Di ritorno a Lom

Pubblichiamo qui di seguito la traduzione in italiano dell’intervento di Sergio Calabri alla riunione dell’Hamsun-laget di Lom, tenutosi il 9 maggio 2009 alla Kvilastova di Garmo, alla presenza di T. Kjoek, direttrice, Leif Hamsun, vice-direttore, T.K.Garmo, economo, ed altri membri del sodalizio.

Di ritorno a Lom.
8 maggio 2009

Io sono a Lom.

Sono venuto dall’aeroporto di Venezia a quello di Oslo, poi col treno su due rotaie a Otta e da lì in auto per la statale fino a Lom.
Ora sono a Lom.
Per la quarta volta in vita mia posso ammirare il Monte Eggen.
La prima volta non avevo ancora 18 anni.
Io guardo il Monte Eggen che si staglia nel cielo.
Io penso al cielo ed alla terra.
Alla giovinezza ed alla vecchiaia.
A ciò che è grande e a ciò che è piccolo.
A grandi lontane terre ed al minuscolo fazzoletto di terra sul quale sto in piedi.
Io penso alla vita ed alla morte.
Io penso a Hamsun. Alla Sua vita ed alla Sua poesia, al Suo destino, ed alle Sue personali posizioni assunte a fronte delle ideologie, dei fermenti sociali e dei movimenti che caratterizzarono quell’epoca e la storia dell’umanità a cavallo di due secoli che Egli visse.
Io penso ad Hamsun, radicale e reazionario.
Io penso a Hamsun, ovvero alla Cultura: ed ai suoi sentieri ricoperti dall’erba.

Un giorno anche l’aeroporto di Venezia, quello di Oslo, le due rotaie per Otta, e la statale di Lom saranno ricoperti dall’erba.

Tanti amici norvegesi, come tutti gli amici che mi visitano gentilmente a Concordia, paese dove ho scelto di vivere, hanno passeggiato con me ed io ho loro mostrato gli scavi romani e paleocristiani. Là sulla piazza principale vedemmo così ad una profondità di 4 metri e mezzo la antica strada carrozzabile massicciata dell’epoca romana costruita oltre 2000 anni or sono.

Da quei dì, il vento dai monti portò terra, il vento del mare sabbia e le alluvioni detriti fango e melma.
Fu necessario scavare quattro metri e mezzo per scoprire questa meraviglia storica: due strade consolari.
Queste, iniziando da Sagunto (oggi Valencia) dal SudOvest e l’altra da Lutetia (oggi Paris) dal NordOvest, proprio a Concordia si incontravano e proseguivano congiunte oltre alle Alpi per Vindobona (Wien).
Quindi : un meraviglioso capolavoro di oltre 2000 anni addietro.
Maestria, ergo Cultura.

Cultura che ci tramandò la poesia di Virgilio, Ovidio, Orazio, gli scritti di Giulio Cesare, di Tito Livio, di Marco Aurelio, di Seneca, di Petronio e le opere di architetti, filosofi, storici, scultori, artigiani…..: Cultura!
Cultura latina, che come quella etrusca, azteca, greca, egizia, e tutte le altre innumerevoli Culture del mondo si studiano oggi, e per sempre nel futuro, nelle scuole e nelle università.

Cultura: in eterno.

Guardiamo l’antica massicciata romana e la ammiriamo. Pochi pensano che quei macigni pesano parecchi quintali e che vennero tagliati e posti in opera con lavoro manuale. Lavoro manuale di schiavi, che venivano fatti prigionieri in giro per il mondo e che forzatamente, a frustate, lavorarono per il resto della loro vita.

Cristiani fedeli ed osservanti visitano Roma e ammirano il Colosseo. Poi mangiano alla Pizzeria Nerone in via Domiziano e magari dormono all’Albergo Caligola. Al fatto che questi imperatori gozzovigliassero e si rimpinguassero assieme a migliaia di loro sudditi sugli spalti, per due secoli e più, mentre giù nell’arena poveri cristiani venivano dati in pasto a famelici leoni tenuti apposta in cattività, sono in pochi a pensarlo.

Fra cento anni tutto è dimenticato. Ancor più in duemila anni.

Di questo parlai una volta con un signore svizzero col quale divisi il tavolo nel vagone ristorante di un Intercity dalla Fiera di Düsseldorf a Francoforte.
Il discorso cadde sul Colosseo sui Cristiani, sui leoni ed i turisti, così si divagò immaginando un U.S.President Johnson Hotel a Ho-Chi-Min City fra duemila anni.
Io azzardai un MacArthur Hamburger Restaurant a Hiroshima, e magari un Viale Stalin a Katyn.
Egli aggiunse una Osama-Bin-Laden Street downtown Manhattan.

Poi si fece buio e silenzioso.
Vidi che mi fissava. Sommessamente disse :
– Mi è venuta la pelle d’oca… io sono ebreo… Lei pensa che ad Auschwitz un giorno ci possa essere una Birreria Doktor Göbbels?
– Probabile. – risposi io.
– Ma che cosa va mai dicendo? – sbottò un po’ agitato.
– Solo ciò che ha pensato Lei – conclusi io.
Ed intanto eravamo così arrivati all’aeroporto di Francoforte.

Avrei terminato, ma ho un PostScriptum:
Un giorno anche un certo teatro, in una certa grande città qui in Norvegia, cadrà in rovina e quattro metri e mezzo di terra, sabbia, detriti, fango e melma lo ricopriranno.
Nessuno spenderà un soldo per riportarlo alla luce, nessuno si ricorderà del suo direttore.
Quel giorno nei teatri di tutto il mondo si reciteranno ancora i drammi di Knut Hamsun e le Sue opere saranno ancora studiate nelle scuole e nelle università.
Oggi i sentieri dove l’erba ricresce di Hamsun sono soltanto ricoperti da qualche centimetro di verde. E’ troppo presto per poter giudicare e sentenziare. Crescano abeti e betulle!

Qualcuno di noi , qui presente stasera, dovrà ben ricordare tutto c i ò ad un certo signor direttore di teatro qui in Norvegia, che ha dichiarato il suo teatro “per sempre immune” da Hamsun: e non solo a lui ma anche a numerosi giornalisti che tanto parlano di Hamsun, tanto scrivono su Hamsun, ma mai hanno letto Hamsun.

Grazie per l’attenzione.

Sergio Calabri
da Concordia, Venezia, Italia.
Dal 1999 assieme alla Moglie e Compagna Giovanna onorario membro del Vostro Hamsun laget.

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