Wolfgang Willrich nacque a Göttingen il 31 marzo 1897 da una famiglia di tradizione contadina originaria della Bassa Sassonia e della Pomerania che gli trasmise un forte senso di attaccamento alla terra natale.
Il padre, Hugo Willrich, ebbe una grande influenza sulla personalità del giovane artista e sulle successive scelte del figlio: oltre ad essere insegnante del liceo e capitano della riserva era anche un famoso professore di filologia classica e storia all’università, autore di importanti lavori sull’ellenismo[1]. Grazie alle profonde conoscenze culturali del padre, Wolfgang crebbe nel suo tempo assimilando i valori e gli ideali della Grecia classica: il presente era analizzato in conformità a quei valori che da allora ispirarono la sua vita. Lo studio dei classici della Grecia arcaica, della storia dell’arte e degli ideali di bellezza ed armonia antichi, lo allontanarono dai suoi contemporanei e lo familiarizzarono con le opere d’artisti quali Leonardo, Michelangelo, Dürer, Velasquez, Holbein e Rembrandt.
Giovanissimo Willrich manifestò un precoce talento artistico: poteva comporre musica, dipingere, incidere, e disegnare con estrema facilità e naturalezza e, già da allora, il suo più grande desiderio era quello di diventare un artista. Terminato nel 1915 il “Max Planck Gymnasium” di Göttingen, entrò nello stesso anno nella Kunsthochschule di Berlino prendendo contatto con le varie tendenze artistiche astratte: il suo rapporto con gli “ismi” moderni fu subito conflittuale. Vide nei mercanti che imperversavano nelle gallerie d’arte, strombazzando una fraseologia nebulosa, solo un grande imbroglio. I valori estetici classici e la dura etica prussiana lo portarono a giudicare le nuove teorie come corrotte, dementi e contronatura. Wolfgang Willrich insorse contro l’infatuazione per il miserabile, il volgare, l’impotenza e la malattia che gli sembravano caratterizzare l’arte dei suoi contemporanei: per lui il centro della rappresentazione artistica doveva essere l’uomo ben nato, libero, sicuro dei suoi valori. La bellezza del corpo doveva essere veicolo ed espressione di uno spirito ugualmente armonico e di una nobile anima. Fece sue le parole di Gundolf (nel “George-Kreis”, Berlin 1920 pag. 205):
“Solo i Greci ed i Tedeschi hanno identificato l’essenza umana nella figura giovanile, nel cammino graduale verso la fioritura completa, il risveglio dello spirito e la perfezione fisica. Solo presso questi due popoli la giovinezza non è soltanto una condizione naturale, ma una condizione dello spirito[…] Solo questi due popoli conoscono la forza che dal corpo bello crea le imprese eroiche e le immagini degli Dei: l’amore come forza creatrice del mondo, l’unione della giovinezza trascorrente con lo spirito eterno, l’Eros”
Il perfezionamento artistico di Willrich trovò un grosso ostacolo nello scoppio del primo conflitto mondiale: nel 1916 si arruolò e divenne un soldato del 251° reggimento di fanteria combattendo prima sul fronte orientale e poi contro i francesi. Durante la guerra avrà l’esperienza decisiva che lo farà diventare un sostenitore della coscienza razziale ariana. Scriverà nelle sue memorie (pag.14 del libro di Klaus J. Peters Wolfgang Willrich: Kriegszeichner-War artist, 1990 R. James Publishing):
“A sinistra nella successiva trincea, tra i nostri rotoli di filo spinato e la terra, giaceva un giovane ufficiale: il più avanzato di tutti i morti russi. Nel profondo della mia anima pensavo che noi stavamo combattendo contro questa gente: fucilieri siberiani e guardie russe che con in faccia la morte erano avanzati contro di noi ed erano costituiti per la maggior parte da uomini generosi e ben fatti come quello che osservavo. Sentivo che quel giovane russo avrebbe potuto essere mio amico più di qualcuno degli uomini della mia stessa compagnia e che era una follia per il mio ed il suo popolo spararsi addosso e morire. D’ora in poi non avrei dimenticato l’ufficiale russo caduto. Riflettendo su ciò, mi veniva in mente che c’era qualcosa che ci univa saldamente trascendendo le frontiere nazionali e la lingua: la provenienza da una stessa stirpe, la stessa della nostra carne e del nostro sangue anche se ora, come nemico della patria, egli ci attaccava furibondo o rassegnato con lo scopo di annientarci”.
