Il clima politico tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI è stato caratterizzato da un’incontenibile ascesa delle ideologie di sinistra che, dopo la fine del comunismo, hanno enormemente accresciuto il loro potere e la loro presa sulle coscienze puntando tutto su un armamentario culturale finalizzato alla cancellazione delle identità sessuali: un sistema di pensiero che viene generalmente denominato col termine “gender”. Con questa mossa azzeccata il potere progressista nel mondo occidentale è diventato talmente forte che ha risucchiato come un vortice anche gli avversari politici: in molti paesi l’opposizione alla sinistra è ridotta al lumicino, e talvolta non si manifesta nemmeno.
I comportamenti omosessuali sono stati elevati al rango di ideologia di stato che assume carattere normativo, eppure nella storia della sinistra abbondano elementi che oggi sono fonte di infinito imbarazzo per i suoi sostenitori. Nei regimi comunisti l’omosessualità era vista come un “vizio borghese” e spesso considerata un reato: a riprova di questo c’era anche il celebre carteggio “omofobo” tra Engels e Marx. Nei partiti di sinistra occidentali fino agli anni ‘80 il tema dell’omosessualità era marginale e non veniva utilizzato nelle campagne elettorali. Perfino il più importante ideologo omosessualista italiano, Mario Mieli, era considerato un elemento non significativo e non influenzava la retorica di partito.
Tramontato il mito del collettivismo economico, la sinistra ha trovato di meglio: il collettivismo delle identità sessuali. Nel corso degli anni ‘90 una sinistra in crisi e in cerca di nuove strade comincia a interessarsi al mondo LGBT e in men che non si dica raccoglie un consenso travolgente, probabilmente superiore alle sue stesse aspettative!
In passato la sinistra si basava sul fumoso concetto di “emancipazione” interpretandolo essenzialmente come un sistema per appianare le differenze di classe sociale, oggi “emancipazione” significa liberarsi dalla schiavitù dell’appartenenza a un genere sessuale. L’ideologia omosessualista del “gender”, efficacemente supportata dall’antirazzismo, variamente intrecciata col femminismo e mescolata nel grande calderone dei “diritti umani”, si è rivelata un eccellente anestetico per rendere l’opinione pubblica obbediente, servile, passiva e insensibile al dolore.
L’enfasi sui “diritti civili” ha offerto al padronato lo strumento perfetto per attaccare i diritti sociali: mentre i mass media celebravano i trionfi della cosiddetta “inclusione sociale”, il capitalismo globalizzato scatenava una vasta offensiva neoliberista che oggi ha ridotto il mondo del lavoro a un mercato degli schiavi. Questo spiega la valanga di finanziamenti che negli ultimi trent’anni ha inondato i partiti progressisti mettendoli in condizione di attuare martellamenti propagandistici che farebbero impallidire le grandi dittature del ‘900!
Ma la propaganda da sola può spiegare un consenso così entusiasta verso comportamenti sessuali di nicchia che l’umanità ha sempre considerato come moralmente riprovevoli, oppure ridicoli, e comunque ininfluenti sulla vita pubblica?
Guarda caso proprio nel 1994 il Wright Laboratory, un ente che progettava armi chimiche e biologiche per l’esercito americano, propose un’arma chimica basata su feromoni che avrebbero generato nei soldati nemici un irresistibile desiderio omosessuale. Ufficialmente l’arma non sarebbe stata sviluppata, ma da come vanno le cose tutto lascia pensare che tali ordigni vengano ampiamente utilizzati sulla popolazione civile…
Documenti sulla “bomba gay” si possono trovare nel seguente link:
Gay bomb – Wikipedia
Il ricercatore indipendente David Icke, poi, ha ipotizzato che gli estrogeni e gli ftalati siano intenzionalmente diffusi nei cibi e nelle bevande per femminilizzare il genere maschile.
Ma se David Icke è un paranoico complottista, perfino un documentario di RAI 3 (fonte non sospetta) ha parlato del fenomeno della sterilità maschile e delle modificazioni di identità sessuale che si verificano su giovani maschi con sempre maggiore frequenza. E proprio gli ftalati sono indicati fra le sostanze più diffuse che provocano cambiamenti di identità sessuale.
La trasmissione si trova al seguente link:
Presadiretta 2016/17 – Ciao maschio – Video – RaiPlay
C’è anche chi pensa che fattori casuali abbiano contribuito a modifiche dei caratteri sessuali, ma la virulenza della campagna mediatica che quotidianamente criminalizza la sessualità maschile lascia pochi dubbi sul carattere premeditato di questo fenomeno…
In ogni caso, che il consenso sia stato comprato o indotto con armi chimiche, occorre confrontarsi con la realtà di folle ipnotizzate dagli slogan LGBT che scendono in piazza con la bandiera arcobaleno, offrendo così la giugulare alle sanguinolente macellerie sociali attuate dai poteri forti.
