Prima di tutto vennero a prendere i razzisti,
e io stetti zitto perché odiavo i razzisti.
Poi vennero a prendere i revisionisti,
e io stetti zitto perché mi infastidivano i revisionisti.
Poi vennero a prendere i sessisti,
e io stetti zitto perché non tolleravo i sessisti.
Poi vennero a prendere gli omofobi,
e io stetti zitto perché mi facevano schifo gli omofobi.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto più nessuno a protestare…
Così, parafrasando Bertolt Brecht, si potrebbe commentare la deriva totalitaria che caratterizza le “democrazie” occidentali, i cui parlamenti ormai legiferano con sempre maggiore frequenza in tema di reati d’opinione, stringendo ogni giorno di più il cappio dell’intolleranza attorno al collo dell’opinione pubblica. Infatti per giustificare il vuoto totale della sua azione politica, la classe dirigente mondialista copre le proprie vergogne con la foglia di fico dell’antirazzismo. E di questo passo c’è da temere che le “democrazie”, come ogni dittatura che si rispetti, istituiscano una speciale polizia politica per la repressione dei reati di pensiero.
In Italia la morsa della repressione si è manifestata in forma conclamata con la tristemente famosa “Legge Mancino”. Nei primi anni ’90 le forze occulte stavano pianificando il Nuovo Ordine Mondiale e quindi approntavano strumenti giuridici per imbavagliare le eventuali opposizioni. In tutti i paesi “democratici” nascevano legislazioni antirazziste, che nel corso del tempo sono state integrate da legislazioni internazionali che le hanno rese ancora più soffocanti. Ovviamente queste leggi servono a tappare la bocca a politici e intellettuali che osano porre il tema della sovranità o che tentano di opporsi alla società multicriminale, ma è prevedibile che si facciano anche un buon numero di processi a casaccio, per seminare il terrore nell’opinione pubblica…
È quindi importante conoscere i retroscena che hanno portato a una legislazione infame che è ormai la vera e propria chiave di volta del sistema mondialista.
Il magistrato Carlo Alberto Agnoli, esperto di complottismo, ha scritto il saggio Legge Mancino n.122, che affronta il tema dal punto di vista giuridico rilevando la pericolosità di una normativa che per sua stessa natura si presta alle abominevoli pratiche della delazione e della caccia alle streghe.
Già nel 1975 l’ONU aveva imposto una convenzione internazionale per l’eliminazione delle discriminazioni razziali, ma quella normativa era rimasta lettera morta, anche perché la società multirazziale nell’Italia di quell’epoca sembrava fantascienza…
Nel 1993, invece, la politica e la società stavano cambiando: cominciavano a riversarsi in Italia orde di colore che creavano i primi seri problemi di ordine pubblico, e sulla scena politica si era affacciato l’imprevisto successo della Lega Nord. La classe dirigente, sobillata dall’immancabile intervento della lobby ebraica, si inventa un “pericolo neonazista” (?!?), e si affretta ad approvare in pochi giorni questa legge assurda che può essere considerata come la madre di tutti i reati d’opinione.
La Legge Mancino è chiaramente anticostituzionale perché in contrasto con l’art. 21 della Costituzione che garantisce libertà di espressione ai cittadini. Ma naturalmente che cosa sia la libertà si decide nei ristretti circoli degli “iniziati”…
A questo proposito Agnoli riferisce una significativa contraddizione. Nel 1974, negli anni del terrorismo comunista, la Corte Costituzionale dichiarò illegittimo l’art. 415 del Codice penale nella parte in cui prevedeva come reato l’istigazione all’odio tra le classi sociali. La motivazione in quel caso era proprio l’art. 21 della Costituzione: due pesi, due misure…
Eppure l’esperienza storica e la cronaca quotidiana dimostrano che i miti demoniaci dell’uguaglianza sono infinitamente più violenti e pericolosi delle realtà identitarie!
Quando passa il principio del reato d’opinione non c’è più limite: qualunque parola può essere incriminata, magari estrapolandola dal contesto di un discorso assai più ampio e articolato del becero dibattito sul “razzismo”. Agnoli descrive le possibili applicazioni della Legge Mancino, che sono evidentemente illimitate e incontrollabili. È chiaro che qualsiasi affermazione di differenze culturali, etniche, religiose può essere incriminata e l’autore si sofferma in particolare sull’aspetto della discriminazione religiosa. Su questo delicato terreno qualsiasi appartenenza religiosa potrebbe essere fuori legge, a partire dalla concezione esclusivista di “popolo eletto” rivendicata proprio dagli ebrei! D’altra parte anche cristiani e musulmani, che affermano di possedere la Verità unica di fede potrebbero finire sotto processo. E che dire poi dell’Induismo, che divide le persone in caste ereditarie…
Il caso dell’Islam è particolarmente indicativo delle contraddizioni insite nelle legislazioni antirazziste. Infatti gli immigrati musulmani godono di speciale protezione in quanto stranieri, ma nello stesso tempo sono considerati sorvegliati speciali in quanto potenzialmente antisemiti, maschilisti, omofobi…
Per non parlare di tradizioni letterarie millenarie che per gli inquisitori della correttezza politica sarebbero zeppe di incitamenti alla “discriminazione”. Come si vede l’applicazione letterale della legge avrebbe esiti davvero paradossali, e in questo scenario paranoico sarebbe opportuno che Lor Signori ci spiegassero almeno chi decide quando un’opinione è reato!
La seconda parte del libro descrive i retroscena internazionali della Legge Mancino, promossa dall’onnipresente massoneria ebraica B’nai B’rith.
Naturalmente i poteri forti hanno fatto uso e abuso delle legislazioni antirazziste: in Italia e in Europa queste norme servono a colpire i nemici politici che propongono all’opinione pubblica temi politici decisivi che vengono censurati dai media di regime.
Inoltre non sono rari i casi di libri ritirati dal commercio in vari paesi europei, come è avvenuto per alcuni storici revisionisti o per i pamphlet contro l’Islam di Oriana Fallaci. Ma le leggi antirazziste si sono rivelate anche schegge impazzite che talvolta hanno colpito i loro stessi sostenitori, ad esempio politici o intellettuali di sinistra che hanno denunciato il razzismo… israeliano!
Il concetto di “discriminazione” si estende ormai a piacimento, generando sempre nuove caste di privilegiati che possono permettersi corsie preferenziali nel sistema giuridico: la lobby omosessuale si segnala fra le più insistenti nella denuncia di presunte discriminazioni, ma gli esempi si potrebbero moltiplicare all’infinito…
È quindi evidente che l’abolizione di questi mostri giuridici deve essere la battaglia comune di tutti coloro che hanno passione per la Libertà nel senso più alto e più nobile della parola, senza distinzioni di razza, di religione e di genere sessuale…
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Carlo Alberto Agnoli, Legge-Mancino n.122, Editrice Civiltà, Brescia 1995, pp.98
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