Alla fine del marzo 1918 Wolfgang Willrich fu decorato con la croce di ferro di prima classe e promosso sergente. Trasferito sul fronte occidentale fu fatto prigioniero dai francesi. Internato nel campo di prigionia d’Orléan realizzò, nel lungo periodo di detenzione, numerosi schizzi e disegni e pubblicò il suo primo dipinto in una rivista di guerra della Croce rossa internazionale.
Rilasciato nel 1920, iniziò un duro periodo di studio nell’accademia d’arte di Dresda. Trascorse quattro anni in quella città nella classe di disegno allievo di Richard Müller ed in seguito frequentò per sette anni i corsi di Hermann Dittrich, eccellente professore di anatomia plastica. Nel 1923 dipinse il trittico Der Tod ruft die Soldaten per ricordare alunni ed insegnanti della sua vecchia scuola caduti nella prima guerra mondiale, che fu posto nell’aula magna del “Max Planck Gymnasium” di Göttingen. Negli ultimi tre anni dell’accademia lavorò sotto la direzione del famoso pittore di affreschi Georg Lührig. In questo periodo Willrich si dedicò anche a studi di biologia ed antropologia, ottenne numerosi attestati onorifici ma non ricevette commissioni o borse di studio da parte delle autorità pubbliche, mentre gli adepti della “nuova arte” se n’accaparravano a profusione. Solo una piccola cerchia di uomini animati dallo spirito völkisch arrivava a comprendere la forza ed il valore di quest’uomo: videro in lui il pittore dell’unità germanica, capace di rendere visibile ciò che essi intendevano per “essere di buona razza”, nozione che aleggiava ancora vagamente nel loro spirito. Per loro Willrich esprimeva l’idea che la bellezza dei corpi potesse essere, come per gli antichi, l’incarnazione di un’umanità superiore e nobile. Alla decadenza in cui l’uomo era materia indifferenziata e merce, era necessario opporre lo spirito sano della comunità di sangue e suolo.
Al cosmopolitismo opporre l’amore per l’Heimat e la gioia di un popolo sano: riprendere gli ideali che erano stati all’origine del movimento giovanile dei Wandervögel nel quale l’artista aveva attivamente militato. Le parole di Stefan George (La Stella dell’alleanza, Edizioni Novecento, 1987, pag. 73), uno dei poeti più amati della Jugendbewegung, evocavano il pericolo estremo, l’età del lupo della mitologia germanica, la fine della stirpe nordica:
“Ihr habt, fürs Recken-alter nur bestimmte Und Nacht der Urwelt, später nicht bestand. Dann müsst ihr euch in fremde Gaue wälzen Eur kostbar tierhaft Blut verdirbt Wenn ihrs nicht mischt im Reich von Korn und Wein. Ihr wirkt im andren fort: nicht mehr durch euch, Hellhaarige Schar! Wisst dass eur eigner Gott Meist kurz vorm Siege meuchlings euch durchbohrt.”
“Durate quanto solo è destinato all’età degli Eroi E alla notte del mondo primitivo: non oltre. Poi dovete trascinarvi per ignote contrade E il vostro prezioso sangue animalesco e infantile si corrompe. Se non lo mescolate nel regno del grano e del vino. E sempre voi operate nell’altro – non più mediante voi – Schiera dai chiari capelli! Sappiate che il vostro dio Quasi sempre poco prima della vittoria a tradimento vi trafigge.”
