L’associazione Ahnenerbe fu fondata il primo luglio 1935 dall’SS-Reichsführer Heinrich Himmler, dall’archeologo olandese Herman Wirth e dal Ministro dell’agricoltura e alimentazione del Reich SS-Gruppenführer Richard Walter Darré. Principale finalità dell’associazione, il cui nome completo era Forschungsgemeinschaft Deutsches Ahnenerbe e.V. (società di ricerca sull’eredità tedesca degli avi), era la ricerca archeologica, storica e antropologica sul passato dei popoli germanici, dalla preistoria al medioevo. In breve tempo Himmler affidò all’Ahnenerbe un’ampia serie di compiti istituzionali, che spaziavano dalla ricerca archeologica sul campo alla formulazione di ipotesi e teorie, sino ad estendersi, in prossimità della guerra, ad ambiti ancora più vasti, come l’astronomia e quella che oggi definiremmo “ricerca di frontiera”. Negli ultimi anni lo studioso italiano Marco Zagni ha pubblicato diversi volumi su questa importante organizzazione, contribuendo a dissipare quel velo di mistero che per lungo tempo ha impedito di ben comprenderne le effettive finalità e le attività svolte dai suoi membri.
L’associazione, potendo contare su una propria casa editrice (Ahnenerbe Stiftung Verlag) si avvalse della collaborazione di numerosi famosi studiosi, che in diversi casi affiancarono all’attività di studio e ricerca sui cantieri di scavo quelle di spionaggio e di politica internazionale in molti paesi lontani. Uno dei nomi più noti è senza dubbio quello del filologo e storico delle religioni Franz Altheim, che fu protagonista di un appassionante viaggio nel vicino Oriente negli anni ’30; ancora più famose sono le spedizioni tibetane, dell’ultima delle quali si ha un ritratto, parziale ma affascinante, nel libro Sette anni in Tibet di Heinrich Harrer.
Una lunga serie di spedizioni notevolissime, ma meno conosciute, ebbero per protagonista l’archeologo Herbert Jankuhn. Nato ad Angerburg nella Prussia Orientale l’8 agosto 1905, si interessò all’archeologia fin dalla giovinezza. Studiò a Königsberg, Jena e Berlino germanistica, storia e preistoria, oltre che filosofia ed educazione fisica. Si laureò nel 1931 a Berlino con una tesi sulle guarnizioni delle cinture romane ritrovate nella Prussia Orientale e fece diversi viaggi di studio all’estero (Egitto, Palestina, Siria, Libano, Cipro, Grecia e Turchia).
Sin dal 1930 faceva parte della spedizione archeologica che stava portando alla luce l’importante insediamento di Haithabu (Hedeby), nella Danimarca vichinga. Nel 1934 i lavori di Haithabu finirono sotto il patronato di Himmler, che ovviamente era particolarmente interessato a tutte le vestigia della civiltà germanica. Jankuhn proseguiva l’attività accademica, ricoprendo la cattedra di preistoria europea, prima a Kiel e poi a Rostock. Egli era a sua volta molto attratto dal movimento politico nazionalsocialista: entrò nelle S.A. e dal 1937 divenne membro del partito, e dopo tre anni lo stesso Himmler gli affidò la direzione dell’importante “Dipartimento Scavi” dell’Ahnenerbe.
L’incarico di Himmler prevedeva anche la costituzione di un reparto speciale archeologico, che aveva per compito principale il mettere al sicuro i reperti e i monumenti della arcaica colonizzazione germanica negli immensi territori che il Reich andava via via occupando, e al contempo produrre studi scientifici su tutto il materiale posto in salvo. A Jankuhn fu conferito il grado SS di Sturmbannführer (corrispondente a quello di maggiore), anche per facilitare i suoi spostamenti alle frontiere. Tra l’aprile e metà agosto 1940 il Sondereinsatzkommando Jankuhn era in Norvegia, con l’incarico di proteggerne le vestigia preistoriche; analogo incarico svolse nell’autunno successivo in Bretagna, con particolare riferimento ai siti megalitici.
