Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, penso che sia un proverbio che conoscete tutti. Giulio Andreotti è stato ed è tuttora con ogni probabilità uno dei personaggi più inquietanti della Prima Repubblica, al centro della corruzione e del malaffare, tuttavia il giorno che disse la famosa frase: “Chi pensa male fa peccato, ma di solito indovina”, ci ha regalato una perla di saggezza.
Noi sappiamo anche che in Italia, come in tutte le democrazie occidentali, il sistema mediatico è saldamente controllato dall’establishment economico, finanziario e politico, ragion per cui fidarsi del primo per valutare il secondo, in definitiva, è come chiedere all’oste se il vino è buono.
Abbiamo visto che nell’imminenza di una consultazione amministrativa importante, la prima dopo il “golpe bianco”, il “commissariamento” dello stato italiano ad opera della BCE, il sistema mediatico nostrano si è accanito oltre ogni misura nel gonfiare uno scaldaletto riguardante la Lega Nord, una questione in fondo marginale e interna alla stessa Lega, perché membri della famiglia Bossi avrebbero distratto a proprio beneficio fondi del partito (e non della comunità nazionale).
In tutta sincerità, noi non abbiamo molti motivi per simpatizzare con il movimento “padano”, ma andiamo a vedere chi sono stati i beneficiari di questa operazione mediatica (in base al principio che peggio non è mai morto). I risultati elettorali hanno ovviamente penalizzato la Lega (guarda caso, l’unico movimento non di estrema sinistra o extraparlamentare che si sia chiaramente opposto al “commissario” Monti) e soprattutto beneficiato l’estrema sinistra finta-alternativa di Di Pietro e Grillo; in particolare quest’ultimo con il movimento Cinque Stelle (nemmeno fosse sulla guida Michelin), trasformatosi di colpo da nullità a presenza politica importante.
La democrazia è quel sistema politico nel quale il popolo deve essere continuamente ingannato per fargli credere di contare, di essere addirittura “sovrano”, lo sappiamo non da ora. Il fatto che la sinistra estrema sia stata beneficiata in modo così scoperto dal sistema “dell’informazione” dovrebbe già da solo indurci a ritenere che il suo carattere alternativo rispetto “al sistema” sia una cosa fasulla, una ben orchestrata finzione.
Cosa abbia di alternativo la sinistra di Di Pietro, Vendola e Grillo rispetto al sistema di potere e che cosa di positivo gli Italiani, soprattutto le classi popolari, il popolo lavoratore, si possano aspettare dal suo successo elettorale, io penso si possa sintetizzare in una parola: nulla.
Se accostiamo a quelli italiani gli eventi francesi, la salita all’Eliseo di monsieur Hollande, e in Germania la contemporanea perdita di un Land chiave da parte del partito della Merkel, ci appare chiaro che la crisi ha determinato un avanzamento della sinistra in Europa, almeno per ora. Uno spettro è tornato ad aggirarsi per l’Europa, uno spettro decisamente da film horror. Hollande ha promesso in campagna elettorale il voto agli extracomunitari, una promessa che non c’è alcuna ragione di pensare che non manterrà, e a questo punto è facile prevedere che le sinistre europee si muoveranno per ottenere lo stesso in tutti i Paesi della UE; in Italia c’è già Monti più che disposto a muoversi in questa direzione, e a questo punto, il processo di sparizione dell’uomo europeo, il suo rimpiazzo con masse allogene multietniche subirà una brusca accelerazione.
C’è un punto che dovrebbe essere chiaro: la Lega e Berlusconi e sul piano internazionale Sarkozy e la Merkel, non rappresentano nulla in cui abbiamo mai potuto riconoscerci, ma non credo sia il caso di rallegrarsi della loro scomparsa o offuscamento dalla scena politica, se questo apre la porta a una situazione ancora peggiore.
Come sempre, il moralismo della sinistra non è altro che ipocrisia, e il suo giustizialismo tutto il contrario della giustizia.
Pensiamo allo scandaletto ben manovrato mediaticamente di Renzo Bossi, “il trota”, il figlio di Umberto da Giussano. Forse che la sinistra non ci ha imposto in questi anni e decenni “trota” in abbondanza, calpestando in maniera spudorata il principio che capacità, competenza e merito debbano pur valere qualcosa?
Mi viene da pensare in particolare a un personaggio che la sinistra ci ha imposto come una presenza ingombrante nel nord-est e che francamente mi sembra di gran lunga più “trota” di Renzo Bossi, Riccardo Illy, che ci fu imposto per un lungo periodo prima come sindaco di Trieste poi come presidente della regione Friuli Venezia Giulia.
