Più di una volta abbiamo avuto occasione di parlare, su queste colonne, di libri relativi all’antichità indoeuropea. Il valore che testi di questo genere racchiudono, al di là dei dati comparativi, linguistici, archeologici e filologici che offrono, sta nel richiamo ad origini remotissime, all’eredità di una memoria, cioè, che riposa nei millennî. Qualcosa di simile a questa funzione esercitano il mito e il simbolo: per il loro tramite rivolgiamo il nostro sguardo all’eterno; similmente studiando la civiltà indoeuropea antica nel suo complesso guardiamo al passato, per vedere il presente con occhi liberi dai tanti pregiudizî moderni. Ora, in entrambi i casi il risultato è quello di una percezione del mondo più reale; qui stanno il valore e il ruolo di libri come Mír Curad, un corposo volume pubblicato come novantaduesimo nella prestigiosa collana degli Innsbrucker Beiträge zur Sprachwissenschaft.
Il titolo è in gaelico irlandese, e significa “La porzione del campione”: si tratta come noto, di un’antica immagine assai diffusa nella mitologia celtica, e cioè quella relativa alla parte di cibo che, in occasione di solenni banchetti, era riservata a quello che veniva riconosciuto essere il migliore tra i guerrieri. Il volume, assai corposo (sorpassa le 700 pagine), è dedicato allo studioso di linguistica celtica e indoeuropea Calvert Watkins (del quale è anche riportata la bibliografia completa) in occasione del suo sessantacinquesimo compleanno.
È proprio al mondo celtico che sono dedicati alcuni dei saggî più interessanti tra i ben sessanta che compongono il libro. Due articoli richiamano, parafrasandoli, i titoli di due libri di Watkins, rispettivamente del 1987 e del 1995 (How to kill a Dragon). Si tratta di studî rispettivamente in linguistica iranica e ittita. Un contributo in tedesco di Roberto Gusmani (Università degli studi di Udine) è dedicato all’influsso romanzo sugli Altdeutsche Gespräche, un glossario del X secolo; un articolo in francese del prof. Bader dell’École Pratique des Hautes Études si intitola La Mèmoire du Poète et l’Oubli du guerrier: è uno scritto interessante, relativo al tema della memoria e dell’oblio quale topos mitico-letterario dell’Iliade e della poetica indoeuropea in genere. Relativi a temi omerici sono anche Die Entstehung des homerischen Irrealis der Vergangenheit di H. Hettrich e Homerisches und Unhomerisches bei Homer und auf dem Nestorbecher di M. Peters.
Tra gli altri contributi meritano una menzione almeno quelli di J.P. Mallory dell’Università di Belfast, uno dei più noti studiosi di indoeuropeistica e animatore del prestigioso “Journal of Indo-European Studies” (JIES). Il suo articolo illustrato, molto interessante, è dedicato all’antico carro irlandese, di cui sono studiati i nomi dei singoli elementi costitutivi. Interessanti anche gli scritti di Puhvel e di Polomé (recentemente scomparso), rispettivamente sul concetto indoeuropeo di furor e su un’etimologia olandese. Inoltre una lettura della sesta ecloga dell’Eneide (R. Thomas), un articolo sulla “nascita di un orso nel Beowulf” (S. Peters) e anche uno in lingua italiana, cioè Etymologica anatolica minora di Onofrio Carruba (Pavia).
Il volume, rilegato in tela, costa 2100 scellini austriaci e può essere richiesto a I.B.S., Elisabethstraße 11, 6020 Innsbruck AUSTRIA.
J. Jasanoff – H. C. Melchert – L. Oliver (ed.), Mír Curad. Studies in honor of Calvert Watkins, Innsbrucker Beiträge zur Sprachwissenschaft, Innsbruck 1998.
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Pubblicato sul quotidiano Rinascita il 13 febbraio 2001.
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