L’Antico Egitto venne a contatto con le popolazioni nordiche subendone determinanti influenze? Certamente, ed in che modo?

Qual è la mia opinione circa le teorie sull’insediamento di popoli d’origine settentrionale, anche indoeuropea, nelle terre dell’Antico Egitto, specialmente nelle classi alte, nobiliari? Tra questi popoli enigmantici si possono considerare anche gli Hyksos?

Non proprio, sono scettico su molti punti della questione. Prima di tutto è bene definire l’ethnos egizio antico. Nel Nord Africa, quando ancora era un’area forestale, dunque ai tempi precedenti l’ultima glaciazione, era raggiunta stagionalmente dai Cro-Magnon, provenienti dallo Stretto di Gibilterra (e che già navigavano), parte dei quali sono poi divenuti i Libues biondi delle fonti antiche egizie, altri raggiunsero le Canarie (i Guanci, alti, bianchi e biondi). I petroglifi del Sahara sono loro lascito, e molti Berberi attualmente presentano non pochi tratti europoidi (capigliatura bionda nell’infanzia, occhi chiari e pelle più chiara), sebbene ormai misti a molti geni non europidi (per questo definiti ‘’Europoidi’’ poco sopra).

Alfonso Fernández de Lugo conduce i re Guanci catturati a Tenerife davanti alla coppia regia di Spagna, Ferdinando e Isabella. Fine XV secolo.

Quando il Sahara da area forestale si approssimava all’ecosistema della Savana, passandovi dallo stadio di prateria (dunque area coltivabile), intorno all’VIII-VI millennio a.C., venne raggiunto da una popolazione di origini mesopotamiche, non semitica, un gruppo a sé, quelli della futura Cultura di Naqada, i quali, brachimorfi, bassi di statura e gracili, con complessione olivastra (abbronzata) furono il primo nucleo della Cultura egizia (ricordano molto nell’aspetto un Dravida detto anche Indo-brachide, ma più chiaro di complessione, sebbene sempre scura, più snello e gracile, tra un Turanide ed un Orientalide). Le mastabah, le tombe regali della Cultura di Naqada (IV millennio a.C.), furono i modelli delle future piramidi dei successivi faraoni, ai tempi in cui i vari cantoni territoriali furono unificati (a partire da Narmer, colui che unì Alto e Basso Egitto, nel cui copricapo univa i culti di Seth e di Horus); e queste mastabah ebbero a loro volta derivazione dall’influenza culturale dei nordici Cro-Magnon lì vicini: le strutture architettoniche piramidali a gradoni sia dell’antico Egitto sia della meso-America traggono infatti spunto dagli altari a gradoni dei nordici Cro-Magnon, come quelli ad esempio eretti dai Guanci delle Canarie (che ne condividono la stessa origine con gli altari a gradoni pre-nuragici della Sardegna neolitica, così come con i Kurgan indoeuropei di diretta derivazione dalle monumentali tombe-tumulo delle Culture meso-neolitiche del Nord Europa).

