Albert Caraco ha affrontato in un corposo saggio il tema del razzismo, argomento che sembrava scomparso dal dibattito culturale nella seconda metà del ‘900, ma che oggi è tornato prepotentemente di attualità, poiché la classe dirigente mondialista è impegnata in un goffo tentativo di coprire i suoi loschi affari con infantili argomentazioni antirazziste.
Una lettura quindi di sicuro interesse Les Races et les Classes di Caraco, anche perché l’autore francese affronta il tema col consueto distacco e con la consapevolezza che, se il mondo abitato dalle varie razze è uno solo, tuttavia sono infinite le ragioni che oppongono un gruppo all’altro. La complessità dei comportamenti umani mostra continuamente una mescolanza di amore e di odio, di razzismo e di universalismo che si possono riscontrare all’interno di uno stesso individuo o di una stessa concezione del mondo.
La struttura del libro è molto agile e ben costruita, poiché si tratta di una serie di dialoghi che trattano i vari argomenti, dialoghi che si svolgono fra personaggi talvolta immaginari che rappresentano attitudini culturali o scelte ideologiche: il razzismo e l’umanesimo, il negrofilo e il negrofobo, il filosemita e l’antisemita…
Il pensiero di Caraco non è mai semplicistico, e parte dall’idea che nessun concetto può resistere all’urto dello spirito critico. Se il nostro autore afferma che le teorie razziste sono pregiudizi indimostrati, tuttavia è altrettanto diffidente delle teorie egualitarie, i cui assiomi sfiorano l’osceno. La conclusione che se ne ricava è il fallimento di ogni morale e di ogni illusione di progresso: al di là delle teorie razziste e di quelle egualitarie, Caraco vede soltanto una massa subumana di sciocchi, di folli, di codardi e di bruti!
Alcune osservazioni di Caraco sono profetiche, se si pensa che il libro è stato scritto nel 1967. Caraco afferma: “entriamo in un mondo in cui la follia è l’elemento costitutivo dell’ordine”; e ancora: “il buon senso sarà considerato un’eresia”. Sembra l’esatta descrizione del mondo globalizzato!
Per non parlare della delirante “Pace Messianica” che oggi viene propagandata con tanta insistenza e che, per Caraco, non sarà altro che un cimitero dello Spirito in cui i despoti avranno campo libero.
Infatti nel vuoto ecumenico della civiltà contemporanea Caraco intravede grandi spazi per la resurrezione dei fanatismi, e mostra che sia il razzismo sia l’uguaglianza si prestano al rischio ideologico: ovvero un riduzionismo semplicistico che viene utilizzato dalla classe politica per offrire alle masse una facile quanto illusoria chiave di lettura della realtà.
L’insopprimibile differenza fra gli individui spinge le istituzioni democratiche a esercitare continuamente l’intimidazione, la violenza e la sopraffazione per attuare l’uguaglianza; d’altra parte sotto l’apparente calma del linguaggio istituzionale, covano diffidenze e sospetti reciproci destinati verosimilmente a generare esplosioni di violenza.
Nell’epoca dell’Ancien Régime la disuguaglianza istituzionalizzata col sistema delle caste aveva in qualche modo limitato la violenza, mentre le teorie democratiche hanno scatenato forze distruttive che hanno dato vita alle grandi dittature del XX secolo e che stanno costruendo un regime di tirannia globale che Caraco immaginava e che oggi stiamo sperimentando sulla nostra pelle…
La conclusione del nostro autore è che l’illuminismo ha aperto gli occhi all’umanità, ma solo per fargli vedere le tenebre in cui è avvolta: il mondo non può essere nulla di più che un inferno organizzato!
Di grande interesse sono le osservazioni sui meticci che presentano personalità particolarmente sfaldate proprio in virtù della loro molteplice appartenenza. Del resto è proprio per questo motivo che il mondialismo vuole imporre l’imbastardimento universale: per controllare e manipolare a piacimento una massa indistinta di individui amorfi.
Caraco ritiene che l’esplosione demografica porti inevitabilmente allo scoppio di feroci conflitti razziali: gli uomini sono troppo numerosi perché la tolleranza sia praticabile. Ma in questa desolante visione non mancano profetiche allusioni alle reazioni contro la globalizzazione: la scomparsa delle nazioni lascerà spazio alla rinascita di identità locali. Non ci saranno più Francesi, ma Bretoni, Alsaziani, Provenzali, Corsi…
Un altro fenomeno intravisto dal lungimirante Caraco era il riaffacciarsi di un certo razzismo neocoloniale che va a braccetto con la lobby ebraica e che utilizza la propaganda sionista come foglia di fico per coprire inconfessabili interessi: è proprio questa la logica delle moderne guerre “umanitarie”.
Inoltre il pensatore francese non risparmia le frecciate alla Chiesa Cattolica, che in passato rifiutava l’ordinazione di sacerdoti di colore e che nel corso del XX secolo si è totalmente ebraicizzata!
Il tema religioso, sempre centrale in Caraco, è affrontato dal punto di vista della fine della storia: i sistemi di pensiero che dall’Ebraismo sono scaturiti, Cristianesimo, Islam e comunismo, confluiranno nell’orizzonte del messianismo ecumenico, che però sembra destinato non tanto a concludere la storia, quanto a preparare una deflagrazione universale…
Les Races et les Classes è quindi un buon testo di riferimento per meditare sulle questioni razziali, che i mass media affrontano con una sconcertante superficialità e con un tono moralistico decisamente fuori luogo, data la gravità del problema.
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Albert Caraco, Les Races et les Classes, Éditions l’Âge d’Homme, Lausanne 1967, pp. 416.
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