Durante l’estate 1941 il Sonderkommando si recò prima a Parigi e poi in Normandia, per realizzare uno studio scientifico sistematico dell’arazzo di Bayeux, e al tempo stesso porre al sicuro il prezioso reperto dai pericoli della guerra. Facevano parte del gruppo, oltre a Jankuhn, il direttore del museo di Neumünster, Schlabow; lo Sturmbannführer Alber e il fotografo Herbert Jeschke. Il risultato di quei lavori fu un’imponente documentazione raccolta in dodici casse, comprendente centinaia di fotografie e manoscritti rimasti inediti; una parte del materiale, riscoperta recentemente, è stata oggetto di un primo studio preliminare.
L’anno successivo, e precisamente il 21 luglio 1942, il Sonderkommando Jankuhn venne inviato in Crimea, con l’incarico di mettere al sicuro dalle distruzioni del conflitto i tesori conservati nel museo di arte preistorica del Monastero di Lavra, vicino a Kiev, e in quello di Berdichev. Si riteneva, a torto o ragione, che in buona parte quei reperti appartenessero alla cultura proto-gotica, e quindi all’ancestrale civiltà germanica. Della spedizione, oltre allo stesso Jankuhn, facevano parte anche il dott. Karl Kersten, specialista dell’Età del Bronzo, e il barone Wolf von Seefeld, che parlava il russo correntemente. All’arrivo in Crimea, la spedizione dovette constatare che i sovietici, prima di ripiegare, avevano fatto tabula rasa dei musei (quello di Berdichev era stato distrutto); dalle informazioni assunte si fu in grado di stabilire che in qualche modo i Russi avevano trasferito i pezzi nel Caucaso, proprio in corrispondenza della linea del fronte su cui era spiegata la 5^ Divisione Panzer SS “Wiking”.
Senza perder tempo, il “Sonderkommando Jankuhn” raggiunse quindi, il 9 agosto, il comando divisionale della Wiking a Starobesheve. Qui Jankuhn fu raggiunto da un telegramma di Wolfram Sievers, il braccio destro di Himmler nell’Ahnenerbe, con cui gli si ordinava di studiare se vi fossero le tracce della presenza di un antico insediamento gotico nei pressi della fortezza di Mangup Kale, non lontano da Sebastopoli. In sostanza, si trattava ora di ripercorrere all’indietro la strada appena fatta. Jankuhn scelse in completa autonomia: rimandò Kersten in Crimea ad adempiere all’incarico di Sievers, deciso a dedicarsi personalmente al primo compito che l’Ahnenerbe si era prefisso, la salvaguardia e lo studio dei reperti. Il 26 agosto raggiunse quindi il museo di Mainkop, dove poté trarre in salvo un gran numero di manufatti greci, dell’età della pietra e degli Sciti. Studiando in particolare questi ultimi, andò convincendosi che questo popolo fosse strettamente imparentato con i Germani.
Su incarico di Himmler, Jankuhn passò poi tutto il resto della guerra inquadrato nelle file della 5^ Divisione SS “Wiking” come ufficiale dell’intelligence, prima sotto il comando di Felix Steiner, poi sotto quello di Herbert Otto Gille; a quanto risulta, il 9 novembre 1944 lo stesso Gille gli appuntò al petto la croce di ferro di prima classe, e ancora successivamente Jankuhn raggiunse il grado di Obersturmbannführer (tenente colonello) della Allgemeine SS.
Come la quasi totalità della Divisione, si arrese agli Americani in Baviera nel 1945. Subì poi il consueto processo di denazificazione ed oltre tre anni di prigionia in campo di concentramento.
Ben presto dopo la guerra, date le sue innegabili qualità, risalì la scala accademica dalla quale era tanto repentinamente precipitato. Ebbe incarichi importanti e divenne uno dei più grandi archeologi e filologi tedeschi del secolo.
Fu però solo nel 1956 che tornò ad avere un ruolo ufficiale in università, il lettorato alla Georg-August di Gottinga, e successivamente l’insegnamento, andando in pensione nel 1973 come professore emerito. Il suo nome, che è rimasto indissolubilmente associato alla scoperta della città di Haithabu-Hedeby (tra il 1949 e il 1962 fu il direttore degli scavi) figura tra i curatori della seconda edizione in trentacinque volumi, del 1968, del Reallexikon der Germanischen Altertumskunde, lo standard per la ricerca storica tedesca.
Jankuhn fu anche uno degli illustri patrocinatori della rivista Nouvelle Ecole diretta da Alain de Benoist. Morì a Gottinga il 30 aprile 1990, dopo una vita interamente dedicata all’archeologia.
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