Lo gnosticismo in Paolo di Tarso

Generalmente si pensa a San Paolo come il “vero inventore” del cristianesimo quale noi lo conosciamo (Nietzsche) o più in generale come dello strenuo difensore, “apostolo”, del cristianesimo e della sua dottrina, suo convinto apologeta.

Tuttavia, gli studi pionieristici di Marcello Crateri, nonché le più recenti ricerche di Elaine Pagels, hanno messo in luce il carattere tipicamente gnostico di alcune importanti lettere di Paolo di Tarso.

Queste osservazioni però non sono mai state tenute in gran conto perchè la biblistica di estrazione cattolica ha sempre visto nell’insegnamento di Paolo di Tarso l’insegnamento anti-gnostico per eccellenza. Inoltre, un altro elemento favorente il “mutamento di paradigma”, sia in sede propriamente filologica sia nel contesto più ampio della storia delle religioni, può essere il ritrovamento del Codice Manicheo di Colonia (Codex Manichaicus Coloniensis), che evidenzia l’influsso paolino sullo sviluppo dell’illuminazione del profeta Mani, il Vivente, fondatore della corrente manichea.

Riassumendo lo “stato dell’arte”: vi sono tracce gnostiche rilevanti e significative in alcune lettere di Paolo. Nella prima ai Colossesi (1,19) si parla di Dio come del Pleroma, usando un termine tecnico degli gnostici. Dunque, Paolo enuncia un tema tipico della teologia gnostica. Purtroppo l’infelice traduzione attuale proposta dalla Chiesa fa perdere completamente il sapore originario, e appare piuttosto edulcorata: vi si legge che in Gesù Cristo dimora la “pienezza” (non si capisce di cosa…). Si suole forse sottintendere la “pienezza divina”. Ma questo ha poco senso. Non si capisce perché parlare di pienezza, termine fra l’altro assente dalla teologia cattolica.

Se invece assumiamo l’espressione per quello che è, cioè Pleroma (come termine tecnico teologico, in effetti ancora in uso nel cristianesimo ortodosso), tutto trova pieno significato e chiarezza. Secondo la gnosi valentiniana Gesù è chiamato il “fiore del Pleroma” in quanto ultimo Eone ad essere emanato dopo la caduta. Esso sarebbe stato emanato dalla totalità degli altri eoni, da tutto il Pleroma nella sua interezza. Ecco perché in lui risiede il Pleroma. Ovviamente la traduzione “addomesticata” proposta oggi cela la malizia interpretativa per non far emergere questi significati e questi richiami. Tuttavia è di una evidenza lampante la ricchezza di significato che assume ogni singola espressione se sottoposta alla giusta esegesi.

Ancora: Paolo accetta la tripartizione degli uomini tipica degli gnostici. In Corinzi 2, 11-15

“Esponiamo sì la sapienza ai perfetti (i perfetti sono, secondo la Gnosi, gli pneumatici quelli che hanno ricevuto l’iniziazione segreta cioè il Battesimo di Fuoco, N.d.R.)…ma non una sapienza di questo mondo… esponiamo una sapienza velata di mistero. [….]. L’uomo psichico (psychòs) non accoglie le cose dello Spirito: per lui sono follia e non le può intendere… L’uomo pneumatico giudica ogni cosa ma da nessuno egli è giudicato”.

Più gnostico di così…

Ancora: San Paolo nel parlare della natura del Corpo di resurrezione, lo chiama Corpo Glorioso, facendo intendere che non sarà un corpo fisico, perché “la carne e il sangue non possono ereditare il Regno di Dio” (II corinzi 3,7; I corinzi 15, 50). Precisa anche che esiste una distinzione fra un il “corpo animale” e il “Corpo Spirituale” (I cor.15,44), proprio come nelle cosmologie gnostiche!

Il “corpo glorioso” paolino è un tema che non ricorre in nessun altro testo canonico: esso invece è ben presente agli autori gnostici e se ne dà ampia descrizione nella Pistis Sophia e nell’Inno alla perla. Infine quando Paolo parla del Corpo Spirituale lo chiama “seminarium” perché esso è un seme da far germogliare dentro di noi, come insegnano l’ermetismo (che parla di Hermes come genio interiore, in-genium= generato dentro) e quasi tutta la tradizione esoterica in genere.

Inoltre sembra che Paolo usasse una ben nota terminologia tipica degli gnostici per caratterizzare le potenze ostacolatici. Mentre usa raramente il termine ebraico “Satana” sembra più volte parlare di “arconti” come uno gnostico.

“Nessuno degli Arconti di questo mondo ha potuto conoscere la nostra Sapienza: se l’avessero conosciuta non avrebbero crocifisso il Signore della gloria” (I Corinzi 2: 8), nonché: “La nostra lotta non è contro la carne ed il sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori (Arconti) di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male sparsi nell’aria”. (Efesini 6. 12 ). Da notare che i nemici qui non sono esseri del mondo infero o sotterraneo ma aerei, cioè potenze del mondo intermedio, celesti. A conferma di ciò egli li chiama Potestà e Principati cioè con i nomi che più avanti la Chiesa userà invece per definire gli ordini angelici.

Non è peregrino notare dunque che le gerarchie angeliche usualmente designate come “celesti” potessero essere intese da Paolo quali angelici diabolici servitori del Demiurgo, quello che gli Gnostici sapevano essere il falso dio dell’Antico Testamento. Se consideriamo l’insofferenza di Paolo per la Legge ebraica veterotestamentaria, ecco che il cerchio si chiude!

Il tema del Demiurgo, si badi, ricorre con una certa coerenza, anche negli scritti apocrifi attribuiti all’Apostolo: nell’Apocalisse di Paolo si fa menzione all’incontro con un vegliardo che presiede al Settimo Cielo ed incapace di guardare in alto. Secondo la buona interpretazione del Moraldi si tratterebbe del demiurgo Sebaoth, qui reso con le caratteristiche iconografiche del Dio ebraico (cfr. Apocalissi gnostiche, Adelphi.)

Ricorderei anche che uno dei primi a segnalare l’incompatibilità tra il Dio veterotestamentario e quello di cui si fa testimone il Cristo, fu il vescovo Marcione. E’ controverso ancora se Marcione debba essere considerato propriamente uno gnostico. E’ certo però che egli denuncia tutti gli aspetti del Dio ebraico che gli gnostici dichiaravano “arcontici”. Ora, Marcione, seppur ritenuto in seguito “eretico”, fu il primo a cercare di definire quali scritti cristiani fossero canonci. Nel canone egli inserì proprio le lettere di Paolo; inoltre, secondo la tradizione della Chiesa marcionita (in pratica estintasi nel VI secolo) Marcione sarebbe stato discepolo diretto di Paolo.

A ben intendere Paolo doveva essere uno gnostico che la sapeva lunga, oppure uno che condivideva buona parte di ciò che era patrimonio delle comunità cristiano-gnostiche del suo tempo. Di sicuro però fece delle scelte che lo portarono in una certa direzione che vedremo, soprattutto alla luce del materiale documentario di recente ritrovamento.

In effetti, la lotta di Paolo contro la comunità essena di Giacomo e la fazione di apostoli che lo seguiva – Filippo, Tommaso ecc… – si esprimeva nelle lettere paoline in un atteggiamento di chiusura verso certe comunità del nascente mondo cristiano, che riconoscevano l’autorità di Giacomo e che non a torto sono state identificate con le prime comunità gnostiche scontro peraltro che si concretizzò anche nel primo “concilio” di Gerusalemme (Atti, 15).

Il “gruppo di Giacomo” seguiva la corrente propriamente “essena”, mentre lo stesso Gesù, impropriamente detto “nazzareno”, era un Nazira, cioè seguace di una linea nazorea, piuttosto autonoma all’interno del mondo esseno rispetto all’ortodossia ebraica, mentre gli esseni tout court, pur essendo un ordine esoterico, erano fortemente ancorati agli aspetti dell’ortodossia formale dell’ebraismo. Così il gruppo esseno di Giacomo voleva ad esempio mantenere la circoncisione ed altre usanze religiose e formali del popolo ebraico, che poco avevano a che vedere sia con la Gnosi in senso eminente sia con le aspirazioni di una religione universalistica.

L’esoterismo nazoreo, diversamente da quello esseno, era assai più autonomo rispetto all’ortodossia formale.

La lotta latente tra Paolo e le prime comunità esseno-gnostiche, che emerge un po’ in tutte le lettere paoline, specie nella Lettera ai Galati, non era dovuta però soprattutto a motivi di ordine squisitamente teologico, tanto più che i contenuti gnostici in Paolo sono così evidenti che nessuna traduzione edulcorata può nasconderli. Qual’era dunque la linea di faglia fra le due posizioni?

Vi sono documenti come il già detto Codex Manichaicus Coloniensis, e l’Apocalisse gnostica di attribuzione paolina (sopra citata) che provano senza dubbio che sia Paolo sia i suoi avversari gnostici o esseni gnosticizzanti, basavano il proprio insegnamento su dottrine di tipo gnostico, forse già presenti in parte nella mistica giudaica del tempo, assai più che sui testi convenzionali dell’Antico Testamento.

Vi è poi, ad ulteriore sviluppo e conferma, la “pista manichea”, finora appena accennata. Si tratta cioè di riconoscere l’importanza del pensiero paolino sullo sviluppo della gnosi manichea, a cui si accennava prima. A ben guardare, questa filiazione dottrinale la segnala proprio uno studioso cattolico, teologo e storico delle religioni, l’arcivescovo Mons. Julien Ries, che segnala propriamente i debiti del manicheismo verso la predicazione e le lettere di S. Paolo, nonché la venerazione e l’emulazione di Mani nei confronti dell’Apostolo, che si riflette in tutta una serie di dati, dall’inclusione di alcune lettere di Paolo nel Canone Manicheo, sino al tema della “visio Pauli”, esperienza mistica ripetuta dallo stesso fondatore del Manicheismo.

