All’anagrafe ha compiuto da poco i quarantacinque anni, ma non li dimostra. Indossa come sempre una calzamaglia nera che gli copre il volto, non ha rinunciato a pericolose imprese da ladro gentiluomo e a rocambolesche fughe a bordo della mitica Jaguar E-Type. Stiamo parlando di Diabolik, una vera e propria icona del fumetto per adulti che ha appassionato generazioni di lettori, attraversando indenne mode e tendenze. Le sue storie continuano a essere presenti in edicola stampate dalla casa editrice Astorina. L’imprendibile ladro mascherato, ricercato dal ferreo quanto leale ispettore Ginko, e da sempre fedele all’affascinante compagna Eva Kant, continua a essere protagonista di libri e di svariate iniziative. Bipitalia Ducato ha emesso da poco una carta di credito prepagata dedicata proprio all’ispettore Ginko in tiratura limitata; mentre Diabolik arriva nell’omonimo videogioco “Diabolik-the original sin” (Diabolik- il peccato originale) che lo vede protagonista del furto di un prezioso dipinto che sta viaggiando su un treno diretto al museo di Maryville, la città dove Diabolik risiede.
Ma è la carta stampata a fare come sempre la parte del leone. Per la milanese Alacràn Edizioni è da poco uscito il romanzo di Andrea Carlo Cappi Diabolik, alba di sangue che segue il precedente, sempre di Cappi, Diabolik, la lunga notte. Questa nuova storia vede Diabolik cedere al ricatto dei servizi segreti che rapiscono Eva Kant. Per salvarle la vita Diabolik dovrà tentare un furto impossibile sull’isola di Jornada affrontando da solo un intero esercito. Da qualche indiscrezione sappiamo che la fine non è propriamente scontata. Dunque l’ennesima impresa disperata per il protagonista creato a Milano dalle sorelle Angela e Luciana Giussani nel 1962, vere precorritrici del comics noir “made in Italy”. Diabolik nacque infatti dall’intuito di Angela, che abitava nelle vicinanze della Stazione dei treni di Cadorna e che aveva notato quanti pendolari, per ingannare il tempo, leggessero in treno. Si racconta che fece un’indagine di mercato per capire i gusti dei potenziali lettori che già allora prediligevano i gialli. Ecco come nacque il formato Diabolik, facile da leggere e da riporre in tasca. Diabolik esordì ufficialmente il 1 novembre 1962 con l’avventura dal titolo “Il re del terrore”.
I connotati del personaggio erano fortemente controcorrente, antitetici ai valori comuni: spietatezza verso il prossimo e una passione per il furto che vede come vittime banche, famiglie facoltose o peggio altri criminali arricchitisi. Le sorelle Giussani, una volta creato il personaggio, seppero plasmarlo permettendogli di incontrare il favore di un pubblico sempre più vasto. Diabolik riuscì a ribaltare il proprio status di eroe negativo con poche, ma fondamentali accortezze.
Dapprima fidanzato con Elisabeth Gray, dal terzo numero in poi incontrerà la compagna della sua vita, la bionda Eva Kant, alla quale dimostrerà una fedeltà assoluta. Da qui in avanti Diabolik smorzerà la sua spietatezza, abbandonando l’iniziale ruolo di assassino e facendo di Eva anche la sua insostituibile compagna nelle imprese. Si dovrà aspettare il 1968 per ricostruire il passato di Dioabolik attraverso l’albo “Diabolik, chi sei” che lo racconta come l’unico sopravvissuto di un terribile naufragio che lo fa giungere addirittura in fasce su un’isola sperduta. I riferimenti a illustri precedenti sono numerosi e svariati: dal biblico Mosè salvato dalle acque ai genitori del futuro Tarzan che abbandonati dalla ciurma della nave che li sta portando in Africa rimangono su un’isola deserta dove moriranno dopo poco lasciando da solo il bimbo appena nato.
