Stereotipi medievali e medioevo russo

Aldo C. Marturano, Storie di cavalieri e di lituani Ci sono alcune idee preconcette vaganti nell’aria quando converso con coloro che si interessano del Medioevo che falsano, a mio avviso, il panorama storico europeo di quella lontana epoca ed escludono alcune realtà che sono invece importanti e fondamentali.

In questo articolo vorrei tentare di metterli a fuoco, questi preconcetti, per vedere di smontarli o per lo meno di rimetterli nella giusta carreggiata, se così posso dire. Innanzi tutto il Medioevo, questa magica parola che significa Età di Mezzo, è un periodo quanto mai glorioso per le conquiste del pensiero e per i progressi materiali che hanno portato l’Europa oggi a diventare il punto focale della civiltà in tutto il pianeta con i suoi errori e i suoi metodi invasivi di progresso. Non è però questo il nostro argomento e dunque lo lasciamo qui espresso in questo modo molto semplicistico e politicamente non schierato.

L’inizio del Medioevo è stato fissato convenzionalmente con il saccheggio da parte dei Visigoti di Alarico nel 410 d.C. della città di Roma in Italia e con l’abdicazione dell’ultimo Imperatore Romano, sempre in Italia, Romolo Augustolo nel 476 e si chiude di solito con la caduta di Costantinopoli nel 1453 in mano ai Turchi di Maometto II il Conquistatore o addirittura con la scoperta dell’America da parte di Colombo nel 1492. Qui, nella Terra Russa, la storia “medievale” non coincide con un’età di mezzo, ma corrisponde proprio all’inizio della storia delle Terre Russe e dunque nasce con la fondazione della dinastia Rjurikide e si chiude in pratica con la sua estinzione quando il figlio di Giovanni IV il Terribile passa la sua corona (la famosa berretta di Vladimiro Monomaco) a Boris Godunov (non rjurikide) e muore senza figli verso la fine del XVI sec.

Questi dunque sono in generale i limiti temporali che si fissano quando si fanno ricerche sul Medioevo europeo. Ciò non toglie che ci siano storie locali pregresse che stanno alla radice degli eventi che lo storico indaga e racconta e che non vanno assolutamente trascurate.

Un primo problema sul quale di solito si glissa senza dargli troppa importanza è l’invenzione del calendario moderno con la Riforma Gregoriana in cui si perderebbero ben 13 giorni di storia nei paesi dove questa riforma non fu adottata. Questo ad esempio è uno stereotipo che appare secondario, ma che talvolta nella ricerca e nel compulsare i documenti pone in imbarazzo il ricercatore poiché quasi due settimane cancellate talvolta fanno apparire alcuni eventi contemporanei invece che discosti nel tempo e dunque bisogna stare molto attenti. Siccome la parte di storia di cui io mi occupo è proprio quella in cui la Riforma Gregoriana non venne mai adottata fino al XVIII sec. e fu definitivamente sancita per l’uso generale solo nel XX secolo, la ricerca sul Medioevo Russo può offrire qualche trappola da questo punto di vista.

Ciò tenuto presente, cominciamo ad addentrarci nell’argomento.

