Per una nuova antropologia socialista?

fondamento-tragico-politicaLa moderna società di massa, multirazziale e femminista, rappresenta il compimento delle ideologie progressiste che ormai da secoli innescano rivoluzioni su rivoluzioni per arrivare alla tanto sospirata meta del “migliore dei mondi possibili”. Le istanze progressiste del pensiero di sinistra vengono recepite e attuate da tutti i partiti e dai governi di qualunque colore. Quindi al pensiero di “sinistra” non resta più nulla da pensare: deve soltanto amministrare l’esistente e godersi il trionfo.

Eppure c’è ancora chi ritiene di dover proporre nuove linee guida per la sinistra dei tempi a venire. Claudio Bazzocchi, intellettuale emergente dell’area neocomunista, ha scritto un corposo volume dal titolo Il fondamento tragico della politica. Per una nuova antropologia socialista, un libro che si propone di offrire alla classe dirigente di sinistra suggerimenti per un’ulteriore avanzata sul fronte progressista (verso dove?!?).

Il libro di Bazzocchi è imperniato sul concetto di “emancipazione dei subalterni”, che assume significati decisamente stranianti. C’è da chiedersi, infatti, chi siano i subalterni in un contesto in cui la classe dirigente occidentale è interamente costituita da elementi di formazione massonico-marxista. Si potrebbe obiettare a Bazzocchi che i subalterni sono semmai i milioni di sfruttati che lavorano onestamente con paghe al limite della sopravvivenza e che subiscono le estorsioni di un fisco tanto implacabile coi ceti produttivi quanto lassista con parassiti e speculatori!

Bazzocchi però sembra totalmente prigioniero di schemi ideologici piuttosto datati, e nella sua opera analizza alcuni intellettuali che a suo parere possono dare spunti originali: oltre ai soliti Marx e Freud, l’autore prende in considerazione Ernesto de Martino, Bataille, Heller e Castoriadis. Bazzocchi è estremamente critico con una certa cultura progressista di tipo altermondialista che si ispira a religioni orientali e a culture indigene. Per il nostro autore il riferimento prioritario è sempre il buon vecchio monoteismo che, con la sua antropologia egualitaria e con la sua “storia della salvezza”, è fatalmente incline alla fuga nell’utopia.

Il libro poi reinterpreta in chiave politica alcuni intellettuali della tradizione letteraria italiana. Con un’operazione culturale alquanto ardita, Bazzocchi arruola Giacomo Leopardi nelle file socialiste, poiché ne La Ginestra il poeta di Recanati suggerirebbe un impegno politico di matrice progressista. In realtà Leopardi è sempre stato alieno da scelte politiche e la sua statura intellettuale appare troppo grande per poterla rivestire di una divisa di qualsivoglia colore. Più convincente può apparire la lettura di Machiavelli che, seppure cronologicamente molto lontano da noi, se non altro ha fondato le categorie politiche moderne e l’atteggiamento mentale dell’uomo contemporaneo di fronte alla cosa pubblica. Ma anche in questo caso, considerare il segretario fiorentino come un antesignano del socialismo è piuttosto discutibile!

Bazzocchi non nasconde la sua nostalgia per il vecchio PCI, e si richiama costantemente a Gramsci; inoltre critica aspramente la prassi politica della non-violenza e lascia intendere, neanche troppo velatamente, che vorrebbe vedere nei movimenti di sinistra un atteggiamento più “combattivo”.

Dulcis in fundo, Bazzocchi stigmatizza l’americanismo. Anche in questo caso non si capisce il senso di questa operazione, visto che il modello capitalista americano ha dimostrato di essere più idoneo del comunismo al fine di raggiungere gli obiettivi storici della sinistra (società multirazziale e femminismo, come si diceva all’inizio…).

La parte finale del libro, pur caratterizzata da notevoli incongruenze, presenta qualche motivo di interesse nella critica all’individualismo. Qui l’autore rende ragione anche del titolo del libro: come nell’antica Grecia la tragedia era il momento di aggregazione della polis, così la società contemporanea deve ritrovare il momento di socializzazione comunitaria che apre gli individui alla libertà e alla mediazione sociale. Almeno in questo senso il libro in esame può essere un interessante contributo per l’elaborazione di nuove sintesi ideologiche.

Ma per mettere in crisi il sistema occorrono idee ben diverse da quelle che propone Bazzocchi…

* * *

Claudio Bazzocchi, Il fondamento tragico della politica. Per una nuova antropologia socialista, Diabasis, Reggio Emilia 2009, pp.328, € 24,00.

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Michele Fabbri ha scritto il libro di poesie Apocalisse 23 (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2003). Quella singolare raccolta di versi è stata ristampata più volte ed è stata tradotta in inglese, francese, spagnolo e portoghese. Dell’autore, tuttavia, si sono perse le tracce… www.michelefabbri.wordpress.com
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  1. birba
    | Rispondi

    interessante, condivido in parte, ma forse non un punto sostanziale: l'obiettivo principale della sinistra non era, a quanto ne so, una società multietnica e femminista. Se la sinistra attuale, il centro sinistra, guardano con favore a questi elementi, è perchè hanno dimenticato le loro stesse analisi. Il riconoscimento progressivo di diritti democratici nel quadro dell'economia capitalista fà più parte del pensiero liberale che di quello della vecchia sinistra. La sinistra massimalista era, piuttosto, favorevole al conflitto sociale irreversibile, a tutti i livelli, per tentare di replicare al conflitto di classe che aveva portato i bolscevichi al potere. Altro errore, tra l'altro.

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