Il Gotteskampf di Johann von Leers – 3

Questo articolo è suddiviso in tre parti:

1. Sol Invictus – Judenfrage.

2. Gotteskampf.

3. Dalle Ande alle Piramidi.

johann-von-leers-ein-propagandist-des-nationalsozialismusTERZA PARTE

Dalle Ande alle Piramidi

Quanto a coloro che sono emigrati per la causa d’Iddio dopo essere stati perseguitati, daremo loro una bella dimora in questa vita; ma il premio nell’altra vita è più grande.
Corano, XVI, 41

In seguito all’occupazione militare della Germania, von Leers venne internato in un campo di concentramento statunitense, dal quale riuscì ad evadere dopo diciotto mesi.

Il 25 agosto 1947 si presenta a casa di Ernst Jünger, che annota nel suo Diario:

“In mattinata si è fatto annunciare un visitatore che non ha voluto dire il suo nome; era il dr. Von Leers. Adesso, con documenti falsi, lavora come interprete presso gl’inglesi; ha raccontato di aver messo al sicuro dalla ‘bestia rossa’, in Spagna, sua moglie e sua figlia. Poi le raggiungerà laggiù. Mi sono ricordato che già nel 1933, a Steglitz, mi aveva descritto questa situazione: come una possibilità inverosimile, si capisce. Adesso c’è una specifica corrente dell’emigrazione che cambia di continuo il suo personale, ma rimane costante come un fenomeno del nostro tempo: verso la Spagna e l’Argentina. Lo ho trovato irremovibile nelle sue vedute, perciò ho deviato dall’argomento. Ci siamo intrattenuti sul rapporto tra lingua e logica: egli ha indicato in particolare il turco come strumento di altissima precisione. Lì c’è tutto un ventaglio di forme verbali per distinguere la notizia attendibile da quella inattendibile. Leers è un genio linguistico. Spiriti siffatti, come i cantanti e i pianisti, hanno un vasto campo. La sua particolare predilezione va ai Giapponesi, della cui storia e lingua si è occupato intensamente. Tra l’altro ha raccontato che, il giorno in cui fu distrutta a Pearl Harbour la flotta americana, l’ambasciatore giapponese a Roma lo aveva cercato per comunicare subito a lui, in quanto prussiano, la lieta novella; e fu con queste parole: ‘C’est la vengeance pour 1789’“ (56).

Nel 1950 von Leers attraversò l’Austria e giunse in Italia, dove si imbarcò, nel porto di Genova, su una nave diretta in Argentina. In questo paese del Sudamerica, che sotto la guida del generale Juan Domingo Peròn (1895-1974) aveva adottato una “terza via” giustizialista, alternativa al capitalismo e al marxismo (57), von Leers poté trovare le condizioni più favorevoli per riprendere la lotta. A Buenos Aires “partecipò attivamente alla vita sociale della comunità” (58) tedesca, lavorando come giornalista e assumendo la direzione di un mensile fondato da Eberhard Fritsch, “Der Weg – El Sendero”. Firmando col proprio nome, scrisse diversi articoli, tra i quali ricordiamo: Reich und Sonnenordnung (9, 1955), Die grünen Banner der Freiheit (10, 1955), Volk und Staat (11, 1955), Gott geb dem Heil, der bei mir kämpft! Ulrich von Huttens Kampf und unsere Zeit (12, 1955), Ein neues Weltzeitalter? (7-8, 1956), Einer wird es sein… (11-12, 1956). Usando lo pseudonimo di Johannes Uhlen, pubblicò Die letzten Goten (12, 1954), Die Wurzeln der jüdisch-deutschen Gegensätzlichkeit (5, 1956 e 9, 1956), Das orientalische Judentum (11-12 1956); firmandosi come “Hans Euler” pubblicò Deutsch-ungarische Schicksalsgemeinschaft (4, 1955) e Über das Vaterland (10, 1957). Secondo due cacciatori di nazisti di Amsterdam, von Leers avrebbe usato anche lo pseudonimo di W. von Asenbach, in particolare nel 1955, quando pubblicò presso un editore tedesco di Buenos Aires, Prometheus Verlag, Adolf Hitler. Sein Kampf gegen die Minusseele. Eine politisch-philosophische Studie aus der Alltagsperspektive, celebre opera antisemita” (notoir antisemitische werk) (59). Col proprio nome collaborò invece a „Dinàmica social“, un periodico diretto dall’ex segretario del PNF Carlo Scorza (1897-1988), che si era rifugiato anche lui in Argentina.