Autori Vari, Lo spazio letterario del Medioevo. Le culture circostanti. Vol. 1: La cultura bizantina Il Medioevo Occidentale è dominato dall’idealizzazione del lavoro contadino, dalla sua esaltazione come unico santo lavoro da parte dell’ideologia cristiana ormai dominante e mi riferisco alla famosissima divisione delle classi in Coloro che pregano, Coloro che combattono e Coloro che lavorano la terra. Durante l’Impero Romano pagano il contadino era una persona inferiore e sconosciuta alla civiltà romana fortemente urbanizzata e di solito figure come Cincinnato o Catone attaccate al lavoro dei campi erano ridicolizzate. Lo stesso Quinto Orazio Flacco, benché lui stesso di origini contadine, non si sente a suo agio nella campagna quando pensa che altrimenti avrebbe dovuto lavorare la terra. D’altronde, se guardiamo bene come le campagne erano organizzate e come il lavoro dei campi era affidato quanto più possibile agli schiavi, ci accorgiamo subito delle prime ragioni di questo atteggiamento del mondo romano verso chi viveva fuori della città. Comunque non essendo io uno specialista sull’argomento, non vorrei addentrarmi troppo in esso senza incorrere in un qualche inutile e imperdonabile “scivolone interpretativo” e qui mi limiterò a concludere dicendo che il contadino agli albori del Medioevo è una delle classi inferiori più disprezzata dall’”opinione pubblica”. Qui basterebbe leggersi Marc Bloch (La Société Féodale) per farsene un’idea o sentire le parole di Vladimiro Monomaco quando all’assemblea di Ljubec’ chiama i contadini col termine smjerdy ossia puzzolenti. Non mi sembra che questa gloria del lavoro contadino poi sia derivata dalla religione del Cristo. Infatti la Bibbia e i Vangeli appartengono ad un popolo che era fatto di pastori e non di agricoltori. L’opera di “santificazione” comincia, almeno per i documenti scritti, con Bonifacio il santo evangelizzatore del popolo germanico lungo il Reno (sec. VII-VIII). Costui per la sua origine celtica (era nato nel Devon) conoscendo i precedenti pagani della sua terra fece di tutto affinché la gente minuta invece di preferire le feste stagionali alle messe nelle prime chiese che apparivano qui e là diventassero “lavoratori della terra” e si guadagnassero il pane col “sudore della fronte” in maniera tale che per concludere la giornata poi venissero a messa nelle feste comandate. E’ superfluo ricordare poi la regola benedettina alquanto anteriore! Bonifacio però mi interessa in modo particolare poiché per trasformare la gente in agricoltori predica la distruzione della… foresta!

Perché la foresta? Perché distruggere gli alberi e tutto quello che la foresta ha e ci dà? Semplice! Il Cristianesimo non ha mai cancellato gli dèi pagani dal mondo: Essi esistono, ma sono personificazioni del demonio! Questi dèi quindi non scompaiono con l’avvento della nuova religione universale, ma continuano ad imperversare sulla Terra dove sono stati esiliati da Dio stesso dal tempo della loro decadenza! Dante pone il Principe dei Diavoli negli Inferi e addirittura la centro della Terra perché qui è il suo dominio, ma allora, dove si nascondono quando vengono in superficie? Dove vivono? La risposta è ovvia: Nei templi pagani della foresta! Nei querceti, vista la spiritualità di questo albero, unica pianta senza morte! E’ nel folto degli alberi che si celebrano i riti pagani e perciò Bonifacio, una volta vescovo di Magonza, personalmente si recherà nella vicina Geismar e abbatterà la Quercia del dio pagano Thor! Comincia dunque con lui la distruzione degli alberi “europei” con grande fervore e gioia della Chiesa perché in questo modo si hanno più campi da lavorare e più modi di legare il contadino al luogo dove lavora e quindi si ha una migliore controllabilità da parte dell’autorità ecclesiastica che tiene i registri delle nascite e delle morti e raccoglie le derrate alimentari! Indirettamente e senza volerlo Bonifacio fa il più grande danno possibile a tutto l’Occidente: Priva questa parte d’Europa delle sue più importanti risorse di materie prime! Già a questo scempio avevano provveduto i Romani che avevano progressivamente distrutto la foresta intorno a Roma, poi erano passati a quella spagnola e poi a quella gallica e poi e poi… Perché ho parlato di materie prime?

Franco Cardini, Quell'antica festa crudele. Guerra e cultura della guerra dal Medioevo alla Rivoluzione francese Diamoci uno sguardo intorno. Città, campagna, costruzioni, strade etc. In questo universo dove viviamo risaltano le memorie del passato tanto da farci abitare in uno spazio dedicato solo ai morti e ai loro ricordi. I monumenti però sono importanti perché ci danno una misura della nostra civiltà. Spesso però siamo abituati a guardare oggi questi nostri monumenti nei loro resti di pietra naturale o di pietra fatta dall’uomo (i mattoni!), ma noteremo subito che questi monumenti prima del Medioevo, romani o greci per intenderci, di solito sono “a giorno” cioè aperti, senza porte, senza pareti, senza tetto… proprio perché queste parti erano di legno e non si sono conservate! Lo stesso avveniva nel Medioevo. Se pensiamo a come si costruivano le cattedrali o le abbazie, immaginiamo subito che pietre e mattoni erano collocati sul uno scheletro di legno che poi si distruggeva. Le gru, le impalcature… E gli arnesi? Salvo punte e lame, erano tutti di legno! E le armi? Ugualmente di legno! Se immaginiamo per un solo momento un esercito di una decina di migliaia di fantaccini con picche, ecco che possiamo subito fare un conto di quanto alberi sono stati tirati giù! E quanto legno occorreva per fondere metalli o cuocere mattoni? E per riscaldarsi? E per le navi in mare o sui fiumi? Etc. etc.