Tutti questi “pargoli” che sembrerebbero condannati a una fine crudele, sono invece destinati a un futuro ben preciso che noi tutti conosciamo: Mosè guiderà il suo popolo lontano dalla tirannia e Tarzan diventerà il re della giungla. Diabolik invece verrà allevato dagli uomini di King, un pericoloso malvivente che insegnerà a Diabolik tutto il suo bagaglio di esperienze criminali. Una volta adulto Diabolik fuggirà dall’isola dopo aver ucciso King e si rifugerà nel Deccan in oriente. Il percorso iniziatico dell’eroe non è ancora finito e segue gli schemi tipici del mondo della tradizione. Anche Diabolik incontrerà un maestro, una guida che di fatto ne sancirà un profondo cambiamento. Questo maestro non a caso si chiama Ronin, come quei samurai dell’antico Giappone, detti anche “uomini onda” che, non avendo padroni da seguire, erano guerrieri erranti; spesso si mettevano al servizio di villaggi da difendere da incursioni esterne, o ancora insegnavano al popolo le tecniche di combattimento. E sarà proprio da Ronin che Diabolik apprenderà le tecniche del bushido, la via del guerriero, alle quali Diabolik ricorrerà durante le sue imprese. Qui indosserà per la prima volta la calzamaglia nera, apprenderà micidiali tecniche a mano nuda e diventerà abilissimo nell’uso del coltello e nell’adottare travestimenti. In Ronin Diabolik troverà un esempio, una guida, ma il destino vuole che debba essere l’allievo a superare il maestro. Infatti Ronin e tutta la sua scuola di allievi, fatta eccezione per Diabolik, verranno massacrati da un certo Walter Dorian, peraltro sosia di Diabolik. Toccherà così a Diabolik vendicare il maestro e i suoi amici. Dopo la morte del nemico, Diabolik ne assumerà l’identità e inizierà a viaggiare sulla sua auto, la Jaguar Type-E.
Per essere nato negli anni Sessanta dalla fantasia di due sorelle, Diabolik assumeva in sé numerosi tratti interessanti che si inserivano in un’immaginario popolare attratto, ma anche intimorito da personaggi di questo tipo. Diabolik giunse infatti in un contesto fumettistico italiano in cui, poco tempo dopo, sarebbero nati personaggi anomali e a tinte fosche quali “Kriminal” e “Satanik”, ideati da Luciano Secchi, alias Max Bunker, e apparsi per la prima volta nel 1964. Con essi si rompeva definitivamente la lunga catena di eroi senza luci e ombre, personaggi che tanto piacevano ai benpensanti. Bunker iniziò a collaborare con il disegnatore Roberto Raviola, in arte Magnus. Da questa “strana coppia” qualche anno dopo nascerà Alan Ford, un personaggio sui generis, grafico pubblicitario di professione, ma arruolato come agente segreto in un gruppo chiamato T.N.T che riprende le iniziali dei componenti del tritolo:Tri-Nitro-Toluene. E anche i compagni di avventura di Alan Ford saranno personaggi fuori dal coro, una sorta di armata Brancaleone decisamente assortita e per nulla mossa da buone intenzioni: si va dal tedesco Grunf, ex meccanico della Lutwaffe, a Bob Rock, il Conte Oliver ecc.
Tutti personaggi, a cominciare da Diabolik, che hanno rischiato l’accusa di essere fascisti o comunque di essere il frutto di un pensiero di destra. Max Bunker non si dichiarò mai di destra, ma neppure lo considerò certo un marchio di “infamia” o smentì certe sue simpatie. Così come erano palesi le simpatie fasciste dell’editore Gino Sansoni, marito di Angela Giussani, che nel suo studio sfoggiava una gigantografia di Benito Mussolini. Inoltre Diabolik incarnava tutte quelle caratteristiche che piacevano all’immaginario della destra: combattività, prestanza fisica, abilità nell’uso delle armi, amore per il rischio e le imprese azzardate. Nonostante questo il pubblico ne sancì il successo.
Da qualche mese è uscito un libro per le edizioni BD scritto a due mani da Davide Barzi e Tito Faraci intitolato Le regine del terrore. Angela e Luciana Giussani. Le ragazze della Milano bene che inventarono Diabolik. Così Mario Gomboli della casa editrice Astorina rivela il segreto della longevità di Diabolik: ”Il coraggio che ha spinto due sorelle della buona borghesia milanese, Angela e Luciana Giussani, a creare nel 1962 il primo fumetto rivolto a un pubblico adulto; il primo imperniato su un personaggio “negativo” e tuttavia vincente; il primo a divenire oggetto di denunce, critiche feroci e ostracismi da parte dei benpensanti dell’epoca. Il coraggio, sempre delle autrici, di resistere a sequestri, insulti e processi per “corruzione di minori” piuttosto che per “incitamento a delinquere” (da cui, sia detto per inciso, uscirono sempre vincenti). Il coraggio di far uscire il loro personaggio dalle pagine a fumetti per portarlo nelle sale cinematografiche con la regia di Lamberto Bava”.
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Tratto da Il secolo d’Italia del 22 novembre 2007.
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