Un altro cacciatore di nazisti, collaboratore negli anni Sessanta del “Daily Herald”, scrive che von Leers “riprese contatti in Argentina coi suoi vecchi amici nazisti e mise in piedi insieme a loro una importante rete fascista che copriva l’intero continente” (60).

Un fatto è certo: alla caduta di Peròn, nel 1955, von Leers lasciò l’Argentina e si stabilì in Egitto. Cacciato il re, abrogata la costituzione reazionaria, sciolti i partiti politici e proclamata la repubblica, la Rivoluzione degli “ufficiali liberi” aveva intrapreso una vasta opera di epurazione della vecchia classe politica e aveva dato il via a un vasto programma di riforme. Il 2 febbraio 1955 Gamal Abd el-Nasser (1918-1970), che ormai era diventato el-Raìs (“il Duce”), respingeva il Patto di Bagdad, che mirava a vincolare agli angloamericani i paesi del Vicino Oriente, e proclamava che l’Egitto avrebbe operato per l’unità e l’indipendenza della Nazione Araba. L’Egitto stava dunque diventando un importante punto di riferimento non solo per i popoli arabi, ma per un più vasto fronte di lotta antimperialista e antisionista. Già prima e durante la guerra, d’altronde, Abd el-Nasser e gli “ufficiali liberi” avevano parteggiato per le potenze dell’Asse (61), come tutti i buoni musulmani e come tutti i nazionalisti arabi. Tra questi, von Leers aveva conosciuto a Berlino, nel 1936, il Gran Muftì di Gerusalemme, Hâjj Amîn al-Husseynî (1895-1974); e fu proprio il Gran Muftì, la più prestigiosa personalità dell’Islam, ad accogliere in Egitto l’esule tedesco, con queste parole: “Noi La ringraziamo per essere venuto qui a riprendere la lotta contro le potenze delle tenebre incarnate dal giudaismo internazionale” (62).

Von Leers non fu il solo a riparare in Egitto: furono numerosi i patrioti tedeschi e non tedeschi, come lo svizzero Georges Oltremare (63), che chiesero asilo politico al governo del Cairo, per sfuggire alla repressione che infuriava in Germania e per continuare la lotta contro gli stessi nemici (64). Per lo più furono assunti dai ministeri dell’Informazione, degli Interni, della Guerra.

Come la maggior parte di loro, anche von Leers entrò in Islam, assumendo il nome di Omar Amin (65). In passato, von Leers aveva sempre manifestato un certo interesse per l’Islam, in particolare per “l’Islam imperioso e guerriero [di quei popoli] che ancora possedevano una sicura componente razziale nordica” (66). In Der Kardinal und die Germanen aveva contrapposto la tradizionale tolleranza dell’Islam per le altre religioni alla violenza crudele e distruttiva usata dal cristianesimo nella conquista dell’Europa germanica (67). In Blut und Rasse in der Gesetzgebung aveva riportato alcuni versetti coranici relativi agli ebrei (IV, 158 e V, 16), “che l’Islam considerò suoi nemici fin dai primordi” (68) e aveva considerato con interesse le misure legali assunte da ‘Omar ibn al-Khattâb (643-644), dal califfo abbaside al-Mutawakkil (847-861), nonché dal califfo ismaelita al-Hakîm bi-amri-Llâh (996-1021) (69). Rievocando su una pubblicazione destinata alla formazione culturale delle SS l’incontro di Federico II di Svevia con il Sultano al-Kâmil (70), lo Sturmbannführer dr. Johann von Leers aveva fatto dire al Gran Maestro dell’Ordine Teutonico, Hermann von Salza: “Credo che il papa non sarà per nulla contento, se un giorno non ci saranno più motivi per fare delle Crociate in Palestina. Noi tedeschi non disperderemo più la nostra forza in questo paese straniero, ma edificheremo un grande impero a nord e ad est, molto più grande di quello che vorrebbero i papisti” (71). Dall’esilio argentino, infine, aveva manifestato la sua solidarietà al movimento di liberazione del Nordafrica. “Dal deserto – aveva scritto – si è levata una grande tempesta. (…) È il vento della libertà, che si leva dall’antica terra dei Mori. (…) Dall’Indonesia al Pakistan al Marocco garriscono le verdi bandiere della libertà e della giustizia di Dio contro l’iniquità del colonialismo. (…) E poderosa si leva sulle trombe di tempesta del deserto la figura del Mahdi venturo, che i musulmani attendono da secoli (…)” (72).

Ora von Leers trovava nella dottrina dell’Islam quell’indissolubile unità di religione e politica, di fas e di jus, che egli aveva individuata come caratteristica dell’antico mondo ariano, dove “legge divina e legge umana erano ancora strettamente unite” e il diritto era “un frammento dell’ordine divino universale” (73).

In una lettera inviata nel maggio 1960 alla rivista argentina “Pregonando Verdades”, il prof. dr. Omar Amin von Leers scrisse: “Mi sono recato in Egitto, oggi centro della lotta mondiale contro il colonialismo sionista che priva le nazioni della loro libertà. Avendo visto sia in Germania sia in Argentina che le chiese cristiane nel mondo sono alleate degli ebrei sionisti, mi sono convertito all’Islam, religione degli uomini liberi, dei grandi padri della libertà e del nazionalismo, come Gamal Abdel Nasser ed Emir Abdel Krim. Proseguo al fianco degli Arabi la mia lotta contro la tirannia mondiale di Israele e dei sionisti, e dove potrò essere utile alla lotta contro di essi, lo sarò con sommo piacere” (74).

Maurice Bardèche (1907-1898), col quale von Leers intrattenne dal Cairo una fitta corrispondenza, riecheggiò nelle sue entusiastiche pagine sul nasserismo le vedute di von Leers (75). Ma il rapporto epistolare tra von Leers e Bardèche, che ben presto si estese a Paul Rassinier (1906-1967), ebbe un ruolo determinante anche nella nascita di quella corrente di indagine storica che fu successivamente nota col nome di “revisionismo”. Il 25 gennaio 1963 Rassinier scriveva a Bardèche: “von Leers ha scritto che voleva cercarmi un editore in Germania, dicendosi certo di poterne trovare uno. In Egitto, egli sta mettendo a punto un’edizione governativa per la propaganda nel Vicino Oriente”. E von Leers scriveva a Bardèche (lettera senza data): “È un peccato che io non abbia ancora ricevuto una risposta da Rassinier circa Kogon. (…) Il fascicolo su di lui rivestirà una grande importanza; inviandomelo, contribuirete grandemente alla vittoria della buona causa nella lotta contro gli imbroglioni ebrei che infestano la vita politica in Europa”. Bardèche a Rassinier: “Le unisco la lettera di von Leers, nonché l’appunto che Lei aveva allegato. (…) La questione posta da von Leers circa il suo libro è molto più delicata. (…) Bisognerebbe dunque prendere in considerazione un trasporto clandestino di mille esemplari, cosa che mi sembra molto difficile”. Von Leers a Rassinier, il 1 settembre 1964: “Caro professore, oggi mi rallegro per aver trovato una buona soluzione al problema dell’edizione del Suo eccellente libro Le drame des Juifs européens. La grande casa editrice National Publications Printing House, qui al Cairo, sotto il controllo del Dipartimento dell’Informazione si incaricherà volentieri di farne la traduzione e di pubblicarla”. Von Leers a Rassinier, il 28 novembre 1964: “Ho ricevuto l’ordine, dal Dipartimento dell’Informazione, di fare un riassunto del Suo eccellente libro Le drame des Juifs européens in inglese. (…) Allego alla presente un ritaglio di stampa che ho ricevuto dalla Germania e che si riferisce alla Sua lotta contro quel maiale puzzolente di Bernard Lecache, il quale ha tutte le buoni ragioni per nascondere (in francese cacher, n.d.t.) il suo nome, perché è l’ebreo Lifschitz” (76). L’ebreo Lifschitz aveva infatti dichiarato che Rassinier era un agente dell’Internazionale nazista e Rassinier aveva promosso una causa giudiziaria contro di lui.

L’azione svolta da von Leers per conto della Repubblica Araba Unita fu particolarmente intensa. Ebbe la responsabilità del Servizio di Propaganda Antisionista; fu redattore di Radio Cairo, un’emittente ascoltata in tutto il mondo arabo; diresse un programma radiofonico intitolato La voce degli Arabi, che veniva trasmesso su onde corte ed era destinato all’Europa, all’Africa e al Sudamerica; fondò un Istituto di Ricerche sul Sionismo. Svolse anche un’importante attività editoriale, traducendo in tedesco alcuni testi della collana “Studi sull’Islam”, edita dal Consiglio Supremo per gli Affari Islamici (77). In ciò fu coadiuvato da numerosi esuli tedeschi, molti dei quali poterono riparare in Egitto proprio grazie al suo interessamento.

Nel maggio del 1957 Omar Amin von Leers ricevette la visita di Savitri Devi, che dall’Europa stava facendo ritorno in India, dove si era stabilita nel 1936. Ecco come l’incontro con von Leers viene ricostruito nella biografia di Savitri Devi.

“Anche se sulla porta del suo ufficio ministeriale c’era un nome arabo, il professor dr. Omar Amin von Leers poteva essere preso solo per tedesco. L’uomo dalle guance rosee, dai capelli bianchi, dagli occhi d’un azzurro luminoso, si alzò per salutare Savitri Devi con l’eleganza di un vecchio gentiluomo prussiano. Naturalmente, aveva sentito parlare di lei e degli splendidi libri che aveva scritti per la causa internazionale nazista. Il colonnello Rudel [Hans-Ulrich Rudel] gliene aveva parlato con entusiasmo. Voleva accettare, adesso, il suo invito a rimanere per un po’ e vedere che cosa i Tedeschi stavano facendo in Egitto? Egli abitava poco lontano dalla parte meridionale del Cairo, nella città di Meadi (El-Maâdi), sulla riva orientale del fiume Nilo. Al momento la casa di von Leers era piena, ma l’ospite sarebbe stata sistemata in casa di un vicino, un arabo palestinese di nome Mahmud Sali che nutriva una grande ammirazione per il Führer. Questo signore si sarebbe sentito grandemente onorato, se Savitri Devi avesse accettato la sua ospitalità. Lei ne fu lieta. Von Leers propose che quella sera lei venisse a cenare con loro” (78). Dopo una visita a Tell el-Amarna, la città solare di Akhnaton a sud del Cairo, Savitri Devi ritornò a Meadi per accomiatarsi da von Leers e dalla sua famiglia; poi rientrò in India attraversando la Siria, l’Iraq, l’Iran e il Pakistan.

Il 5 novembre 1958 “Der Spiegel” (a. XII, n. 45) pubblicava una lettera di von Leers in cui quest’ultimo si congratulava con la rivista per aver pubblicato un intervento dell’ex Reichsbankpräsident Hjalmar Schacht: “un uomo dai meriti enormi” – scriveva von Leers – “al quale i mascalzoni denazificatori hanno dato la caccia come a una bestia selvaggia”. Von Leers denunciava anche il fatto che “milioni di ebrei fannulloni e trafficoni [faulpelzender und schiebender Juden] ingrassano” grazie alle cosiddette “riparazioni”, le quali altro non sono che una “scandalosa dilapidazione dei proventi del lavoro tedesco”. Il 19 novembre la medesima rivista orchestrò un coro di “vibrate proteste” contro le affermazioni di von Leers, pubblicando una quindicina di lettere di “indignati lettori”.

Tra le vibrate proteste che nella Germania occidentale si levarono contro le attività di von Leers, vi fu quella del Partito Socialdemocratico Tedesco. Il gruppo della SPD al Bundestag di Bonn si occupò del fatto che von Leers aveva ottenuto un nuovo passaporto all’ambasciata della Repubblica Federale Tedesca al Cairo. Con serietà tipicamente tedesca, i parlamentari socialdemocratici chiedevano formalmente se il governo non vedesse in ciò nessuna “minaccia di considerevole rilievo [Gefährdung erheblicher Belange] per la Repubblica Federale di Germania” e invitavano le autorità competenti a verificare quali fossero, tra i cittadini tedeschi fuggiti all’estero dopo il 1945, quelli ancora in possesso di un passaporto valido. Un portavoce del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea ha riassunto la vicenda in termini edificanti: “La concessione del passaporto a questo singolare cittadino della Germania di Bonn è servita a scatenare, intorno al 1960, una vera guerra parlamentare che ha visto i socialdemocratici battersi fino ad ottenere che von Leers non fosse considerato cittadino tedesco avente gli eguali diritti degli altri” (79).