Willrich aderisce al Tannenbergbund, associazione völkisch diretta dal generale Ludendorff (eroe di guerra ed autore del tentato colpo di stato a Monaco nel 1923 con Hitler) e dalla moglie Mathilde [2]. Si allontanerà dall’associazione nel 1928 anche se, nel 1932 e nel 1934 il calendario del movimento dei Ludendorff, il Tannenberg Jahrweiser, avrà ancora sue illustrazioni. Willrich si farà conoscere come valido artista in tutta la Germania dipingendo, nel 1927, il ritratto del Generale Ludendorff e, nel 1929, quello del Generale Lettow-Vorbeck. Nel 1933 Willrich non è membro del partito nazionalsocialista e non ha i favori delle autorità: è rimosso dal suo posto di lavoro, al Ministero della cultura, per le sue simpatie col movimento di Ludendorff, ormai in rotta di collisione con Hitler. In quel periodo Willrich inizia una breve carriera come insegnante in una scuola privata di Dresda e continua i suoi studi di pedagogia, filosofia e biologia.
Nel 1934, dopo aver notato i suoi lavori su alcune riviste völkisch, il capo dei contadini tedeschi Richard Walther Darré lo chiamò a Berlino e lo fece assumere tra i suoi collaboratori con la paga di 500 marchi al mese ed il compito di cercare e dipingere contadini tedeschi con caratteri nordici. Dopo il libretto teorico del 1934 Kunst und Volksgesundheit nascono gli splendidi lavori pubblicati dalla casa editrice del Reichsbauernführer Blut und Boden di Goslar: Aus deutschem Bauerntum e Bauerntum als Heger deutschen Blutes del 1935. I tre portfolio di 12 dipinti ciascuno di Vom Lebensbaum deutscher Art. Bilder und Gedanken zur Rassenfrage (Frauenspiegel, SS [3], Adel aus Blut und Boden) dal 1935 al 1938. Nel 1938 per la casa editrice Bruckmann uscirono i due tomi di ritratti Nordisches Blutserbe in Suddeutschen Bauerntum insieme al pittore Oskar Just con la prefazione di Darré. Willrich rifiutò fermamente un’offerta della casa editrice Scherl che voleva acquistare i diritti di riproduzione di tutte le sue opere fino alla fine della sua vita così come una lucrosa offerta di Heinrich Himmler di conferirgli un alto grado nelle SS. Nonostante il suo lavoro per Darré non accettò di aderire al NSDAP né a nessuna delle organizzazioni annesse.
Willrich era un tipo solitario e ad eccezione della moglie Charlotte, sposata a Dresda nel 1931, ebbe pochi amici. Uno di questi, Paul Minke, responsabile per la scuola capi Hitlerjugend di Potsdam, dopo la pubblicazione nel 1938 presso la casa editrice Sigrune di Das deutsche Antlitz, lo mise in contatto con l’organizzazione Volksbund für das Deutschtum im Ausland che gli commissionò una grossa serie di ritratti che appariranno sul libro più bello ed affascinante di Willrich, pubblicato nel 1939 dalla casa editrice del VDA (Verlag Grenze und Ausland), Des Edlen ewiges Reich [4]. In quest’opera, Willrich riaffermava il suo ideale di un popolo sano e libero nel corpo come nello spirito. La liberazione doveva essere anche spirituale perché il cristianesimo era considerato una forma malata e straniera di religiosità. Metteva in guardia i suoi lettori dal pericolo della civilizzazione materialista e cosmopolita americana e dalla catastrofe che una guerra civile europea poteva rappresentare per l’intero vecchio continente.