Se si legge nel Codex Manichaicus Coloniensis ciò che afferma il vescovo manicheo Baraia, non si hanno dubbi al riguardo. Fra l’altro segnaliamo l’importanza di questo riferimento testuale perché Mani ha mutuato dalla setta cristiana degli Elcasaiti una antica tradizione che faceva risalire l’origine di certi insegnamenti segreti proprio a Paolo di Tarso. Mentre non è da escludere che gli Elcasaiti fossero una delle prime comunità cristiane a seguire Paolo, è quasi certo che Mani, in gioventù aderì alla setta elcasaita. Questa linea di collegamento è peraltro segnalato nella stessa opera di Ries.

Nello specifico, nel Codex Manichaicus Coloniensis, il manicheo Baraia riporta alcuni passi paolini contestualizzandoli nell’insegnamento esoterico dei principali testi dell’apocalittica e della mistica del tempo, che i manichei accoglievano nel loro Canone.

Riportiamo qualcuno dei passi di Paolo citati da Baraia.

Paolo nella II Lettera ai Corinzi scrive:

“Verrò di nuovo alle visioni e rivelazioni del Signore. Conosco un uomo in Cristo […] che fu portato in paradiso e udì parole segrete che non è lecito agli uomini proferire” (II Cor. 12 – 2,4).

Baraia riporta anche come anche Paolo affermi di avere ricevuto egli stesso certe rivelazioni di ordine spirituale in un momento di rapimento estatico e di contatto diretto con Dio:

“Allo stesso modo in cui sappiamo che l’apostolo Paolo fu portato nel terzo cielo, come egli stesso racconta nella Lettera ai Galati”. In effetti è più probabile che il riferimento esatto fosse a Corinzi2 13, 2-4 [nota mia].

Risulta da questi passi, specie dal primo, che l’insegnamento di Gesù è un insegnamento segreto, ottenuto in stati di elevazione coscienziale se non di estasi. Tale comunque era il senso di queste parole, nell’interpretazione del Canone manicheo. E in effetti vi troviamo un tema ricorrente nella gnosi dei primi secoli, per cui l’insegnamento esoterico non è un insegnamento che può essere compreso da tutti. Solo gli “pneumatici”, dotati di una particolare qualificazione legata all’anamnesi effettiva della loro origine divina, possono giungere alla comprensione dei misteri celesti della Gnosi, qui definite dal termine paolino di parole segrete (il riferimento a parole segrete di Gesù è presente in tutte le fonti gnostiche). Questi insegnamenti segreti sarebbero dunque stati in possesso di Paolo, come degli gnostici, e in parte attraverso Paolo, in parte per rivelazione diretta ricevuta da Mani, sul modello della “visio Pauli”, sarebbero passati nella religione esoterica dei Manichei.

Del resto il nome dei seguaci dell’eresia, o meglio della religione manichea, di epoca medievale, fu quella di “pauliciani”: appunto da Paolo, essendosi conservata memoria all’interno del movimento manicheo, di questa filiazione paolina, alla luce delle conoscenze attuali assai più chiara e giustificabile che non in passato.

Se assumiamo la presenza di una vena gnostica nella primitiva predicazione paolina, dobbiamo però spiegare in cosa essa si differenzi da quella di altre correnti gnostiche e soprattutto perche essa sia stata poi facilmente assorbita dalla nascente ortodossia di quella che gli gnostici chiamavano Grande Chiesa.

Le differenze appartengono all’ordine della teologico-politico e, de relato, al ruolo che una struttura organizzata (settaria o ecclesiale) avesse nei confronti dell’escatolgia.

Paolo di Tarso volle dare alla nascente Chiesa Cristiana una struttura unitaria e gerarchica, cosa che né il gruppo esseno di Giacomo né le comunità gnostiche (più o meno “imparentate con esso) erano disposte ad accettare.

Questo è il motivo per cui l’insegnamento esoterico di Paolo è stato accettato in seno a movimenti gnostici come la Chiesa di Mani, che coniugavano il principio della Reintegrazione o restaurazione dell’ Unità primordiale con lo sforzo di creare una struttura ecclesiale organizzata, che preservasse la purezza dell’insegnamento esoterico di tutti i grandi iniziati che hanno svelato all’essere umano la via della Gnosi (fra i quali Mani inseriva Zoroastro, Buddha, Gesù e Paolo); questo approccio veniva per lo più rifiutato da numerose altre comunità gnostiche come quella che ha espresso l’Apocalisse di Pietro, ostili alla creazione della Grande Chiesa burocratica e centralizzata, statalizzata, nella consapevolezza che questo avrebbe impedito ai per i membri della comunità cristiano-gnostica di giungere in maniera autonoma alla reintegrazione pneumatica.

Mani optò per l’approccio ecclesiale “strutturato” sulla scia della teologia politica paolina, prendendo a modello il sacerdozio zoroastriano, e soprattutto il sangha buddhista, che in quei secoli andava assumendo una fisionomia marcatamente monastica. La Chiesa cristiana nascente si appoggiò invece al modello burocratico imperiale romano.

Posta così la differenziazione fra Paolo di Tarso, e dopo di lui Mani, rispetto agli altri gnostici fu prevalentemente sul fronte politico organizzativo, o più nobilmente sul versante teologico-politico di una dottrina soteriologica.

Dal II-III secolo in poi, i membri della nascente “ortodossia” (prevalentemente legati alla comunità cristiana di Roma), lasciando da parte il carattere esoterico dell’insegnamento paolino, ne ha sviluppato ed esaltato unicamente gli aspetti politici, che ben si adattavano alla svolta che si stava producendo allora e alla nascita e giustificazione di una burocrazia clericale.

L’esito di questa impostazione è stato il rafforzamento degli aspetti exoterici, del resto facilmente assimilabili in una struttura “ampia” a scapito della componente esoterica, pur ben presente sul piano dottrinale alla mente di Paolo e in grado, come abbiamo visto all’inizio, di fornire “sponde” dottrinali alla stessa scuola valentiniana, e a quella marcionita. Per converso la chiesa manichea rimase orientata come chiesa gnostica ed esoterica, anche se come struttura essa assomigliava già ad una Chiesa gerarchizzata e burocratizzata (si estendeva dalla Cina alla Spagna) più che ad una semplice “comunità”. Tuttavia rimase sempre ancorata a livelli iniziatici e con gradi di rivelazione segreta.

La cristianità ormai stabilizzatasi nella sua “ortodossia” ha invece unicamente sviluppato gli aspetti ecclesiologici della teologia paolina, dimenticando (o forse misconoscendo) gli elementi tecnicamente gnostico-esoterici.

Si noti che, secondo le osservazioni di Elaine Pagels, sarebbero proprio quelle lettere di Paolo di più certa provenienza (le sette lettere di quasi certa attribuzione paolina) a contenere i lineamenti gnostici suddetti. Mentre sarebbero le altre, più incerte per stile e contenuto, nonché quelle chiaramente pseudoepigrafiche- le cosiddette “pastorali- ad essere più in linea con la versione cattolica. In particolare le due a Timoteo e la Lettera a Tito furono degli apocrifi a lui attribuiti dai Padri della Chiesa in modo da far credere che Paolo appoggiasse la loro interpretazione piuttosto che quelle gnostiche.

Bibliografia:

The Gnostic Paul: Gnostic Exegesis of the Pauline Letters, Elaine Pagels, Fortress Press, 1975

L’eresia. Dagli gnostici a Lefebvre, il lato oscuro del cristianesimo, Marcello Craveri, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1996

Le Apocalissi Gnostiche, Luigi Moraldi, Adelphi, Milano 1987.

Gnosi e manicheismo, Julien Ries , Milano, Jaca Book,2010, voll. 1-2

The Cologne Mani Codex (P. Colon. inv. nr. 4780) “Concerning the Origin of His Body” Edited and translated by Arthur J. Dewey & Ron Cameron. Society of Biblical Literature Texts and Translations Series 15. Missoula MT, Scholars Press, 1979.

Der Kölner Mani – Kodex. Über das Werden sciabiche Leibes, L. Koenen Römer , Kritische Edition (Abhandlung Reinisch – Akademie der Wissenschaften der Westfälischen: Coloniensia Papyrologica 14), Opladen, Germania 1988.

Elchasai e gli Elchasaiti. Un contributo alla storia delle comunità giudeo-cristiane, L. Cirillo, Cosenza, Marra Editore 1984.

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35 Responses

  1. Nicola Perchiazzi
    | Rispondi

    La 'parresia' di Paolo, la sua 'coraggiosa sincerità', la sua "libertà di dire tutto" – il che talvolta lo condusse a forme di fondamentalismo e, insieme, di innovazione libertaria –, lo portarono, probabilmente, a voler divulgare urbi et orbi l'esclusivismo gnostico verso cui, come viene detto, lui stesso aveva una certa propensione.
    L'importante per Paolo erano la 'salvezza' e la 'gloria di Dio' (Hod, ossia 'gloria' o 'splendore' , anche 'mente', è l'ottava sefira dell'Albero della Vita nella Kabbalah: è quel tipo di luce, o splendore e di energia particolare che fuoriesce dalle mani del Gran Sacerdote mentre benedice o da quelle del maestro mentre sta dando l’ordinazione o l’iniziazione all’adepto).
    C'è in Paolo, quindi, sia il concetto d'iniziazione (da qui gli 'pneumatici') sia di divulgazione generalizzata (anche agli 'psichici' e 'ilici'), sia pure su basi 'forti': "Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio. Non date motivo di scandalo, né ai giudei, né ai Greci, nella chiesa di Dio; così come anch'io compiaccio a tutti in ogni cosa, cercando non l'utile mio ma quello dei molti, perché siano salvati" (1 Cor 10,31-33).
    Si osservi, per comprendere l''inclusione' nell''esclusività', il termine "dei molti" (una sorta di 'pochi' allargato il più possibile, o di 'tutti' a esclusione di chi proprio…).
    Nicola Perchiazzi
    Dal caos la stella danzante

  2. noemi
    | Rispondi

    Il lavoro svolto per questo sito è di grande spessore e raffinatezza. Anche quest'ultimo articolo ne è la riprova. Mi corre davvero l'obbligo di ringraziarvi.

