Nel territorio centro-meridionale d’Italia sono presenti ancora, nel substrato folklorico delle diverse popolazioni, tracce incontrovertibili di arcaiche tradizioni misteriosofiche, di antichi riferimenti mitici e numenici, che l’inesauribile memoria popolare non cessa di conservare gelosamente contro le avversità del tempo e della modernità. In tale prezioso solco si inserisce il lodevole lavoro di ricerca, di approfondimento e di riflessione condotto da Giuliana Poli, che centralizzandosi sul mito primario della propria terra natia, cioè la Sibilla del Piceno, ha saputo esporre una serie notevole di testimonianze sviluppando una personale quanto felicissima intuizione circa la stretta relazione simbolica ed iniziatica tra una serie di miti ancestrali, di racconti e narrazioni di diverse epoche e di approfondimenti sapienziali.
La Poli ha iniziato il proprio percorso di ricerca partendo dalle narrazioni popolari, dai segni enigmatici presenti sulle chiese nei paesi dell’infanzia, integrandoli con una visione del mondo arcaica, che della Terra, della Grande Madre non poteva avere una prospettiva particolaristica, ma, al contrario, ampia, che sapesse perfettamente integrarsi con mitologhemi similari, se non storicamente correlati come quello della Sibilla Cumana, il culto delle Sirene, o le avventure del Guerin Meschino. Il filo d’Arianna che funge da stella polare a tutto il saggio è un’alta e ben consapevole connessione col simbolismo misterico del Mondo della Tradizione: dalla Caverna Cosmica, alle Porte Solstiziali, ai culti femminili, la Poli dimostrando vera maestria nel ricostruire una visione d’insieme, riunendo cocci di un mosaico arcaico, che solo uno sguardo al quando superficiale può giudicare non affini e non facenti parte di quell’Anima Mundi che, in forme diverse ma simili, si manifesta nella Natura e nell’esistenza dell’Uomo.
Due aspetti, a tal punto, vogliamo evidenziare, che sono davvero degni di nota. Principalmente, l’intuizione – come la stessa Autrice la definisce – di una correlazione simbolica tra sette chiese nell’area dei Monti Sibillini, la loro localizzazione topografica, e la Costellazione della Vergine, a voler qualificare la dimensione terrestre come specchio umano e sacrale della Magia Numenica delle Stelle, che nel settenario ritrova l’equilibrio cosmico: “Questo numero sacro, si ottiene sommando il numero tre che indica le entità spirituali, con il numero quattro che simboleggia i quattro elementi (aria, acqua, terra, fuoco). Per gli gnostici il sette, era la fecondità spirituale, che porta alla resurrezione della componente divina dell’uomo…” (p. 65). Il secondo aspetto, che è d’uopo sottolineare, è la sensibilità con cui si entra in contatto animico e quasi visivo con la spiritualità femminile, che sorge e si manifesta in un equilibrio simbiotico con la componente maschile, che non presenta dicotomie, ma che valorizza la propria determinazione polare, componente essenziale di un processo trasmutativo che non può realizzarsi senza la presenza ben ordinata di tutte le sue parti. L’importanza della Donna dei misteri viene ben descritta, come, la selvaggia repressione, la malcelata incomprensione da parte del mondo cristiano di un potere femminile, che nulla presentava di diabolico o di nefasto: “Nel Medioevo si dichiarò che ogni donna capace di guarire fosse pubblicamente bruciata sul rogo o murata viva. La sottomissione del femminino fu materiale e cruenta…ma soprattutto emotiva e spirituale” (p. 170).
Non si può, infine, non apprezzare l’ampio e profondo saggio introduttivo del prof. Stefano Arcella, che inquadra lo studio in questione nell’ottica della spiritualità antica, dei suoi culti misterici e delle simbologie connesse, offrendo al lettore un sicuro “posizionamento” dottrinale prima di avventurarsi nelle successive e davvero interessanti pagine di un viaggio nella storia, nell’anima e nello Spirito di una regione d’Italia e di una sua valente ricercatrice. A differenza dell’ottimo Stefano Arcella, però, evidenziamo come, circa un presunto esoterismo cristiano palesatosi in alcuni accostamenti di figure astrali e divine, Iside – Santa Vergine per esempio, Giuliana Poli abbia pienamente inteso come nel campo della palingenesi animica e della manifestazione del Sacro nella Natura, i confini, che giustamente si pongono fra forme diverse di religiosità, non hanno alcun senso di essere posti. E’ doveroso esplicitare come le potenze magiche allo stato puro ed incontaminato, che si riflettono diversamente nell’immaginario dei diversi popoli e delle diverse tradizioni, non possono in alcun modo essere vincolate a schematismi teoretici.
Concludiamo codesta recensione con un sincero plauso all’amica Giuliana e con un invito ai lettori della rivista a riscoprire, tramite il saggio in questione, zone poco conosciute del territorio italico, ricche di antiche saghe, di una sacralità da vivere e riscoprire.
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Giuliana Poli, L’Antro della Sibilla e le sue Sette Sorelle, Edizioni Controcorrente, Napoli 2008, pagg. 203, € 16,00.
Recensione pubblicata sulla rivista Atrium del Cenacolo Umanistico Adytum (Anno XIII Numero 3/2011).
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