Dolce, complice ombra…

Ci sono personaggi in carne ed ossa la cui vita si presta con assoluta naturalezza a fornire materia per alimentare la finzione letteraria. Un caso emblematico è quello offertoci dalla stravagante figura di Aleister Crowley (1875 – 1947), satanista ed occultista che con le sue stranezze ha movimentato le cronache mondane e giudiziarie dei folli Anni Venti del secolo scorso. Edward Alexander Crowley (questo il suo vero nome) comincia a far parlare di se nel 1895 quando, studente geniale ed oltremodo dotato dell’esclusivo Trinity College di Cambrige, aderisce alla Golden Down, l’Ordine Ermetico d’ispirazione paramassonica e teosofica che annovera tra i propri membri alcuni grandi nomi della letteratura inglese del tempo, come William Butler Yates, Arthur Conan Doyle e Arthur Machen. Espulso per le intemperanze sessuali alle quali si abbandona durante i riti d’iniziazione, fonda una propria confraternita, la Stella d’Argento, e si trasferisce con i suoi adepti a Cefalù, in una villa affacciata sul Tirreno ribattezzata Abbazia di Thelema in onore di Rabelais. Come testimonia Leonardo Sciascia, che a Crowley dedica un racconto confluito nella raccolta Il mare color del vino, uscita nel 1973 per Einaudi e in seguito riproposta da Adelphi, l’arrivo sull’isola della variopinta compagnia di stranieri, adusi al nudismo integrale secondo la lezione dell’artista tedesco Hugo Hoppener, fomenta dicerie ed illazioni di ogni genere che, passando di bocca in bocca, s’ingigantiscono a dismisura, assumendo connotazioni sempre più sinistre: li si accusa di far uso di droghe e di praticare la magia nera in cerimonie a sfondo orgiastico che comportano perfino l’omicidio rituale di bambini. La faccenda incresciosa giunge all’orecchio delle massime autorità del Fascismo da poco insediatosi al potere, tanto che, su indicazione di Mussolini, Emilio De Bono decide di firmare un provvedimento di espulsione ai danni dell’ingombrante ospite britannico, sospettato – questa la motivazione ufficiale – di essere una spia al soldo della Corona inglese.

Da quel momento Aleister Crowley non ha mai smesso di fare inopportunamente capolino tra le pagine vergate da scrittori diversissimi per indole e sensibilità. Vincenzo Consolo lo sceglie come protagonista di quello straordinario florilegio di fantasmagorie gotiche che è Nottetempo, casa per casa, romanzo polifonico in cui la vicenda del tenebroso occultista si consuma sullo sfondo di una Sicilia immobile, arcaica e per nulla solare. Gli fa eco Carlo Lucarelli, che nel racconto L’isola dell’Angelo Caduto raffigura i seguaci di Crowley tra i confinati di una colonia penale situata su uno scoglio a largo di Ventotene, coinvolti in un torbido fatto di sangue nel quale trova la morte un membro della Milizia. Da ultimo Giulio Leoni, celato dietro lo pseudonimo di Carlo Alberto Orlandi, si è divertito ad immaginare Aleister Crowley negli improbabili panni di consulente per un reparto speciale dell’OVRA creato per indagare su vicende apparentemente inspiegabili legate al mondo del sovrannaturale. Tra i tanti travestimenti letterari ai quali il camaleontico indagatore dell’Occulto ci ha resi avvezzi, resta tuttavia ineguagliato, per maestria narrativa e complessità dell’intreccio, quello proposto dallo scrittore William Somerset Maugham (1874 – 1965) nel romanzo Il Mago, che Adelphi ha da poco strappato all’oblio riportandolo in libreria nella bella traduzione dell’anglista Paola Faini.

L’alter ego del nostro antieroe, Oliver Haddo, ricalcato dall’Autore sulla figura del vero Aleister Crowley, incontrato di persona a Parigi agli inizi del Novecento, è qui un personaggio ambiguo, a tratti sfuggente, che s’impone al centro della scena per la sua debordante fisicità: una proliferazione cellulare continua, un’inesausta gemmazione della carne che secondo Maugham lo fa assomigliare ad un prete sensuale e malvagio, così diverso da altre incarnazioni romanzesche del Male, come ad esempio Dracula o Saruman, quasi consumati nel corpo dalla volontà oscura che li possiede. In Oliver Haddo sembra risiedere, a stento trattenuta, una fame di vita disperatamente umana, una passionalità ferina, incontenibile, una libido dominandi insaziabile che si esprime in un’abilità pressoché ineguagliata di esercitare un controllo psicologico sulle persone che gli stanno attorno, come accade a Margaret Dauncey, giovane promessa sposa al dottor Arthur Bordon la quale, letteralmente soggiogata dal misterioso straniero che sostiene di voler eguagliare Dio e veder scaturire la scintilla della vita dalla materia inerte, finirà per perdere, come il lettore avrà il piacere di scoprire, la ragione e l’anima.

Pubblicato nel 1908, sulla scia del revival occultista allora tanto in voga, questo romanzo, finito al centro di una complessa vicenda giudiziaria che ha visto lo scrittore inglese finire in tribunale perché accusato di plagio proprio da Crowley, indaga con sottigliezza il tema, di ascendenza freudiana, delle tecniche di manipolazione della psiche che rendono alcuni soggetti inevitabilmente più potenti di altri. D’altronde “la magia – precisa Oliver Haddo – non è altro che l’arte di impiegare mezzi invisibili per produrre effetti visibili. Volontà, amore, immaginazione sono poteri magici che chiunque possiede; chi sa come svilupparli appieno è
un mago”.

William Somerset Maugham, Il Mago, Adelphi, Milano, 2020; pag. 254 € 18,00.

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  1. paolo
    | Rispondi

    Noioso come quasi tutti i romanzi che si rispettino. Mi sono fermato prima della metà. E’ ancora lì, sotto una catasta di libri più interessanti

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