Possiamo fissare un’equazione: Dove non arrivò il Cristianesimo, si conservò più a lungo la foresta! Dunque nel Grande nord! A partire da est del Reno la foresta vergine europea continuò a vivere! E fu un bene per l’Europa tutta perché di qui si continuò a fornire le materie prime importanti affinché l’Occidente fiorisse. Certamente non tanto il legno che non poteva essere trasportato su lunghe distanze senza opportuni mezzi e competenze tecniche ancora inesistenti quanto altri prodotti di lusso il cui commercio… fece la fortuna dell’élite al potere nella Terra Russa fino al XVI sec.!

E qui io mi sono chiesto: Ma come, le Terre Russe erano le maggiori fornitrici di materie prime e di articoli di lusso per le corti occidentali e nessuno ne parla con chiarezza? Perché mai? I documenti ci sono, sono disponibili da sempre… Mistero! Leggo ad esempio E. Perroy nel suo Il Medioevo, L’Espansione dell’Oriente e la Nascita della Civiltà Occidentale e l’autore nota benissimo questo fermento del nord Europa intorno al XII sec. quando vede i risultati del famoso Drang nach Osten degli Ottoni a partire da Magonza, ma poi non sottolinea l’importanza della foresta nel crescere dell’economia e dei traffici commerciali col nord. Insomma come se questi traffici ci fossero, ma non si sa bene che cosa si commerciasse! Lo nota invece benissimo il medievista C. Goehrke che dallo studio del Medioevo Russo (La vita d’ogni giorno nella Russia Antica) evidenzia immediatamente l’importanza di avere a disposizione una foresta da sfruttare. Altrettanto fa lo storico R. Bechmann nel suo La Foresta nel Medioevo e il grande Marc Bloch. Non vado oltre nel nominare altri autori, ma dirò solo che il famosissimo Le Goff trascura sic et simpliciter l’importanza della foresta nordica nello sviluppo della Civiltà Occidentale e questo, a mio avviso, ha concorso a costruire un modo di guardare il commercio medievale assolutamente sbagliato. Si parla di fiere, di mercati dove si commercia vino, grano, e soprattutto panni! Non è così! I Veneziani e i Genovesi che avevano le loro basi nel Mar Nero o l’Hansa che aveva i suoi uffici a Novgorod, a Polozk, a Smolensk e a Pskov nelle Terre Russe commerciavano ben altro e di più gran valore che panni e alimentari!

Arturo Graf, Miti, leggende e superstizioni del medio evo Vediamo un po’… Qualsiasi porporato, principe o persona ricca durante tutto il Medioevo non avrebbe mai rinunciato ad avere gli abiti con le orlature di ermellino, di vaio, di martora etc. Nessuna mensa regale o di festa di una qualche signore avrebbe fatto mancare il dolce miele sulla sua tavola… Nessuna casa o complesso abitato avrebbe rinunciato ad avere degli schiavi a servizio o delle concubine per il piacere sessuale. Nessun complesso abitato di persone facoltose avrebbe rinunciato ad illuminare l’oscurità stagionale o della notte (v. Verdon che ha scritto su questi argomenti)…

Gli schiavi era una delle merci più costose e più ambite. La stessa parola significa semplicemente Slavo, ma non è un etnonimo tanto generale! Schiavo si riferiva solo ai giovani in vendita di provenienza bielorussia (usando il toponimo moderno). Il famoso Bilad as-Saqalibat, ossia il Paese degli Schiavi degli autori musulmani, è precisamente la regione intorno a Novgorod la Grande! I migliori commercianti di schiavi italiani, i Veneziani, avevano il mercato sulla Riva degli Schiavoni! Il Laterano, sede papale nel primo Medioevo, ma poi anche Avignone, censiva qualche migliaia di schiavi a servizio del Papa di Roma! Così era per Costantinopoli che addirittura stilò un Trattato di Collaborazione Commerciale con Kiev già al tempo di Olga alla metà del X sec. d.C. riservandosi le forniture di quelle merci.

