Più che una semplice cura da parte di Arcella dei saggi di Evola relativi al mitraismo, ne è un approfondimento che si muove su due linee: storicizzare l’intuizione evoliana, cogliendone le matrici e il contesto; evidenziare l’ambizione metastorica di queste intuizioni, inserendole nell’ambito di una conoscenza che si muove sulla base di principi che, nella loro trascendenza, si collocano al di fuori del tempo. Sorta di contraddizione, dunque, che Evola stesso, il giovane Evola, teso fra la cultura accademica (Arcella ci ha ricordato in altre sedi i rapporti del maestro con Benedetto Croce) e l’acquisizione di una conoscenza dal carattere iniziatico.
Questa seconda propensione viene evidenziata dal rapporto manifesto che Evola ebbe con la Lega Teosofica Indipendente di Decio Cavallai, da quello non manifesto, ma rintracciabile, con Arturo Reghini, fondatore del Rito Filosofico Italiano, e dall’influsso esercitato dall’antropologo Giovanni Colazza, collaboratore della rivista Ur, per indicare alcuni elementi del complesso entroterra culturale sul quale si costruì la personalità evoliana.
Da questa esigenza iniziatica deriva dunque il profondo interesse di Evola per il mitraismo in quanto tecnica del sovrasensibile, operazione efficace al di là del suo contesto storico, ma non per questo, evidenzia Arcella, sottratta all’analisi critica del fenomeno religioso storicamente collocato. Lo studioso romano ne conosce i testi originari nonché i lavori scientifici al riguardo, aggiungendo alla correttezza dell’analisi quello che solo una innnata capacità intuitiva e una specifica propensione potevano concedergli: l’analisi dei gradi del risveglio intesi come momenti d’una evoluzione individuale che egli stesso perseguiva. Ma che la situazione storica nella quale egli pur doveva operare non gli concesse, visto che il richiamo del potere alla tradizione romana cedeva il passo ad un accordo con una Chiesa che aveva perduto ogni traccia di volontà iniziatica. “In altri termini” – scrive Arcella – “già prima della Grande Guerra un ambiente esoterico avrebbe compiuto un’operazione rituale evocativa dell’aspetto profondo della tradizione romana, convogliando poi la forza evocata sulla persona di Mussolini, operazione in parte riuscita, ma poi emanatasi nel momento in cui Mussolini, per ragioni di opportunità politica, stipula il Concordato con la Chiesa cattolica” (pag. 112).
Operazione alla quale un Evola entusiasta dovette credere, individuando nel fascismo quella “rivoluzione spirituale e politica propugnata in Imperialismo pagano, e che trasfuse nell’esposizione di un mitraismo colto nella sua più profonda spiritualità guerriera. Sì che da pura analisi di un’antica religione, come ci fa ben comprendere Arcella, la ricerca evoliana sul mitraismo descrive e caratterizza i contenuti di un presente animatoda forti stimoli di una rifondazione politica e spirituale, il cui fallimento introduce l’epoca moderna. Nella quale, abbandonate le speranze di una salvezza collettiva, ci si rifugia nel razionale pessimismo del Kali Yuga e nella coraggiosa accettazione d’un annientamento privo di residui, onde esprimere il dato di una rinascita libera da lasciti e da eredità.
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Julius Evola, La via della realizzazione di sé secondo i misteri di Mithra.
Tratto da Linea del 21 febbraio 2008.
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