I velivoli segreti dell’Asse

Da pochi giorni è uscito l’ultimo saggio storico di Marco Zagni, dedicato ai “velivoli segreti dell’Asse”: è stato pubblicato da Mursia nella longeva collana “Testimonianze fra cronaca e storia”. Questo lavoro fa seguito alla “trilogia” con cui Zagni aveva affrontato i temi dell’archeologia tedesca e italiana durante i fascismi (Archeologi di Himmler, La svastica e la runa, Il fascio e la runa). I velivoli segreti dell’Asse mostra una sottile continuità con i precedenti, non tanto per l’epoca storica cui fa riferimento, quanto per gli aspetti “misteriosi”, nel caso specifico quelli di alcuni apparecchi e delle teorie che furono alla base della loro concezione.

Lo studio è suddiviso in tre parti che, come rivela il sottotitolo, conducono il lettore Dalla realtà al mito: in altri termini, si inizia con quei velivoli, più o meno noti a coloro che si interessano di storia militare, che introdussero dirompenti innovazioni tecnologiche; si esaminano poi i diversi mezzi prodotti in pochi esemplari o rimasti allo stadio di prototipo; infine si prendono in considerazione i “miti” su straordinarie ricerche che sarebbero state avviate o (in alcuni casi) sviluppate sino a esiti sorprendenti. Marco Zagni ha consultato una considerevole quantità di fonti, specialmente di lingua tedesca; naturalmente, data la struttura del libro, col progredire della lettura l’autore avverte che le informazioni diventano via via più frammentarie e che si rende quindi necessario operare per “somme di indizi” e congetture.

Il termine “velivoli” impiegato da Zagni si riferisce ad aeroplani, giroplani, elicotteri, missili e dischi. Ovviamente la parte largamente preponderante dei mezzi presi in esame sono però aerei, e tra questi specialmente quelli di produzione tedesca. Non mancano però le pagine dedicate ai mezzi italiani e a quelli giapponesi. Riguardo questi ultimi, per esempio, Zagni riferisce dell’Ohka, una velivolo a razzo pilotato, costruito prevalentemente in legno, che doveva essere trasportato da un bombardiere sino a una trentina di chilometri dalle navi nemiche. “Una volta partito, il pilota sapeva che non c’era più modo di fare ritorno”. Zagni riporta che i 70 Ohka impiegati dal Giappone durante la Battaglia di Okinawa affondarono tre cacciatorpediniere e alcune navi da trasporto.

E’ ormai piuttosto noto che la ricerca scientifica tedesca giunse a livelli di sviluppo tali che, probabilmente, le famose Wunderwaffen di cui tanto si parlava sul finire della seconda guerra mondiale erano davvero a un passo dall’essere approntate, e anzi in alcuni contesti, se impiegate efficacemente, avrebbero potuto determinare esiti diversi. Ma, come scrisse il generale Frido von Sengern und Etterlin, le guerre non si vincono con armi segrete non ancora pronte (frase opportunamente riportata da Zagni in esergo al suo libro).

In chiave storica, però, è di vivo interesse rendersi conto di quali risultati fossero stati ormai raggiunti. Tutti sanno che i missili Apollo che portarono gli astronauti americani sulla luna costituirono un’evoluzione delle V2 e che la direzione di entrambi questi progetti missilistici, in Germania e negli USA, fu guidata da Werner von Braun; come è noto che il primo caccia a reazione fu il Messerschmitt Me 262; dopo la pubblicazione dei libri di Luigi Romersa e Rainer Karlsch la convinzione che la Germania avesse prodotto e testato la prima bomba atomica è ormai relativamente diffusa. Eppure, stando a quanto scrive Zagni, ci fu molto altro: velivoli discoidali, per esempio, che probabilmente non differirono molto da quelli che talvolta si vedono riprodotti (in chiave retrò) in certe ricostruzioni di storia alternativa.

Un certo interesse rivestono anche le parti finali del libro (raccolte in parte della seconda sezione e nella totalità della terza), certo più sotto l’aspetto della storia delle idee “alternative” rispetto a quello della storia dell’evoluzione tecnica; forse chi possieda adeguate nozioni tecniche potrà riconoscere in certe ricerche su fonti alternative di energia, condotte in Germania, alcune anticipazioni di teorie (o anche di applicazioni pratiche) studiate anche al giorno d’oggi.


Marco Zagni, I velivoli segreti dell’Asse. Dalla realtà al mito, Mursia, Milano 2020.

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Alberto Lombardo è stato tra i fondatori del Centro Studi La Runa e ha curato negli anni passati la pubblicazione di Algiza e dei libri pubblicati dall'associazione. Attualmente aggiorna il blog Huginn e Muninn, sul quale è pubblicata una sua più ampia scheda di presentazione.
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