Riccardo Illy è il rampollo di una nota famiglia di industriali del caffè. Mio fratello, che ha frequentato il liceo scientifico “G. Galilei” di Trieste negli stessi anni in cui vi era Riccardino come studente, mi ha riferito che questi era ben noto come un individuo tutt’altro che sveglio e perspicace e neppure troppo ligio come allievo. Gli Illy, a quanto pare, l’hanno “messo in politica” perché non combinasse disastri nell’azienda familiare. Non essendo riuscito a diplomarsi a Trieste, i soldi familiari gli hanno comprato il diploma in un collegio svizzero, ma neppure essi sono stati sufficienti a portarlo alla laurea. Analogamente, la famiglia gli ha comprato l’esenzione dal servizio militare “per turbe mentali”.
Illy è stato imposto dalla sinistra per un lungo periodo come una figura chiave del nord-est italiano, ma credo non sia davvero un caso unico. Io mi sono sempre chiesto come potesse – ammesso che ancora ne esistano – un “compagno” di estrazione operaia, dare il suo voto a un individuo del genere, un figlio di papà, un rampollo del padronato, senza essere scosso da un irresistibile senso di nausea, ma dopotutto – lo ammetto volentieri – non è e non è mai stato un problema mio.
La cosa più notevole per cui si è segnalato Riccardo Illy come presidente del Friuli Venezia Giulia è stato probabilmente un progetto di legge regionale per l’istituzione di un “salario di solidarietà” per gli extracomunitari. La copertura finanziaria doveva essere reperita tagliando i fondi regionali per gli asili nido. Il messaggio, si ammetterà, è di una chiarezza sinistra: “Italiani, non fate figli! Dovete farvi soppiantare dagli immigrati!”.
Prima di procedere oltre, sarà forse opportuna una piccola digressione e domandarsi cosa mai è la sinistra (o la destra) e sia ancora legittimo parlare di una sinistra (o di una destra) riconoscibile come tale. Commentando un mio articolo recentemente apparso sul sito del Centro Studi La Runa, Nuovi patrioti e vecchie canaglie, un lettore mi ha rimproverato la mia supposta genericità su questo punto. Lo stesso lettore proponeva una simmetria a mio parere assolutamente scorretta. Noi staremmo al centrodestra come la sinistra dei Centri Sociali e dei No Global starebbe al centrosinistra, al PD.
A mio modo di vedere, si tratta di un’idea assolutamente falsa. Noi con la “destra” atlantista, filo-sionista, berlusconiana non abbiamo o non dovremmo avere nulla a che fare, a parte la lunga contiguità impostaci dall’esigenza di fronteggiare la minaccia comunista interna e internazionale ai tempi della Guerra Fredda, ma si tratta di un discorso che va considerato chiuso, finito. La Guerra Fredda è finita da vent’anni, e tanto prima smetteremo di somigliare piuttosto a una caricatura che a un’alternativa al sistema, tanto prima cominceremo a ricostruire “l’Area” come soggetto politico.
La sinistra rappresentata dal PD è diversa da quella incarnata dai Centri Sociali; è ovvio, ma questo non avviene se non per il fatto che lo stesso PD è un’entità ibrida creata dall’“americano” Veltroni a imitazione servile dell’oltreatlantico, fondendo gli ex comunisti con i rottami della DC, un’entità che finge di essere un partito mentre è un museo della Prima Repubblica. A parte gli ex democristiani come Franceschini e Rosy Bindi (che però hanno studiato da comunisti, e imparato bene), questa sinistra ha una mentalità di fondo, una storia, un DNA comunista, anche perché negli anni ’90 i sedicenti ex comunisti hanno fagocitato e spazzato via i socialisti che, caso eccezionale nelle democrazie europee, erano minoritari rispetto a loro.
Con questo non voglio certo dire che la sinistra sia ancora oggi composta da “duri e puri”; “duro” continua a essere soprattutto il comprendonio dei loro militanti, ma “puri” lo sono come uno scarico fognario.
Se c’è qualcuno che si stupisce di un caso come quello di “supertrota” Illy o si meraviglia del sostegno del PD al governo dei banchieri presieduto da Mario Monti, uomo della Commissione Trilaterale, o magari è capace di non ricordarsi o di non avere le idee chiare in proposito riguardo a Romano Prodi, uomo della Goldmann-Sachs e ultimo presidente del Consiglio di centrosinistra, proveniente dallo stesso nido di vipere rampanti del grande capitale finanziario internazionale dove è stato covato l’uovo-Monti, allora significa che non ha capito niente di quel che è oggi la sinistra che del grande capitale internazionale è appunto diventata il più solido sgabello e il servitore più pronto.