Del resto il nuovo paradigma instaurato dalla confusione dei ruoli sessuali ha risvolti economici che lo rendono essenziale per il mantenimento di un’economia speculativa che non ha alcun legame con le esigenze reali della vita: la fine della famiglia tradizionalmente intesa crea una società individualista funzionale alla moltiplicazione dei consumi. Inoltre i trattamenti per il cambio di sesso alimentano un florido mercato per l’industria farmaceutica. Si aggiunge anche un ricco terreno di pascolo per le professioni giuridiche che sono chiamate a regolare situazioni che fino a questo momento le civiltà umane non avevano contemplato. Fra questi adeguamenti legislativi ci sono i grotteschi reati d’opinione che le democrazie orwelliane del XXI secolo sono riuscite a inventare per blindare i nuovi soggetti di diritto. Infine la narrazione LGBT è per sua natura perfettamente coerente con le carnevalate demenziali della società dei consumi.
Oltre a questi elementi occorre considerare l’indovinata scelta della bandiera arcobaleno, il cui impatto estetico è oggettivamente irresistibile…
Il “gender” è il dogma fondante di quel comunismo 2.0 che i mass media chiamano “globalizzazione” ed è ormai la posta in gioco ideologica attorno alla quale si combatte una nuova guerra fredda che vede la Russia e i paesi ex comunisti schierati a difesa della concezione biologica dell’identità sessuale, contro un Occidente che sostiene l’idea dell’identità sessuale come scelta psicologica. L’Unione Europea è arrivata a ricattare Polonia e Ungheria, minacciando di negare gli aiuti economici per l’emergenza covid alle due coraggiose nazioni se non aderiranno al “genderismo”.
Proprio i paesi dell’ex impero sovietico, vaccinati dall’esperienza comunista, hanno riconosciuto facilmente nel “gender” il collettivismo del XXI secolo: il presidente polacco Duda ha opportunamente osservato che l’ideologia LGBT è ancor più pericolosa del comunismo! I paesi occidentali, invece, cloroformizzati dal consumismo, si sono abbandonati all’adorazione del nuovo vitello d’oro. Quanto alle Chiese cristiane, deboli e tremebonde, spesso sui temi etici hanno semplicemente gettato la spugna o, in certi casi, hanno disertato per arruolarsi nel campo avversario!
A questo scenario geopolitico bisogna aggiungere il mondo musulmano, saldamente attaccato alla propria tradizione religiosa e del tutto refrattario a queste “novità”.
Anche il mondo dello spettacolo e quello della cultura sono massicciamente schierati a favore del “gender”: i cervelloni “liberal” incistati nelle università occidentali non sono nemmeno sfiorati dall’idea che la differenza sessuale in natura esista in funzione della riproduzione della specie. Eppure basta togliere le fette di salame dagli occhi per rendersi conto di quali siano le logiche più elementari della vita!
L’Occidente che, con boriosa arroganza, si sente legittimato a imporre i suoi presunti “valori” al resto del mondo, dopo aver elaborato per secoli una cultura fortemente dialettica, è giunto al brillante risultato di non saper distinguere il maschio dalla femmina! E considerando il fanatismo con cui gli occidentali sostengono il “gender” non è escluso che l’Impero del Male euroamericano sia pronto a scatenare una guerra mondiale in nome di questi “diritti umani” di nuova generazione.
Ma se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno si può anche osservare che il “gender” è ormai l’ultima trincea della sinistra. Certamente la più munita, la più fortificata, ma se le masse perdessero la fede nel “gender” davvero non si vede cos’altro la sinistra possa inventarsi per portare avanti i suoi piani di degrado antropologico. Il comunismo si è affossato su se stesso e il mondialismo, suo fratello gemello, prima o poi finirà allo stesso modo: si tratta di sistemi insostenibili dal punto di vista delle relazioni umane prima ancora che sul piano economico. Il “gender” è al vertice della piramide dei “valori occidentali” e se dovesse crollare, crollerebbe il fragile castello di carte della correttezza politica, e con esso l’allucinato sistema di potere globalista.
Gli oppositori del mondialismo hanno di fronte il nemico più potente, ma anche l’ultimo ostacolo che li separa dalla libertà!
Rosa Rita La Marca
Tra le donne più eminentemente femminili mi sono rimaste le danzatrici di poledance.