E’ proprio lo scimmione a dirci che i neodarwinisti hanno torto

Ogni volta che la teoria di Darwin viene rimessa sul tavolo, ecco accorrere sul campo l’orda degli scimmioni. Le copertine dei rotocalchi si affollano delle truci immagini di quelli che la vulgata darwiniana ci ha assegnato come progenitori, come controparti di Adamo. Alla tavola dell’evoluzione, lo scimmione è un convitato imbarazzante. E non perché grugnisca e mangi con le mani e con i piedi, ma perché è veramente improbabile come antenato quadrumane di noi bimani e bipedi. Gli scimmioni (pongidi) si sono affacciati nel percorso dell’evoluzione con la schiena curvata, camminando sulle nocche, e non c’è più un solo scienziato che oggi pensi che quella strana andatura sia precedente alla stazione eretta e al camminare su due piedi.

Il più antico fossile di scimmione, in realtà due incisivi e un molare, è stato datato a mezzo milione di anni fa, mentre fossili bipedi o le loro impronte emergono dalla profondità di 4-5 milioni di anni, e forse molti di più. Eppure chi non ha visto, anche in edizioni recenti, scolastiche o giornalistiche, la pretestuosa fila dei nostri antenati, che comincia con una scimmia china sulle nocche e prosegue con sei-sette esseri (innominati) che gradualmente si erigono sino a raggiungere la stazione eretta di un maschio bianco anglosassone?

Quando è tratteggiato uno sfondo, lo scimmione vive tra gli alberi, mentre gli ominidi spaziano, sempre più eretti, nella savana. Quei tre denti di scimmione fossile sono, ohimé, caduti in un terreno che era al tempo una desolata savana. Senza disseppellire e disturbare i fossili e i loro denti, che non dispongono né di parola né di Dna, basta il confronto estetico per proclamare che l’uomo non può essere derivato dalla scimmia. Tra tutti i primati (e tra tutti i mammiferi) l’uomo è quello che ha i caratteri più originali, embrionali e generalizzati.

“Il Peter Pan dei primati”, è stato chiamato: “il bambino che non voleva crescere”. Tutti i caratteri scimmieschi (per non parlare di quelli mammiferini) sono chiaramente derivati, specializzati, adattati, senili. La spina dorsale eretta, il cranio tondo e appoggiato in basso sulla spina, la mano a ventaglio, la testa grande fanno dell’uomo il modello inalterato e infantile del mammifero, mentre la schiena china, la mano allungata, il muso prognato, i canini sporgenti degli scimmioni sono tutte caratteristiche derivate e specializzate. Se l’uomo e lo scimmione hanno uno stesso antenato, quello era decisamente umano. Come dice S. J. Gould, “era un bambino d’uomo”. I biologi molecolari hanno confrontato il Dna di uomini e scimmioni (che differiscono di poco più dell’uno per cento l’uno dall’altro) ed hanno ricostruito il Dna dell’antenato comune.

Questo somiglia al Dna dell’uomo moderno, che quindi risulta “ascendente” di quello dei suoi pretesi antenati. Racconta una favola di T. W. White che un giorno Dio creò una serie di embrioni di mammiferi che, si sa, sono perfettamente somiglianti tra loro. Li chiamò davanti al suo trono e chiese loro che specializzazione avrebbero desiderato per la loro forma adulta. Uno per volta essi scelsero le loro armi, le loro difese, il loro isolamento. Finalmente l’embrione umano si avvicinò al trono e disse a Dio: “Se posso fare la mia scelta, resterei come sono. Non cambierei nessuna delle parti che mi hai dato. Resterei un embrione indifeso per tutta la vita”. E il Signore: “Ben fatto! Ecco, embrioni tutti, venite qua con i vostri becchi e le vostre quisquilie e ammirate il Nostro primo uomo! Egli è l’unico che abbia risolto il Nostro enigma. In quanto a te, uomo, tu sarai come un embrione sino alla sepoltura. Eternamente fanciullo, resterai onnipotenziale, a nostra immagine e somiglianza, e potrai comprendere alcuni dei Nostri dolori e provare alcune delle Nostre gioie”.

Ma il pensiero e la parola umani – mi direte – non sono dotazioni finali, ultime specializzazioni? E non è in loro virtù che l’uomo è l’essere più evoluto, la conclusione del creato? Questa è appunto la carta di Darwin: “Alla fine fu la parola!” Il pensiero, la mente, il linguaggio, sono per Darwin prodotto della materia cerebrale, risultato del grande sviluppo del cervello di Homo, ultimo successo della selezione naturale. La scimmia e l’uomo-scimmia non parlano. Ernst Haeckel, alla fine dell’Ottocento, immaginò un “Pitecantropus alalus” (uomo-scimmia senza voce), precursore dell'”Homo stupidus“, che poco capiva, e infine del “sapiens”, che sapeva e parlava. I darwinisti si opponevano così al prologo di Giovanni: “In principio fu la parola”, prima dell’uomo, prima di tutto. La parola (la mente, il logos) ha formato il mondo, gli animali e l’uomo, nel quale si conserva come principio costitutivo, discorso articolato, tocco d’eternità. La Chiesa romana, pur accettando l’evoluzione, ha risolutamente rifiutate le filosofie che “considerano lo spirito come emergente dalle forze della materia viva o come un semplice epifenomeno di questa materia” (Giovanni-Paolo II, 1996).