Lo stesso si può dire per i prodotti apiari. Il miele oltre che essere un dolcificante per i ricchi era anche la base per bevande fortemente alcoliche (l’idromele!) popolarissime specialmente nel nord dell’Europa. Infatti qui il vino giungeva solo per essere usato nella Messa! E la cera? Quando si costruirono molte chiese potete immaginare i milioni di candele che venivano consumate per illuminare le cattedrali gotiche nel secondo Medioevo! E non solo! Il metodo per fondere il bronzo in forme determinate per fabbricare campane, parti di arnesi e di armi cosiddetto “a cera persa” era un altro enorme consumo durante tutto il periodo delle Crociate e anche dopo…

Jean Verdon, Feste e giochi nel Medioevo Pellicce, miele, cera, schiavi: Tutte materie prime di provenienza foresticola e tutte fornite dal Grande Nord come ci ricordano vari autori musulmani che si rifornivano qui nelle Terre Russe. E non solo queste! Il grande commercio prima delle Repubbliche marinare e dell’Hansa di Lubecca era gestito dagli ebrei chiamati rahdaniti (ne parlano M. Lombard, J. Favier, ma anche B. Lewis e specialmente B. Schechter che nel secolo scorso ha catalogato con certosina pazienza tutte le carte della Genizà della Sinagoga del Cairo) che disponevano di un’organizzazione lungo itinerari molto lunghi e portavano dai “posti di raccolta della produzione” (Kiev, specialmente) quelle merci dal Mar Nero fino a Roma, ad Aquisgrana, a Cordoba con gran soddisfazione dei clienti e grandi ricavi per la loro organizzazione. Abbiamo ricordato Cordoba perché un altro stereotipo che conserviamo senza motivo è che l’Occidente Europeo fosse soltanto cristiano e questo non è vero: La Spagna era quasi tutta musulmana (fino al Perpignano e a Marsiglia) e giunse all’apogeo di regno colto e potente nel X sec. con Abd ur-Rahman III a Cordoba! Così come la Sicilia… Gli ebrei Rahdaniti arrivavano naturalmente fino a Baghdad e in Cina e portarono in Europa l’industria della seta (non i leggendari monaci con i bachi nascosti nel bastone da viaggio, per carità!) e la coltivazione del riso sulle rive del Caspio…

Un altro stereotipo è che gli Slavi orientali avessero una cultura arretrata e inferiore al resto dell’Europa. E questo è uno di quegli stereotipi strani che indicano come si sia poco informati sulla realtà storica delle Terre Russe e delle terre vicine durante il periodo medievale. Qualche esempio basterà a dissipare questi stupidi pregiudizi.

Kiev nel 1037 riesce ad avere la seconda più grande Chiesa Cristiana d’Europa (v. H. Dittmar in La Lotta delle Cattedrali, Politica, Potere e Costruzione di Chiese in Lotta fra Est e Ovest oppure Massimiliano Mandel in Storia dell’Arte Bizantina e Russa)!

Richard Fletcher, La conversione dell'Europa. Dal paganesimo al cristianesimo. 371-1386 d.C. Novgorod la Grande: Oggi capoluogo di provincia e cittadina di secondo ordine rispetto alla vicina San Pietroburgo, fino al XV sec. era la città più grande del Nord Europa, è la più antica repubblica europea, era la città più colta e più alfabetizzata dell’Europa Medievale. Non sono queste mie affermazioni gratuite, ma documentate. Ricordo solo che negli scavi condotti da Arzihovskii sono state ritrovate oltre il migliaio nella sola Novgorod di… berjòsty! Queste erano comunicazioni scritte su scorza di betulla che ormai tutte le lette e tradotte dicono chiaramente come in questa città tutti sapevano scrivere e leggere, dal nobile ricco al povero artigiano di strada!

E possiamo dimenticare che i monaci del Monastero della Trinità (oggi sede del Patriarcato di tutta la Russia nella cittadina di Sergeev Posad non lontano da Mosca) andarono ad alfabetizzare i finnici del nord inventando persino un alfabeto per i Zirieni nel XIV sec.?

Che ne dite? Non è una bella prova di una cultura civilizzante, questa delle Terre Russe?