  3. paolo
    | Rispondi

    Paolo è figura semi-leggendaria vissuta non si sa quando. La tradizione cattolica lo colloca abilmente e ' pro domo sua ' a cavallo della metà del primo secolo. Peccato che i Padri del secondo secolo quali Giustino Martire non ne abbiano mai sentito parlare. Forse ierofante gnostico di provenienza encratita Paolo si atteggia a personaggio carismatico ed autoritario, celibe, misogino, sessuofobo, litigioso e cavilloso: in una parola fanatico. Seguace e propagatore del culto di un Uomo-Dio che ben poco assomiglia all'Uomo-Dio predicato dai Vangeli. Paolo non parla mai del Gesù storico: non ne cita nè la paternità, nè la maternità, nè l'eventuale concezione verginale, nè il luogo di manifestazione, nè parla mai di un alcun miracolo che il Gesù terreno avrebbe operato.

  4. paolo
    | Rispondi

    Quale sia l'origine degli scritti cosiddetti paolini – e quantomeno quelli più antichi quali la lettera ai Romani, le due lettere ai Corinzi e la prima ai Tessalonicesi – è un autentico mistero. Datare con precisione simili documenti è arduo se non impossibile. Io propenderei per la fine del secondo secolo (da notare che il secolo d'oro della Gnosi fu appunto quello). in tali lettere Paolo parla delle comunità di Roma e di Corinto come di entità già ben sviluppate e affermate. In esse esistevano persino comunità di vergini consacrate al Signore. Dunque qualcuno le aveva fondate assai prima. Ma quando? E da chi?
    Qui mi fermo in quanto l'argomento è troppo complesso e corposo perchè si possa affrontare adeguatamente in simili post.

  5. Musashi
    | Rispondi

    Sono giuste e corrette le osservazioni di Paolo.
    Faccio però rivelare una cosa: le lettere di "Saulo" (scrivo così per non confonderlo con l'interlocutore), a voler prenderle per attendibili circa la storicità del loro contenuto, riportano riferimenti testuali assai circoscritti e facilmente collocabili nel tempo. Avrei forse dovuto premettere, perche è facile che al lettore sfugga, che l'attuale critica biblica tende a riconoscere l'autenticità paolina per le lettere:
    – Corinzi I e II
    – a Filemone
    – Filippesi
    -Galati
    -Romani
    -Tessalonicesi I
    – Colossesi (con una certa probabilità, ma è ancora controverso).
    Le ragioni di questa "selezione" è fatta su criteri di coerenza interna sia testuale (stili di scrittura, figure retoriche, locuzioni ricorrenti) sia contenutistiche (visione teologica).

    Se assumiamo che l'autore di queste opere è un' unica personalità (cosa probabile dato lo stile di scrittura molto soggettivo ed omogeneo che fanno escludere autori "collettivi" o nomi fittizi per un gruppo) dovremmo considerare almeno come punto fermo l'autenticità della sua esistenza stoica di uomo.
    Quanto alla datazione è cosa non difficile da individuare, perche le lettere Saulo ci danno dei riferimenti testuali molto circostanziati:
    1) alcuni cristiani "giudaizzanti" praticavano la circoncisione. Ergo: chi scrive è contemporaneo alla prima o al massimo alla seconda generazione di ebrei convertiti.
    2) dalla disputa occorsa con Pietro e Giacomo, riportata come scontro-incontro e conoscenza personale con questi due apostoli, il che restringe il campo alla prima generazione di cristiani. Sarebbe quai coetaneo o almeno coevo degli Apostoli.
    3) la vicenda della disputa con Pietro si identifica con il "primo concilio di Gerusalemme" e questo deve essere avvenuto intorno al 50 d.C. perchè anche gli Atti degli Apostoli questo evento si colloca sullo sfondo di fatti avvenuti in quegli anni.
    4) Gli "Atti degli apostoli" sono opera indipendente, collocabile nel periodo 30-60 d.C. e ci danno notizia anch'essi della presenza di Saulo al concilio e in altre opere apostoliche. Vero è, d'altra parte che gli Atti sono opera attribuibile in buona parte a Luca evangelista, considerato discepolo dello stesso Saulo.
    Però lo stile è quello di un'altra persona e dunque si tratta di una testimonianza ulteriore per la datazione della storicità di Saulo e la sua collocazione intorno alla prima metà del I sec. !
    Del resto se si vuole seguire l'obiezione che gli "Atti" sono opera poco poco "attendibile" perchè di scuola "paolina", si finisce per riconosce in Luca, autore di un vangelo databile intorno al 70-80 d.C, un discepolo o "collaboratore" di Saulo. E quindi di nuovo si deve ammettere che Saulo fosse coevo degli apostoli e degli evangelisti, se non di poco più anziano perche in grado di "influenzarli".
    Del resto di dubbi sulla autenticità della figura storica di Saulo, non sono diversi da quelli di tutti gli altri apostoli.
    A mio avviso, sono semmai più dubbie le attribuzioni dei vangeli, perche essi sono evidentemente dei centoni fatti su leggende e materiale preesistente, su un canovaccio originario, cosiddetta fonte Q, su cui poi sono state sviluppate varie narrazioni. l'attribuzione a questo o quell'evangelista, va semmai vista come ad un gruppo. Ogni comunità in genere seguiva un proprio vangelo "base". Quindi ad esempio le comunità dei seguaci di Matteo, probabilmente adottarono una narrazione che poi ha portato il nome abbreviativo e convenzionale di "vangelo di Matteo". E' quasi indimostrabile però che fosse proprio la mano di una sola persona e proprio di Marco a scrivere perche di lui non abbiamo altri testi e non conoscendo il suo stile non possediamo un riscontro. E' probabile però che Matteo ne fosse a conoscenza e fosse tra i "compilatori", e verosimilmente il "coordinatore".

    • paolo
      | Rispondi

      La critica del NT è come un lunghissimo romanzo che non sembra mai finire. Molto – o probabimente tutto – dipende dalla posizione che un ricercatore assume al riguardlo e dagli studi che ha intrapreso. E' chiaro che se uno fatto dei corsi sull'argomento presso un Istituto di Cultura Cattolica, in un Seminario, presso i Gesuiti o magari all'Università Gregoriana, egli avrà assimilato in quegli ambienti certi concetti che si vorrebbero inoppugnabili quali l'arcaicità dei Vangeli canonizzati, la Religione cristiana che debutta prima della metà del primo secolo già bell'e formata in tutte le sue linee essenziali quasi fosse una nuova Minerva adulta con tanto di corazza che sbuca dal cervello di un novello Zeus nonchè la storicità di figure chiaramente leggendarie.
      Ovviamenet ognuno è libero di credere in quel che più gli aggrada. Siccome non esistono nel modo più assoluto prove paleografiche dell'antichità di alcuno degli scritti che compongono il NT e che i primi manoscritti risalgono nella migliore delle ipotesi alla fine del Quarto Secolo, è lecito per uno studioso dubitare. E questo infatti è il mio motto che prendo a prestito dalla Radikalkritik tedesca ed olandese.

      • Musashi
        | Rispondi

        Nei prossimi articoli parlerò esaminado alcune delle tesi della Scuola di Critica Radicale olandese, mostrandone pregi e difetti.
        Non voglio però partire per la tangente sia chiaro. Scrivo su questo sito per trattare temi in merito alle varie dottrine esoteriche, da esoterista. Non sono nè un gesuita nè un teologo della gregoriana.
        Queste per me sono solo incursioni di uno che di professione fa il filologo in ambito universitario.

        forse lei ha paura di ammettere che esisteva il movimento cristiano già nel I secolo.
        Bè credo che lei, caro amico, sia completamente fuori dalla realtà storica!

        ma perchè non ci venite a dire che non esisteva neanche il mithraismo nel I secolo?Avete paura di parlare della religione cristiana, ma per le altre va tutto bene!

        Quello che lei scrive è falso. Anzitutto la critica accademica seria ha dovuto retrodatare tutti i vangeli compresi quelli canonci rispetto alle asserzioni di certi autori ottocenteschi come Harnack.
        se vuole un accenno alla cronologia dei vari vangeli può leggere nei commenti che ho scritto su questo post di Sudbury
        https://www.centrostudilaruna.it/la-scoperta-del-p

        l'argomento dell'evidenza paleografica è una psico-sega mentale.
        Le illustro il perchè.

        Il vangelo di Tommaso è sì scritto su un papiro forse risalente IV secolo come dice lei -tenendo conto che i margini di errore per il radiocarbonio sono di secoli, quindi il tutto si riduce a puro calcolo probabilistico- ma ovviamente vi sono le fonti indirette.
        Ippolito cita brani di questo testo nel 220 d.C. e altrettanto fa Origine Adamantio negli stessi anni.
        basta questo a retrodatare di almeno un secolo e senza troppa fatica la sua "evidenza paleografica". per ragioni stilistiche e filologiche si parla di una datazione intorno al 50-60 d.C,
        Ormai accettata da quasi tutti i filologi.
        Il Patterson nota che il loghion 13 contiene critiche contro Matteo e Pietro, dunque si ricade prima della venerazioni di essi come "figure di Magistero" e quindi prima del vangelo di Matteo.
        quasi tutti gli autori come Theissen, Merz, Doherty sono di questo avviso. le ragioni sono complesse: in genre si tratta di considerazioni stilistiche. In Tommaso vi èuna forma più asciutta e scarna di tutti i passi che ricorrono nella fonte Q esso si mostra come lectio più antica. vi è poi l'argomento della sua indipendenza dai sinottici.
        il terminus ad quem, ineludibile, mio caro amico radicale, per la fonte Q dei vangeli, è il 70 d.C.
        perche sono presenti invettive contro il Tempio di Gerusalemme, distrutto nel 70, dato invece per esistente nei passi evangelici della fonte Q.
        Questo ci permette di fare delle considerazioni quindi anche sui vangeli di Matteo e Luca, che
        derivano, indipendentemente, da Q e da Marco.
        Tutti i passi evangelici attinenti a Q sono chiaramente del I secolo, e quasi di sicuro precedenti la data del 70 d.C.
        In ogni caso il più antico manoscritto di Luca è il papiro 75 (o Bodmer) datato al 200 d.C, altro che IV secolo! sei molto male informato!
        Poiche sappiamo che il vangelo di Marcione è una variante di quello di Luca e risale almeno al 150 d.C e gia scendiamo di mezzo secolo. La gran parte degli studiosi è divisa fra una datazione 60-70 d.C (Sabourin). I più "ritardisti" arrivano all'80(Franklin). Nessuno supera il 90 d.C. Siamo comunque ancora nel I secolo.
        è evidente tuttavia che parte del materiale di Luca deriva o contiene elementi della fonte Q. Pertanto vi è una parte dei detti evangelici, legati a fonte Q, che rimanda inequivocabilmente alla I metà del I secolo.
        Potrei andare avanti per giorni a citare materiale di questo tipo. Non fatemelo fare vi prego, per i lettori del sito che credo odino la mia prolissità….