Tutto è riconducibile pertanto al nordico Cro-Magnon. Gli antichi Egizi vennero a contatto varie volte con gruppi di origine nordica, a cominciare con quelli già presenti nel Nord Africa, e del bacino del Mar Mediterraneo, fino al contatto diretto con gli Indoeuropei (Achei, Ittiti, Ari del Regno di Mitanni, Cimmeri, Sciti, Medi e Persiani), ma solo a partire dalla conquista persiana nel VI sec. a.C. quella terra fu governata da Indoeuropei, dunque da nordici, e questo fino all’epoca romana e poi bizantina, fin quando la regione venne conquistata dall’avanzata islamica (dominio culturale che dura fino ad oggi). Il contatto con i bianchi Cro-Magnon del Nord Africa occidentale, gli atlantidi Mechta-Afalou (il Mito di Atlantide si era perfettamente conservato nella popolazione dei Guanches delle isole Canarie, che infatti si presentarono agli Spagnoli quali diretti discendenti del cataclisma atlantideo), lo si riscontra in diversi aspetti della cultura egizia delle classi alte: la casta regnante e sacerdotale appare innanzitutto più alta, più robusta, più chiara (fattore non dovuto, sia chiaro, a migliore alimentazione, migliori condizioni economiche, a propaganda autoreferenziale nel campo artistico, ovvero nelle rappresentazioni di regime); l’usanza nelle suddette classi regnanti di rendere il proprio cranio dolicomorfo artificialmente (di cui abbiamo anche qualche eco nella Malta neolitica, ma anche nell’America precolombiana e nelle culture turco-mongole della Siberia), volendo imitare il cranio di un popolo superiore, regale, tipicamente europeo, ossia Cro-magnoide); il considerare i capelli rossi quale collegamento al culto di Seth, che imperava nelle epoche più antiche proprio nell’Alto Egitto (tenendo in considerazione anche il carattere sciamanico di questo culto, di “via sinistra”, tipico delle più antiche culture nordiche di estensione euroasiatica, e tramite l’Euroasia anche il Nord America con l’Uomo di Kennewick); l’endogamia tipica delle classi regnanti a voler salvaguardare a tutti i costi da qualsiasi incrocio il proprio sangue ed il proprio lignaggio considerato superiore, collegato al piano/livello divino, ad un’ascendenza razziale differente rispetto a quella popolana su cui essi dominavano.

E non solo, la stessa mastabah ha tratto di certo origini da qualche forma tumulare che comunque somiglia molto sia alle strutture piramidali dei Guanches delle isole Canarie sia ai tumuli delle Culture indoeuropee, dunque nordiche, dei Kurgan. Per tal motivo è induttivo considerare le piramidi egizie un retaggio di un remoto contatto con i nordici Cro-Magnon. Ed anche su questo punto i noti Tradizionalisti non si sono sbagliati assolutamente. Ad esempio, è altresì di grande rilievo in questo quadro comparativo riportare la notizia circa la tecnica di mummificazione, che non fu semplicemente esclusiva egizia, ma anche dei Guanci, così come degli Sciti kurganici (come il caso del Kurgan di Pazyryk, con mummie del V sec. a.C.), così anche come del popolo amerindo dei Chinchorro (con casi di mummificazione risalenti a più di 7000 anni fa, tra il 5050 ed il 2000 a.C., dunque ben prima di quelle egizie), stanziati tra Cile e Perù

Voglio dire: non ci sono state fusioni etniche in quella terra, se non a partire dalla dominazione islamica; gli Egizi hanno sempre mostrato una certa estraneità a livello etnico nei confronti di qualsiasi dominatore e verso gli stranieri in genere. Al tempo dei macedoni Tolomei, la comunità ellenofona viveva come tutte le altri ben separata dal resto della popolazione autoctona, ossia egizia. Pertanto si può parlare solo di influenze culturali e basta. Le lingue in uso in quel territorio ne sono la dimostrazione: mai ci sono state creolizzazioni, e gli stessi sincretismi religiosi erano fatti dagli Indoeuropei (Elleni e Romani) solo per se stessi, non per gli Egizi, che ne rimanevano assolutamente estranei (era il modo per Elleni e Romani di indagare i mysteria della propria religione in altre regioni, non era un’assimilazione). Gli Elleni e i coloni romani al loro tempo continuavano a parlare la loro lingua natia, praticavano la loro religione originaria, vivevano in aree in cui erano sempre a contatto con i loro consanguinei, mai dunque fusi con gli autoctoni (la stele di Roseta ne è infatti una prova). Le relazioni tra Egitto e Roma sono state possibili perché i Tolomei, i Lagidi, erano europei, Macedoni. E prima ancora certi sincretismi come il culto di Ammon furono possibili ad Alessandro III per via di una già secolare mediazione persiana: Alessandro III si sentì erede al potere di una dinastia persiana e dunque di un bagaglio culturale di Weltanschauung nordica, non camito-egizia. Gli Egizi hanno sempre appreso dagli Indoeuropei tutte le innovazioni tecnologiche, specialmente militari, come l’uso dei cavalli in guerra, la metallurgia etc. Non ci sono stati Egizi ‘’ariani’’, semmai influenzati dagli Ariani, ovvero dai Nordici in senso generale. Il ritrovamento di crani oblunghi, con dolicomorfia indotta è senz’altro un lampante esempio: nessun cranio dolicomorfo nordide naturale è stato mai trovato tra le famiglie faraoniche, ma crani artificialmente resi dolicomorfi sì (così come tra certe popolazioni negroidi sub-sahariane e tra i popoli cosiddetti precolombiani dell’America centrale e meridionale, nonché tra certe popolazioni turco-mongole che volevano apparire come i loro antichi dominatori Sciti di stirpe aria, le cui reliquie -con i loro crani- riposavano nei Kurgan); e questo perché la classe nobiliare ha cercato di imitare i nordici anche nel loro aspetto perché credevano che se più avessero somigliato ai Nordici più sarebbero stati simili a loro nell’ingegno. I Nordici pertanto erano un modello. Sì, si dice anche che la moglie di Akhenaton fosse nordica, di origini ittite oppure del Regno di Mitanni, ma ciò rimane sempre e solo una bella ‘’storia’’ (sebbene ci si impunti su testi che ne suffragano la reale consistenza), di cui è difficile accertarne però la veridicità (stessa cosa dicasi per la moglie di Ramses II).