L’autore ritiene tuttavia che von Leers, “insediato in pianta stabile al Cairo” (80), si sia sostanzialmente disinteressato alla vicenda che lo riguardava personalmente; anzi, egli stesso ne traccia un ritratto che rivela un’olimpica serenità interiore: “La sua faccia bonaria di anziano e compito signore con la cravatta a pois grossi come cialde e con l’immancabile garofano all’occhiello, fresco e ottimista un giorno dopo l’altro, ha mascherato agli occhi tutti l’intenso lavoro di protezione svolto nei confronti degli ex colleghi” (81).

Stando ad un Lexikon (sic) che i cacciatori di nazisti hanno pubblicato sulla rete informatica (82), un documento dello spionaggio statunitense (83) riporterebbe la notizia di un incontro avvenuto presso l’ambasciata egiziana di Lima nel dicembre 1964 tra von Leers e il presunto capo dell’Odessa in Sudamerica, Friedrich Schwend, che risiedeva nella capitale peruviana. In cambio di 100.000 dollari autentici, Schwend avrebbe consegnato a von Leers una somma di dollari falsi di gran lunga superiore, che sarebbe poi stata messa in circolazione in Perù. C’è chi ha voluto collegare la presenza di von Leers a Lima con un tentativo di ricostituire “in Sud America la sede centrale dell’Odessa” (84).

Comunque sia, dal Sudamerica von Leers ritornò al Cairo, dove morì un paio di mesi più tardi, il 3 marzo 1965. Ebbe così termine quel Gotteskampf che egli aveva intrapreso trentasei anni prima nei ranghi della rivoluzione crociuncinata.

Note

56 Ernst Jünger, Strahlungen II (Die Hütte im Weinberg), cit., pp. 643-644.

57 Negli anni in cui Johann von Leers si insedia in Argentina, Peròn assume una posizione dichiaratamente ostile alla plutocrazia e all’imperialismo: “Un settarismo economico diretto da un gran gruppo finanziario, sanguinoso e dittatoriale, si accanisce a mantenere il suo sistema di sfruttamento interno e internazionale. Esso si dice difensore dei popoli… in nome delle minoranze elette, delle quattro libertà e della democrazia: come il comunismo, è intransigente, traditore e privo di scrupoli. Come il comunismo, farà la guerra per difendere la pace”. E ancora: “L’imperialismo plutocratico ha il disegno di dominare il mondo economico… Le Nazioni Unite, i Paesi liberi, le Quattro Libertà, la Carta dell’Atlantico, la ricostruzione e gli aiuti, la difesa della Corea, il disarmo, il rispetto delle autonomie e la libera determinazione dei popoli, il buon vicinato, la solidarietà continentale, l’appoggio ai Pesi sottosviluppati sono menzogne… L’imperialismo interviene in tutti i Paesi con i suoi agenti dell’FBI, le sue ambasciate, i suoi cipays… Difende la libera impresa; mediante i suoi cartelli, i suoi monopoli e le sue conferenze stabilisce nel mondo l’economia internazionale sotto la sua direzione” (Paolo Vita-Finzi, Peròn mito e realtà, Pan, Milano 1971, pp. 90-91).

58 Jorge Camarasa, op. cit., p. 97. L’autore di questo libro avverte che „questo Johannes von Leers non deve essere confuso con l’omonimo generale delle SS che fu addetto militare dell’ambasciata tedesca a Buenos Aires fino al 1945” (J. Camarasa, op. cit., p. 119). 59 Pra van Iddekinge – Ah Paape, Ze zijn er nog…, De Bezige Bij, Amsterdam 1970, pp. 50 e 189.

60 Dennis Eisenberg, L’internazionale nera. Fascisti e nazisti oggi nel mondo, cit., p. 158. Julius Bogatsvo, che dichiara di servirsi di una documentazione “cortesemente fornita dal Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea” (I nazisti dopo il nazismo, De Vecchi, Milano 1972, p. 4) usa più o meno le stesse parole: “Ricco di notevoli doti organizzative, von Leers tesse poi un’efficiente rete di collaboratori e informatori tanto da coprire quasi l’intera America del Sud. Un lavoro da certosino”. (Ibidem, p. 106).

61 “Während des Zweiten Weltkrieges unsere Sympathien den Deutschen gehörten“, dichiarò Nasser alla „Deutsche Nationale Zeitung“ del 1 maggio 1964. Il fratello del Rais, Nassiri Abd el-Nasser, nel 1939 aveva pubblicato un’edizione araba di Mein Kampf.

