I crepuscoli del mattino e del tramonto rappresentano i varchi tra due mondi: al tramonto l’anima dispiega i suoi sensi sottili per percepire sfumature che durante il giorno rimangono celate, all’alba l’anima si immerge nel mondo materiale per compiere in esso la propria battaglia quotidiana. L’addormentarsi e il risveglio a maggior ragione rappresentano i momenti propizi per una profonda meditazione, per l’intuizione di fenomeni che si collocano sulla linea di confine tra l’al di qua e l’aldilà.
Gli esercizi che vengono indicati di seguito vogliono aumentare la consapevolezza dello spirito proprio in quei momenti che per l’uomo comune diventano vaghi e nebulosi. Ovviamente non potrebbero essere compiuti tutti di seguito, soprattutto da parte di persone che sono immersi nella propria società come uomini d’azione. Possono tuttavia essere compiuti in periodi differenti, singolarmente o in combinazione tra loro. La coscienza di ognuno saprà come comportarsi in proposito, in base alle proprie esigenze particolari.
SERA
I. La sera prima di addormentarsi, per circa cinque minuti, compiere una revisione di ciò che si è fatto, di ciò che si è vissuto nel corso della giornata. Si rivedano i momenti più importanti in modo che la coscienza possa giudicare al volo ciò che deve essere cambiato, ciò che deve essere rafforzato nei propri comportamenti. In tal modo il Sé Superiore opera per una trasformazione della personalità ed inserisce anche forze di guarigione nell’organismo. Si rivedano all’indietro le immagini della propria giornata, come un film che si riavvolge fino ad arrivare al mattino quando ci si è svegliati uscendo fuori dalla luce astrale interiore del sonno.
II. La sera prima di addormentarsi, in una condizione di calma, in un momento in cui la stanchezza non ha ancora sopraffatto l’organismo, si realizzi con la propria mente di essere ai piedi di una montagna, in un’ora che precede l’alba. Si inizi lentamente a salire mentre le tenebre si sciolgono e i colori violacei dell’ultima notte cedono il posto al chiarore dell’alba e poi ai toni rosati dell’aurora. Si immagini la propria ascesa e contemporaneamente il salire trionfale del Sole all’orizzonte, la sua luce che dilaga ovunque. Ci si concentri sul Sole che raggiunge il massimo dell’altezza e dello splendore, con un senso di identificazione: IO SONO LUCE. Questo è il Sole di Mezzanotte, il mistico Sole che risplende nella interiorità della coscienza umana quando fuori tutto è tenebra. Ci si addormenti non con l’idea di immergersi nella oscurità e nel disfacimento del proprio essere, ma nella convinzione che il sonno più profondo ci recherà la luce pura di questo Sole spirituale, con tutte le intuizioni e gli impulsi della volontà connessi alle conoscenze del sonno.
MATTINA
I. Al mattino, al risveglio, quando ancora la luce del Sole fisico non filtra dalle finestre, sgombrando la mente da ogni residuo di sonnolenza si riveda con la immaginazione il Sole di Mezzanotte. Lo si porti adesso a tramontare e contemporaneamente si veda l’immagine della propria persona che discende dal monte per ritornare alla quota terrestre: si alimenti la coscienza del fatto che quella luce spirituale continua a risplendere nella propria interiorità, illumina il proprio pensiero, vivifica i propri sentimenti, rende energiche e nobili le proprie azioni: LA LUCE E’ IN ME. Mentre l’immagine del Sole spirituale tramonta, si accolga con gioia, con gratitudine lo splendore del Sole fisico che ci riconduce alla vita quotidiana sulla terra.
II. Appena svegli, si immagini con la massima vivacità una pianta: per rendere più concreta l’immagine si faccia riferimento a una pianta conosciuta, visualizzando con precisione ogni sua parte. Si evochi questo sentimento: “La tua morte è la mia vita”, mentre si inspira lentamente, profondamente.
Poi mentre si espira ci si soffermi sull’idea complementare: “La mia morte è la tua vita”. Nell’inspirazione, l’uomo trae vita dall’ossigeno emanato dalla pianta: “Tua morte – mia vita”. Nell’espirazione l’uomo libera anidride carbonica che viene assorbita dalla pianta che la adopera per la propria infiorescenza: “Mia morte – tua vita”.
