Fra i movimenti identitari che contrastano con determinazione il mondialismo, quello dei Fiamminghi è certamente tra i più significativi e tra i più carichi di storia. È opportuno quindi approfondire il tema con l’aiuto del libro curato da Theo Hermans The Flemish Movement, che raccoglie i documenti più significativi sull’argomento in traduzione inglese. Si tratta di testi di carattere storico, letterario, giuridico, istituzionale, che testimoniano i momenti salienti della storia fiamminga.
Le origini della questione fiamminga si collocano al tempo delle guerre fra cattolici e protestanti nel XVI secolo, quando la popolazione di lingua olandese si divide fra calvinisti nei territori settentrionali (l’attuale Olanda), e cattolici in quelli meridionali (le Fiandre). Da allora i Fiamminghi delle Fiandre sono stati inquadrati nei domini degli Asburgo, prima del ramo spagnolo, poi di quello austriaco. Un primo tentativo di definire un’autonomia fiamminga ha luogo nel 1780 ad opera del giurista Jan Baptist Verlooy, un intellettuale di formazione illuminista che progettava la rivolta contro gli Asburgo. Poco dopo i territori fiamminghi vengono occupati dalla Francia rivoluzionaria, per poi essere inquadrati nell’Impero napoleonico. Paradossalmente, dopo le prime teorizzazioni illuministe di Verlooy, è proprio il malessere contro l’occupante francese a determinare i caratteri dell’indipendentismo fiammingo in senso decisamente cattolico-conservatore. Nel 1830 i Fiamminghi vengono inglobati nel Belgio, e mentre nei territori francofoni si insediano logge massoniche dalle quali si sviluppano movimenti liberali e socialisti, nelle Fiandre la classe dirigente si ispira al pensiero controrivoluzionario. Il più significativo centro di influenza della cultura fiamminga è l’Università Cattolica di Lovanio. Col passare del tempo tuttavia anche nelle Fiandre si diffondono filoni di pensiero laico che appoggiano la lotta indipendentista.
A partire dalla nascita del Belgio la grande battaglia dei Fiamminghi sarà quella di ottenere la parità linguistica fra olandese e francese nella pubblica amministrazione, nei codici di leggi, nell’esercito…
La lotta per le pari opportunità approda a un primo importante successo nel 1873, quando i Fiamminghi ottengono una legge per l’uguaglianza linguistica.
Ma il movimento fiammingo ha sempre avuto anche un’anima radicalmente secessionista che si è manifestata in momenti decisivi della storia contemporanea. Nel 1914, mentre molti Fiamminghi combattono nell’esercito belga contro i Tedeschi, nel territorio occupato dalle truppe del Kaiser nasce un governo autonomo fiammingo filotedesco che proclama l’Indipendenza delle Fiandre. Naturalmente dopo la guerra gli attivisti dell’indipendenza furono processati per tradimento, ma lo spirito fiammingo non fu affatto sedato.
I patrioti fiamminghi continuavano a progettare piani di indipendenza che talvolta prendevano in considerazione l’ipotesi “panolandese”, ovvero la riunificazione con l’Olanda, già sperimentata per un breve periodo dopo il Congresso di Vienna. Inoltre nelle Fiandre continuava a manifestarsi una profonda diffidenza verso la plutocrazia liberale, e fra le due guerre si sviluppò un movimento di critica radicale alla democrazia ispirato al nazionalsocialismo tedesco. Animatori di questa corrente politica furono Staf de Clercq e Hendrik Elias che fondarono il Vlaams National Verboond (Unione Nazionale Fiamminga).
Durante la guerra diversi militanti fiamminghi si arruolarono nelle SS, mentre la Resistenza antinazista era particolarmente diffusa nei territori francofoni, cosa che sottolineava ancora una volta profonde differenze ideologiche tra Fiamminghi e Valloni. Alla fine della guerra nelle Fiandre si celebrarono oltre 600.000 processi per reati politici contro i collaborazionisti filotedeschi!
La razza fiamminga comunque non si perde d’animo e anche nel dopoguerra continua a rivendicare la parità linguistica e l’emancipazione etnica. Infatti da sempre in Belgio i lavori più qualificati e meglio remunerati sono appannaggio dei francofoni, mentre ai Fiamminghi toccano le mansioni più umili e meno retribuite; e questo nonostante il fatto che i Fiamminghi siano più numerosi dei Valloni. Basti pensare che nel tristemente famoso incidente della miniera di Marcinelle, dove persero la vita tanti Italiani, i morti di nazionalità belga erano quasi tutti Fiamminghi!
Inoltre la lingua olandese è stata oggetto di continue discriminazioni: le leggi sulla parità linguistica troppo spesso sono rimaste sulla carta.
Tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI il movimento fiammingo ha conquistato importanti consensi anche sul piano elettorale, nonostante una alacre opera di persecuzione giudiziaria messa in atto dalla magistratura belga. I movimenti politici che rappresentano il nazionalismo fiammingo si oppongono con decisione alla deriva della società multirazziale, e lo stato belga è ormai sull’orlo della Secessione: la lunga marcia dell’indipendentismo fiammingo sembra avvicinarsi al momento decisivo, e ci si può augurare che l’esempio delle Fiandre sia un efficace stimolo per tutti i movimenti indipendentisti!
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Theo Hermans, co editors Louis Vos and Lode Wils, The Flemish Movement. A Documentary History 1780-1990, The Athlone Press, London e Atlantic Highlands NJ 1992, pp.476.
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