A cose fatte

Nel libro pubblicato nel 2022 da Altaforte Edizioni, non certamente una casa editrice di estrema sinistra e antifascista, A cose fatte. Memorie di un “socialista
nazionale” di Henri de Man, con un saggio introduttivo di Corrado Soldato, si porta finalmente alla luce il pensiero e l’azione di questo personaggio sconosciuto ai più.

Questo teorico e uomo politico belga, nato ad Anversa nel 1885, tra i fondatori del Partito Operaio Belga (Pob) partendo dall’osservazione della realtà sociale e politica della sua nazione e del panorama internazionale, lo portarono a sviluppare una coscienza politica che si rivolgeva alla liberazione e al miglioramento delle condizioni di vita dei ceti meno abbienti e del proletariato. Nelle ingiustizie causate dallo sfruttamento capitalistico e dall’introduzione di ritmi di lavoro sempre più frenetici e alienanti richiesti dall’industrializzazione, de Man si avvicinò al marxismo ortodosso sin dall’infanzia e dall’adolescenza dove egli vide la possibilità dell’instaurazione, attraverso la pratica rivoluzionaria, di una società più giusta e senza classi, dove l’uomo lavoratore sarebbe stato libero dal giogo capitalistico che ne avrebbe determinato la sofferenza e la miseria personale e collettiva.

Nel socialismo marxista, poi revisionato, di de Man si può intravvedere un aspetto simile al cristianesimo delle origini dove gli uomini nascono liberi e uguali. Soldato parte dalla lettura di Zeev Sternhell Né destra nè sinistra. L’ideologia fascista in Francia, dove viene trattata anche la figura di De Man, per sviluppare il suo interesse per questo personaggio. L’importante studio del saggista israeliano afferma, tra l’altro, che: «Esistono una forma di revisionismo – quella di Bernstein e di Jaurès – che porta al riformismo socialista e un’altra – quella di Sorel, Dèat e di Henri de Man – che sfocia invece nel fascismo».

Socialista interventista e combattente nella Grande Guerra, negli anni Venti revisionò in senso idealistico il marxismo, scrivendo i saggi Il superamento del marxismo e L’idea socialista. Negli anni Trenta ideò un Piano del Lavoro per combattere la crisi economica e propugnò un neosocialismo dirigista e nazionale (il planismo) e fu più volte ministro.

Nell’Idea socialista, de Man scrive: «Auspico un socialismo che non vive negli uomini se non nella misura in cui rappresenta l’idea per la quale essi sono pronti a
vivere e a morire, come anche a vivere e a lavorare». Portato a termine nel 1941, A cose fatte è l’autobiografia di de Man il marxista eretico che approdò – con il planismo – a un socialismo idealistico e nazionale, “depurato” dalle scorie del materialismo storico e dialettico della filosofia marxiana nella quale il puro  soddisfacimento dei bisogni materiali dell’uomo è ben rappresentato dalla frase: «Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni». Se per Marx «la religione è l’oppio dei popoli», per de Man vale il paragone fatto in precedenza.

Il volume è arricchito da documenti in appendice (tra cui l’epistolario Mussolini – de Man e il testo del Piano del Lavoro), il libro è un accavallarsi appassionante di vicende personali ed eventi della grande storia che, muovendo dalla prospettiva del testimone-narratore, ripercorre gli svincoli fondamentali di un’epoca destinale: le lotte operaie e la rivoluzione bolscevica, la Grande Guerra e la crisi economica, fino all’ ascesa del fascismo e all’esplosione di un nuovo immane conflitto che consegnò il mondo agli imperialismi americano e sovietico. La lettera di Henri de Man a Benito Mussolini, già Duce dell’Italia fascista, del 1930 tra l’altro contiene queste parole: «E’ proprio perché, appartenendo come voi alla “generazione del fronte” ed essendo stato come voi influenzato dalle idee di Georges Sorel, non rifiuto a priori alcuna manifestazione di energia creatrice; è precisamente perché non temo dunque di rendere giustizia a certi aspetti organizzatori dell’opera fascista, che ne seguo il corso con appassionato interesse».

Esiliato in Svizzera per sfuggire a una condanna in contumacia nel 1946 per collaborazionismo con i tedeschi che nel 1940 occuparono il Belgio, de Man visse
gli ultimi anni della sua vita nella Confederazione Elvetica, dove trovò la morte nel 1953 in un incidente stradale dalle dinamiche mai chiarite del tutto (probabilmente un suicidio) all’età di 68 anni.

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