Cominciamo con una constatazione, la “nuova” sinistra a sinistra del PD, ieri “L’Italia dei valori” di Di Pietro, oggi le “Cinque stelle” di Grillo, è nata sul tronco di un giustizialismo che è tutto meno che desiderio di giustizia.
La pubblicità e la propaganda politica funzionano come se la gente non disponesse di un minimo di memoria e/o fosse capace di agire esclusivamente sotto la spinta di impulsi momentanei. Poiché entrambi i sistemi vanno floridamente avanti da un sacco di tempo, qualcosa di vero ci deve essere. Io però per disgrazia (non mia!) una memoria funzionante ce l’ho.
Ricordo benissimo, ad esempio, quando, non a caso immediatamente dopo e come diretta conseguenza della fine della Guerra Fredda che aveva costretto gli Italiani a sopportare il malcostume e la corruzione della classe politica che erano comunque visti come un meno peggio rispetto all’instaurazione di un sistema di tipo sovietico, scoppiò lo scandalo Tangentopoli. Ad eccezione del Movimento Sociale Italiano, tutti i partiti, di governo e di presunta opposizione erano coinvolti in misura direttamente proporzionale alla loro consistenza elettorale nel sistema della corruzione e dell’appropriazione illecita di denaro pubblico.
“Striscia la notizia” che, forse perché è un TG satirico era allora ed è ancora oggi l’unico telegiornale serio che c’è in Italia, teneva, aggiornandola giornalmente, una singolare classifica basata sul numero degli avvisi di garanzia ricevuti dagli esponenti dei tre principali partiti, la DC, il PSI, il PCI; una volta era in testa l’uno, un’altra l’altro, ma la situazione era di complessiva parità.
Poi la situazione è cambiata quasi di colpo, con una spettacolare operazione d’immagine, la colpa e le conseguenze politiche del sistema di corruzione invalso in Italia sono state fatte ricadere per intero sui socialisti, e il PCI si ritrovò una verginità rimessa a nuovo, diventò il “partito dei giudici” e i giudici del pool “mani pulite” i suoi migliori propagandisti, tutta la sporcizia emersa in casa comunista fu fatta sparire sotto il tappeto. Il procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli che era il vero regista di tutta la faccenda, coadiuvato da Gherardo Colombo, Pierluigi Davigo e Ilda Bocassini, mentre Antonio Di Pietro ne era solo l’uomo-simbolo di facciata, arrivò con un atto di prepotenza gravissimo a estromettere dal pool Tiziana Parenti che aveva osato indagare sulla Lega delle Cooperative, vale a dire il braccio economico del PCI. Il guaio di Tiziana “la rossa” era appunto di essere rossa di capelli ma non politicamente.
Strano, vero? Fino al 1991, tutti sapevano che nessuna azienda italiana poteva commerciare con l’est comunista senza pagare la tangente al PCI; dopo di allora, questo denaro estorto ai nostri imprenditori con un sistema di pizzo mafioso non è mai esistito. Cosa ancora più strana, con questo denaro inesistente è stato fra le altre cose finanziato un vero e proprio esercito clandestino, la cosiddetta Gladio Rossa, pronta a fiancheggiare i sovietici in caso di invasione dell’Italia.
Il culmine del grottesco, probabilmente lo si è raggiunto quando sono arrivati in Italia i magistrati russi per indagare sui versamenti di denaro fatti dal PCUS al PCI. Per i Russi essi hanno costituito un’illecita sottrazione delle risorse della Russia, per il PCI una cospicua fonte di finanziamento illecito. Non hanno trovato in Italia nessun collega disposto a ricevere né loro né tanto meno i loro atti. Vogliamo scherzare? Se per un momento si era sollevato il velo sull’abisso di corruzione e putredine in casa comunista, ora questo velo si era trasformato in un sarcofago di cemento più spesso di quello che copre il reattore di Chernobyl.
Negli anni di Berlusconi, io ho più volte sottolineato il concetto che quest’uomo andava considerato un avversario politico da combattere con le armi della politica, non con le montature giudiziarie delle magistratura “rossa”, e soprattutto che non era possibile schierarsi dalla parte di questi magistrati, che sono gli stessi che hanno condannato come attentati contro le istituzioni qualche saluto romano e qualche slogan del ventennio, che hanno lasciato impuniti gli assassini dei nostri camerati durante gli “anni di piombo”, che hanno coperto non solo il malaffare rosso ma anche le stragi e i delitti dei partigiani durante la guerra e nel dopoguerra, che in tribunale dovrebbero sedere non nel collegio giudicante ma sui banchi degli imputati. Questo giustizialismo da cui è uscita la maschera di Di Pietro e oggi trova un epigono ancor più pagliaccesco in Grillo, è l’esatto contrario della giustizia.
Cosa è veramente la sinistra italiana (ma il discorso vale in buona parte anche per quella internazionale) non occorreva, per la verità, aspettare il 1991 per capirlo, poiché aveva gettato la maschera già nel 1968.
Si tratta di un punto che ho affrontato più volte con ampiezza in diverse sedi, soprattutto nell’articolo Oltre la destra e la sinistra pubblicato sul sito del Centro Studi La Runa, ragion per cui ora mi limiterò a un accenno quanto più sintetico possibile, sebbene si tratti a mio parere di un punto assolutamente chiave per capire gli avvenimenti storici quanto meno dell’ultimo mezzo secolo.
Demolendo la scuola gentiliana e selettiva ereditata dal fascismo, i contestatori del ’68 demolirono un importante strumento di promozione sociale poiché, dal momento che i vertici della piramide sociale non possono essere allargati a piacere, la selettività cacciata dalla scuola rimaneva nella società, affidata a ben altri fattori che la capacità e il merito, fattori quali lo status della famiglia d’origine, amicizie, parentele, raccomandazioni, tessere di partito, magari l’affiliazione a clan mafiosi. Si trattava di una politica erronea e controproducente da parte di utopisti benintenzionati? Non lo credo e non l’ho mai creduto. Guarda caso, a quei tempi la massima parte degli universitari e dei contestatori era formata da giovani di estrazione alto-borghese cui la combinazione fra la scuola selettiva gentiliana e la scolarità di massa conseguente allo sviluppo economico e sociale degli anni ’60 che premeva alle loro spalle, avrebbe reso molto difficile replicare le posizioni, le carriere, lo status sociale dei loro genitori: fu un’operazione di conservazione sociale mascherata da movimento rivoluzionario.
Un tradimento degli ideali di giustizia sociale? Senza alcun dubbio, ma vorrei far notare come tale tradimento sia profondamente iscritto nella concezione marxista, ne sia una conseguenza inevitabile, faccia parte per così dire del DNA marxista. La politica non può allargare i vertici della piramide sociale, che dipendono dalle risorse complessivamente disponibili in una società, ciò in cui invece gioca un ruolo determinante, è nei criteri di formazione delle élite e quindi di accesso o meno delle persone alla mobilità sociale, ci sono in concreto due possibilità: o società ad élite aperte a mobilità sociale elevata, o società di “caste” a mobilità sociale scarsa o nulla. Condannando la selezione, mettendo in non cale capacità e merito, i sistemi “socialisti” a ispirazione marxista tendono a creare società di caste. Si guardi cos’erano, cosa sono in concreto là dove ancora sciaguratamente sopravvivono, i sistemi del “socialismo reale”: una classe dirigente sostanzialmente blindata detentrice di tutto il potere economico e politico, e una massa popolare teoricamente proprietaria dei mezzi di produzione, ma in concreto privata sia di diritti sia di benessere.
Dobbiamo allora stupirci che negli anni ’60 sia stata portata avanti un’operazione di “serrata” delle classi dominanti sotto l’insegna della bandiera rossa? O forse ci deve incutere meraviglia il fatto che queste persone con legami sociali e spesso familiari molto stretti con il grande capitale, che fanno a tutti gli effetti parte della classe egemone, ne tutelino gli interessi? Che il programma economico del PD sia stato spesso redatto in collaborazione con la Confindustria? Che fra i “cocchi” e temporanei leader della sinistra troviamo Prodi, Illy, Monti, o quel Lamberto Dini la cui principale dote che lo portò fino alla presidenza del Consiglio, è stata quella di aver sposato uno dei più cospicui patrimoni italiani?
Silvio Berlusconi ha fatto alla sinistra un regalo enorme, quello di costituire un bersaglio da attaccare, un capitalista che la sinistra ha potuto prendere di mira per poter nascondere il fatto di essere d’accordo con tutti gli altri.
Io personalmente non ho la memoria così cattiva da non ricordare quando nel 2006 la Confindustria per bocca di Diego Della Valle diede il benservito a Berlusconi portando alla disastrosa esperienza del governo Prodi nel biennio 2006-2008, e non mi sono scordato neppure di una dichiarazione di Paolo Mieli ex direttore del Corriere della Sera che durante un talk show televisivo raccontò che tutti i tentativi di Berlusconi di arrivare alla proprietà del più diffuso quotidiano italiano sono sempre andati a vuoto perché la proprietà azionaria del Corriere è blindata, nelle mani di una dozzina di famiglie delle più potenti del grande capitale italiano che non cederebbero nemmeno un’azione al parvenu di Arcore. Ora pensateci bene: se un quotidiano con un asse proprietario del genere a ogni elezione da vent’anni a questa parte ha regolarmente fatto campagna elettorale per la sinistra o per il centrosinistra, questo non significa forse che c’è qualcosa che non va nel nostro modo usuale di concepire i rapporti destra-sinistra?
Su di un punto dobbiamo avere le idee assolutamente chiare: il sistema mediatico forma un tutt’uno con il sistema di potere economico e politico, e se pompa qualcuno o qualcosa come “alternativo” offrendogli una visibilità perfino esagerata, questo qualcuno o qualcosa, alternativo non lo è per niente.
Se si andasse a fare sul serio le pulci a questi presunti “alternativi”, si vedrebbe bene che ciò che salta fuori sul loro conto è ben altro che la presunta laurea albanese di Renzo Bossi (“notizia” che pare essere peraltro una semplice invenzione diffamatoria); ad esempio, quanti sanno che Beppe Grillo è stato condannato in via definitiva per omicidio colposo plurimo in un incidente stradale? L’Italia dei Valori di Di Pietro, poi, pare essere ben lontana dall’applicare a se stessa quello zelo moralistico con cui fustiga gli altri. Sempre Striscia la Notizia, che è l’unico telegiornale serio italiano, anni fa sollevò la questione dell’implicazione del partito di “Tonino” in alcuni affari edilizi non proprio chiari. Ovviamente, la notizia non fu ripresa da nessun altro telegiornale né dalla carta stampate, neppure per smentirla o confutarla, era una di quelle questioni su cui era meglio non attirare l’attenzione del pubblico, ma Ezio Greggio, senza ricevere smentite, definì in movimento di Di Pietro “L’Italia dei Valori … immobiliari”.
Da parte comunista si è spesso vantata l’efficienza di quella che costoro definivano con uno strano senso dell’umorismo, come la “gioiosa macchina da guerra”, vale a dire un efficiente apparato propagandistico, di controllo dell’informazione, censorio, che sarebbe meglio definire una macchina getta-fango e occulta-verità, che ha continuato a funzionare anche attraverso le trasformazioni in PDS, DS e PD, una macchina che è tremendamente efficace soprattutto perché i liquami che immette nell’opinione pubblica si disperdono in una quantità di rivoli, scorrono per lungo tratto, fino al punto che è impossibile risalire alla fonte, funzionano come le bufale inventate dai burloni che finiscono per trasformarsi in leggende metropolitane, diventano qualcosa di ovvio e scontato che nessuno osa contraddire, diventano fonti di spunto per comici e umoristi che sotto l’apparenza della satira sono i più abietti lecchini del potere. Così ad esempio vent’anni fa era ovvio e scontato, “non contraddicibile” che la responsabilità di Tangentopoli cadesse tutta e solo sui socialisti, e più tardi, oggi, che i leghisti siano tutti bifolchi e minorati mentali e che Berlusconi sia l’unico capitalista bieco e pagliaccesco padrone dell’Italia, mentre tutti gli altri, gli amici della sinistra: De Benedetti, Della Valle, Illy, i proprietari del “Corriere”, il capitale finanziario che sta dietro Romano Prodi siano dei filantropi benefattori. E non parliamo di come siamo stati e continuiamo a essere dipinti noi, cioè “il male assoluto”.
Ma questa “gioiosa macchina da guerra”, questa imponente fabbrica di menzogne non avrebbe mai potuto raggiungere la sua tremenda efficacia senza godere di un’estesa rete di complicità, se non fosse prontamente riecheggiata da gran parte della sedicente informazione che si spaccia per indipendente e non partitica.