Nel 1937, con Walter Hansen e con il conte Klaus von Baudissin è uno dei promotori della mostra inaugurata a Monaco Entartete Kunst che denuncia, come troppo moderata, la politica ufficiale d’opposizione al “bolscevismo culturale” dell’arte moderna e che si attira critiche all’interno dello stesso NSDAP (tra cui Adolf Ziegler presidente della camera dell’arte e del ministro Wilhelm Laegert). L’idea di Willrich dell’arte e della cultura fu così intransigente ed inflessibile che ogni altra concezione era considerata una degenerazione. Queste idee furono compiutamente espresse nel suo più grosso lavoro teorico del 1937 pubblicato dall’editore Lehmann Säuberung des Kunsttempels: una dura requisitoria contro le tendenze artistiche moderne. Willrich era convinto che la sola arte di valore fosse quella classica e che solo la grandezza etica dovesse essere soggetto di rappresentazione. L’arte non doveva essere il risultato di una teoria estetica ma doveva cercare la sua origine nello spirito del popolo. L’arte veniva dal popolo e perciò doveva essere comprensibile a tutti. L’arte non era autonoma, non possedeva un’esistenza indipendente, ma era il mezzo con cui il popolo esprimeva la sua identità. L’assioma centrale dei teorici völkisch era Volk als Kulturboden, l’arte nasceva nel terreno della Volksgemeinschaft, era la pianta che cresceva nella comunità del popolo. Missione dell’artista era definita dall’idea che la vita spirituale del popolo si basava sulla direzione dello Stato, che traeva la sua legittimità dalla conformità alla Tradizione espressa dal Volksgeist. Motivo essenziale dell’ispirazione di Willrich fu il mondo contadino che per eccellenza è il mondo dell’eterno ritorno delle cose, il mondo che attraversa i tempi in una natura immutabile, tutti i giorni identica a se stessa. Willrich scelse di dipingere quella gente, i contadini, i soldati, che avrebbero dovuto essere modello per tutto il popolo. Modello di qualità esteriori ed interiori: modestia, onestà, diligenza, rispetto per la donna e la famiglia, radicamento alla terra ed alle tradizioni. Egli tirò dritto per la sua strada senza ricercare lodi, fama, carriera. Volle solo dedicarsi completamente alla sua arte con estrema dedizione mantenendo dignitosamente la propria famiglia.
Nel 1939 con la mobilitazione generale Willrich si presentò subito come volontario, ma fu scartato a causa dell’età: non si rassegnò. Scrisse un’incredibile lettera ad Erwin Rommel in persona (pag. 46 del libro di Peters) in cui chiese di andare al fronte: se non fosse stato possibile combattere voleva almeno mettere la sua arte a disposizione dell’esercito per ritrarre i soldati più valorosi. Dal 1939 ricevette ufficialmente il compito di disegnare, per conto del dipartimento propaganda dell’esercito, i soldati impegnati nella guerra che si erano distinti per il loro valore. La prima raccolta di ritratti fu quella dedicata ai sommergibilisti e ai comandanti della marina tra cui Karl Dönitz e Günther Prien. Inviato nel 1940 sul fronte francese eseguì i ritratti del generale Guderian e di Erwin Rommel. Nel 1941 con i paracadutisti del battaglione d’assalto di Koch e poi in Norvegia-Finlandia con la fanteria di montagna, nel 1943 in Italia col generale Kesserling ed infine in Russia. Durante queste missioni eseguì moltissimi ritratti di personaggi famosi (Hans Ulrich Rudel, Hanna Reitsch, Ferdinand Schörner, Mölders, Galland, Dietl) come di semplici soldati. Willrich pubblicò con la casa editrice Grenze und Ausland le serie delle cartoline dedicate alle varie armi dell’esercito. Queste cartoline fecero il giro del mondo ed ancor oggi sono ricercatissime da collezionisti ed ammiratori.