E la scimmia, allora, ha perso la parola? Consentitemi una parabola. Yzur è il nome di uno scimpanzé ammaestrato che dà il titolo a un racconto di Leopoldo Lugones (1905). Il padrone cerca in tutti i modi di farlo parlare ma “da un oscuro recesso di tradizione pietrificata,la razza imponeva il proprio millenario mutismo all’animale”. Egli aveva letto che gli indigeni di Giava pensano che le scimmie non parlavano “perché non le facessero lavorare”. Alla fine del racconto, Yzur sta morendo e il padrone gli sta accanto. Con il suo ultimo respiro “sgorgarono in un mormorio (come descrivere il tono di una voce rimasta muta per diecimila secoli?) queste parole la cui umanità riconciliava le specie: “Padrone, acqua. Padrone, padrone mio”.

Sul tavolo del salotto di mia nonna siciliana c’erano tre scimmiotti di bronzo su un piedistallo di marmo, nelle pose “non parlo”,”non vedo”, “non sento”. Non ho mai capito che cosa rappresentassero. Ora penso che quella buffa trinità simboleggi le pose di chi parola e sensi li ha, ma preferisce non usarli, perché non lo facciano testimoniare.

Giuseppe Sermonti

Cronologia ed esequie dell’uomo scimmia

1856 – Ch. Darwin inizia a scrivere sulla teoria evolutiva.
1856 – Scoperti i primi fossili dell’uomo di Neanderthal.
1859 – Darwin pubblica L’origine delle specie per selezione naturale, ovvero la preservazione delle razze favorite nella lotta per la vita. “Molta luce sarà gettata sull’origine dell’uomo e sulla sua storia”.
1871 – Darwin pubblica L’origine dell’uomo. “(L’uomo) è andato soggetto a grandissime modificazioni in moltissimi caratteri in confronto alle scimmie più elevate”. “Tra qualche tempo a venire, non molto lontano se misurato in secoli, è quasi certo che le razze umane incivilite stermineranno e si sostituiranno in tutto il mondo alle razze selvagge. Nello stesso tempo le scimmie antropomorfe (.) saranno senza dubbio sterminate. Allora la lacuna sarà ancora più larga, perché sarà tra l’uomo (.) e qualche scimmia inferiore come il babbuino, invece che quella che esiste ora tra un negro o un australiano e il gorilla”.
1879 – M. de Sautuola (su indicazione della sua bambina di 9 anni, Maria) scopre le pitture rupestri di Altamira e le attribuisce al paleolitico. Queste sono rifiutate dagli archeologi (capeggiati da E. Charthaliac), che considerano l’uomo dell’età glaciale un semi-animale. De Sautuola muore nel 1888.
1896 – E. Dubois scopre una volta cranica e un femore a Giava e li classifica come Pithecanthropus erectus (scimmia-uomo eretta)
1902 – Charthaliac, in un articolo intitolato Mea culpa d’un sceptique, ammette le ragioni di de Sautuola e riconosce l’alto livello culturale dell’uomo del paleolitico. Inizia la storia dell’arte paleolitica. Chartaliac va a rendere omaggio a Maria de Sautuola.
1904 – Ota Benga, un capo-famiglia pigmeo, è catturato nel Congo e portato in Usa da paleontologi americani, che lo esibiscono (a pagamento) insieme ad alcune scimmie come anello di transizione tra la scimmia e l’uomo. Dopo due anni, trasportato nello zoo del Bronx, è tenuto in gabbia con un gorilla e un orango. Per la disperazione si toglie la vita.
2 1908-1912 – Ch. Dawson (insieme a Sir A. Smith Woodward e a Teilhard de Chardin), dissotterra in una cava di Pildown, Inghilterra, alcune ossa di una volta cranica umanoide e una mandibola semi-scimmiesca. Con queste ricostruisce una specie che è classificata come Eoanthropus e acclamata come anello intermedio tra la scimmia e l’uomo. Accettata come tale dai paleontropologi inglesi, viene esposta in una vetrina del Museo di Scienze Naturali di Londra.
1924 – R. Dart scopre nelle cave di Taungs, in Sudafrica, un cranio subumano e lo classifica come Australopithecus africanus. E’ il primo della serie degli australopiteci, oggi fatti risalire a 4-5 milioni di anni fa.
1940 – Dubois, prima di morire, ammette che il pitecantropo di Giava era un falso, costruito con pezzi dello scheletro di un gran gibbone.
1948 – Max Westenhoefer sostiene, inascoltato, che l’uomo è il più antico dei mammiferi. “L’espressione volgare dovrebbe suonare così: la scimmia deriva dall’uomo”.
1953 – Dopo quarant’anni di esposizione nella vetrina del British Museum of Science di Londra, si scopre che l’uomo di Piltdown è un falso, costruito montando un cranio di uomo medievale e una mascella di un orango attuale. Il Parlamento deplora il Museo.
1964 – A. Leroy-Gouran: “Il venerabile antenato (.) camminava in posizione eretta e le sue membra avevano le proporzioni a noi note nell’uomo”.
1979 – M. Leaky identifica a Laetoly (Tanzania) impronte di un essere con andatura perfettamente eretta, bipede e libera in strati di 3,6 milioni di anni fa.
1981 – M. Goodman, in base a confronti molecolari, data la “separazione” tra uomo e scimpanzé a 2,2 milioni di anni. “Troppo recente se si considera l’esistenza di fossili antichi 3-4 milioni di anni (una mascella! 5,5) di antenati bipedi dell’uomo”. Esistevano quindi ominidi bipedi prima della separazione.
1983 – A. R. Templeton calcola le mutazioni del Dna mitocondriale sulle linee di uomo (13) e scimpanzé (34) e conclude che l’ascendente comune era umano. “Gli uomini non si sono evoluti da ascendenti quadrumani”.
2005 – Scoperto il più antico fossile di scimpanzé (due incisivi e un molare), datato a 0,5 milioni di anni: viveva nella savana africana.

Tratto da Il Foglio del 4 novembre 2005.

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Giuseppe Sermonti è Ordinario di Genetica all'Università di Perugia

2 Responses

  1. marco III
    | Rispondi

    c'è un antenato in comune che ha dato, su due linee evolutive differenti, le scimmie da un lato e l'uomo da l'altra. Dire che l'uomo non discende dalla scimmia è giusto, perchè ENTRAMBI discendono, e non uno dall'altro, ma da un progenitore comune. Messa così la cosa, possiamo ammettere che il postulato "Darwin non aveva ragione" ha una valenza, se considerate il pensiero darwiniano come "la scimmia ha dato l'uomo". Ma dire che "non aveva ragione" significhi "ha torto su tutto", è una falsità. Se poi questa falsità serve ad avallare fantasie religiose ridicole, con racconti mitologici che sperano di apparire rigorosi e veri, finiamo nel caos dele sciocchezze. La dentatura umana, che anche i preti possiedono (naturale o artificiale per l'età, è identica) grida che l'evoluzionismo è un dato di fatto: stiamo perdendo i terzi molari. Guardatevi allo specchio quando vi lavate i denti e ringraziate che Darwin abbia avuto l'intuizione giusta per capire meglio le cose. Basta con le fesserie.

  2. Ammonio Italico
    | Rispondi

    Guarda, io non sono un prete, nè un cattolico (figuriamoci) nè tanto meno uno fondamentalista. Tuttavia c'è un senso occulto che gli studiosi di scienze spirituali sanno di dover applicare per ripudiare sia il creazionismo ingenuo dei gruppi evangelici di marca USA (ormai il fondamentalismo scemo sembra radicato soprattutto in quell'ameno paese oltreoceano), sia il darwinismo evoluzionistico e biolgistico che ha dato lugo ad una serie di aporie proprio sul piano empirico (come questo articolo ha messo in luce), ma che in realtà sono note da tempo.

    Nell'opera collettiva "Introduzione alla Magia" del Gruppo di Ur, troverai un articolo intitolato "l'origine dela specie secondo l'esoterismo", dove l'autore di formazione antroposofica, probabilmente G. Colonna di Cesarò, con il nome di Arvo tratta il tema in modo speculativamente assai pregnante. La tesi apparentemente assurda è che paradossalemente sarebbeo gli animali a derivare dall'Uomo "Primordiale", per esclusione degli io-pluralizzati dall'archetipo umano. Metafisicamente gli animali rappresenterebbero gli "scarti" del progetto uomo. Tesi interessante che si collega con certi aspetti dello sciamanesimo, di cui spiega una certa promiscuità uomo-animale.

    Credo che un lettore di questo sito abbia la sensibilità per non scandalizzarsi di una affermazione del genere, la quale peraltro trova il suo luogo logico su un piano differente da quello della mera biologia, dunque non escludendo una compossibilità concettuale delle due interpretazioni…

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