Rivoluzione permanente

Una Rivoluzione indipendentista permanente: ecco che cosa ci vuole per fronteggiare il mondialismo!

Nel 1969 Ronan Caerléon pubblicava un libro profetico che oggi costituisce una stimolante riscoperta per i militanti di movimenti indipendentisti: La Révolution bretonne permanente.

Ronan Caerléon è lo pseudonimo di Ronan Caouissin (1914-1986), uno dei più rappresentativi militanti dell’indipendentismo bretone. Nell’introduzione al libro l’autore affermava: “la salvezza dell’umanità è nello sbocciare delle innumerevoli comunità etniche e non in una internazionale di confusione, di totalitarismo e di caos!”. Parole di straordinaria attualità nell’epoca del mondialismo…

Il sentimento identitario bretone affonda le radici in un solido legame con la cultura celtica che in questo territorio è stata particolarmente persistente. La Bretagna fu inglobata nel Regno di Francia nel 1532 e per tutto il periodo dell’Ancien Régime mantenne gelosamente la sua attitudine all’autogoverno. Nel periodo rivoluzionario il centralismo giacobino provoca in Bretagna le leggendarie rivolte degli Chouans, analoghe a quelle dei ribelli vandeani.

Un momento decisivo per i patrioti bretoni è rappresentato dagli sviluppi della seconda guerra mondiale. Durante l’occupazione i Tedeschi non pongono ostacoli alle attività di diffusione di lingue e culture regionali. Una minoranza di militanti bretoni collabora attivamente coi nazisti, tra questi Morvan Marchal, studioso di cultura celtica e ideatore della bandiera bretone, un originale vessillo a strisce bianche e nere che richiama la bandiera statunitense (Gwenn ha Du in lingua bretone). A guerra finita, col pretesto di punire i collaborazionisti, le autorità francesi imprigionano e perseguitano centinaia di persone, con l’evidente intenzione di regolare i conti con l’indipendentismo bretone.

Il libro di Caerléon prende le mosse proprio da questi drammatici avvenimenti, di cui l’autore è stato testimone e vittima, poiché anch’egli fu imprigionato per reati politici, sebbene non avesse mai lavorato per i Tedeschi.

Tuttavia nel dopoguerra in Bretagna comincia a riattivarsi la cultura indipendentista, che ha la sua punta di diamante nella rivista di ispirazione cattolica Bleun-Brug il cui animatore, l’abate Perrot, era stato assassinato dai partigiani nel 1943. Lo spirito della rivista era sintetizzato da quest’affermazione: “noi pensiamo che la patria celeste non debba farci dimenticare la patria terrestre”. Un concetto su cui farebbero meglio a riflettere tanti cattolici che oggi idolatrano la globalizzazione come fosse un nuovo vitello d’oro… Sotto il segno della croce celtica Bleun-Brug continuerà a testimoniare i valori eterni della Tradizione.

Il fervore delle attività culturali portò perfino alla creazione di un cinema di lingua e di soggetto bretone. Herri Caouissin, fratello dell’autore del libro, a partire dal 1935 lavorava a questo progetto che sfociò nella creazione della Brittia-Films, una casa di produzione che ebbe notevole successo a livello locale, ma che poi negli anni ’50 fu emarginata dalla grande distribuzione.

Nel 1957 nasce il MOB: Mouvement d’Organisation de la Bretagne. Si tratta di una organizzazione che vuole dare voce politica all’indipendentismo bretone con l’intento di orientare le istituzioni francesi verso forme federali.

Il momento sembra favorevole: nel 1951, in un momento di distrazione della classe dirigente francese, era stata approvata la legge Deixonne che ammetteva l’insegnamento di lingue locali nelle scuole pubbliche. Si trattava di una vittoria importante per le rivendicazioni locali e di un passo avanti verso un concetto di giustizia etnica al quale le istituzioni moderne sono ostinatamente refrattarie. La lingua bretone, oltretutto, è una lingua celtica particolarmente arcaica: un vero gioiello dell’eredità comune indoeuropea che meriterebbe una speciale tutela anche a livello internazionale!

I Bretoni talvolta devono anche combattere una singolare battaglia dei nomi in tribunale, per dare ai figli nomi in lingua locale: una lotta che talvolta è coronata da successo! Alcuni giuristi sollevano anche la questione di legittimità del trattato di annessione del 1532 che presenterebbe irregolarità che lo renderebbero invalido. Inoltre molti automobilisti bretoni applicavano sull’auto l’adesivo Bzh, abbreviazione di Breizh, il nome in lingua locale della Bretagna.

Negli anni ’60 la Bretagna è scossa da imponenti manifestazioni di contadini che protestano contro il governo parigino che penalizza l’economia agricola bretone. In questo stesso periodo si comincia anche a parlare di risveglio etnico: il Prof. Guy Héraud, con la sua opera L’Europe des Ethnies, indica le linee guida per una concezione dell’Europa dei popoli contrapposta a quella delle élites tecnocratiche. Secondo queste teorie proprio la Bretagna appare come una “Terra Promessa” del regionalismo, che deve scongiurare il rischio di un superstato europeo.

Le rivendicazioni bretoni verso la fine degli anni ’60 assumono anche tratti di disobbedienza civile e talvolta di terrorismo. Alcuni giovani militanti strappano il tricolore dagli edifici pubblici e si verificano attentati dinamitardi rivendicati dal FLB: Front de Libération de la Bretagne.

In questo periodo il movimento bretone stringe legami con movimenti analoghi di nazioni celtiche: Scozzesi e Irlandesi. Soprattutto l’Irlanda è particolarmente vicina alle istanze della Bretagna, anche in virtù di una matrice cattolica che accomuna i due territori.

Nel 1968 la contestazione guarda con interesse ad alcuni temi della cultura regionale. Non mancavano infatti nel movimento bretone singoli militanti e movimenti organizzati che si richiamavano al socialismo e a istanze progressiste. Tuttavia l’indipendentismo bretone era molto variegato e, accanto alla tradizionale presenza del mondo cattolico, si riscontravano gruppi di estrema destra ispirati al paganesimo celtico che denunciavano l’assoluta identità di capitalismo e comunismo e che già allora stigmatizzavano i figli di papà con le tasche piene di dollari che giocavano a fare i comunisti…

Il libro di Caerléon si conclude con la grande repressione del 1968-1969 contro il FLB, voluta dal generale de Gaulle. Gli arresti a catena di quel periodo mostrano come l’appartenenza all’organizzazione fosse decisamente interclassista: tutte le categorie sociali erano coinvolte nelle attività del FLB, e furono arrestati anche diversi sacerdoti, cosa che provocò notevole imbarazzo nelle autorità francesi…

Ancora oggi la Bretagna mantiene viva la sua tradizione culturale e il vessillo a strisce bianche e nere sventola in ogni angolo della regione, cosa importantissima tanto più nel contesto dello stato francese, centralista per definizione. E il libro di Caerléon ci ricorda quanto sia importante mantenere viva la coscienza etnica delle comunità locali in vista della grande Rivoluzione del futuro: il ritorno all’ordine naturale delle cose!

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Ronan Caerléon, La Révolution bretonne permanente, Brittia, Plérin Cedex 1969, pp.396.

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Michele Fabbri ha scritto il libro di poesie Apocalisse 23 (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2003). Quella singolare raccolta di versi è stata ristampata più volte ed è stata tradotta in inglese, francese, spagnolo e portoghese. Dell’autore, tuttavia, si sono perse le tracce… www.michelefabbri.wordpress.com
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