Nel 1943 uscì il capolavoro Des Reiches Soldaten che raccoglieva i ritratti militari eseguiti da Willrich sui vari fronti: fanti, paracadutisti, marinai famosi o sconosciuti che con il loro valore stupirono il mondo. Verso la fine della guerra nel 1944 Willrich ricevette dall’esercito l’incarico di produrre un lavoro propagandistico per spiegare alla popolazione i motivi della lotta finale del soldato tedesco: finito in tempi strettissimi vedrà la luce solo nel 1949 stampato a Buenos Aires dalla casa editrice Duerer intitolato Dafür kampfte der deutsche Soldat (ristampato in francese dalla casa editrice Arès, Case Postale 222, 1233 Bernex, Suisse e prossimamente in edizione italiana presso l’Editrice Ritter). Il volume conteneva, oltre ai dipinti ed ad una breve biografia, il testo dell’orazione funebre letta in occasione della morte del pittore.
Alla fine della guerra Willrich fu fatto prigioniero e deportato in un campo di concentramento in Normandia dalla U.S. Military Police. Fu un periodo di fame e di sofferenze: la sua salute è minata a tal punto che deve essere ricoverato in ospedale e rilasciato in anticipo nel 1946. Dopo il rilascio Willrich tornò a Göttingen accanto alla moglie ed ai tre giovani figli che erano stati evacuati da Berlino. La sua casa era stata saccheggiata ed il 90% della sua opera era stata distrutta o trafugato dagli occupanti. Ripartì da zero iniziando nel 1947 a scrivere le sue memorie (Aus Freunde am Schönen completate dalla moglie Charlotte nel 1987 e rimaste inedite) ma la sua salute era definitivamente compromessa. Le sue convinzioni non vacillarono e in una lettera del maggio del 1948 (pag. 265 del libro di Peters) riaffermò la sua concezione dell’arte. Dopo lunghi mesi di sofferenze Wolfgang Willrich si spense a Göttingen il 18 ottobre del 1948. Il suo superiore, generale Hellermann, lo ricordò in una lettera con queste parole:
“Wolfgang Willrich fu impiegato come maresciallo in quest’ufficio della riserva. Egli ricevette il mio permesso di indossare abiti civili e di vivere nel suo appartamento di Berlino. Sentivo che ciò era necessario per lui, sapevamo di avere a che fare con un autentico artista. Ogni costrizione inibiva il suo lavoro. Si ribellava ad ogni vincolo e ciò a detrimento della sua creatività. Ho conosciuto pochi uomini che avessero un così gran bisogno di libertà. Sia come uomo, sia come artista ha sempre fatto ciò che riteneva giusto. Willrich possedeva un considerevole coraggio personale: una qualità assai rara. Nel suo rango di maresciallo non fu mai timoroso di esprimere le sue opinioni apertamente e con chiarezza di fronte ai superiori, generali compresi. Grazie alla sua creatività artistica ed alle sue vaste conoscenze in numerosi campi si potevano intrattenere con lui interessanti discussioni in cui egli dimostrava costantemente il suo carattere coraggioso. Il Partito e soprattutto le SS volevano sfruttarlo per i loro fini. Tutte quelle offerte, anche quelle provenienti dagli influenti uffici di Rust ed Himmler, furono persistentemente rifiutate… Questo atteggiamento di rifiuto significò per Willrich il disprezzo per i vantaggi personali. Egli viveva solo per la sua arte e per ciò che credeva fosse giusto. Fu un artista che, in semplicità spartana, andò per la sua strada senza alcuna considerazione per i profitti… Fu un artista indipendente nel vero senso del termine”.
