territorio, nè vi sono attestazioni scritte se non pochissime epigrafi e nessuna supera il I sec. d.C. Solo qualcosa rimase nelle parlate locali man mano che il latino si insegnava nelle scuole, che l'esercito parlava latino, e via via si abbandonava la parlata precedente. Qualcosa può essere rimasto nell'accento, attestata infatti l'accentazione locale nelle varie parti dell'impero, o in alcune parole, specie quelle meno usate o in qualche distorsione grammaticale che il latino ha dovuto subire. tutto qui. Ecco cosa è rimasto dell'antica lingua venetica.

    Quello di cui tu favoleggi è una tua astrazione, inestinte oggi: tu stesso non conosci la lingua ventica antica, al massimo potrai parlare veneto stretto. Ma è ben altra cosa.

    In ogni caso nessuno dice che il latino è la lingua buona, ma è una lingua che costutisce la base del dialetto veneto moderno assai più del venetico antico.

    Del venetico antico, cito gli studi di Brugnatelli, i più recenti, non si conoscono che una cinquantina di vocaboli, e molti sono palesi prestiti dal latino, o dall'etrusco. In comune con la scrittura etrusca vi è pure la puntazione. di sicuro il nobile popolo veneto non sarà stato influenzato in questo dagli etruschi, e sarà una puntazionne "parallela", come vuoi tu, ma la somigliana è evidente. Molti studiosi ritengo il venetico appartenente all'etrusco settentrionale. Non so se concordare, tuttavia è opinione di molti studiosi e la riporto.

    In ogni caso è evidente la forte parentela con gli altri idiomi italici pre-latini, quindi sarebbe il caso di tenere conto anche di ciò che unisce non solo di ciò che divide.

    La tesi panslavista che voleva lo slavo moderno imparentato col ventico è abbandonata ormai. Anche perchè il venetico è linuga del Kentom come il latino, le lignue slave sono lingue del Satem come il sanscrito.

    No decisamente il ventico antico era idioma italico, fatto su cui concorda la gran parte dei glottologi. E comque quel che si sa del venetico antico non giustifica a ritenere che esso abbia influenzato il dialetto veneto di oggi più del latino. voi invece volete che il sostrato conti più della matrice. Purtroppo questo attualmente l'odierina dialettologia non è in grado di confermarlo e l'opinione corrente dei filologi attuali va in direzione contraria. Del resto una lingua in pratica estintasi nel I sec. a.C., doveva essere già in fase di declino. Probabilmente essa si è avvicinata e ibridata sempre più con la lingua dello stato romano, secondo linee di sviluppo che hanno seguito tutte le lingue di quel periodo.

  121. Alberto Pento
    |

    Se pareba boves,

    alba pratalia araba,

    alo versorio teneba

    et negro semen seminaba

    Questi versi sono di area veneta, ma non sono né latino, né veneto, come la più tarda lingua del Goldoni … sono solo varianze linguistiche che testimoniano di una certa area etnolinguistica e di una certa fase storica.

    Vede Musashi le matrici producono soltanto copie come li stampi delle carozzerie delle automobili o come quelle delle banconote … le lingue sono tutt'altra cosa.

    Il latino non è la lingua madre o matrice di nesun'altra lingua se non di se stessa.

    Le lingue non generano, non sono organismi viventi, sono solo facoltà degli organismi viventi le cui lingue si influenzano e si continuano modificandosi lungo i secoli, i millenni a seconda di come si mescolano gli individui.

    Non è mai esistito un momento storico in cui tutti gli uomini della cosidetta Europa Romanza abbiano parlato contemporaneamente anche solo per un secondo la stessa lingua o la lingua latina … è semplicemente assurdo supporlo e porre questa assurda supposizione alla base delle lingue dette erroneamente neolatine e romanze ma le assurdita sono caratteristiche dei dogmi e delle ideologie, nonchè dei regimi statuali totalitari e castuali.

    Nessuna lingua erroneamente detta neolatina o romanza è mai iniziata dal latino, affermarlo è semplicemene dire una insemenza un'idiozia.

    Etimologia, lejende, teoria romanxa e romanixasion
    http://www.raixevenete.com/forum_raixe/topic.asp?…
    https://www.centrostudilaruna.it/forum/viewtopic.p

    Teoria dela Seitanza
    http://www.raixevenete.com/forum_raixe/topic.asp?…
    http://www.continuitas.org/index.html
    http://www.continuitas.org/textsauthor.html
    http://www.continuitas.org/textsauthor.html#aline

    Senturiasion, centuriazioni
    http://www.raixevenete.com/forum_raixe/topic.asp?… https://www.centrostudilaruna.it/forum/viewtopic.p

    Orijne d. lenga veneta–origine d. lingua veneta
    http://www.raixevenete.com/forum_raixe/topic.asp?…

    Fonetica e fonologia- Fonetega e fonoloja venete
    http://www.raixevenete.com/forum_raixe/topic.asp?…

  122. Musashi
    |

    Tutti i popoli dell' ecumene romano parlavano latino, e tutti contemporaneamente, sia pure con varianti o accenti locali, o almeno questa uniformità era ormai pressochè totale nell'età imperiale. Conviene su questo o è un mito imposta dai regimi totalitari anti-veneti?

    Poi, in seguito per effetto e in seguito alle invasioni barbariche specialmente, fu introdotto un ulteriore elemento di novità con la presena di nuovi elementi germanici e sono sorte ulteriori differenziazioni, mercè anche una maggiore frammentazione politica.

    Anche su questo possiamo convenire o è troppo per lei?

    se conviene su questo siamo già a buon punto, non mi serve che creda che tutti i popoli europei parlasserro lo stesso volgare contemporaneamente nel medioevo: non l'ho mai scritta una fesseria del genere, e non capisco cosa questa avrebbe a che fare con quello che le sto dicendo.

