Negli ultimi tre mesi circa, abbiamo assistito ad una serie di notizie circa scoperte destinate a ripensare drasticamente la storia della civiltà umana. Purtroppo nessuna di queste ha avuto il rilievo mediatico che meritava, ma a questi silenzi bisogna essere ben abituati.
Il 23 Dicembre, la rivista scientifica on-line “Science Daily” dà notizia del rinvenimento di reperti di fattura umana risalenti ad almeno 750.000 anni fa; fra questi numerosi utensili di pietra, ossa di animali e una ricca collezione di resti botanici (1). Sito del ritrovamento è Gesher Benot Yaaqov, a Nord di Israele, nei pressi del Mar Morto. L’aspetto sconvolgente della notizia è che prima di questa scoperta, gli studiosi erano convinti che comportaamenti sofisticati, come quelli dimostrati dai reperti rinvenuti, si fossero manifestati nell’uomo solamente 250.000 anni fa. La scoperta, in sostanza, anticipa di mezzo milione di anni alcune caratteristiche tipiche della nostra specie e la cosa crea grave squilibrio giacché, prima di essa, simili comportamenti si ritenevano comparsi con l’Homo Sapiens (in siti non precedenti i 300.000 anni circa (2)). E così, a “National Geographic” non resta che ipotizzare che il sito scoperto sul Mar Morto fosse un insediamento di Homo Erectus (3), di modo da far collimare la scoperta con le attuali ricostruzioni della catena evolutiva umana, anche se nel sito -oltre ai reperti di cui sopra- non è stato ancora rinvenuto alcun resto di ominide (erectus o sapiens che sia).
La seconda notizia risale al 13 Marzo scorso, ed è stata pubblicata su “Effedieffe”, la rivista di Maurizio Blondet (4). La scoperta di cui si parla risale al 2008 (5) e riguarda il sito di Gobekli Tepe, nel sud della Turchia, dove sono stati rinvenuti templi di una civiltà antichissima (databile intorno al 9.500 A.C.) e già avanzata. Riferisce “Custodia della Terra Santa” che le pietre rinvenute sono state “lavorate e disposte da un popolo preistorico che non utilizzava ancora utensili in metallo o la lavorazione della ceramica. I megaliti precedono Stonehenge di circa 6.000 anni” (6). L’archeologo autore della scoperta, Klaus Schmidt, ha dichiarato: «non possono essere state piccole tribù di raccoglitori. Per intagliare, scolpire (senz’altri strumenti che di pietra) ed innalzare pilastri da sette tonnellate, occorrono centinaia di lavoratori, da alloggiare e nutrire». Egli capovolge il paradigma “tradizionale” secondo il quale lo sviluppo dell’agricoltura rese possibili i primi templi e ritiene invece che sia stata proprio l’esigenza di adorare il divino e, quindi, di costruire i templi a raccogliere insieme quegli uomini nel primo santuario-città mai esistito. Insomma, i culti complessi non nascerebbero in seguito a salde aggregazioni umane ma, viceversa, come dice l’archeologo, è «Il tempio [che] ha dato inizio alla città». Rimando all’articolo di Blondet per ulteriori particolari molto interessanti (7).
L’ultima scoperta di cui trattare è invece segnalata dal “New Scientist” nel 17 Febbraio scorso (8).
Ci si è accorti che i dipinti sulle pareti delle grotte preistoriche di siti francesi (Lascaux e Chevet) sono accompagnati da un codice ricorrente di segni, 25.000 anni prima delle più antiche testimonianze alfabetiche; i segni infatti hanno tra i 13.000 e i 30.000 anni e sono stati quindi perfezionati in un lunghissimo lasso di tempo di quasi 20.000 anni. Inoltre, essi hanno avuto diffusione pressoché globale, visto che segni simili o uguali sono stati rinvenuti in siti locati su tutti e cinque i continenti (9).
E’ importante sottolineare come in quest’ultimo caso non si sia trattato propriamente di una scoperta ma di una -diciamo così- valorizzazione, nel senso che simili segni erano stati identificati da tempo, ma sempre trascurati in favore delle grandi pitture a soggetto animale che avrebbero “distratto” gli studiosi. Non per niente l’occhiello dell’articolo del “New Scientist” titola “Come non ci eravamo accorti dell’origine della scrittura”. Evidentemente, la convinzione che i nostri antenati fossero selvaggi, appena più che animali, porta gli studiosi ad ignorare gli elementi che porterebbero a smentire una simile credenza indotta dal paradigma evolutivo. Vi è un’ampia casistica di simili “distrazioni”, se ne parlerà in seguito.
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1) http://www.sciencedaily.com/releases/2009/12/091222105051.htm
Qui di seguito, link alla notizia come riportata in Italia da Adnkronos: http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cultura/ARCHEOLOGIA-NEL-MAR-MORTO-SCOPERTI-RESTI-DI-UOMINI-PREISTORICI-MODERNI_4174559542.html
2) http://news.nationalgeographic.com/news/2010/01/100112-modern-human-behavior/
3) Ibidem
4) http://www.effedieffe.com/content/view/9771/182/
5) A suo tempo la notizia era stata data da “Custodia della Terra Santa”: http://www.custodia.fr/SBF-Taccuino-Gobekli-Tepe-un,4428.html
6) Ibidem
7) Fra questi, potrebbe interessarci anche il fatto che siano stati rinvenuti nel sito pochissimi resti umani, elemento molto interessante ma che non è il caso di approfondire in questa sede.
8) http://www.newscientist.com/article/mg20527481.200-the-writing-on-the-cave-wall.html
Un interessante commento in italiano alla stessa è riportato su “Effedieffe”: http://www.effedieffe.com/component/option,com_myblog/show,All-origine-della-scrittura-I-cavernicoli-sapevano-leggere.html/Itemid,272/
9) Vedi cartina allegata ai due articoli segnalati in nota precedente.
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