62 Bernard Lewis, Sémites et antisémites, Presse Pocket, Paris 1991, p. 268.

63 Il giornalista Georges Oltramare alias Charles Dieudonné (1896-1960), che aveva diretto « Pilori » nella Francia occupata, diresse al Cairo le trasmissioni in lingua francese de La Voix des Arabes. Morì nel 1960.

64 Tra coloro che svolsero un ruolo politico o militare in Egitto, possiamo citare: Hans Apeler, alias Salah Ghaffar (Ministero dell’Informazione), Franz Bartel alias el-Hussein (Ministero dell’Informazione), il generale della Wehrmacht Wilhelm Farmbacher (consigliere militare di Nasser), l’SS Standartenführer Baumann (Ministero della Guerra; istruttore del Fronte di Liberazione della Palestina), l’ex commissario della Gestapo Erich Altern alias Ali Bella, l’SS Sturmbannführer Walter Balmann alias Alì ben Khader, l’ex aiutante di campo di Rommel Fritz Bayerlein, Hans Becher (istruttore della polizia), l’ex ufficiale della Gestapo Wilhelm Beissner, l’SS Sturmbannführer Bernhard Bender alias Bashir ben Salah (consigliere della polizia politica), l’SS Untersturmführer Wilhelm Boerner alias Ali Ben Kasher (Ministero degli Interni, istruttore del Fronte di Liberazione della Palestina), Werner Birgel alias el-Gamin (Ministero dell’Informazione), l’SS Untersturmführer Wilhelm Boeckler alias Abd el-Karim, l’SS Hauptsturmführer Alois Brunner alias Alì Mohammed, l’SS Obergruppenführer Friedrich Buble alias Ben Amman (Dipartimento Relazioni Pubbliche), Franz Bünsch, l’SA Obersturmführer Erich Bunzel, il capo della Gestapo di Düsseldorf Joachim Daemling alias Jochen Dressel alias Ibrahim Mustafa (Radio Cairo), l’SS Obergruppenführer Oskar Dirlewanger, il medico SS dr. Hans Eisele, l’SS Sturmbahnführer Eugen Fichberger, l’SS Standartenführer Leopold Gleim alias al-Nasher (Servizi di Sicurezza), l’ex assistente di Goebbels barone von Harder, l’ex giornalista del Welt-Dienst Ludwig Heiden alias al-Haj (traduttore del Mein Kampf in arabo), l’SS Hauptsturmführer Heribert Heim (medico della polizia), l’ex dirigente della Gestapo Franz Hithofer, Ulrik Klaus alias Muhammad Akbar, l’ex dirigente della Hitlerjugend Karl Luder (Ministero della Guerra), l’SS Standartenführer Gerhard Mertins, Rudolf Midner, l’SS Gruppenführer Alois Moser (istruttore delle Camicie Verdi), l’SS Sturmbannführer Oskar Münzel (consigliere militare), Gerd von Nimzek alias Ben Alì, Achim Dieter Pelschnik alias el-Said, Franz Rademacher, Walter Rauff, l’SS Sturmbahnführer Schmalstich, l’SS Sturmbannführer Seipel alias Imad Zuher, l’ex funzionario della Gestapo Heinrich Sellmann alias Hasan Suleyman (Ministero dell’Informazione), Albert Thiemann alias Amman Qader, l’SS Standartenführer Erich Weinmann, il dr. Werner Wietschenke, il medico SS Heinrich Willermann alias Naim Fahum, Ludwig Zind alias Muhammad Saleh. La maggior parte di loro abbracciò l’Islam. “Per la verità, l’arrivo di un certo gruppo di ex nazisti al Cairo è precedente alla rivoluzione nasseriana. Già re Faruk si era circondato, tra il 1948 e il 1951, di alcuni esperti tedeschi (…) Giunto al potere Nasser, il reclutamento degli esperti tedeschi si è intensificato ed il senatore americano dell’Alaska, Ernest Gruening, poteva offrirne un lungo elenco, il 3 maggio 1963, nel corso del dibattito sul Medio Oriente” (Angelo Del Boca e Mario Giovana, I “figli del sole”. Mezzo secolo di nazifascismo nel mondo, Feltrinelli, Milano 1965, p. 463 n.