Nel dopoguerra tutti i libri di Wolfgang Willrich furono messi al bando: il 13 maggio 1946 la Commissione Interalleata di Controllo emanò una legge” sull’estirpazione della letteratura a carattere nazionalsocialista o militarista”. Contemporaneamente si creò nella zona d’occupazione sovietica un organismo speciale “Schriften-Prüfstelle bei der deutschen Bücherei, Leipzig” che intraprese subito la redazione di una nuova lista di libri proscritti. La lista iniziale di 526 pagine comprende 13.223 libri e 1.502 giornali proibiti dal 1 aprile 1946.A completamento di questa lista uscirono altri tre volumi rispettivamente il 1 gennaio 1947 (179 pagine, 4.739 libri e 98 giornali proibiti), il 1 settembre 1948 (336 pagine, 9.906 libri e giornali proibiti) e il 1 aprile 1952 (circa 7.000 libri e giornali proibiti). In totale furono proibiti poco più di 36.000 libri e periodici editi prima del 1945. Queste liste di proscrizione furono utilizzate ugualmente ad ovest e sono consultabili in quanto ristampate dall’editore antiquario Uwe Berg (Liste des Auszusondernden Literatur, quattro volumi richiedibili ad Uwe Berg Verlag, Tangendorferstrasse 6, D 21442 Toppenstedt.Tel.04173 6625 Fax 04173 6225). I libri sono classificati per autore in ordine alfabetico. Per ogni autore sono indicati i singoli libri proibiti o “l’intera opera”[5]. L’ultimo volume del 1952 è pubblicato a cura del ministero per l’Educazione Politica della DDR. La Germania federale è da allora l’unico paese dell’Europa occidentale che dispone di un sistema ufficiale di “messa all’indice” (Indizierung) dei libri giudicati indesiderabili [6]. Recentemente, grazie alla meritoria opera di Thule-Italia http://www.thule-italia.org/ è stato realizzato il sito più completo su Wolfgang Willrich a livello mondiale: http://www.galleria.thule-italia.com/willrich.html
Oltre alla bibliografia completa ed al catalogo delle opere di Willrich disponibili attualmente sul mercato, sono state messe in rete quasi tutte le opere dell’artista apparse sui suoi libri e il numero della rivista Verhagen & Klasing, August n. 53, 1939 che contiene l’articolo di K. Nonn Der Maler Wolfgang Willrich e numerose riproduzioni di suoi quadri a colori. Ultimo scempio alla memoria del pittore fu fatto alla fine degli anni ottanta: dopo demenziali discussioni sulla natura “bellicista ed eroica” o meno del dipinto e malgrado l’intervento della sorella Ingeborg Willrich, della moglie Charlotte Willrich e di numerosi ex-studenti del liceo il trittico Der Tod ruft die Soldaten fu tolto dall’aula magna del “Max Planck Gymnasium” di Göttingen. La destinazione del gigantesco dipinto (3 metri x 7,10 metri) fu la mostra permanente “rieducativa” nei pressi delle famose Zeppelin Tribüne, Faszination und Gewalt nella città di Nürnberg (Ausstellung “Faszination und Gewalt” Reichparteitagsgelände, Museen der Stadt, Bayernstrasse 110, D 90471 Nürnberg) . Quanti amano la pittura di Wolfgang Willrich possono ammirarlo là, additato, malgrado sia stato dipinto nel 1923, come “esempio di arte nazionalsocialista” (Dorothea Trittel Abgehängtes Gedenken. Das Aulabild im Max-Planck-Gymnasium in Verewigt und Vergessen di Carola Gottschalk ed altri, VS 1992, Göttingen pag. 69-75).
Note
[1] De conjurationis Catilinariae fontibus / Willrich, Hugo 1893 Göttingen; Juden und Griechen vor der makkabäischen Erhebung / Willrich, Hugo 1895 Göttingen; Judaica / Willrich, Hugo 1900 Göttingen; Caligula/Willrich Hugo 1903 Wiesbaden; Livia / Willrich, Hugo 1911 Leipzig; Urkundenfälschung in der hellenistisch-jüdischen Literatur / Willrich, Hugo 1924 Göttingen; Das Haus des Herodes zwischen Jerusalem / Willrich, Hugo 1929 Heidelberg; Perikles / Willrich, Hugo 1936; Göttingen Cicero und Caesar / Willrich, Hugo 1944 Göttingen.