Roland Bechmann, Le radici delle cattedrali. L'architettura gotica espressione delle condizioni ambientali Ed ancora un’altra notizia. Nel primo Medioevo e dunque nella storia delle origini delle Terre Russe nell’Anticaucaso esisteva un Impero famoso e potente e coltissimo: L’Impero Cazaro! Aveva capitale a Itil sul Volga (quella città non è stata ancora trovata per cause geografiche e naturali, ma un’altra, Sarkel, altrettanto famosa e costruita dai Bizantini, sì!), professava la religione ebraica e dominava il Mar Nero fino sotto Kiev in concorrenza con Costantinopoli. Gli Imperatori Romani cercarono ripetutamente non solo di convertire l’élite al potere al Cristianesimo, ma persino di allearla alla casata imperiale tanto che Costantino V Nasotagliato sposò una principessa cazara di nome Cicek (in turco fiore) ed ebbe come figlio e successore Leone IV detto appunto il Cazaro perché usava nelle cerimonie più importanti indossare un mantello che gli aveva confezionato sua madre secondo l’arte cazara chiamato appunto il Mantello di Cicek, ossia in greco Tzitzakion (i greci non sapevano pronunciare la ”c” e la sostituivano con il digramma “tz”). Ebbene questo Impero Cazaro che fa parte della storia russa medievale in quanto da esso vennero le prime indicazioni a san Vladimiro di Kiev per costruire uno stato che funzionasse era… di lingua turca!

In un libro scritto da un certo Robert Marshall edito da Neri Pozza col titolo Tempesta dall’Est, l’autore ringrazia tutta una serie di esperti accademici che hanno rivisto il testo del suo libro che parla dell’invasione dei Mongoli ed ecco che cosa leggo nelle prime pagine: “…dei Mongoli. … il 24 marzo 1241, la Domenica delle Palme, la città (Cracovia) venne saccheggiata e incendiata. Per il resto dell’Europa la notizia del saccheggio di Cracovia apparve come un terribile presagio etc. etc….”

Ma come? Quasi una decina di storici e esperti dei Mongoli hanno riveduto il testo di Marshall (così informa l’autore nei Ringraziamenti) e nessuno s’è accorto d’aver sorvolato l’avvenimento che aveva scosso l’Europa e il Papato tempo prima e che, questo sì!, aveva aperto la strada oltre i Carpazi per giungere a Cracovia!! Il 6 dicembre 1240 infatti era caduta sotto i colpi dei Mongoli una città molto più importante di Cracovia e molto più nota: Kiev! Qualche anno dopo di qui vi passerà persino il legato del Papa Giovanni del Piano Carpini a constatare tristemente i danni lasciati dal saccheggio! Che dire? Si rimane allibiti da queste “chiusure mentali” anche perché leggendo oltre nello stesso libro il ruolo della Rus’ nel contenere l’espansione mongola è assolutamente ignorato…

Un altro punto sono le Crociate e i Cavalieri. Ho visto in circolazione un numero sempre maggiore di libri sui Templari, sulle Crociate. In questi libri di divulgazione, ma scritti anche da storici peraltro sedicenti informati, di crociate se ne fanno in Medio Oriente fino alla Nona e tuttavia con la perdita di San Giovanni d’Acri nel 1291… finiscono! Quando così si dice, si cancella dalla memoria storica comune la Crociata più importante condotta in Europa: Quella dei Cavalieri Teutonici iniziata intorno al 1226 con l’appoggio di Federico II e finita praticamente con la Battaglia di Tannenberg Grunwald del 1410! Contro chi? Contro Prussiani e Lituani considerati gli ultimi pagani d’Europa e soprattutto contro gli “eretici” delle Terre Russe! Eppure i Teutonici furono e rimasero un fattore importantissimo per il Baltico. Introdussero la “pianificazione industriale” del territorio, diffusero la segale al posto del frumento difficile da coltivare in certi climi, introdussero i tribunali popolari, il primo diritto cittadino rispetto alla campagna, un nuovo concetto di sovrano assoluto! Ma chi ne parla? Cercate pure… E chi ha sentito parlare di Alessandro Nevskii? Eppure il Papa Innocenzo IV da Lione gli scrive una lunghissima lettera nel 1248 affinché abbandoni la sua fede ortodossa e riconosca la soggezione della Chiesa Russa al Papa di Roma: Risolverà molti problemi coi Cavalieri Teutonici e Livonici, facendo ciò!

