Esercizi di formazione. Venerazione, calma, meditazione

1. La venerazione.

La venerazione è il sentimento fondamentale dell’anima: il sentimento del bambino che alza con ammirazione lo sguardo verso l’adulto, il sentimento dell’uomo maturo che si inchina alla verità.
La venerazione nei confronti degli uomini nobili deve diventare devozione nei confronti della verità.
Chi ha imparato a onorare ed ammirare le qualità superiori degli uomini, con più forza è capace di camminare a fronte alta.
Rudolf Steiner Il primo esercizio consiste dunque nel coltivare il sentimento che esiste qualcosa di superiore a noi: qualcosa verso il quale innalzarci. Questo sentimento smuove forze profonde nell’anima.
Al contrario, la malignità, la maldicenza, il gusto nell’infangare (1) danneggiano l’anima e la condannano alla infelicità.
Bisogna coltivare la devozione verso ciò che è nobile, bello, puro: nella vita quotidiana si cerchi dunque ciò che può suscitare ammirazione; negli stessi uomini che mostrano luci e ombre si cerchi di cogliere una qualità positiva.
Certo, nella vita di tutti i giorni non si può dire bianco al nero e non si può veder tutto color di rosa; ma in certi momenti bisogna concentrarsi in pensieri di assoluta venerazione per ciò che è degno di essere contemplato con ammirazione; bisogna soffermarci sulle qualità positive che troviamo nel mondo che è immediatamente vicino a noi.
In tal modo si radica nell’anima la venerazione per le forze divine che reggono il cosmo.
Come la luce del Sole accende tutti i colori, così la venerazione vivifica tutti gli altri sentimenti dell’anima. E i sentimenti sono il pane dell’anima: se al corpo si danno pietre invece che pane il corpo muore. Così accade anche per l’anima: l’antipatia, il disprezzo, l’incapacità di onorare ciò che è nobile portano alla paralisi e alla morte le forze interiori.
La venerazione, il rispetto sono il pane dell’anima.
Nell’aura di chi coltiva questo sentimento si accendono sfumature rosse e celesti. Nell’anima si sviluppa la capacità di attrarre forze e conoscenza dall’ambiente circostante.

2. La calma e il sovrano interiore.

Il secondo esercizio consiste nel coltivare la calma interiore.
Le onde della vita esteriore non devono sommergere l’anima, riempiendola di paure o di vane speranze. Quando l’anima guarda al mondo con calma e serenità, solo allora si rivela la bellezza del mondo sensibile.
In ogni suo fenomeno il cosmo è ricolmo di splendore divino, ma occorre che si sperimenti dapprima con calma la luce nell’anima e solo dopo tale splendore naturalmente si rivelerà.
In certi momenti della vita, l’uomo deve raccogliersi in sé stesso, nella solitudine e nella tranquillità e in tali momenti, esaminare ciò che ha vissuto.
Julius Evola Le parole, le azioni devono essere soppesate con distacco.
L’uomo nobile è il giudice di sé stesso. L’uomo ignobile ne è soltanto l’avvocato difensore. Tuttavia ci si tenga lontano dai pentimenti, dalle umiliazioni, dall’angoscia del peccato. Pentirsi e piangere – come i criminali dopo che sono stati arrestati – non ha valore. Se qualche errore hai compiuto disponi con calma l’azione che pareggi il danno. Gli Dei non amano chi tormenta la propria anima, perché chi tortura sé stesso tortura anche gli altri. E il fratello del penitente si chiama inquisitore. Molto spesso il rimorso è solo la paura dell’effetto negativo che deriverà da una nostra azione.
Procurati dei momenti di calma interiore e in quei momenti impara a distinguere l’essenziale dal non essenziale. Ciò che è veramente importante da ciò che vola via.
Isolati brevemente dalla vita quotidiana senza però mai sfuggire ai tuoi doveri e ai piaceri di una vita attiva nel mondo. Se una persona non disponesse di altro tempo, cinque minuti al giorno sarebbero già sufficienti.
Passa in rassegna le gioie e i dolori, le pene e le esperienze, tutte le azioni come se fossero cose di un altro. Ognuno infatti guarda con chiarezza nella vita degli altri, e trova la giusta medicina per i mali che non gli appartengono.
Nasce così gradualmente un “uomo superiore” rispetto a ciò che si è nella vita di tutti giorni: un uomo che è capace di giudicare sé stesso, modificare i tratti del proprio carattere e determinare l’effetto che producono le impressioni che provengono dal mondo esteriore.
Se prima una offesa produceva irritazione nervosa ora sei in grado di estrarre il pungiglione di quella offesa dall’anima e di recuperare la serenità. Se prima le lunghe attese producevano impazienza ora vengono messe a frutto concentrando la mente su un contenuto fecondo.
“L’uomo superiore” che gradualmente cresce dentro di te, dopo anni di paziente disciplina, può diventare il “sovrano interiore” (2) che domina dall’alto le situazioni della vita.
Certo, in molte situazioni della vita occorre una grande forza per conservare la calma interiore. Ma proprio allora diventa più importante ciò che si riesce a realizzare. Trovare in sé stesso il rifugio nel momento della tempesta dona le energie più profonde per procedere nel cammino.

3. La meditazione.

Arrivati a un certo punto bisogna però distaccarsi dalla contemplazione della propria vita. Occorre superare i problemi, le tendenze che riguardano la singola personalità ed immergersi in ciò che è universalmente umano. L’errore del mistico è quello di dare troppa importanza alla propria singola anima e di rimanere immerso nel proprio microcosmo: impegnato a combattere i propri vizi e a bearsi delle proprie virtù egli si dimentica di prendere il largo nel vasto mondo. Procedendo lungo la sua strada scriverà diari bellissimi, pieni di sfumature psicologiche. L’obiettivo del discepolo dell’iniziazione non è ovviamente quello di scrivere diari, né di fornire spunti alla riflessioni degli psicologi.
Immerso nella meditazione, dimentica dunque te stesso. Che tu sia re oppure un bandito, volgi la mente a ciò che vale per tutti gli uomini. Non abbandonarti ai tuoi sentimenti (essi non sono poi così importanti), ma forma pensieri precisi come angoli di cristallo. La scienza dello spirito esiste per questo: per dare alla mente dell’uomo contenuti chiari di meditazione, contenuti che solo in un primo tempo possono avere l’aspetto di “fede”, per poi rivelare il loro carattere di verità evidente.
Le forme del corpo fisico, le forze che agiscono nel corpo eterico, l’attività del corpo astrale all’addormentarsi e al risveglio; e ancora: i ritmi di crescita dell’essere umano, le corrispondenze degli organi con gli elementi del cosmo: tutto ciò che è contenuto nella scienza dello spirito può diventare oggetto di meditazione.

NOTE

1) È la cosiddetta Schadenfreude, uno degli atteggiamenti psicologici più dannosi che possano essere coltivati. Questo gusto nell’infangare è a ben vedere il fondamento irrazionale di alcune dottrine moderne: il marxismo, il darwinismo, la psicoanalisi. Ciò non toglie che in esse possano trovarsi alcuni elementi positivi.
2) Cfr. il concetto stoico di egemonikon.

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