III. Dopo essersi esercitati sull’immagine della pianta, inspirare profondamente, concentrarsi sul punto tra le sopracciglia, alla radice del naso. Questo punto è un po’ più all’interno della fronte. Quindi meditare: IO SONO mentre si trattiene a lungo il respiro. Poi espirare. La forza che irradia dall’Io ha forgiato la fronte dell’uomo e gli ha dato la possibilità di agire come essere autonomo in modo che egli possa contribuire al mantenimento dell’ordine cosmico. Io Sono significa: io occupo un posto nell’universo, ho un compito da svolgere per me e per il mondo che mi sta intorno. Io sono disceso sulla terra per agire come essere consapevole, portatore della Luce. Con questa meditazione, al centro della fronte si accende una luce che comincia ad irradiare: è la luce dell’Io Sono che sorge dal contatto tra lo spirito individuale e lo Spirito Universale.
Si inspiri nuovamente e ci si concentri su un punto posto all’interno della laringe meditando: ESSO PENSA. La laringe è il punto del corpo umano in cui il suono si articola in parola: attraverso la parola articolata l’uomo si distingue dagli animali, dagli esseri vegetali e animali e mostra al mondo la propria razionalità. Ma la razionalità umana che si esprime attraverso la parola è solo un riflesso della razionalità divina che ordina il cosmos: ovvero del Logos. In lingua greca Logos significa contemporaneamente parole, ragione, ordine divino. Il logos è il suono primordiale che si articola in tutti i discorsi, che crea tutte le cose: questa vibrazione di luce compenetra tutte le cose; le realtà del mondo fisico, le specie viventi con la loro straordinaria complessità testimoniano il fatto di essere una emanazione del Logos Divino. Nell’uomo poi il Logos Divino riesce ad esprimersi attraversa la parola articolata, che manifesta il pensiero cosciente. Tale è il valore sacro – spesso umiliato, deturpato, altre volte esaltato, valorizzato nei momenti più alti della civiltà umana – della parola che vibra nella laringe umana: a tale valore ci si riferisca quando inspirando profondamente e trattenendo il respiro ci si concentra nel punto della laringe meditando “Esso Pensa”. Dal centro della laringe si irradiano onde in forma concentrica che si estendono nell’etere cosmico. Quando il chakra della laringe viene attivato, l’uomo comincia ad entrare in armonia con i grandi movimenti circolari dei pianeti, comincia a percepire la “musica delle sfere”.
Una terza ispirazione sposta l’attenzione sulla regione mediana del corpo, in particolare sulle braccia. Il discepolo dopo aver inspirato profondamente visualizza le sue braccia e medita: ELLA SENTE. “Ella” è l’Anima Mundi, l’anima del cosmo. Nella regione mediana del corpo – attraverso il chakra del cuore – noi sentiamo le forze di vita che animano il cosmo: queste forze di vita guidano gli animali nelle loro migrazioni, nei loro accoppiamenti, nei loro movimenti istintivi (1). A differenza degli animali l’uomo non agisce per istinto, ma si pone con consapevolezza al cospetto dell’Anima del Mondo. La libertà delle proprie mani di prendere, piegare, manipolare è simbolo della libertà dell’uomo dagli istinti. L’animale poggia sulla terra con quattro zampe, l’uomo invece differenzia le gambe dalle braccia e attraverso le mani afferra liberamente la propria esistenza. “Ella sente” vuol dire: l’Anima del Mondo sente attraverso di noi, e noi accogliamo con consapevolezza i suoi impulsi di vita, le sue forze e le infondiamo nel nostro lavoro individuale.
Quindi visualizzare l’intera superficie del corpo, meditando: EGLI VUOLE. Il corpo intero degli uomini è tempio degli Dei, strumento d’azione attraverso il quale lo Spirito Cosmico interviene sulla terra. Questo corpo è per noi la condensazione di ciò che volemmo essere prima della nascita, al fine di affrontare il nostro Destino e di portare a termine la nostra missione individuale.
IV. La mattina subito dopo essersi alzati, prima di prendere cibo e di affrontare gli impegni della giornata immergersi per pochi minuti in meditazione. Si può meditare su qualche rigo della Bhagavad Gita, delle Upanishad o di altro testo sacro, e poi immergersi nella contemplazione della divinità a cui si è devoti. Questo rapporto di fiducia è quanto mai personale e nessuno deve permettersi intromissione, imponendo il culto di una divinità piuttosto che di un’altra, con fanatismo. Se si ha avuta la fortuna di incontrare un maestro autentico, un uomo superiore per animo alla comune umanità, ci si può anche soffermare con gratitudine sulla figura del proprio benefattore, ma senza in questo caso (come nell’altro caso) cadere in forme di idolatria e di superstizione.
Note
1) Cfr. ciò che Lucrezio scrive nella Invocazione a Venere (proemio del De Rerum Natura) e ciò che Dante dice dell’Amor Divino in relazione alle creature razionali e istintive nel capitolo I della Cantica del Paradiso.
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