65 E non “Oman Amin”, come scrivono A. del Boca e M. Giovana, op. cit., p. 464.

66 J. Von Leers, Blut und Rasse in der Gesetzgebung, cit., p. 17.

67 J. von Leers, Der Kardinal und die Germanen, cit., pp. 23, 48, 52.

68 „Der Islam hat das Judentum seit jeher als Feind empfunden“ (J. von Leers, Blut und Rasse in der Gesetzgebung. Ein Gang durch die Völkergeschichte, cit., p. 49).

69 J. von Leers, Blut und Rasse in der Gesetzgebung, cit., pp. 49-50. 70 J. von Leers, La Terre promise, «Cahier de la SS», 2, 1939 ; in: AA. VV., L’ordre SS, Éditions Avalon, Paris 1991, pp. 289-297.

71 Ibidem, p. 290.

72 J. Von Leers, Die grünen Banner der Freiheit, “Der Weg – El sendero”, 10, 1955, p. 640.

73 J. von Leers, Blut und Rasse in der Gesetzgebung. Ein Gang durch die Völkergeschichte, cit., p. 6.

74 Cit. in: Jorge Camarasa, Organizzazione Odessa. Dossier sui nazisti rifugiati in Argentina, Mursia, Milano 1998, p. 97.

75 Inquadrando il fenomeno nasseriano nella tipologia fascista, Bardèche scriveva nel 1962: “L’Islam non appartiene né al mondo democratico, né al mondo comunista; per la sua essenza e per la sua collocazione è un vero ‘terzo mondo’ (…) Nasser ed i suoi fascisti hanno trovato questa mistica fascista nell’Islam, che è il loro passato e che è anche, nel senso più largo della parola, la loro cultura (…) La rivoluzione egiziana non è solamente ‘Egitto, svegliati’; è la legge di Maometto che sveglia l’Egitto alla rivoluzione nasseriana, è il Corano in marcia. La rivolta di Nasser non fu soltanto contro l’occupazione coloniale, ma anche contro tutto ciò che tale occupazione comporta e rappresenta; il regno dell’oro, l’insolenza del ricco, il potere dei venduti allo straniero e degli arrivati e l’adorazione del Vitello d’Oro che essa reca con sé (…) Tutto ciò è condannato nel Libro, sono gli idoli di Mammona. Nel Corano vi è qualcosa di guerriero e di forte, qualcosa di virile, qualcosa che si può chiamare romano. (…) Fra tutte le mistiche fasciste forse quella di Nasser sarà quella che lascerà una traccia più profonda nella storia per le sue durature conseguenze” (Maurice Bardèche, Che cosa è il fascismo?, Volpe, Roma 1980, pp. 91-92).

76 I brani della corrispondenza von Leers-Bardèche-Rassinier si trovano in: Nadine Fresco, Fabrication d’un antisémite, Seuil, Paris 1999, pp. 48-50.

77 Von Leers tradusse un testo dello Shaykh Muhammad Abu Zahra sulla concezione islamica della guerra (Begriff des Krieges in Islam); tradusse anche uno studio di Ibrahim Muhammad Ismail sulla dottrina economica islamica (Der Islam und die heutigen Wirtschaftstheorien; trad. it. L’Islam e le teorie economiche odierne, Arktos, Carmagnola 1980).

78 Nicholas Goodrick-Clarke, Hitler’s Priestess. Savitri Devi, the Hindu-Aryan Myth, and Neo Nazism, cit., p. 177.

79 Julius Bogatsvo, I nazisti dopo il nazismo, Giovanni De Vecchi Editore, Milano 1972, pp. 107-108.

80 J. Bogatsvo, op. cit., p. 108.

81 J. Bogatsvo, op. cit., p. 108.

82 Anonimo, Johann (Johannes von Leers), IDGR. Informationsdienst gegen Rechtextremismus, cit. Cfr. Friedrich Paul Heller, ODESSA, IDGR. Informationsdienst gegen Rechtextremismus, stesso sito.

83 Central Intelligence Corps, Case Control no. 199602754. Il documento sarebbe stato desecretato nell’ottobre 1998.

84 U. Barbisan, op. cit., p. 121.

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  1. evoliano
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    Dopo aver letto questo devo ammettere che von Leers fino alla fine si è dimostrato una persona coerente e capace.Lungo onore a Omar Amin Von Leers,l'oppositore della plutocrazia e del veleno ebraico!

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