Sguardi sull’Ignoto

Il Decamerone del mistero ai tempi del Coronavirus

Il virus ribattezzato Covid-19, volenti o nolenti, sta cambiando le nostre vite. Innanzitutto, per la quarantena cui siamo costretti, che taluno vive come riduzione allo stato di arresto domiciliare. Per molti questa avrebbe potuto essere l’occasione per dedicarsi alla pratica della lettura, cosa ormai desueta nell’era del web. Purtroppo, le disposizioni governative hanno imposto la chiusura anche alle librerie. Fortunatamente, nel mondo dell’editoria e, più in particolare, degli intellettuali indipendenti, non legati a nessuna delle diverse declinazioni assunte dall’intellettualmente corretto, si continua a lavorare alacremente nella consapevolezza che, data la situazione attuale, è necessario adottare nuovi canoni nella produzione e nella distribuzione del sapere. In tal senso, va sicuramente segnalata l’iniziativa della storica casa editrice Bietti di Milano, sul cui sito è scaricabile gratuitamente un e-book (http:www.bietti.it/attivita/ioleggodacasa/). Si tratta di un cadeau graditissimo: una raccolta di racconti fantastici, dei generi più diversi, realizzata da firme note nell’ambito di tale filone narrativo. Ci riferiamo a Sguardi sull’Ignoto. Decamerone del mistero, volume curato da Dalmazio Frau ed Andrea Scarabelli.

Nell’Introduzione, Scarabelli ricorda come la silloge nasca da un’idea di Frau. Questi ha proposto ad un gruppo di amici scrittori di postare su Facebook: «racconti già usciti altrove ma introvabili» (p. 6), al fine di alleviare, con letture stimolanti, l’attuale «reclusione casalinga». La casa editrice Bietti ha pensato di rendere meno «volatile» tale intenzione: in tal modo è nato l’e-book di cui parliamo. Esso, oltre a racconti usciti da tempo, presenta anche qualche scritto inedito. Il sottotitolo dell’antologia, Decamerone del mistero, riprende esplicitamente la titolazione dell’introduzione che Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco scrissero per il romanzo I tre impostori di Arthur Machen. Nel Decamerone di Boccaccio, capolavoro creato quando sul mondo incombeva l’incubo della peste bubbonica, dieci giovani (tre uomini e sette donne), si isolavano in una residenza rurale, per sfuggire al temuto contagio. Per trascorrere lietamente il tempo, si raccontavano storie esilaranti per dieci giorni. Oggi, come allora, è bene avere contezza che non è vicini alla possibile fine del mondo ma, semmai, al limitare di: «un mondo […]  la svolta cui stiamo assistendo è epocale» (p. 6). In tale contesto storico-esistenziale, come, con acume, nota Frau nella Postfazione, raccontare è: «un atto d’amore, perché chi racconta dona liberamente il frutto della propria […] immaginazione» (p. 241). Per la qual cosa, la silloge si qualifica come: «un piccolo modo di affermare la vita», in una fase storica nella quale la morte appare più prossima agli uomini (p. 242).

Gli autori dell’e-book, di fatto, si sono ritrovati  in un luogo fisicamente inesistente ma, comunque: «al riparo dal qui ed ora» (p. 7). I diciassette scritti sono diversi tra loro. Nonostante ciò, sono tenuti insieme da un comune filo conduttore, che rende organica la narrazione. Esso è esplicitamente indicato dal titolo, Sguardi sull’Ignoto: «Un Ignoto che irrompe nella nostra prosaica quotidianità», chiosa Scarabelli (p. 7).  L’Ignoto, qui richiamato, rappresenta la dimensione profonda del reale, quella più vera, che solo occhi adusi a scrutare l’irruzione in essa dell’impossibile, sanno cogliere in tutta la sua valenza. Oltre il senso comune, brutalmente sensista ed utilitarista. Negli scritti dominano, per questo, atmosfere bizzarre e fantastiche: le narrazioni, in alcuni casi, sono connotate in senso lovecraftiano, in altri, sono vivificate dal ricorso alla fantastoria. Il mistero domina incontrastato, tanto laddove al centro delle vicende sta un personaggio storico, sia dove, diversamente, si fa riferimento ad organizzazioni segrete o a diari sfuggiti ai controlli della Santa Inquisizione. Si badi, l’Ignoto che si mostra in queste pagine non invita il lettore alla fuga, alla diserzione dal presente,  ma spinge: «ad affrontare con sguardo rinnovato il mondo di oggi» (p.  8).