Quanto agli Hyksos che vessarono l’Egitto facendola capitolare nell’Interregno (o Medio Regno), si sa che facessero uso di cavalli, ed i cavalli sono stati addomesticati dagli Indoeuropei (essendo animali originariamente europei). Di loro, c’è chi sostiene fossero Indoeuropei (ma in base a cosa? Solo ai cavalli?), e c’è chi dice che fossero semiti (ma sempre in base a cosa? A niente di niente?). E se gli Hyksos non fossero stati né Indoeuropei né semiti (Cananei, Amorriti), ma altra stirpe sempre influenzata dagli Indoeuropei (come gli Hurriti)? Ciò è probabile, vista la grande influenza esercitata dagli Ittiti e dagli Ari del Regno di Mitanni in Mesopotamia nel corso del II millennio a.C. (a partire appunto dal XIX-XVIII sec. a.C.). Molti popoli non ariani, molti di essi semitici, impararono dai popoli ariani, come ad esempio gli Assiri, i Babilonesi etc. La cavalleria assira deve la sua nascita all’influenza culturale degli Indoeuropei, così come gli stessi Egizi, visto che i cavalli provengono dall’Europa ed anche nelle steppe russo-siberiane furono ivi importati dagli Indoeuropei (dalla Cultura di Srednij-Stog, a partire dal V millennio a.C.). Se io non vedo prima un solo cranio degli Hyksos, se prima io non leggo una sola radice semantica riferibile alla lingua degli Hyksos, ogni mio tentativo classificatorio è nullo. Manetone, che nel III sec. a.C. li cita nella sua Storia dell’Egitto, non ci dà informazioni utili per una precisa classificazione etnica. Manetone ci fornisce ad esempio il dato relativo all’istaurazione nel Delta del Nilo, dove gli Hyksos stabilirono il loro insediamento, del culto di Seth da parte degli stessi Hyksos, ma trattasi dell’associazione fatta proprio da Manetone tra il culto degli Hyksos ed il corrispondente egizio: non sappiamo, ad esempio, se gli Hyksos volgessero questo culto ad Hadad, dal cui teonimo facilmente ci farebbe risalire ai semitici Amorrei, o se volgessero questo culto a Baal (non proprio accostabile a Seth), dal cui teonimo ci condurrebbe direttamente ai semitici Cananei, oppure se volgessero questo culto a Teshup (che comunque presenta caratteri differenti da Seth), dal cui teonimo giungeremmo alla soluzione del problema classificando una volta per tutte questi Hyksos quali Hurriti. Pertanto il mio giudizio rimane ancora in sospeso.

Hyksos. Abisha l’Hyksos, dipinto nella tomba di Khnumhotep II, 1900 a.C. circa. In alto, a destra, il nome etnico scritto in geroglifico egizio. Dalla figurazione egizia non mi pare si intravedano caratteri indoeuropei, nordici, ma levantini, di quel tipo detto East Mediterranid (secondo la descrizione classificatoria data da Bertil Lundman).

 

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