[2] Presso la casa editrice Hohe Warte, erede del pensiero di Erich e Mathilde Ludendorff, è possibile ordinare due ritratti di Mathilde Ludendorff eseguiti da Wolfgang Willrich nel 1941 e nel 1947: Verlag Hohe Warte GmbH, Tutzinger Str. 46, D – 82396 Pähl http://www.hohewarte.de/ – E-mail: redaktion@hohewarte.de Su Mathilde Ludendorff vedi http://www.thule-italia.net/Storia/MathildeLudendorff.html
[3] A questo indirizzo: thule@thule-italia.org – oppure tel: 340 4948046 è possibile ordinare una perfetta ristampa del porfolio Vom Lebensbaum deutscher Art di 12 disegni di militi SS di Wolfgang Willrich prefazione di Heinrich Himmler.
[4] Presso la libreria ARNDT-Buchdienst, Postfach 3603, D 24035 Kiel http://www.lesenundschenken.de/ – Tel. 04384 59700 Fax. 04384 597040 è possibile ordinare due poster formato 30×42 Giovane contadina della Prussia Orientale e Deutsche Familie, un portfolio di 12 ritratti 30×21 estratti dal libro Das Edlen ewiges Reich al costo di 15 euro. Il libro è stato messo completamente in rete per la parte del testo al sito http://www.galleria.thule-italia.com/DasEdlenEwigesReich.pdf e per la parte grafica al sito http://www.galleria.thule-italia.com/edlen.html. Presso la casa editrice Effepi è possibile ordinare il volume Donne e uomini di Germania. L’ideale ariano nei ritratti di Wolfgang Willrich, Effepi, 2007, euro 10,00. Richiedere a: Edizioni Effepi Via B. Piovera 7 – 16149 Genova. Telefono: 010 6423334 cell 338 9195220 Posta elettronica: effepiedizioni@hotmail.com – http://www.effepiedizioni.com
[5] Consultabile anche al sito http://www.vho.org/censor/tE.html
[6] Elenco dei libri al bando in Germania, Svizzera e Francia consultabile al sito http://vho.org/censor/Censor.html; cfr. Martin Lüders, La più grande campagna di distruzione di libri di tutta la storia.
Notizie biografiche in:
Mortimer G. Davidson Kunst in Deutschland 1933-1945, Band II Malärei, 1992, Grabert Verlag, Postfach 1629, D – 72006 Tübingen Tel.07071 4070-0 Fax 07071 – 407026 – http://www.grabert-verlag.de/ – Email: info@grabertverlag.de
Klaus J.Peters, Wolfgang Willrich Kriegzeichner-War Artist, R.James Publishing, P.O. Box 23456, San Jose, California 95153-3456 USA Tel.408 2255777 Fax 408 2254739 – http://www.bender-publishing.com/ – E-mail: order@bender-publishing.com
Tom Capparelli, The military postcards of the third Reich, Published by Tom Capparelli, P.O. Box 655, Villa Park, IL 60181,USA.
Il volume Aryan Portraits con ritratti di W. Willrich in bianco e nero, testo in inglese e tedesco, costo 10,00 dollari americano è ordinabile a: RJG Enterprises Inc. – PO Box 6424 – Lincoln NE 68506 – USA. E-mail: info@third-reich-books.com – http://www.third-reich-books.com/third-reich-nazi-books.htm#SS
Sito che ha messo in rete gran parte dell’opera di Wolfgang Willrich, Galleria d’Arte Thule: http://www.galleria.thule-italia.com/
Nello spazio dedicato a Wolfgang Willrich: http://www.galleria.thule-italia.com/willrich.html
Lavori di Wolfgang Willrich in commercio/Available works of Wolfgang Willrich: http://www.galleria.thule-italia.com/catalogowillrich.html
Lascia un commento