      • Musashi
        | Rispondi

        Quanto all'evidenza paleografica direi che evidentemente ignori la disputa sul frammento 7Q5 di Qumran certamente controverso, ma degno di nota. Molti studiosi, in testa Carsten Thiede, papirologo insigne, hanno sostenuto che trattasi di un frammento del vangelo di marco, databile dunque prima del 68, anno della distruzione o dell'abbandono del monastero di Qumran.

        Si tratta ovviamente di attribuzioni non del tutto chiarite o condivise, ma di certo non si può far finta di non riconoscere queste evidenze.Il dibattito è aperto.

        Non bisogna poi ignorare l'esistenza del papiro 64 di Oxford, datato al 70 d.C, che potrebbe con una forte probabilità, essere un frammento di un vangelo di matteo.
        anche questa è paleografia che va studiata.

  6. Musashi
    | Rispondi

    Da quanto detto sopra segue che, se si ammette la storicità di Saulo lo si deve per forza collocare nella prima metà del secolo in cui visse Gesù stesso.

    Dirò di più, io ritengo che i testi paolini forniscano una testimonianza assai antica di quale fosse lo stato delle primissime comunità cristiane, e siano un contributo assai importante alla storia dell'origine del cristianesimo, peraltro avvolto, nel I sec. dal più fitto mistero.
    Saulo testimonia di quale fosse il tenore culturale e spirituale di uno nei più attivi membri delle comunità cristiane. Le questioni che solleva nei suoi scritti testimoniano di una elevatezza mistica e di una profonda pregnanza teologica che erano presenti già alla mente al cuore dei primi discepoli di Cristo.
    Il fatto che egli non citi mai passi evangelici testimonia semmai proprio la sua antichità:
    egli non conosceva quei passi perchè non poteva averli letti: le narrazioni canoniche sono state compilate in un lasso di tempo che va fra il 50-60 e il 90-100.
    i vangeli erano un materiale che cominciava a venir organizzato proprio negli anni in cui scrisse Saulo e videro la luce forse decenni dopo che scrisse le sue "lettere".
    Teniamo conto poi che Saulo non conobbe personalmente il Gesù storico, sebbene facesse parte dei suoi detrattori prima della conversione e dell'episodio di Damasco.
    E' vero però che dovevano già circolare cataloghi di detti di Gesù (forse nella forma della versione Q), e Saulo doveva certo conoscerli, ma ai fini della sua compilazione mistico-teologica dovevano aver poco peso.
    E' vero che Saulo non riferisce narrazioni storiche e inoltre le sue argomentazioni forniscono termini tecnici e concetti assolutamente non presenti nel "cristianesimo generale", ma altresì fondamentali per i trasmettitori della Gnosi…ma questo non può deporre a sfavore della sua antichità, peraltro difficilmente sostenibile come ho detto sopra. Semmai scopo del mio articolo era proporre come andrebbe rovesciata la tesi:
    la divulgazione dei temi gnostici non comincia nel II secolo, ma già dal primo. Nell'opera paolina è presente già quella corrente, che testimonia a mio parere l'autenticità della corrente gnostica e ne fa qualcosa di primitivo, non una deviazione successiva. Del resto ormai sappiamo dai ritrovamenti di Nag Hammadi, che il più antico vangelo di Tommaso (datato intorno al 45-50, quindi prima dei "canonici") riporta inequivocabili ammissioni di un insegnamento segreto e gnostico da parte di Gesù.

    Secondo alcuni studiosi, primo fra tutti l' Harnack, dopo la predicazione paolina si apre una fase, che va dal 50 al 150 d.C. caratterizzata da:
    -concezione "charismatica" dell'insegnamento cristiano, equiparato a una rivelazione mistica e a un dono dello Spirito Santo.
    -cristianesimo inteso come stile di vita, senza costruzioni dogmatiche.
    -assenza di forme dottrinali stabilite, grande libertà nella predicazione cristiana sul piano dogmatico.
    -assenza di un canone scritto, corpus di vangeli ecc.. e in presenza di materiale scritto, carattere non vincolante di esso.
    -i Detti di Gesù, e anche l'Antico Testamento, non erano autorità definitive: la rivelazione era sempre in atto per opera immanente dello Spirito Santo, e dunque poteva metterle in secondo piano.

    Questa fase o "corrente" segnerebbe la fine dell prima fase giudaica (con i gruppi Ebioniti, e i primevi Esseni, e gli stessi Nazorei messi in disparte), ma verrà poi a prevalere la fase "romana", caratterizzata da autori legati alla Comunità di Roma: i vari Tertulliano, Ippolito ecc. fondatori della patristica occidentale. Ireneo, Tertulliano e Ippolito seguirono soprattutto alcuni primi apologisti, in primis Giustino di Nablus, guada caso, il quale, da te giustamente citato, non fa (forse volutamente) alcuna menzione di Saulo, quasi a voler esorcizzare una scomoda posizione, che si voleva forse far dimenticare.
    Questi apologisti difendevano un particolare modo di intendere il cristianesimo, adoperando il nascente "canone" come pietra angolare di ortodossia, fondando però una visione soprattutto esclusivista e un atteggiamento primaziale della Comunità di Roma. (peraltro questo approccio fu poi utilizzato per contrastare tutti gli aspetti esoterici delle scuole cristiane perche ciò non era in linea con la scelta anti-esoterica e anti-misterica dei Padri latini).
    Comunque secondo la tesi dell' Harnack la fase paolina precede, o al massimo coincide nei suoi ultimi decenni, con quella "romana" o della patristica latina.
    Io ho solo rilevato la presenza di temi gnostici originari di questo cristianesimo antico. Tuttavia credo che Saulo incarnasse solo una delle altre correnti, diverse ma per certi versi legittime, di altri seguaci di Gesù.

  7. Musashi
    | Rispondi

    in particolare ritengo che Giacomo fosse a capo di una corrente esseno gnostica: gnostica nell'essenza del suo insegnamento interno, ma formalmente legata agli ambienti dell'ortodossia ebraica, che quindi riteneva di doversi ancorare a quella forma contingente e storica che in realtà ha poco in comune con la Gnosi, se non il fatto contingente che Il Cristo si incarnò,in un contesto ebraico, e dovette quindi adattare il suo insegnamento alla storicità dell'ebraismo.

    Tommaso, nel suo vangelo, ricorda come il primo capo della comunità degli apostoli fosse proprio Giacomo (cfr. loghion 12) , e non Pietro, e sembra adombrare la presenza di un capo segreto e uno visibile (o exoterico). Di sicuro ci viene detto che Pietro non possedeva la totalità dell'insegnamento segreto di Gesù (loghion 13). Peraltro l'antico vangelo di Tm riporta al loghion 53 un passo di attinenza paolina sulla circoncisione, e parla come Saulo di "circoncisione dello Spirito", quella vera. Quindi non è completamente esatto dire che Saulo non cita i vangeli.
    Cita, seppur non nominandolo, l'unico vangelo che era "gia scritto" alla sua epoca, cioè il Vangelo gnostico di Tommaso. E questo dimostra l'antichità sia di Saulo, che del vangelo di Tommaso, (peraltro già ampiamente dimostrata), il quale fornì la base alla predicazione paolina della lettera ai Galati del 50 d.C.
    Nessun altro vangelo riporta la condanna della circoncisione da parte di Gesù.
    Come sappiamo Giacomo e Pietro si opposero nel concilio di Gerusalemme a questa posizione, mentre solo Luca e Saulo seguirono questa linea.
    Da qui traiamo alcune conseguenze:
    1) Saulo è autore "antico" coevo di Gesu e dei discepoli. Ciò è inoppugnabile. Se fosse un autore del II secolo non si capisce perchè accanirsi tanto sulla circoncisione che era pratica ormai abbandonata dai cristiani da almeno un secolo. Roba vecchia. Sarebbe un incomprensibile anacronismo della letteratura paolina! Invece Saulo parla al PRESENTE, con sofferenza, di una disputa che infiammava il dibattito fra i suoi contemporanei (anni 50 circa d.C.), ma che fu presto risolta e abbandonata dopo pochi decenni.
    2) Saulo, nelle pochissime volte che cita passi "evangelici" sembra citare un loghion del vangelo di Tommaso.L'unico che fosse già scritto, senza eccessivi dubbi, nel 50 d.C. Quindi è probabile che Saulo scrivesse prima della stesura degli altri vangeli.
    3) significativamente per la mia tesi, la convergenza è con lo gnostico vangelo di Tommaso!

    Su altri punti riconosco che la misoginia e "sessuofobia" sono tratti che possono derivare dalla sua origine ebraica. E' vero che la gnosi attribuisce grande valore al femminino e che su questo Saulo può sembrare assai poco gnostico. Ma non dimenticherei che nella Gnosi è proprio un eone femminile, Sophia, a generare la caduta…..quindi non tutto è così netto.
    Lo stesso vangelo di Tommaso afferma che l'unico modo per cui una donna (la Maddelana) entri nel Regno è che diventi uomo (cioè raggiunga lo stato di androgino spirituale). fare dello gnosticismo sinonimo di "femminismo" è assai improprio.

    E poi gnostici furono i carpocraziani (inclini a pratiche ascetico-sessuali) non meno degli encratiti che invece praticavano l'ascesi della castità. del resto in oriente vi sono kaula tantrici che pratica il sesso operativo iniziatico e sette che praticano la castità tantrica, o almeno prevedono periodi di lunga castità preparatoria. il tutto dipende dal sistema operativo che può essere rivolto a praticanti di differenti livelli di comprensione e capacità evolutive.

    • paolo
      | Rispondi

      Dici bene: per un certo periodo la rivelazione cristiana era continuamente 'in fieri'. Ma allora, se riconosci questo – il che comporta una specie di aggiornamento continuo degli insegnamenti per mezzo della modalità che attualmente si definisce 'channeling' , avvenga esso per per virtù dello Spirito o per il tramite che preferisci -, come potrai mai sperare di eviscerare dai documenti scritti in nostro possesso il nocciolo originale degli insegnamenti del Gesù terreno? Dopo tanti anni di studi vi ho rinunciato e non me ne importa più nulla. Tuttavia, quando leggo certe interpretazioni ed asserzioni fatte miriadi di volte da studiosi accreditati – ma da chi? -, ufficialmente accettate e promosse soprattutto dalle autorità religiose vigenti, non posso fare a meno di fare un saltone sulla sedia. Ovviamente ognuno di noi è libero di cullarsi in tutte le certezze che altri gli hanno generosamente offerto. Ma questo non fa per me. Per mio conto la storiografia non si fa nei modi indicati dai tuoi post. A meno che non si abbia bisogno di un certo nucleo di certezze per vivere e cioè di credere alla galleria di miti e di personaggi che con tanta fatica sono stati costruiti nei primi cinquecento anni dell'era cristiana.

      • Musashi
        | Rispondi

        la storia del cristianesimo nel I secolo, è quasi totalmente nebulosa.
        ma come scrive E. A. Poe: "quale canto cantassero le sirene o quale nome usasse Achille quando si travestì da donna, non sono al di là dell'umana immaginazione"

        Io cerco solo, in base a evidenze testuali e fonti dirette e indirette, di stendere dei raffronti., e tentare sia pur col beneficio dell'ipotesi (non parla ex cathedra Petri)… tuttavia a differenza di altri autori accademici ho una marcia in più: avere la bussola della Tradizione Universale e una sana intuizione del dato trascendente presente nelle singole espressioni storiche della Tradizione, permette con maggior certezza di sapersi districare in un mare magnum di dati che al semplice studioso profano e materialista non dicono nulla. Chi studia lo gnosticismo, deve dunque conoscere, avere una CONFIDENZA SPIRITUALE con la Gnosi, perche l'erudizione non basta.
        Per esempio: se vuoi fare lo storico della'alchimia devi essere alchimista, altrimenti la tua ricerca sarà solo una vana speculazione.
        E forse è questo dato che ti manca ad averti fatto gettare la spugna. Ma è il limite del ricercatore "profano".

        Guarda caso integrare la comprensione tradizionale (nel senso quasi "guenoniano" del termine) con la ricerca accademica è stata la prassi metodologica del grande Mircea Eliade.
        e così anche Patrick Riviere, per la storia dell'alchimia.
        Gli altri, i Ruska, i Festugieres, sono solo dei ricercatori accademici a cui manca la comprensione in profondità. Avevano una visione bidimensionale di un mondo tridimensionale. Al massimo sono stati dei rigorosi e seri raccoglitori di dati.
        e' il metodo di critica positivistica o peggio ancora radicale, marxista, o materialistico-dialettica o idealista, o post moderno o decostruzionista che sbaglia…perche si basa su una visione del tutto contraria a quella dello spirito che anima il mondo che prova a descrivere.

        Il mio metodo è erudizione scientifica + comprensione interiore in chiave tradizionale.
        Nozze di Mercurio (il genio ermetico) e Filologia. E' il vanto dell'ermetismo italico, di Ficino, Pico.
        E' il metodo di Marziano Capella.

        E soprattutto è il metodo del grande M. Eliade.

      • Musashi
        | Rispondi

        Chiarifico, qualora ve ne fosse il bisogno, che io NON ho mai avuto la pretesa di ricostruire il nucleo originario dell'insegnamento di Gesù!
        tuttavia conoscendo altri insegnamenti segreti affini e/o coevi, specie di pertinenza gnostica, cioè conoscendo il nucleo di certe dottrine mandee, manichee, simoniane, conoscendo gli scritti esseni di Qumran, conoscendo parte almeno dei misteri Caldei (per varie fonti, comprese quelle neoplatoniche), potendo attingere alla sapienza millenaria dell'Egitto (di cui ormai si possiede una buona ricostruzione), avendo a disposizione i testi di Nag Hammadi…la cosa assumerebbe connotati non del tutto improbabili….. tieni conto che a Nag hammadi vi era il vangelo di Tommaso, probabilmente il più antico di assoluto: forse vicino alla fonte Q, se non la stessa ipotetica fonte Q.
        Se lo vuoi sapere mi sembra molto strano quello che dici.
        In realtà la storiografia si basa spesso su messi di materiali assai più scarni per personaggi diversi da Gesù. e nessuno fa così tanto schiamazzo!
        Chissà perche la critica materialistica – di cui evidentemente tu fai parte- quando si parla di Gesù oppone così tanti dubbi?? Avete bisogno di giustificare perennemente il vostro agnosticismo di marca UAAR???

        la ricostruzione del pensiero di Eraclito, davvero esoterico, si basa su frammenti assai più scarni (una trentina) rispetto ai loghia del vangelo di Tommaso che sono circa 114.!
        la dottrina di maestri gnostici quali Simone, Dositeo, Eracleone, viene ricostruita su materiale assai più ridotto!
        Su Gesù vi aspettate invece le sue dichiarazioni autenticate da qualche notaio di Gerusalemme!
        Il problema è che avete una preclusione ideologica: diciamo la verità. Ma è un problema vostro…

        Ora siamo seri e veniamo al punto:
        NON è mia pretesa "riesumare" il vero insegnamento originario di Gesù, ammesso anche che ve ne fosse uno solo! (eh già perche tu non hai neanche ipotizzato che Cristo avesse più di un insegnamento….diverso o adattato a ciascun gruppo di discepoli….)

        Guarda sei completamente fuori bersaglio:
        io ho scritto un articolo che NON esamina "il vero insegnamento di Gesù". Ho solo esaminato le lettere di Paolo enunciando la tesi che alcuni passi mostrano degli agganci significativi e innegabili con temi gnostici. Poi alcuni brani paolini trovano collegamenti con dei passi dell'antico vangelo di Tommaso (risalente circa al 50d.C.). Per questo ho rilevato che vi era dunque una corrente gnostica in seno alla primitiva Chiesa cristiana, già nel I secolo. Non ho mai detto quale fosse il pensiero di Gesù.
        Ho solo detto che Paolo contestava i giudeo-cristiani con argomenti tratti dal loghion 53 del vangelo di Tommaso. Sono fatti positivi; il vangelo di Tommaso è un Vangelo gnostico.
        Ho detto che Paolo usava un linguaggio che denota una impronta gnostica. e l' ho fatto per giunta prendendo spunto da lavori preesistenti come quelli della Pagels. Io ho solo tratto alcune modeste conclusioni. Ho mostrato come, in base a ritrovamenti fatti negli anni '70, autori manichei si richiamavano a Paolo come maestro gnostico.
        Ho detto come la Chiesa successivamente abbia cercato di annacquare queste tracce gnostiche in Paolo, sviluppando una parte del suo pensiero e trascurandone volutamente altre.
        Nei prossimi articoli mostrerò più dettagliatamente i motivi e i modi di questa operazione da parte della corrente cattolica.
        Tuttavia in quello che ho scritto, che rimane pur sempre ipotetico e perfettibile, non ci vedo nulla di antiscientifico. Nulla di quello che ho scritto ha marchio di improbabilità in ambito accademico, mi sono basato su tesi della Pagels, una mia collega, che insegna all'università di Princeton.

        Mi mostri caro paolo cosa vi sarebbe di antiscientifico?

        Sarei curioso di sapere per cosa "la storiografia non si fa coi metodi indicati nei miei post".

        Su quali punti le mie asserzioni ti risultano dubbie e perché?

        Me ne sapresti indicare qualcuna?

      • Musashi
        | Rispondi

        oltretutto noto che non hai argomenti contro le evidenze archeologiche a favore della presenza di Paolo a Corinto. e contro riferimenti cronologici precisi contenuti nel pur discutibile documento degli atti degli apostoli.
        Non pretendo certo che si prenda per buono tutto il testo, sono il primo a denunciare manipolazioni di ogni sorta. ma ogni singola manipolazione va provata in sede positiva, e almeno in via ipotetica si deve poter formulare una teoria (cosa che faccio e che farò prossimamente).
        Rigettare in toto una narrazione, negandone qualsivoglia valore storico, è frutto di un atteggiamento ideologico e fideista non meno di quello dei bigotti.
        Se neghi qualcosa devi circostanziarlo.
        vi sono narrazioni del NT che a mio avviso presentano sospetti di forti manipolazioni (e cerco di formulare delle teorie). Ma non si può negare la presenza di riferimenti a personaggi storici del I secolo, governatori o magistrati di provincie in carica per un anno di cui si sarebbe persa la memoria nel giro di pochi lustri, e che troviamo confermati in ritrovamenti persino archeologici come l'iscrizione di Delfi.
        Certe evidenze non si posso attribuire al caso. Nessun contraffattore del III secolo, ma neanche del II avrebbe più avuto memoria di certi dati storici contingenti. Vi è un fondo narrativo di indubbia contestualizzazione storica, indipendentemente dal fatto che l'autore degli Atti abbia volto certi fatti pro domo sua.
        ma certo chi ha scritto doveva essere un uomo al massimo della fine del I secolo, o comunque attingere a una tradizione molto dettagliata che riportava fatti, nomi e personaggi di quei decenni.

        In caso contrario devi spiegarmi come mai abbiamo tanti riferimenti spazio-temporali veritieri e riscontrabili.
        l'onere probatorio è a carico tuo.

  8. Musashi
    | Rispondi

    Infine sulla questione della fondazione delle comunità cristiane a cui Saulo di Tarso indirizza le lettere, non credo come dice Paolo, che dobbiamo risalire al secondo secolo. in effetti comunità cristiane dovevano essere presenti gia nei primi decenni dopo la vicenda storica di Gesù in alcune dei centri più importanti dell'Asia romana (tra cui le famose sette chiese dell'Asia). E' del tutto normale che comunità di seguaci alla nuova corrente si creassero nelle grandi città che ospitavano comunità ebraiche (inizialmente circolava attraverso le comunità ebraiche). Dagli "atti" (18, 1-18) veniamo a sapere che Saulo visitò Corinto (e la sua comunità) ospitato da Priscilla e Aquila, nell'anno in cui Gallione era proconsole dell' Acaia. l'anno doveva essere il 52 d.C. e questo è confermato da un ritrovamento archeologico del 1905 dell'iscrizione di Delfi, che parla del proconosole gallione.
    questo ritrovamento conferma la storicità del racconto degli Atti che raccontano dell'incontro di Saulo con il proconosole Gallione, in effetti realmente esistito, e in carica nell'anno 52 e ci permette di datare in questo anno la sua visita in tale città.
    Altri riferimenti testuali presenti negli Atti parlano degli anni cui Felice era governatore della provincia di Giudea, e si danno riferimenti molto precisi a procuratori romani come Tiberio G. Alessandro e Cuspio Fado operanti in giudea.
    Per quanto consta, i riferimenti storici, anche se non numerosissimi, sono tutti coerenti con l'usale datazione della vita di Saulo, peraltro confermati dai ritrovamenti archeologici in grecia.
    Insomma è davvero impossibile pensare che sia un personaggio di fantasia o che le sue opere siano state scritte nel secondo secolo. In quel tempo sarebbe stato anche difficile per dei falsificatori di bassa lega reperire le giuste coordinate temporali con l'eponomia di quei magistrati romani, in carica almeno centro anni prima. Richiederebbe che eventuali falsificatori fossero anche in grado di consultare i registri imperiali!
    in ogni caso resterebbe la difficoltà argomentativa di dover asserire che anche gli Atti sarebbero un "falso" del secondo secolo….davvero troppo ardito, mi spiace.

    Vi è poi da dire che se Giustino Martire sembra non citarlo (il che però non implica che non lo conoscesse, ma solo che non ritenesse di doverlo nominare!) vi sono altri padri della chiesa che lo nominano eccome: soprattutto Clemente romano, che non visse tanto da raggiungere il II secolo (morì nell'anno 98).

    Secondo Lattanzio, Pietro visitò Roma e la sua comunità nel 60 d.C. circa

    Non vi è motivo di posticipare di così tanto (un secolo) l'esistenza di queste chiese o comunità. Sia chiaro però dovevano essere comunità piccole, anche di pochi catecumeni, non dobbiamo pensare a diocesi come quelle moderne. Forse le chiese di cui parla Saulo (Tessalonicesi, Romani, Corinti) ammontavano a poche decine di persone, questo sì. ma vi erano già nel primo secolo. Del resto basti pensare alla prima persecuzione di Nerone a Roma 67 d.c. per avere conferma che in quegli anni i cristiani vi fossero e fossero già numerosi da preoccupare le autorità.

    Insomma parliamo con sicurezza del primo secolo, i dati incrociati di storici, fonti dirette, e archeologiche lo confermano. E Saulo fa parte del primo secolo senza dubbio.

    • paolo
      | Rispondi

      Caro Musashi, sei tu forse una quinta colonna della Chiesa Cattolica? Ma lo sai che sei ormai uno dei pochi al mondo a credere ancora alla persecuzione di Nerone contro i Cristiani la quale sarebbe avvenuta nel 67 d.C. (sic!)? Comprati qualche bel libro di Autori anglosassoni che parlano di tutti questi argomenti a profusione. Oppure ti puoi limitare, per il momento, a leggere i libri di Alfred Loisy sulla critica del NT. Sono un ottimo punto di partenza per fare una inversione a 180 gradi su tutto quanto ti hanno raccontato in qulche Seminario oppure alla Gregoriana.

      • Musashi
        | Rispondi

        Certi anglosassoni mi fanno ridere.
        Si tratta di fantafilologia.
        Comunque Loisy che citi tu non è anglosassone.
        la serietà dei lavori di Loisy non arriva alla metà della profondità critica ed ermeneutica di un Harnack, il quale non è certo neanche un punto di riferimento per me.
        Ma poi Loisy, dai! si tratta di un autore dei primi del novecento, lo spacci per un rivoluzionario innovatore, neanche fosse Igor Sibaldi!

        Tu piuttosto torna a leggere Tacito e Svetonio!!
        La prima persecuzione anti-cristiana avvenne nel 67 d.C. senza molti dubbi, e lo affermano fonti pagane, che non avevano nessun fine apologetico verso i cristiani. Altra cosa è credere che Paolo o pietro fossero davvero a Roma e vi morirono, sono dati semileggendari, privi al momento di riscontro storico e credo che come vedete non li ho avallati.
        ma non è colpa mia Se anche Tacito ricorda delle persecuzioni di Nerone.

        Darmi della quinta colonna cattolica poi è davvero comico, se conosci i miei interventi su questo sito! Comunque ti ringrazio, per avermi regalato cinque minuti di ilarità.

        • paolo
          | Rispondi

          Mi fa piacere l'averti fatto sorridere e la mia era naturalmente una provocazione. Però…non si sa mai. Disprezzi Alfred Loisy ma non ha mai letto neanche una riga del grande studioso. Che cosa ti dice ad es. l'ultimo suo saggio pubblicato nel1935 dal titolo 'Remarques sur la Litérature Epistulaire du NT'? Prova a confutare quanto scrive Loisy in tale volume, dimmi che cosa c'è di sbagliato nelle sue argomentazioni. Certo che il Vangelo di Tommaso è un testo gnostico – e anche molti passi di Paolo lo sono -. Ma allora il fulcro della discussione si sposta e dunque quello che ci interessa è il materiale in essi contenuto derivante almeno in parte dalla predicazione buddhista in Medio Oriente e non la presunta storicità di Tizio, Caio o Sempronio.

        • paolo
          | Rispondi

          Meglio se gli Autori anglo-sassoni ti fanno ridere. Ciò significa che ti collochi semplicemente agli esordi della critica del NT. Questa non vuole essere naturalmente una colpa. Ti segnalo un libro di gran pregio – uno dei tanti, sia ben chiaro! – pubblicato nel 1900 il quale si intitola: 'History of the Christian Religion to the Year Two Hundred' di Charles B.Waite. L'anastatica la trovi su Amazon per poco. Si tratta di un critico eminentemente scettico – e come dargli torto? -, ma prova a confutare anche una sola delle sue argomentazioni.
          Riguardo poi a Tacito: ha mai sentito parlare di falsari all'opera? Nessuno ti ha mai detto che il passo di Tacito che descrive la persecuzione dei Cristiani è stata scritta dall'umanista Poggio Bracciolini? E poi Svetonio parla di 'Chrestus' e non di 'Christus', due personaggi ben diversi. Si vede che non conosci la discussione fatta al riguardo a partire almeno dagli Anni Trenta.

  9. Musashi
    | Rispondi

    Però un autore così antico, si porta già dalla sua antichità termini tecnici della teologia non cattolica ma gnostica. Il vero "scandalo" semmai, per al storiografia e la biblistica cattolica negli anni a venire starà proprio in questo:
    dover giustificare proprio questa antichità, e "anteriorità" delle concezioni gnostiche rispetto alle vedute dell'ortodossia cattolica, in effetti sviluppatasi solo in seguito, e in un autore tutto sommato presentato sempre come "canonico".
    Invito tutti a riflettere e a cheidersi: non sarà forse l'insegnamento originario proprio la Gnosi (o almeno una delle correnti dello gnosticismo, più o meno attinenti al dettato orginario) e non è forse il "cattolicesimo" un'eresia sorta dopo, nel secondo secolo per opera della patristica latino-romana, che si preoccupava di temi assai diversi teologicamente da quelli che preoccuppavano Saulo oppure gli autori della scuola di Alessandria come Clemente, pur critico verso certe correnti gnostiche?
    E magari questa eresia "cattolica" è riuscita prevalere per il grande numero dei membri della comunità di Roma -demograficamente più estesa e in grado di egemonizzare le altre comunità perchè centrale e per ovvie ragioni politiche?? . La coesione che si creò dietro questa corrente, soprattutto per la politica imposta di uniformazione del Canone, con conseguente eliminazione del dissenso e dell'alterità, creò un movimento numericamente coeso e di "maggioranza relativa" e mise ai margini le posizioni teologiche delle altre chiese come Alessandria e Antiochia di Siria, ponendo le basi per le future linee di frattura: copta (Alessandria) e ortodossa (Antiochia).

    E non sono forse i cristiani valentiniani i più diretti eredi di certe concezioni teologiche paoline, assai più degli autori "eresiologici" come Ippolito e Tertulliano?

  10. noemi
    | Rispondi

    Altri spunti per approfondire e riflettere! Mi sembra comunque che gli stessi vangeli canonici contengano affermazioni che lasciano poco spazio a dubbi riguardo ad un insegnamento segreto. Parafrasando, non avendo in questo momento i vangeli con me:..in disparte, Gesù mostrava loro (agli apostoli) ogni cosa…Inoltre, ci sono espressioni che non mi sembra appartengano – perlomeno in riferimento agli uomini – alla dottrina cattolica. Per esempio l'espressione "Figli della Luce": difficile non pensare all'uomo pneumatico. E tanto altro ancora il cui significato, nelle esegesi, o è ignorato o è banalizzato.

  11. Davide
    | Rispondi

    Musashi, nell'articolo hai scritto: <<Il “gruppo di Giacomo” seguiva la corrente propriamente “essena”, mentre lo stesso Gesù, impropriamente detto “nazzareno”, era un Nazira, cioè seguace di una linea nazorea, piuttosto autonoma all’interno del mondo esseno rispetto all’ortodossia ebraica, mentre gli esseni tout court, pur essendo un ordine esoterico, erano fortemente ancorati agli aspetti dell’ortodossia formale dell’ebraismo. Così il gruppo esseno di Giacomo voleva ad esempio mantenere la circoncisione ed altre usanze religiose e formali del popolo ebraico, che poco avevano a che vedere sia con la Gnosi in senso eminente sia con le aspirazioni di una religione universalistica.
    L’esoterismo nazoreo, diversamente da quello esseno, era assai più autonomo rispetto all’ortodossia formale.>>
    Vorrei sapere le fonti a cui hai fatto riferimento riguardo alle suddivisioni presenti all'interno del movimento essenico. Grazie

  12. Musashi
    | Rispondi

    @ Davide. la fonte che non citavo esplicitamente, e forse avrei dovuto, è Epifanio di Salamina, nel "Panarion adversus omeses hereseos"(1, 18-19). descrive i due gruppi principali all'interno del movimento esseno: Esseni e Nazorei,(anche se li chiama Nazareni). Gli esseni "erano Ebrei che rispettavano tutte le osservanze ebraiche, ma non offrivano sacrifici e non mangiavano carne". nel descrivere i Nazorei (o nazareni) dice che essi si erano separati o dagli esseni perchè a differenza di essi proibivano l'osservanza della legge di Mosè.
    Tanto dice il padre della chiesa.

    Comunque le fonti originarie sono spesso scarne e contraddittorie su questi gruppi semisegreti.

    da notare che i vangeli nominano più o meno tutte le sette ebraiche presenti al tempo ma non gli Esseni.Come mai? perche i realtà i cristiani erano degli Esseni? del resto anche la presenza di Nazorei è occultata nel nome fasullo di Nazareth…(Donnini).

    In realtà bisogna ricordare che il movimento esseno deriva dal Chassidismo, cioè dal Fariseismo anti ellenistico.
    Tuttavia a differenza dei Farisei gli Esseni formarono delle comunità cenobitiche per rispettare meglio il loro rigoroso legalismo e i loro rituali di purezza.
    Circa i Nazareni bisognerebbe chiarire i rapporti con i nazira (il voto di nazireato, di cui nel pentateuco), non chiari. probabilmente non vi è relazione.
    Secondo alcuni i Nazorei, perseguitati si sarebbero allontanati dalla palestina e avrebbero dato origine alla setta dei Mandei. la cosa ha un suo fondamento.
    Tuttavia il cosiddetto" vangelo dei nazorei", mostra una comunità ebionita giudaico-cristiana senza elementi gnostici visibili, mentre i mandei sono gnostici (manda=Gnosi, in aramaico).
    D'altra parte vi è una certa somiglianza fra i riti mandei e quelli attributi ai Giusti negli oracoli sibillini (secondo quanto ricorda G.R.S. Mead).

    I "nasorei" o "nasurei" sono un grado iniziatico (adepto) all'interno del mandesimo (Kurt Rudolph).

    Sarebbe bello poter chiarire la natura dei rapporti fra Nazorei e Mandei, ma richiederebbe lo studio di questioni ancora aperte, siamo già un po' "off topic".

  13. paolo
    | Rispondi

    Se quella di Musashi è la critica del NT che si riesce a fare in Italia, a me sta bene enemmno mi sorprende. Uno come lui che crede alla storicità di Clemente Romano – il quale avrebbe scritto -udite, udite – le sue lettere alla fine del primo secolo!!! -, al fatto che Giustino Martire conosceva probabilmente Paolo ma non sentiva il bisogno di citarlo (sic), ai ritrovamenti archeologici che verrebbero a rafforzare le nebulose affermazioni contenute in certi libri del NT, al fatto che gli Atti canonici sarebbero stati scritti fra il 30 ed il 60 (sic, sic, sic), beh allora getto la spugna e gli lascio libero il campo. Mai sentito parlare di falsari? Mai avuto il sopetto, caro Musashi, che la storia del Cristainesimo primitivo sia in gran parte l'opera tardiva di falsari?

    • Musashi
      | Rispondi

      Notare che questo mio articolo avrebbe proprio come corallario una spiegazione della mancata citazione di Paolo da Parte di Giustino Martire: se Paolo era originariamente un autore gnostico, la corrente proto-ortodossa, prima di "normalizzarlo" potrebbe aver avuto un certo interesse a non nominarlo. Poi chissà sulla scorta di quale strambo ragionamento (da storico dilettante e complottista) pensi che Giustino martire sia personaggio dalla indiscutibile veridicità storica (veridiche sarebbero le sue fonti) e Clemente Romano sarebbe un personaggio inventato, visto che tra i due corre solo una generazione.

      Preferisco seguitare a far parte della critica ufficiale, che comunque non è affatto cattolica o vaticanista come pensi tu, ma laica, piuttosto che perdere tempo con deliranti lettori di tesi complottiste prive di fondamento, che come te si pascono di scrittori polemisti spesso pure di estrazione marxista o materialistico storica, privi di grande competenza paleografica o filologica.
      Erano i Corrado Augias di cent'anni fa!
      Io per parte mia mi sono formato alla scuola dei grandi filologi tedeschi.

      Di "romanzato" purtroppo c'è soltanto il modo acritico con cui tu accetti supinamente scritti di autori di un secolo e mezzo fa ormai superati e smentiti.

      Devi trovare qualcuno con cui condividere le tue teorie cospirazioniste (evidentemente non su questo sito) circa l'origine del cristianesimo. Forse David Icke o Leo Zagami sono autori degni della serietà dei tuoi riferimenti.

  14. paolo
    | Rispondi

    Se ti riduci a tirar fuori la storiella del frammento di papiro 'studiato' dall''eminente papirologo' Carsten Thiede, ciò vuol dire che sei alla frutta. Caspita, m'era sfuggita simile chicca. In compenso il webmaster ( o sei tu il webmaster?) non pubblica le mie repliche che ti danno fastidio. Comunque ho capito – mannaggia, non c'ero arrivato subito poichè presumo sempre l'onestà di chi scrive- : da buon 'filologo universitario' hai bisogno di far carriera e pertanto scrivi anche articoli su commissione. Ho toccato dei nervi scoperti e questo rafforza la mia certezza ormai consolidata da anni che la critica ufficiale del NT è un immenso romanzo. Grazie per avermi dato una ulteriore conferma, anche se a dire il vero non ce n'era gran che bisogno ( almeno per me). Auguri!

  15. Musashi
    | Rispondi

    Signor Paolo,
    Il gestore del sito mi sembra invece assai longanime ed imparziale, nel pubblicare quello che scrivi.

    Non credo di doverti rispondere oltre.
    Le tue non sono argomentazioni.
    Si tratta di esternazioni pseudorazionali: dietro c'è qualcosa d'altro. A mio avviso c'è un disturbo psicotico volto a voler negare l'assoluta storicità di qualsiasi cosa abbia a che fare col Cristianesimo. Non solo Yoshua Ben Yusef non deve essere esistinto ma neanche i suoi discepoli, ma neanche la chiesa dei primi secoli.
    E' tutta una macchinazione sorta nel quarto secolo ad opera dei fedeli di una religione ormai diffusissima e strutturata ma nata come e fondata da chi questo non si sa.
    Magari neanche la Chiesa esisteva veramente e magari era tutta una macchinazione dei Rettiliani!
    Per favore questa è bassa letteratura.

    Quando poi si accetta la storicità di personaggi su cui abbiamo fonti anche più scarne e notizie più incerte!
    Tu continui a citare autori di fine ottocento, minoritari già all'epoca. Waite era quasi contemporaneo di Loisy.
    Nel frattempo la critica è andata avanti, gli strumenti che usa un filologo, uno storico, un paleografo si sono evoluti, i dati dsi sono allargati.
    Le tue tesi complottiste si reggono su un assunto ideologico e questo me lo conferma!
    Sei rimasto a lavori di cento anni fa.

    Non conosco i motivi di queste tue fissazioni. probabilmente da giovane eri un militante marxista con odio verso la religione. Sta di fatto che hai una visione ideologizzata peggiore di quella di molti cattolici.

  16. Musashi
    | Rispondi

    Quando si farla di falsi, si deve sapere che l'onere probatoriuo è a carico di chi accusa.
    Sicuramente alcuni falsi esisteva.
    Ma è assai facile smascherarli, specie con gli strumenti di oggi.

    Dunque se pensi che tacito e Svetonio contengano delle manipolazioni sta a te dimostrarlo. A parte che seguendo i tuoi ragionamenti radicali anche Erode Antipa potrebbe non dover essere mai esistitito….

    Comunque ache gli umanisti del quattrocento riusciva a smascherare falsi o manipolazioni di falsari medievali pro-cattolici.
    Tanto più dovresti poterlo fare tu con il tuo acume oggi, con gli strumenti di oggi.
    Accomodati.
    Dimostraci i falsi brani di Tacito e Svetonio scritti da "falsari". Quali prove hai al momento per dire che siano dei falsi?

    Comunque per la tua crescita culturale ti dico una cosa
    Chrestus NON è un altro personaggio, ma un termine esoterico, legato ai misteri cristiani.
    Probabilmente Svetonio fece una confusione (le sue notizie potevano essere poco distinte): il "chrestos" o "krestos" indica il miste nelle iniziazioni gnostiche (cristiane). Verosimilmente l'Autore potrebbe aver fatto confusione tra i due piani.
    Evidentemente mancandoti certi dati non vedo come tu avresti potuto capirlo.

