Questo piccolo volumetto (la cui edizione ricorda nella veste grafica quella dei “classici” Urania editi da Mondadori) è un breve ed essenziale saggio di Gianfranco De Turris, da decennî una delle firme più conosciute dagli appassionati di letteratura fantastica (specie fantasy), appunto sulla letteratura fantastica, che viene ripercorsa nella sua storia e di cui, cosa che ci pare ancor più importante, sono svelate le più antiche radici nel mito, nel simbolo e nella saga tradizionali. Si tratta, in altre parole, di un viaggio ricco dal punto di vista degli spunti che presenta, che dai poemi omerici all’epica medievale, transitando attraverso diverse tradizioni mondiali, e avvalendosi delle interpretazioni “tradizionali” e storico-religiose (per fare i nomi dei principali studiosi ed esegeti cui il “neosimbolismo” di De Turris si ispira citiamo A. Coomaraswamy, R. Guénon, J. Evola, M. Eliade, C.G. Jung, J. Campbell), conduce il lettore alla scoperta (o alla ri-scoperta) delle più risalenti radici di questo genere di letteratura, che De Turris spesso definisce come “non-mimetica” nei confronti della realtà.
Dall’epopea al romanzo cavalleresco – come s’intitola uno dei capitoli del volume – attraverso i sogni degli utopisti, i mondi immaginarî e le fiabe moderne dal secolo diciassettesimo al diciannovesimo si giunge alle più recenti propaggini del vasto mondo dell’immaginario: sino agli autori principali del nostro secolo e che hanno dato vita ad altrettanti prolifici “filoni” (C.A. Smith, H.P. Lovecraft, R.E. Howard, J.R.R. Tolkien). A Tolkien, in particolare, è dedicato un intero capitolo, data la sua centrale importanza e il fatto che “raccolse, riassunse ed esplicitò tutta la precedente tradizione e che, con le sue opere, ne creò in pratica una nuova di cui coloro i quali giunsero dopo non possono fare a meno” (p. 56).
Nella sua conclusione, l’Autore riporta l’attenzione sui motivi del successo della letteratura fantastica e su quelli per cui essa vale d’essere letta e amata. Dal momento che “la sua origine […] risale quasi alla notte dei tempi”, essa, scrive De Turris, “è – per chi sa rendersene conto – senza dubbio qualcosa di più di un semplice ed epidermico divertimento, che peraltro è una delle sue caratteristiche: è una tolkieniana “evasione” in una Realtà Alternativa che ha scopi decisamente positivi presentando valori che oggi la società post-industriale […] ha perduto e dimenticato e dei quali si avverte sempre di più la necessità […] per riuscire a far fronte in chiave positiva almeno sul piano culturale a un disagio della civiltà che miete sempre più vittime e che ha un nome antico: Nichilismo”.
Si tratta dunque d’un saggio di taglio positivo e costruttivo, e che va a lode dell’iniziativa locale donde è nato. Originarî di tale zona sono gli autori dei due racconti fantastici che completano il volume, l’ottimo Riccardo Leveghi, scomparso oltre un decennio addietro, autore anche delle illustrazioni del libro, e Mauro Neri, giornalista e scrittore trentino. Il brevissimo racconto del primo, steso sotto forma di diario, è Schamballah, una sorta di “cerca” moderna della Città mitica, che si trova – in questo racconto – insolitamente nel cuore dell’Africa, e nella quale la Tradizione primordiale iperborea pare essere sopravvissuta indenne alla decadenza dei tempi ultimi, per essersi isolata da ogni contatto col mondo. Le Terre degli Alberi dalle foglie d’argento è un racconto d’Elfi, Troll giganti e Uomini, ossia personaggi tipici del folklore europeo (non solo nordico, come è stato dimostrato), che contiene numerosi riscontri con quanto De Turris afferma nel saggio, ossia elementi simbolici che affiorano nella trama, e talvolta “anche a dispetto della coscienza evocativa degli autori, o del loro non prendersi sul serio”. Alberto Lombardo
Gianfranco de Turris, Le Vie dell’Immaginario. Itinerari nel mito, nella storia, nella fantasia, Biblioteca civica di Riva del Garda, pp. 136, £5000.
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