Una “terza via” nelle opere di Sermonti, Monastra e Fondi
Il nome di Darwin, a oltre un secolo dalla morte, continua a dividere e suscitare polemiche. Destino di un uomo d’età vittoriana che ha legato la sua vita di ricercatore alla presunzione di svelare una volta per tutte i misteri dell’esistenza sulla Terra con gli strumenti dell’ideologia materialista del diciannovesimo secolo.
Ad alcuni scienziati questi strumenti appaiono oggi assai rozzi: il mito del “Caso” creatore non regge il confronto con il Secondo Principio della Termodinamica, in base al quale ogni mutamento casuale “evolve” verso il massimo disordine; il concetto di “selezione naturale” a distanza di tempo appare più idoneo a spiegare le “estinzioni” che non la nascita di nuove specie; e la ricerca paleontologica più progredisce meno conferma l’ipotesi impiegatizia di una lenta e graduale trasformazione delle specie.
Eppure per altri Charles Darwin è un mito; l’autore di una moderna cosmologia che riesce a mandare in pensione il vecchio Dio e a sostituirlo con i movimenti ciechi della materia. Ultimamente una pittoresca associazione, l’UAAR – Unione degli Atei Agnostici Razionalisti – ha risollevato la bandiera del Darwinismo nel corso di una settimana di manifestazioni indetta contro il Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica.
In verità è sottile il nesso tra la figura del ricercatore ottocentesco – che peraltro non si professava ateo – e il Trattato che nel 1929 risolveva il più aspro dissidio di coscienza mai verificatosi nella storia d’Italia. Eppure per avvalorarlo sono scese in campo figure anche note della divulgazione scientifica italiana, come l’astrofisica triestina Margherita Hack. La Hack ha voluto impugnare la bandiera del Libero Pensiero contrapponendo la “scienza” darwiniana al fanatismo dei creazionisti biblici, ovvero alla concezione di coloro che giurano solo sui versetti della Genesi. In realtà la questione non si riduce a questa facile contrapposizione. Sul “Giornale” del 1 Marzo, il professor Giuseppe Sermonti, genetista di fama internazionale e “non credente” riguardo alle verità darwiniane, ha voluto ribadire l’esistenza di una “terza via”, alternativa sia alla posizione dei materialisti che credono nel “Caso creatore”, sia alla posizione dei fondamentalisti che continuano a credere in Jahvhè. E magari anche in Giosuè!
Questa “terza via” scientifica proprio in Italia sta dando negli ultimi anni buoni frutti, con la pubblicazione di opere che non scivolano nella facile polemica ideologica, ma cercano di analizzare le conseguenze delle ultime acquisizioni scientifiche. In particolare la casa editrice “il Cerchio” di Rimini si sta impegnando nella valorizzazione di questa linea di ricerca, ripubblicando il saggio di Giuseppe Sermonti Dimenticare Darwin, già apparso per i tipi della Rusconi. Per la medesima collana editoriale Giovanni Monastra ha scritto un saggio sull’Origine della vita, in cui mostra tutte le difficoltà di una interpretazione materialistica del sorgere degli organismi: nei secoli passati, prima che i microscopi svelassero la immensa complessità della vita cellulare, si poteva ancor credere che piccoli organismi sorgessero “a caso”, spontaneamente. Ma oggi perpetuare quella credenza superstiziosa significa avvalorare l’ignoranza, con giri di parola degni di Azzeccagarbugli. L’ultima opera pubblicata riguardante la questione evolutiva porta la firma di Roberto Fondi, docente di Paleontologia all’Università di Siena. Fondi ripercorre i progressi della ricerca paleontologica degli ultimi cento anni e giunge alla medesima conclusione che un darwinista eretico (assai vicino ad abiurare la sua fede), Stephan J. Gould, ha dovuto ammettere.
Lo studio dei fossili non conferma l’esistenza di anelli di congiunzione ipotizzati a tavolino (e talvolta addirittura fabbricati con la frode, come il famoso Uomo Scimmia di Piltdown). Al contrario esso dimostra che la storia naturale alterna lunghe fasi di permanenza di un sistema di organismi a rapide fasi di cambiamenti, di “salti” evolutivi. La borghesia impiegatizia dell’Inghilterra vittoriana aveva immaginato che la Natura procedesse a sua immagine e somiglianza: con piccoli e graduali “progressi”, effettuati per mezzo di tentativi-ed-errori. La natura appare nel Duemila agli occhi di Roberto Fondi con una ben diversa maestà: essa alterna lunghi periodi di Ordine Kosmico e febbrili momenti di Rivoluzione Creatrice. Conosce talvolta il caos, catastrofiche distruzioni ma difficilmente il mito ottocentesco del “Caso” può spiegarne la sovrumana complessità. Quanto poi agli “uomini-scimmia” è possibile trovarli oggi magari ad un concerto rap, ma la paleontologia, quella seria e rigorosa, confessa di non averli ancora scoperti…
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Tratto da Linea del 16 marzo 2004.
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