    Ma cos' è la lingua veneta?

    Quella di cui parla lei non esiste, e, fatto non meno allarmante, continua a negare carattere di veneticità a qualsiasi fonte scritta verificabile e studiabile del veneto. La "lingua veneta" o dialetto veneto è qualcosa di completamente diverso dalle fumesterie fantalinguistiche da voi sostenute.

    Io conosco

    1) un dialetto veneto riconosciuto come "lingua" dall'Unesco, che è universalmente ritenuto neolatino e in gran parte di origine latino-italica dalla totalità della glottologia contemporanea, quella che si studia negli ambienti scientifici. esso è direttamente prossimo al venexiano, cioè all'idioma usato dal patriziato veneziano, e in cui veniva stilati i documenti della Repubblica di San Marco. E sia chiaro non è poi così distante dalla lingua di Goldoni.

    2) il venetico, lingua preromana degli antichi Veneti, scomparsa già nel I secolo dell'era volgare, con poche fonti scritte, di origine indoeuropea, del sottogruppo italico, da alcuni persino ritenuta variante dell' Etrusco antico, quello dei Rasenna di Camuna. Tracce di questa lingua potranno essere anche sopravvissute nella cadenza, in alcuni fonemi o fenomeni fonetici dell'attuale dialetto veneto. tuttavia come lingua parlata e scritta ha smesso di esistere dal I secolo , infatti oltre questa data non vi sono più epigrafi e nessun autore riporta che nelle terre venete venisse parlata, fosse anche nelle campagne. Questa lingua è ritenuta estinta dalla dialettologia ufficiale, in pratica soppiantata dal latino, nel quale sopravvisse solo in certe particolari forme fonetiche o piccole varianti grammaticali, cosa che più o meno è accaduta a tutte le altre lingue italiche.

    Questa è almeno la tesi seguita dalla glottolgia scientifica attuale.

    Siamo concordi su questo o esiste una altra, una terza "lingua veneta" di cui io e altri che studiano glottologia siamo stati finora all'oscuro?

  123. Musashi
    |

    ….Evidentemente sono un idiota che contiuna a ritenere l'espressione "lingua romanza" come assolutamente significativa come definizione e per niente affatto insensata, ritendendo centrale l'elemento latino data l'indiscussa e incontrastata preponderanza del latino per svariati secoli su altre forme lingustiche, passate in secondo piano (ciò che poi diventerà sostrato), più spesso come reminiscenza di lingue ormai via via in disuso presso le popolazioni del dominio romano.

    Sarò idiota, per carità, ma questa è la tesi che sta alla base di tutti i lavori della filologia contemporanea, è un po' come la termodinamica in fisica: una teoria ormai consolidata.

    Sarò idiota, ma sono in numerosa e dotta compagnia.

  124. Wainer
    |

    no allora basta, io con uno studentello alle prime armi non mi ci metto.

    se non conosci le cose basta.

    e poi dove studi, con prof italiani? ciao…

    tanti saluti.

    attendo che annetti all'italia tutte le terre romanze.

    i celti non sono un revival, mio nonno, mi parlava dei nostri galli, non siamo umbri che giocano a fare gli irlandesi, tutti i veneti parlano veneto, tu fai bizantinismi (mi ero dimenticato che non conosci questo termine),

    tutti i centri dell area padano alpina o quasi sono fondati dai celti, bononia, mediolanon, con tanto di significati territoriali-religiosi, le tombe celtiche sono identiche addirittura alle tombe della britannia.

    attendo con impazienza l'elenco dell'archeologia classica nella valle del po.

    questo poi è l unico stato diviso nettamente tra europa e subcontinente mediterraneo, non guardare me, guarda la gente comune nativa di bologna, parma, verona..

  125. Kaisaros
    |

    x Musashi:

    ancora continui a perdere tempo?

    Non vedi che di fronte alle tue argomentazioni linguistiche,

    storiche,sociologiche,

    la controargomentazione è

    "mio nonno mi parlava di asterix"?

    Probabilmente c'aveva azzeccato la redazione

    quando molti commenti fa

    (dopo che il "cittadino veneto" era stato ridotto a ritrattare

    le sue babbionate,raccontate con meno enfasi e meno retorica

    sofistica di quanto faccia l'altro alienato)

    scrisse che era il caso di smettere perchè ormai il discorso

    verteva fuori tema.

    E se era fuori tema quando si "parlava di "nazionalismo veneto",

    figurati ora quando si parla di "buter," di nonni celti,di

    Toscana "nord Italia" e di altre arrampicate sugli specchi da

    "graeculus" sofista(con tristi risultati peraltro)……….

    Non buttare via argomentazioni con chi ti risponderà

    che lo zio mangia cinghiale e porta gli obelischi sulla schiena!

    Ci basti sapere che sono 2 gatti deviati

    che si sono auto-ricamati una mitologia in barba

    ad ogni logica.

    Si capisce insomma quanto quella che fu definita

    "Italianizzazione" durante il Fascismo non fu altro che

    un riportare alla salute mentale dei deliranti cittadini

    Italiani(del nord,o come in questa discussione,del centro Italia)

    facendogli imparare storia,linguistica e geografia con le buone

    o con le cattive.

  126. Centro Studi La Runa
    |

    La discussione aperta da questo articolo, che prosegue a ritmo serrato ormai da alcune settimane, tende ormai da alcuni giorni a riproporre le medesime posizioni senza nuove argomentazioni; inoltre il dibattito si è alquanto spostato dal tema affrontato dall'articolo. I commenti vengono sospesi per qualche tempo.