L’attività derisoria che invoca il diritto di satira ma non lo è, è una parte non secondaria di questo meccanismo perverso inteso a limitare in maniera subdola la libertà di pensare e di conoscere. La satira è quella che con la risata mette in luce le contraddizioni e le assurdità del potere, non quella che vuole tappare la voce al dissenso. Satira era quella di Petrolini, di Guareschi, è oggi quella di “Striscia la notizia” o, con tutti i limiti di una tradizione proveniente dall’avanspettacolo, quella del Bagaglino. Quella dei vignettari di “Repubblica” o dei buffoni di Rai 3 che fanno propaganda di parte col denaro di un sedicente servizio pubblico estorto con un canone che è costretto a pagare anche chi è ben lontano dalle loro idee, è solo propaganda grossolanamente ridanciana.
Ricordo ad esempio una vignetta di ElleKappa su “Repubblica” che ebbe il potere di disgustarmi. Eravamo nel 1995 o nel 1996. Il Dalai Lama era venuto in visita in Italia e non trovò nessuna autorità disposta ad accoglierlo (eravamo in tempi di centrosinistra dopo la caduta del primo governo Berlusconi), i nostri politici per vigliaccheria e/o contiguità ideologica non volevano problemi con l’“amica Cina”, solo lo stesso Berlusconi in veste di leader dell’opposizione. La vignetta raffigurava un Buddha con la faccia di Berlusconi e la dicitura “Forza Tibet” (il movimento di centrodestra si chiamava allora Forza Italia). Bello davvero deridere un popolo come quello tibetano oppresso e minacciato di scomparire attraverso un genocidio al rallentatore dal moloc comunista cinese. Chi deride le vittime solidarizza con i carnefici. Questa non è satira, è perversione morale, e i guitti come ElleKappa dimostrano che attraverso tutti i camaleontismi di facciata sono sempre rimasti quello che erano: comunisti con un livello etico da processi staliniani e, in tutta franchezza, la cosa migliore è anche l’ultima che possono fare.
Accanto alla diffamazione, alla volgarità, all’insulto che si spacciano per satira, c’è ovviamente la propaganda, la mistificazione cosiddetta seria.
C’è un uomo di cui occorre fare il nome come di un protagonista di primo piano di questa gigantesca e permanente operazione di confisca della verità, ed è un uomo con alle spalle una storia piuttosto interessante: Eugenio Scalfari, già proprietario del Gruppo Editoriale l’Espresso e direttore del quotidiano “La Repubblica” e del settimanale “L’Espresso”. In anni che furono, con le sue testate fu il principale campione dell’opera di distorsione della verità emersa con Tangentopoli, dell’attribuzione di tutte le responsabilità in capo ai socialisti per permettere ai comunisti sul punto di trasformarsi in “democratici di sinistra” di rifarsi una verginità, ed è poi diventato la fonte principale del veleno anti-berlusconiano e anti-leghista (chiaramente, io non sono né berlusconiano né leghista, ma penso si debba respingere con la massima chiarezza e determinazione l’atteggiamento radical-chic che emerge dalle pagine scalfariane, teso a persuadere che chiunque non sia di sinistra, potenziale militante del PD, debba per ciò stesso essere un idiota).
Bene, Eugenio Scalfari ha alle spalle una storia interessante che credo pochi conoscano o ricordino. Negli anni ’80 pubblicò sulle pagine di “Repubblica” una serie di servizi contenenti accuse di golpismo rivelatesi infondate nei confronti dell’ammiraglio Gino Birindelli. Per sottrarlo a una condanna per diffamazione, il leader socialista Bettino Craxi gli offrì un seggio parlamentare in modo che potesse beneficiare della relativa immunità.
Il problema arrivò allo spirare della legislatura, perché Scalfari ci aveva preso gusto a fare il deputato, e Craxi non aveva intenzione di ricandidarlo.
Da quel momento, mostrando una riconoscenza davvero signorile, Scalfari divenne nemico giurato di chi l’aveva salvato dalla galera, e fu il principale artefice dell’operazione propagandistica intesa a far ricadere per intero sui socialisti le responsabilità di Tangentopoli e a occultare quelle dei suoi nuovi “compagni di strada” comunisti. “La Repubblica” e “L’espresso” diventarono assieme al “Corriere della sera” e a Rai 3 gli altoparlanti della più sfacciata propaganda di regime.