Tra i racconti va sicuramente segnalato Petrus Romanus, scritto a quattro mani da Gianfranco de Turris e Pierfrancesco Prosperi. E’ ambientato in una Roma onirica, divenuta Capitale della Repubblica Popolare Italiana. Sul Pincio campeggia il nuovo monumento alla Rivoluzione. I protagonisti della narrazione vivono, come sospesi, nell’attesa di una tragica notizia, la morte del Pontefice. Nella Cappella Sistina, monsignor Palchetti guarda i dipinti di Michelangelo, che sembrano testimoniare la decadenza del mondo: «La vista della serie di crepe che copriva il volto del Signore nella Creazione degli animali gli dette quel vago, inquietante, sapore di sacrilegio, quasi di premonizione» (p. 67). L’intera città: «era silenziosa, assorta, come in attesa di qualcosa» (p. 75) e la medesima atmosfera aleggiava tra i personaggi di un’avveniristica stazione lunare: su tutto era incombente il senso della fine. La fine di un mondo, di un’epoca della storia dell’uomo.

A Frau si deve lo scritto Il vecchio diavolo. Al centro del narrato Benvenuto Cellini e  Violante, bella cortigiana di una Roma senza tempo. La donna chiede a Benvenuto, noto per la pratica di arti magiche, di aiutarla a liberare sua figlia Giulia, rapita, tempo prima, da Batolomeo dell’Ombra. Il noto cesellatore ottiene dalla Strega della Quercia la Mano di Gloria, potente strumento magico che rende invisibili e, assieme a Violante, dopo molte avventure, rintraccia il brigante Bartolomeo. Questi, in realtà, era un’anima persa, diabolica, richiamata in vita dalla stessa Violante, strega inveterata. Al termine del racconto la donna viene colpita e si dissolve in cenere assieme alla figlia, dopo essere invecchiata all’improvviso. Scarabelli è autore di un racconto mirabolante, Il passeggero dello scompartimento 229. In esso si narra dell’incontro avvenuto su un treno notturno che da Lisbona: «capitale di imperi interiori» (p. 180), avrebbe dovuto condurre il protagonista in Italia. Nello scompartimento questi incontra un personaggio davvero strano ed inquietante, Antonio d’Oliveira, musicista di fado: «inno lusitano alle immense solitudini atlantiche» (p. 183). L’uomo avrebbe dovuto unirsi a Parigi, ad un gruppo di musicisti, le cui opere erano destinate a divinità ancestrali. Dopo una serie di «rivelazioni impreviste», il protagonista, in preda al terrore, comprende che il suo compagno di viaggio, i cui occhi hanno pupille verticali: «andava da Erich Zann, e insieme avrebbero eseguito il loro esecrabile concerto, in omaggio ai Grandi Antichi» (p. 180).

Vi è, infine, un racconto centrato sulla magia sexualis. Si tratta di, Rosa rossa in sguardi di desiderio, di Vitaldo Conte. Dalle sue pagine si evince che la potestas animante la vita è l’eros cosmogonico. Tale energia si manifesta negli sguardi d’amore: «L’amante porta dentro di sé l’altro con il suo sguardo, incurante della distanza che eventualmente può separali» (p. 29). Vanno segnalati, in quanto connotati da un significativo grado di affabulazione narrativa, anche i testi di Max Gobbo, Adriano Monti Buzzetti, Enrico Rulli e, soprattutto, lo scritto di Alex Voglino. In ogni caso, l’intero e-book è davvero meritevole di lettura.

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Giovanni Sessa è nato a Milano nel 1957 e insegna filosofia e storia nei licei. Suoi scritti sono comparsi su riviste e quotidiani, nonché in volumi collettanei ed Atti di Convegni di studio. Ha pubblicato le monografie Oltre la persuasione. Saggio su Carlo Michelstaedter (Roma 2008) e La meraviglia del nulla. Vita e filosofia di Andrea Emo (Milano 2014). E' segretario della Scuola Romana di Filosofia Politica, collaboratore della Fondazione Evola e portavoce del movimento di pensiero "Per una nuova oggettività".
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