Un ricordo leggendario diffuso nelle tradizioni di ogni angolo del mondo parla di una grande catastrofe che annullò tragicamente un precedente ciclo di civiltà. Un grande diluvio sommerse isole e città, interi continenti vennero distrutti e la vita sulla terra fu perigliosamente preservata solo da pochi sopravvissuti, di cui gli uomini odierni sarebbero i lontani discendenti. Questo ricordo diffuso dall’America all’Asia, presente nella Bibbia e nei miti greci, tramandato in varie versioni anche dalle più strampalate congreghe esoteriche, viene spesso accostato ad altri avvenimenti avvolti nel mistero e per ciò stesso ricchi di fascino. Spesso lo si confonde con l’affondamento della perduta civiltà di Atlantide, narrato da Platone, e con i ricordi dell’Età dell’Oro che precedette i tempi attuali. Si tende così in genere a pensare a una civiltà fortemente avanzata e al tempo stesso in piena decadenza, che fu sommersa o per volere divino, o per fatti naturali (eruzioni vulcaniche, maremoti, meteoriti) o per una combinazione di fattori. Alcuni hanno anche ipotizzato che la tecnica troppo avanzata si fosse rivoltata contro questi uomini d’altri tempi, incapaci di porre un freno alle loro ambizioni, e persino all’intervento di esseri alieni.
È chiaro come in queste vedute si confondano piani diversi: la mitologia, la storia arcaica, la religione, l’ipotesi scientifica, l’occultismo teosofico e antroposofico e l’archeologia “di frontiera”. L’enigma così, anziché dipanarsi, si infittisce sempre più, in un vortice di idee fondate e di fantasie, di ipotesi coerenti e di astruse speculazioni. Chi tratta questi temi, oltretutto, parla spesso con una fastidiosa saccenza, sia che si ponga nella prospettiva “scientifica” in voga nel momento, sia che pretenda di rivelare conoscenze occulte dimenticate e rivelategli per vie misteriose. Allo stesso modo, così, i lettori si dividono tra lo scetticismo esasperato dei più e la faciloneria dei pochi creduloni, e difficilmente si trova una misura d’equilibrio su questi temi tanto affascinanti quanto oscuri.
In questo mare magnum di posizioni variegate si situa un libro di recente pubblicazione nella nostra lingua, Le antiche civiltà antidiluviane di Ian Lawton, già autore di altri saggi in materia di archeologia dalle prospettive anticonvenzionali. L’intendimento di questo volume è di offrire una visuale sul mondo quale avrebbe dovuto essere prima del diluvio che cancellò il ciclo precedente. È merito dell’autore avere prestato orecchio non soltanto ai grezzi dati materiali offerti dalla ricerca scientifica, ma anche ai miti tramandati di tutte le civiltà mondiali, con l’intendimento di interpretarli alla luce del mondo spirituale in cui essi si svilupparono. Gli esiti di questa ricerca non sono da disprezzare, nonostante alcune di quelle divagazioni fantasiose che, come prima si diceva, caratterizzano normalmente questo tipo di studi: hanno il merito, soprattutto, di riportare la nostra attenzione sul cruciale, fondamentale problema delle nostre origini.
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Tratto da La Padania dell’8 febbraio 2005.
Ian Lawton, Le antiche civiltà antidiluviane. Origini, evoluzione, tecnologie e dottrine (IBS) (BOL) (GDL)
RAFFAELE ADOLFO OLIVIERI
Articolo interessante ed erudito, forse troppo, non è facile stabilire in quale epoca l’umanità si sia evoluta; tra la fine dell’era dei dinosauri e l’inizio della nostra attuale civiltà sono trascorsi troppi anni, un tempo estremamente lungo se si pensa che il nostro mondo occidentale si è evoluto in circa cinque sei mila anni, con una accelerazione in tutti i campi, scienza, astronomia, tecnologia, medicina ecc. negli ultimi tre, quattro secoli. La tecnologia esistente nel 1500 era estremamente semplice non molto diversa da quella utilizzata alcuni millenni prima dell’impero romano. Con la fine del “medioevo” e l’inizio del rinascimento le scoperte scientifiche e il crescendo di innovazioni tecnologiche in pochi secoli anno proiettato l’uomo al primo rudimentale volo e alla conquista dello spazio e della Luna. Per queste ragioni credo che non sia possibile che l’umanità abbia vissuto una evoluzione così lenta circa 5000 o 10000 anni per poi improvvisamente costruire le Piiramidi, il faro di Alessandria, il Colosso di Rodi ecc. e comprendere la fisica quantistica e l’intelligenza artificiale basata sul silicio in meno di duemila anni. Forse nel passato dell’umanità si nasconde un segreto che oggi non ricordiamo più, sarebbe interessante scoprire di quale tecnologia erano in possesso le civiltà più antiche che hanno vissuto in Asia e nel centro dell’America, se veramente erano molto evoluti qualche indizio lo dovrebbero aver lasciato; non credete ?.
Roberto
Oggi dopo migliaia di anni diluviano bombe e ancora si fanno mattanze coi civili in Ucraina. Urge un secondo diluvio, un po’ più a nord.