C’è un commento di Eugenio Scalfari pubblicato su “L’Espresso” suppergiù nel 1991 che allora mi diede parecchio da pensare, ma il cui senso si è progressivamente chiarito con gli anni. Per capire il momento storico, allora eravamo nel periodo in cui il regime democristiano si stava disfacendo sotto i colpi di Tangentopoli, mentre la Lega stava muovendo appena i primi passi (e nessuno le avrebbe ancora predetto un gran futuro) e la discesa in campo di Berlusconi non era ancora avvenuta. In questo articolo Scalfari prevedeva la riorganizzazione del sistema politico italiano in senso bipolare e immaginava (o designava) come leader di una destra “rispettabile” alternativa al centrosinistra Francesco Cossiga e Gianfranco Fini. Si tenga presente che a quel tempo la liquidazione dell’eredità almirantiana nel MSI che solo cinque anni più tardi si sarebbe trasformato in AN, non era ancora cominciata.
Che già allora Gianfranco Fini avesse ricevuto da qualcuno molto in alto e molto dietro le quinte la promessa di una luminosa carriera politica in cambio della liquidazione della scomoda eredità del vecchio MSI?
Ma il punto interessante non è tanto questo, quanto il fatto che a leggerlo con attenzione, l’articolo di Scalfari disegnava tra le righe uno scenario da DDR: sulla carta nella Germania dell’est il pluralismo esisteva, con diversi partitini ciascuno con la sua sede, il suo segretario, il suo simboletto, solo che in realtà non contavano nulla, erano solo emanazioni della SED, il partito comunista. Il progetto che esisteva qui era in qualche modo simile, una “destra rispettabile”, vale a dire un’opposizione addomesticata a fare da paravento a una sinistra egemone.
Poi sono arrivati Berlusconi e la Lega a scompigliare le carte di un gioco già fatto e chiaramente truccato.
Ora ci riprovano, coi finti alternativi e la finta antipolitica. La diffidenza, il sospetto forse rendono la vita un po’ più spiacevole, ma sono la condizione necessaria per non farsi prendere in giro, per mantenere almeno la capacità di pensare in maniera indipendente.
super uomo aryano
Vi dico solo una cosa che vale più di mille parole : " La Verità è curva e mai diritta…" F. Nietzsche ,
intendendo con questo che tutto ciò che vediamo e in cui crediamo ciecamente , specie se è propinato da certi mezzi di comunicazione, in primis la Tv ma non solo , bè dovrebbe essere oggetto di un acuto senso critico ; la modernità , anzi la postmodernità è proprio questo per Noi anti-moderni significa convivere con questo sistema , eroicamente dico, attendendo tempi migliori , e cercando di analizzare sempre , nel miglior modo possibile la situazione contingente , senza lasciarsi trasportare da "forme" messianiche di qualsiasi genere , ma tenendo ben saldi i piedi " sulle vette ".
Fulvio
Il M5S nasce con un'idea che a mio avviso a poco a che fare col sistema attuale dei partiti e con la struttura massonica che sta dietro a tutti i Governi attuali, ovvero l'idea che il cittadino prenda coscienza del suo ruolo primario nella gestione della "cosa pubblica". Attraverso l'elezione di un cittadino incensurato, questo/i entra nella struttura pubblica e, oltre che svolgere un ruolo di controllo dei rappresentanti dei partiti, permette attraverso la rete di portare nella sede pubblica le iniziative popolari.
Vero è che allo stato attuale gli strumenti di controllo sono molteplici e vengono ben nascosti; vero anche che, essendo nel KalyYuga, ogni forma della Tradizione è oscurata quindi poco si può fare verso gli eventi che ogni giorno si verificano in maniera più o meno occulta.
Basandoci però sul discorso del distacco allora non dovrebbe esserci un tale moto di animosità verso queste forme partitiche o antipolitiche, poiché il distacco ed una più larga osservazione non dovrebbero toccare un uomo della Tradizione, al quale si chiede di mantenerne i principi e di restare "in piedi fra le rovine".
Credo quindi che forme come il M5S forse non rappresentino una "nuova sinistra" ma forse potrebbero essere un veicolo per lo meno di maggior presa di coscienza nel popolo italiano, almeno nella parte giovane che si sta affacciando sempre più verso una prospettiva di suicidio di massa e che dovrebbe davvero rendersi conto di dove sta andando questo paese al di là di Destra e Sinistra che non esistono più ( a mio avviso non esistono più nemmeno veri Fasci e veri Compagni da moltissimi anni). Che si decisa di diventare Popolo e non massa beota come lo siamo ora (cosa che negli altri Stati europei dimostrano di non essere, visto che sanno far sentire la propria voce con più unità).