    Attenzione poi coi falsi negativi!!
    Qui è tutto un falso, a sentire te.
    Anche Giuseppe Flavio (del I sec.) cita la morte e predicazione di un certo Rabbi Yoshua.
    E negli anni ottanta era diventata quasi una moda attaccare quel passo come frutto di una falsificazione!
    A mio avviso si tratta di una fonte parzialmente vera. Manipolata in parte ma non del tutto spuria, se ti interessa il mio parere, ma non credo ti interessi, per te è già tutto autisticamente scritto nella tua testa.
    Seguendo il van Voorst io ritengo che Giuseppe Flavio parlasse di Gesù. Ma parlandone poco bene, è stato artatemente manipolato dai copisti medievali.

    Comunque il ritrovamento da parte del prof. Shlomo Pines dell'università di Gerusalemme di un'altra versione araba di Giuseppe Flavio del IX secolo fa propendere gli studiosi per la teoria che il testo di Flavio è parzialmente autentico e parlasse di Gesù. Il testo che proviene da Agapio, dal "Libro del Titolo" a sua volta derivato dalla copia dell'opera di Flavio di Teofilo di Edessa, oggi perduta, mostrano la versione originale e non manipolata dai copisti cristiani. E tuttavia quel brano, meno apologetico, rimane: altra testimonianza del fatto che Cristo e i suoi dicepoli esistevano ed erano noti nel I secolo!

    Attenzione col parlare di falsi, esistono anche i falsi negativi.!

  17. Musashi
    | Rispondi

    parli di influssi buddhisti?
    ma perche allora non metti in dubbio la storicità del Sakyamuni che è praticamente simile, per probabilità di ritrovamenti a archeologici e fonti, a quella di Cristo?
    Mi domando: il tuo delirio complottista è solo verso la storia del cristianesimo o tutte le religioni??

    Veniamo alle accuse personali:
    non è certo perchè cerco pubblicità che uso uno pseudonimo!
    Anzi lo faccio per evitare oltre alle mosche fastidiose , le rappresaglie dei cattolici (visto che pensi che io sia un teologo della gregoriana o un padre gesuita!), e per altre ragioni che non saresti nemmeno in grado di capire.
    Questo per dire che non mi sto facendo nessuna pubblicità.

    Se parlo di falsi o manipolazioni volute da ambienti o copisti dell'area cattolica io faccio la fatica filologica di DIMOSTRARLO, e magari ci spendo fiumi di inchiostro. Ma quello che scrivo ha il crisma della scientificità.
    Le tue sono illazioni complottiste prive di discernimento: per te è TUTTO FALSO a priori.
    Queste sono sciocchezze da secolo dei Lumi, era in cui la filologia moderna non esisteva (è nata col Romanticismo).

    Oltrettutto io non scrivo qui per dimostrare l'esistenza storica di Gesù, fatto ormai sostenuto dalla stragrande maggioranza degli studiosi (e parlo di quelli laici), anche perchè gli aspetti simbolici del Cristo mi risultano assi più interessanti.

    Questo non è un articolo sull'esistenza di Gesù storico: si parla di storia delle idee.

    Tu si vede che hai bisogno di sfogarti: devi trovare qualcuno a cui gridare la tua fede nella non esistenza storica non solo del Rabbi Gesù, ma di tutti i suoi discepoli, apostoli, persino dei santi della chiesa come Clemente romano che NON DEVE esistere.

    Sinceramente se hai qualcosa da dire al riguardo, ma davvero, non solo illazioni complottiste o materiale
    superato di autori di un secolo fa (autori poi che andiamo a vedere chi erano: marxisti, protestanti, radicali), bè se hai davvero delle argomentazioni, perchè non scrivi anche tu al l'Amministratore del Sito?

    Se pubblicano i tuoi articoli sarò curioso di leggerli.
    Perchè non esprimi in questo modo la tua teoria alternativa sulla storia del Cristianesimo?

  18. Musashi
    | Rispondi

    Ultimo dato, per ridere un po di te.
    la grande persecuzione anticristiana avvenne nel 67 (sic! come dico io) e non nel 64 come credo avessi in mente tu, anno in cui avvenne il Grande Incendio.

    la tesi che tu additi: falso di Poggio Bracciolini fu avanzata da un unico studioso, il Ross nel 1878. Recente! Bella Zio!

    Da Ross in poi nessuno la seguì più.
    Ross sostenne che Bacciolini nel 400 imitò la scrittura del XI secolo, anno della effettiva composisione del manuscript 68.2. Tuttavia Ross non era un paleografo, nè questa scienza era sviluppata nel 1800. Le sue congetture sono completamente prive di fondamento. Si sarebbe trattato nella migliore delle ipotesi di congetture.
    Le ipotesi del Ross NON sono mai state accettate o prese in considerazioni da nessuna edizione critica dei testi di tacito, e questo dovrebbe già dirla lunga!
    Tutte le edizioni Critiche degli Annales non hanno mai pensato di espungere il "brano" presunto di "Poggiolini".

    Il Bastia dimostrò definitivamente la falsità delle tesi del Ross, perchè il manoscritto &8.2 del codice laurenziano fu rinvenuto realmente nel 1355 da Zanobi da Starda il quale appuntò di suo pugno delle postille ai margini del testo. Il testo non potè dunque essere prodotto dal Bracciolini che nacque solo nel
    1380.
    Cfr: Billanovich, Zanobi da Strada tra i tesori di Montecassino- Atti della Accademia Nazionale dei Lincei,
    Serie IX, Vol. VII, Fasc. 3, Roma, Bardi Editore, 1996, pp. 653-663.

    Questo chiude ogni discussione sulle sue tesi pseudoscientifiche.
    Purtroppo le tue tesi complottiste sono ferme alla metà dell'800 come materiale e limiti metodologici.

    Sei, paolo, completamente screditato, in quanto a capacità metodologiche e a fonti di informazione, da libri alla Augias….(le tue).
    Purtroppo non sei un addetto ai lavori- si capisce- e non sei informato che quelle pubblicazioni vecchie di un secolo e mezzo sono completamente superati dalla ricerca scientifica.

  19. Mario
    | Rispondi

    Ringrazio Musashi dell’ interessante articolo.Anche la discussione susseguente e’ stata importante. Devo dire che ho avuto modo di chiarire quei rumors circa la falsita’ degli ‘Annali’ di Tacito in quel presunto passaggio, di cui avevo sentito la polemica se cosi posso dire. Rilevo la puntuale indicazione di Musashi di quello studio citato, che non conoscevo. Ti volevo chiedere alludi a Poggio Bracciolini quando scrivi ‘Poggiolini’?

  20. Musashi
    | Rispondi

    Sì, era una facezia, visto che si tratta quell'umanista come un truffatore, ho voluto giocare sul suo nome per ricordare il noto truffatore della sanità.
    Ringrazio Nicola e Noemi per le osservazioni sul tema da me proposto.

    Purtroppo è spiacevole per chi scrive doversi diffondere in argomenti che molto si allontano dal focus dei propri scritti. per una strana eterogenesi dei fini, nonchè per una rimarchevole deviazione mentale di alcuni commentatori, uno scrive su San Paolo e si ritrova a dover parlare di Poggio Bracciolini!

    Avrei preferito discutere sul tema proposto e non dover giustificare l'evidenza della datazione del Nuovo Testamento con chi è convinto che sia stato inventato di sana pianta nel IV secolo e non si sa da chi, che vorrebbe che la critica scientifica avallasse le proprie fantasie complottiste o delle idee illuministiche ormai completamente smontate dalla critica (ufficiale o meno) solo per appagare un qualche astio antireligoso coltivato in gioventù.

    La posta in gioco è ben più seria: ricostruire le vere origini del cristianesimo, peraltro nebulose sino all'inverosimile, e la storia dei primi due secoli e in particolare del primo sul quale è sceso da duemila anni un mistero fittissimo – e a mio giudizio tutt'altro che casuale…
    Se l'antico cristianesimo aveva un fondo misterico -più o meno come il mithraismo- è nostro dovere cercare di ricostruirlo (nei limiti del possibile). Ma certo non si va da nessuna parte postulando che ovunque si trovino solo dei falsi assai postumi! E che il tutto risalga a una macchinazione di un clero che ha inventato a distanza di diversi secoli un mito sul proprio fondatore.
    Se così fosse basterebbe leggere Voltaire e tutto sarebbe chiarito della storia del Cristianesimo.

    Ma non è così: e stiamo ancora a porci delle domande alla faccia del semplicistico Voltaire.
    Per fortuna una visione comparatistica, uno studio ampio e non fideistico della storia delle idee (metodo fenomenologico-partecipativo di Eliade, o fenomenologico come Puech), l'affinamento dei metodi paleografici e filologici di datazione, il riscontro con le fonti di recente e "provvidenziale" reperimento (qumran, nag hammadi) che bilanciano un'opera di sistematico occultamento voluto dai "santi padri", stanno gradualmente aprendo la strada a una migliore comprensione.

    gli estremismi nichilistici, negazionistici, complottistici se non anche "ufologici" non hanno spazio per fortuna in questo genere di critica seria.

  21. Musashi
    | Rispondi

    Mi viene infine da chiedere a quel Paolo, come si fa a sostenere: " Datare con precisione simili documenti è arduo se non impossibile. Io propenderei per la fine del secondo secolo"???
    Sulla base di cosa??' questo non lo spiega, non ne offre alcuna ragione….

    in compenso posso io fornire qualche ragione per rigettare questa affermazione.
    Il corpus delle lettere paoline (le più antiche, quelle elencate sopra da me) sono già presenti nell'apostolikon di Marcione di Sinope (80 c. -150) che scrisse questo documento, con tutta probabilità, intorno al secondo decennio di quel secolo. Quindi al massimo si può parlare di inizio secondo secolo, non di fine secolo, nell'ipotesi che le abbia scritte Marcione. Se invece, Marcione, come pensano gran parte degli studiosi e come del resto dichiara lui stesso, le ha semplicemente riportate dall'Apostolo, si tratta allora di tradizione più antica.

  22. Francesco
    | Rispondi

    Grazie

  23. PAOLO
    | Rispondi

    Forse volevate scrivere MARCELLO CRAVERI non CRATERI

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