Weird è un aggettivo inglese che ha un significato nello stesso tempo vasto e circoscritto: significa infatti strano e bizzarro, ma anche sovrannaturale e magico, stravagante e illogico, irrazionale e misterioso, arcano. Insomma un termine, un po’ come il francese insolite, in cui si concentrano molte caratteristiche della storia fantastica e dell’orrore, di fantasmi e di vampiri, di licantropi e spettri, di magia ed esoterismo, ma anche di alieni ed entità non umane. Si capisce allora quanto fosse tipico un mensile dal titolo Weird Tales che apparve nel marzo 1923 e che, fra alti e bassi, uscì ininterrottamente per 279 numeri sino al settembre 1954. Uno dei tanti pulp magazines dedicati alla narrativa di genere che caratterizzarono la letteratura popolare americana negli anni Venti e Trenta? Sì, ma anche qualcosa di più dato che sulle sue pagine esordirono e si affermarono i maggiori scrittori del settore, soprattutto quelli che vennero soprannominati «i tre moschettieri di Weird Tales»: Robert E. Howard, Clark Ashton Smith e, naturalmente, H.P. Lovecraft. Sono i nomi per cui soprattutto la rivista è ricordata e che vi pubblicarono i loro racconti più famosi. E quando si ricorda la mitica testata è soprattutto a loro che va il pensiero e al tipo di storie strane e bizzarre, allora poco classificabili, che vi pubblicarono: dalla heroic fantasy di Howard e il suo eroe Conan agli universi barocchi e assurdi di Smith oscillanti fra un lontanissimo passato e un lontanissimo futuro, all’orrore cosmico di Lovecraft e dei suoi Grandi Antichi. Insomma, la rivista era il veicolo cartaceo di una «filosofia» dell’orrore e del fantastico che avrebbe modificato la percezione di questi generi letteraria da allora in poi.
Dopo il 1954 Weird Tales ebbe almeno quattro tentativi di resurrezione, sino all’ultimo nel 2007 che la trasformò esteriormente in un moderno bimestrale formato magazine con su le firme dei maggiori scrittori weird contemporanei. Ora la casa editrice Fun Factory Entertainment di Terni insieme ad altre riviste lancia il 25 marzo in edicola e nelle fumetterie, oltre che su internet ovviamente, la prima edizione italiana proprio di Weird Tales, affidata alla cura di Luigi Boccia. Un progetto impegnativo e coraggioso. Si sa, infatti, come oggi non sia facile imporre una testata su «supporto cartaceo», ipnotizzati come sono soprattutto i ragazzi dal video dei computer e come il leggere, quello vero, sia considerato un po’ una fatica. Eppure, il veicolo vero di tanta narrativa di genere è sempre stato e sempre sarà la rivista vera e propria, indipendentemente dalla sua versione in Rete. Weird Tales affronta questa sfida con un primo numero dalla copertina accattivante, lovecraftiana si potrebbe dire, cui non manca l’autoironia. All’interno racconti di Tanith Lee (Cuore di ghiaccio), Michael Bishop (Fusa) e Michael Moorcock (Petali neri), oltre ad articoli ovviamente su Lovecraft, interviste a Lansdale e Gaiman, fumetti, recensioni e un dizionario degli 85 più importanti autori weird considerando non solo la letteratura, ma anche il cinema, il fumetto, la pittura.
Considerando l’archivio che WT ha alle spalle non dovrebbe essere difficile per i curatori pescare nel «meglio» del tempo passato, affiancando agli autori moderni anche quelli classici che ne hanno creato la fama. E, perché no, riprendendo qualcuna delle suggestive copertine retrò della straordinaria Margaret Brundage che diede un tocco di stile tutto suo all’horror pulp anni Trenta. Senza dimenticare naturalmente le firme italiane, perché ce ne sono e di ottime, i cui racconti si possono affiancare senza timore a quelli stranieri.
* * *
Tratto da Il Giornale del 24 marzo 2011.
Lascia un commento