Come Italiano mi dispiace vedere il Paese così sfibrato e poco reattivo nei confronti di una classe dirigente da galera e se un movimento può essere usato per poter rinnovare e per prendere maggior consapevolezza dello Stato, allora mi sembra oggi l'unica alternativa politica altrimenti si resti a fare il gioco dei vari Bildemberg e Goldmann, anche se non credo che non opporsi a questo sistema (ognuno a suo modo) sia un modo di vivere da "uomo di destra" o "aryano".
Fabio Calabrese
Io sono il primo ad augurarmi che Fulvio abbia ragione ma, come dicevo, "Non fidarsi è meglio".
Intanto sono arrivati i risultati dei ballottaggi. A Parma hanno vinto le Cinque Stelle, a Genova il SEL, a Palermo l'IDV, ma Bersani è convinto che i ballottaggi li abbia vinti il PD. Lasciamo stare, i matti è meglio non contraddirli.
Ghigliottino
Viva i magistrati che indagano i "potenti". Più forza a quelle toghe.
Francesco
Si viva i magistrati ma devono indagare a 360° ed attualmente non sembra che questo stia accadendo.
paolo
Mamma mia, come sei messo? Sei figlio o parente di qualche magistrato o magari magistrato tu stesso? Escluse simili possibilità, credi ancora che possa esistere qualcosa di integralmente sano e buono all'interno di un Paese allo sbando e per giunta gli ultimissimi anni dell'Età Oscura?
'Più forza alle toghe'! Già perchè non ne hanno abbastanza.
Mi cascano le braccia e tutto il resto…
Francesco
Complimenti per l'analisi storico-politica che condivido, ritengo solo che manchi un'attore importante anzi direi un protagonista che ha agito ed agisce in maniera determinate nella vita socio-politica ed economica del nostro paese, più che in ogni altro paese del mondo, il "Vaticano". Il più grande manipolatore di coscienze, falso portatore, sotto ogni aspetto, del messaggio cristiano e complice di tante nefandezze politiche che ha orientato il voto ora da una parte ora dall'altra per il proprio ed esclusivo interesse economico.
Francesco
Riguardo al precedente penale di Grillo sarei meno severo nel giudicarlo, ricordo bene l'incidente stradale: la sua macchina scivolò sul ghiaccio e andò fuoristrada, morino tutti gli occupanti tranne lui che era alla guida, le vittime eramo suoi carissimi amici. Chiunque potrebbe essere condannato per un evento del genere per il solo fatto di essere alla guida del mezzo (responsabilità oggettiva).
Riguardo invece al Movimento 5 Stelle non credo si possa applicare il detto " non fidarsi è meglio" perchè non ci sono alternative o per lo meno io non ne vedo, a chi si dovrebbe dare il voto oggi? Il panorama politico offre solo dei ……. , non voglio trascendere nel volgare, penso tutto sommato meglio "un comico" che tanti buffoni.
ekaros
Si legga bene i protocolli di sion….
Si entri nel loro preciso significato…
Si veda il loro avverarsi tempo per tempo…
E si comprenda il tutto,per il presente e per il futuro…
Fulvio
Sicuramente i Protocolli danno una rappresentazione oggettiva di molti meccanismi politici e finanziari attuali (anche se sono stati scritti numerosi testi sia pro che contro questo documento), ma prendere coscienza di ciò che ci circonda, di ciò che siamo e di ciò che si vuole per il nostro bene non credo sia una mossa a pro ma bensì contro quel progetto (che vuole proprio un lento e inesorabile decadimento spirituale dell'uomo).
Certo, ora che il M5S prenderà magari sempre più forza e magari entrerà nel parlamento, si vedrà realmente di che pasta è fatto e se un tale progetto possa reggersi su se stesso, sulla sola "buona volontà" dei cittadini incensurati.
Io credo che uno possa essere pro o contro e ci mancherebbe, dico solo che molto dipende dall'uso che si farà di questo strumento che non sarà una risoluzione magica di tutti i problemi ovvio, ma può costituire almeno un cambio di generazione e porre le basi per un futuro un minimo sostenibile.
Certo che se guardiamo il tutto sotto un'ottica di complottismo, massoneria, Illuminati, ecc. non si vedrà mai nessuna soluzione…ma non è forse anche quest'idea, l'annullare qualsiasi desiderio di ribellione o di alternativa, uno strumento di controllo?
rino
ma incanalare il controllo o alternativa significa far passare il mar rosso per poi richiuderlo
noctulucus
Interessanti come sempre gli articoli di Calabrese…ma per me Striscia la notizia non potrà MAI essere un telegiornale serio.