William Urban, I cavalieri teutonici. Storia militare delle crociate del nord Il ruolo della donna nel Medioevo è poi un altro grosso neo. Chi ha mai sentito parlare di Olga di Kiev o di Eufrosina di Polozk o di Marta Borezkaja? Forse nessuno dei miei lettori, eppure queste sono figure di donne russe che furono importanti per la storia russa medievale. Forse mi si dirà che sono cose note solo a chi studia questo argomento locale e specifico. Accetto questa osservazione, ma allora come mai nessuno ricorda che la casata dei Capetingi ha come capostipite la bellissima Anna di Kiev? E’ la madre di Filippo I (e lei, da buona ortodossa, introduce fra i nomi germanici dei re di Francia un nome biblico greco: Filippo). E’ lei che educa suo figlio secondo la magia medica slava e diffonde la fama guaritrice dell’imposizione delle mani da parte del re per guarire le malattie e così in giorni prescritti Filippo I aspetta la fila di sofferenti sui quali impone le mani a corte e riesce anche a guarire qualcuno di loro dalla… scrofola! Di lei si innamora perdutamente Raul de Crépis e la rapisce…

E, a proposito di donne, parliamo di streghe e pensiamo che in tutta l’Europa siano state condannate e perseguitate e invece non è così! Qui nelle Terre Russe le streghe erano chiamate ”le donne che sanno” perché erano le uniche medichesse a disposizione nei villaggi russi medievali e quindi impossibili da perseguitare e rispettate persino dalla Chiesa Russa. Sono le fondatrici ignorate dell’omeopatia e della farmacognosia moderna… Ahimé! Quando sento parlare di Vichinghi, di Vichinghi dell’Est, di Variaghi e di Rus’! E’ una confusione unica, ma non perché ognuno la racconta a modo proprio, ma perché si evidenzia subito l’ignoranza sull’argomento in sé e si confondono popoli con bande, atteggiamenti moderni con quelli di mille anni fa, tecniche con condizioni geografiche e climatiche etc. Su questo argomento però rimando al mio articolo Dedicato ai Variaghi pubblicato anche in www.mondimedievali.net

In questi ultimi tempi ho poi accettato la sfida del progetto SOKOL dell’Università Statale di Mosca sul cibo nel Medioevo e qui purtroppo i documenti sono stati molto pochi. Tuttavia si riesce a ricostruire tantissimo di questo mondo che è quasi scomparso, sebbene si conservi ancora nelle usanze e nei costumi non solo culinari contadini russi, lituani, estoni e delle genti delle steppe ucraine.

Chiedo a chi mi legge: Sapete niente sul pantheon slavo e slavo-orientale in particolare? E infine su San Nicola? Chi sa che questo santo famosissimo ormai in tutta l’America del Nord e in tutto il mondo anglosassone oltre che da noi è il santo più popolare russo? Le icone più famose e più sacre sono dedicate a lui. Chi può immaginare che Babbo Natale non è altro che lui? E Santy Claus (da Saint Nicolaus) non è altro che il nomignolo che gli danno i newyorchesi nel loro dialetto senza dimenticare che l’uso di dare dolci ai bimbi buoni e cenere a quelli cattivi è nato proprio a Novgorod la Grande quando si celebravano le due feste del santo, quella di Nicola il Caldo e quella di Nicola il Freddo! Nella grande repubblica del nord c’era una chiesa proprio nella Piazza del Mercato… Sicuramente sanno di questo legame continuo e mai reciso fra San Nicola e la Russia invece i Baresi quando vedono la scritta in russo sulla statua del santo che si trova sul sagrato della Basilica…

In questi ultimi tempi mi sto occupando di un’altra figura medievale per vedere se nel Medioevo Russo ne esiste il corrispondente: Il Cavaliere! La ricerca è ancora in fieri, sebbene già sappia la risposta e cioè che tale figura non è nata come in Occidente, ma sono anche sicuro che mi si serbano delle sorprese.

E qui chiudo con un grosso dubbio: Mi sono sempre domandato come mai si possa avere una tale situazione! Non sono riuscito a trovare una risposta soddisfacente, eccetto quella molto degradante per l’Italia e il suo mondo accademico medievistico: l’impossibilità personale degli storici nostrani di accedere alle fonti russe, polacche o ungheresi e il loro pochissimo sforzo ad informarsi e ad allargare il panorama ora che nuove nazioni fanno parte dell’Europa Unita. Purtroppo è principalmente in queste lingue che si stampa di Medioevo Russo e di storia slavo-nordica! Se non le si conosce… Certo si potrebbe rimediare ricorrendo agli storici tedeschi come Hermann, Schlette oppure Goehrke o Schramm e invece no! Anche questi “russologhi” sono bellamente ignorati…

Insomma qualcuno qui in Italia ha deciso che nessuno deve sapere di questo argomento e quindi l’editoria italiana di grido a partire da Laterza e a finire con Mondadori non pubblica su nessuno dei suoi prodotti, cartaceo o elettronico, alcunché sul Medioevo Russo!

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