Pan è vivo e danza al fianco degli Uomini

panPan è morto solo nel cuore di chi non spera più.

“La ricetta è una soltanto: affrontarsi, scendere dentro di sè, scoprirsi; scoprire come in realtà non si agisca, ma si sia agiti, e combattere la propria battaglia per la libertà, l’unica che esista per l’uomo: la signoria su se stesso…
Bisogna “essenzializzarsi” come ci ammonisce Evola: da qui ogni atto potrà ridivenir magico, da qui potrà essere propiziato l’avvento del Nume Pan: egli è morto solo nei cuori di coloro che hanno rinunciato alla propria natura di uomini. Per coloro in cui l’antico Fuoco arde ancora, ancora è avvertibile, la magica Armonia che promana dal flauto del Dio”.

(Rivista “Mos Maiorum”, anno II, n. 2).

La leggenda racconta che l’egiziano Tamuz, davanti all’isola di Paxos udì il lamento “Thamuz pan megas tethneke”, intendendolo come “Tamuz, il grande Pan è morto”. Plutarco riferisce l’episodio mitico nel De defectu oraculorum. A dispetto della presunta “morte di Pan”, un secolo dopo, come Pausania riporta, i santuari, gli altari ed ogni altro luogo sacro di Pan erano ancora molto frequentati. In realtà, miti letterari a parte, in Grecia, come nel resto dell’Impero, i culti dei Padri finirono esclusivamente per effetto delle violenze e dei massacri successivi all’ultimo editto di Teodosio. Non a caso questo episodio minore della mitologia greca, viene il più delle volte utilizzato dagli esegeti cristiani, che in questa leggenda vedono affermata “la fine degli dei pagani”.

Tralasciando differenti ed opposte interpretazioni e traduzioni della mitica frase, bisogna dire che l’impianto dogmatico-fideistico che si è costruito attorno a questo episodio appare eccessivo, forzato, ingigantito rispetto alla pochezza dell’ipotetico evento in sé, a non volerne contestare la consistenza reale e l’evidente fragilità della narrazione. Ricordiamo che Plutarco riferisce una voce, non una sua visione od esperienza personale. Appare evidente che l’ipotesi “incapacitante”, ovvero la teorizzata impossibilità di stabilire, o meglio ri-stabilire, un contatto con le Forze Celesti, per il bene della natura e dell’uomo, sia funzionale e finalizzata a sostenere una teoria dalla quale ben determinati ambienti credono di trarre benefici, al fine affermare una forma di (pseudo) esoterismo antropocentrico.

La pericolosità di tali percorsi è rappresentata dall’idea che tutto sia affidato all’uomo, che solo l’uomo sia responsabile dei disastri della modernità, e, chissà per quale motivo sconosciuto, dovrebbe essere capace di sistemare i guasti da esso stesso causati.

Ma la realtà è ben diversa dalle teorie ottocentesche. Come sempre la realtà visibile è la proiezione di un concorso di forze, umane e sovrasensibili. Quale sia la natura, il livello e la funzione delle entità invisibili che oggi influenzano la nostra vita, ce lo svela la natura cancerogeno-radioattiva della società usurocratica, che tutto vorrebbe distruggere.

Che gli Dei si siano ritirati “negli uomini”, è una ipotesi fragile, non suffragata da nulla se non da ideologie ottocentesche. Negli uomini permane, da sempre, una scintilla divina pronta ad infiammarsi.

Codeste ideologie pretendono di aver compreso che, duemila anni fa, tutte le forze invisibili di tutto il Cosmo, Dei, Geni, Demoni ed ogni altra forma spirituale di vita, si siano ritirate a partire dall’episodio de “la morte di Pan”.

Si pretendere di sapere che i nativi americani, gli arii d’oriente, i giapponesi, ed ogni altro popolo o civiltà del cosmo, abbiano celebrato per secoli, millenni, i propri riti in maniera “sterile” (atteso che da quel che si afferma la controparte rituale invisibile era ormai lontana dagli uomini). Con ciò, inoltre, si afferma l’inutilità e l’inifluenza della cristianità, il cui collegamento col divino sarebbe da considerarsi, secondo queste teorie, soltanto una illusoria allucinazione. Quindi, tutto irreale, sterile, nullo, perchè successivo alla percepita voce che parlò della morte di Pan.

L’intento mortifero, ottundente, distruttivo, di questa teoria, non viene certo compensato dalla pretesa crescita e responsabilità spirituale degli uomini. Gli Dei non si sono ritirati, né tanto meno sono svaniti o morti. Essi attendono la chiamata di uomini risvegliati, tornati Signori di sé, reintegrati interiormente attraverso la costituzione del Re individuale, il sovrano interiore, il regnante dell’anima propria, che, Re tra i rinnovati Re, riporterà ordine ed armonia sulla terra. Che gli Uomini tornino sacerdoti e guerrieri, e le donne sibille e sacerdotesse, madri e spose d’eroi. Rifulgano i Fuochi e le acque ritornino chiare e pure. Solo attraverso tali elementi si parla col Cielo, e dedicarsi ad essi corrisponde, per l’uomo pio, al gesto del guerriero che affila la lama…

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *