La più grande campagna di distruzione di libri di tutta la storia

Dopo che Adolf Hitler, come capo del partito di maggioranza relativa, aveva assunto l’incarico di formare il nuovo governo, gli studenti tedeschi, ripetendo le gesta della distruzione della letteratura papista fatta da Martin Lutero e quella dell’arsione della letteratura reazionaria per opera dei rivoluzionari al Wartburg nel 1817, bruciarono pubblicamente i libri pervasi da “spirito anti-germanico”. Questi erano atti dimostrativi che non avevano nulla a che vedere con la messa al bando o la proibizione dei libri. I bandi furono emanati per la prima volta, in modo non coordinato, da vari uffici governativi fino a che il Ministro della Pubblica Educazione e della Propaganda, sotto il controllo di Joseph Goebbels, istituì l’unico sistema di messa al bando dei libri attraverso la Camera delle Pubblicazioni del Reich. Queste liste nere di libri della Camera delle Pubblicazioni contenevano anche i libri segnalati alla polizia come osceni od offensivi durante la Repubblica di Weimar, e furono progressivamente ridotte di numero. Al contrario si inserirono nelle liste le pubblicazioni prodotte da coloro che erano fuggiti all’estero (“traditori del popolo”), da marxisti, e autori sovietici. Nel 1939 quelli a “soggetto pornografico” costituivano solo il 10% dei libri messi al bando. Secondo l’essenziale lavoro sulla politica letteraria del Nazionalsocialismo (Nationalsozialistische Literaturpolitik di Dietrich Strothmann Bonn, 1985, Edizioni Bouvier; la prima edizione apparve nel 1960), circa 12.500 libri furono messi al bando nel corso dei dodici anni del regime Nazionalsocialista in Germania.

Liste der auszusondernden Literatur Questo dato viene messo in dubbio nell’approfondito studio sulla proibizione degli “scritti nocivi e indesiderabili” nel Terzo Reich (Die Indizierung ‘schädlichen und unerwünschten Schrifttums’ im Dritten Reich), pubblicato nel 1971, vol. XI degli Archiv für Geschichte des Buchwesens (Buchhändlervereinigung, Frankfurt/Main, prima edizione 1968) da Dietrich Aigner che afferma, sulla base dei risultati delle sue ricerche, che questa cifra è “abbondantemente sovrastimata”. Egli ha scoperto che, dalla fine del 1938 la lista dei libri messi al bando della Camera delle Pubblicazioni del Reich comprendeva 4.175 titoli di singoli e 565 bandi comprensivi vale a dire per tutta l’opera di 565 autori. Questo numero fu fortemente incrementato nel 1941 quando iniziò la guerra contro l’Unione Sovietica e 337 ulteriori bandi comprensivi furono emanati nei confronti di letterati in qualche modo legati al regime sovietico.

E’ pratica comune, nelle manifestazioni e sulle pubblicazioni, enfatizzare la vastità della messa al bando dei libri durante il Nazionalsocialismo senza mai menzionare l’opera di distruzione e proibizione di libri intrapresa dalle potenze vincitrici dopo la sconfitta tedesca nella seconda guerra mondiale. Opera che fu compiuta, sotto ogni aspetto, in maniera molto più rigorosa ed estesa rispetto alla precedente. Nel 1989, quando l’editrice “Börsenblatt für den deutschen Buchhandel” di Francoforte dedicò molti saggi all’argomento “storia della censura sui libri”, la descrizione si interrompeva col maggio 1945 e riprendeva con la nascita della Repubblica Federale Tedesca sorvolando su quanto era successo in quegli anni. L’unica cosa detta era “un altro enorme apparato di controllo fu introdotto sulla scena dopo la guerra”. Nient’altro. Nessun altro dettaglio era fornito. E non sarebbe stato difficile approfondire i fatti. Seguendo l’ordine del 15 settembre del 1945, dato dal Capo Supremo dell’Amministrazione Militare Sovietica in Germania, le potenze alleate istituirono una Commissione di Controllo “Ordinance No. 4”, solo pochi mesi dopo, il 13 maggio 1946 “concernente la confisca della letteratura e delle pubblicazioni nazionalsocialiste e a carattere militarista”. L’amministrazione tedesca per l’Educazione Pubblica nella Zona di Occupazione Sovietica cooperò con l’Ufficio per la Revisione delle Pubblicazioni e, attraverso la Deutsche Bücherei di Lipsia, stilò una lista della letteratura destinata ad essere proibita che fu ufficialmente usata anche nelle zone di occupazione occidentali.

La prima lista del 1946 fu seguita da altre tre, per un totale di 34.645 libri. Oltre a ciò un bando comprensivo senza liste individuali fu applicato a tutti i libri di testo scolastico adottati tra il 1933 ed il 1945. La lista completa dei libri proibiti è stata ristampata qualche anno fa dall’editore antiquario Uwe Berg (1) nella serie “Toppenstedter Reihe” 1983, volumi 1, 2, 3 ed 8, che sono stati messi sul web dal VHO (2). Consultando queste liste ognuno può rendersi conto di che tipo di letteratura fosse considerata “nazionalsocialista o militarista” dai vincitori. Ma, mentre durante il Nazionalsocialismo i libri messi al bando erano collezionati e catalogati nelle biblioteche con funzione di archivio, la Commissione Alleata di Controllo stabilì che tutte le pubblicazioni ed il materiale menzionato nell’ordine dovesse essere “consegnato ai comandi di ciascuna zona per essere distrutto”. Inoltre tutti i libri che contenevano “propaganda nazionalsocialista, insegnamenti razzisti, appelli alla violenza, o propaganda diretta contro le Nazioni Unite” furono rimossi dalle “biblioteche statali e cittadine”, e dalle “università, dalle istituzioni di istruzione media e superiore, dagli istituti di ricerca e dalle accademie, e da tutte le società accademiche o tecniche” ed anche dalle scuole elementari, da tutte le librerie e le case editrici per essere distrutti. Questa fu, certamente, la più grande campagna di distruzione di libri della storia (3).

Non fu ordinata la confisca dei libri nelle abitazioni private ma sicuramente ci furono molti casi in cui questa misura fu attuata, come dimostra un documento dell’amministrazione della cittadina di Feldberg nel Mecklenburgo, nella Zona di Occupazione Sovietica. Datato 19 giugno 1945, questo documento registra che il sindaco imposto dalle forze d’occupazione avesse ordinato una perquisizione domiciliare “nella casa Sassmannshausen, in Fürstenbergstrasse 11”. Nel corso della perquisizione venivano rinvenuti libri in una scatola di scarpe del soggiorno della famiglia Köhler-Schücke. Nello specifico si rinvenivano i libri: Brest-Litowsk di Theodor Krüger e il libro Kriegsdichter erzählen (Novelle del tempo di Guerra) di August Friedrich Velmede, (…) per questa ragione io condanno la Signora Hirchert a 48 ore di detenzione. La sentenza fu comminata dal 19 giugno alle ore 12.00 e terminò il 21 giugno alle 12.00. I due libri furono confiscati. Il sindaco, Ditzen”. Questo sindaco non era altro che l’autore Hans Fallada, che aveva sempre scritto i suoi libri nello spirito del regime precedente ma che divenne il primo tra quelli che offrirono i propri servigi all’Armata Rossa dopo che questa aveva occupato la sua città.

Anche Ulrich von Hutten e il “Pferdefibel”

Chiunque supponesse che la lista della letteratura proibita redatta dalle potenze vincitrici contenesse solo letteratura nazionalsocialista dovrebbe osservare con attenzione questo elenco di nomi per chiarirsi meglio le idee: I lavori di Friedrich Nietzsche sono inseriti nella lista come quelli di Gottfried Benn; i libri di autori come Ernst Jünger, Ernst-Moritz Arndt, ed Helmut von Moltke, Bismarck dovevano essere distrutti come quelli dell’autore Otfried Preussler che sarebbe divenuto molto famoso come autore di libri per bambini. Ogni opera riguardante le Olimpiadi del 1936 fu messa al bando. Così i libri di Federico il Grande come quelli di Ulrich von Hutten (1511-1546). Il lettore noterà con stupore che il libro Die Herrschaft der Minderwertigen (“Il regno dell’inferiore”), dell’oppositore di Hitler, Edgar J. Jung – un libro messo al bando sotto il regime del Terzo Reich e il cui autore fu ucciso per il suo lavoro dai nazionalsocialisti nel 1934 – restò al bando. Ci si potrebbe chiederse come possa essere stato inserito nelle liste dei proscritti il libro del 1919 Die Aufgaben der Gemeindepolitik (“Responsabilità per la politica comunale”), ma i limiti dell’immaginazione si raggiungono quando si trovano nelle liste tutte le edizioni del “Deutsche Bauernkalender” (Calendario del contadino tedesco), il libro Unter den Tuaregs (“Tra i Tuareg”) di un certo Belz, e Pferdefibel (piccolo manuale per il cavallo), Carl von Clausewitz Vom Kriege (“Sulla guerra”) – naturalmente! – ma anche libri come Der Diplom-Volkswirt, Der Diplom-Landwirt e Der Diplom-Kaufmann (“Libri per il coltivatore, l’agronomo ed il commerciante”). Che il libro Gewinnbeteiligung der Gefolgschaft (“Divisione dei profitti per la forza lavoro”) dovesse sparire è logico in quanto esprimeva un tipico concetto nazionalsocialista. Ma quale era la ragione per bandire un libro sulla storia della corporazione degli idraulici a Königsberg? I lavori del poeta popolare Heinrich Lersch fu eliminato come quelli di Artur Maraun, che era stato messo al bando anche dal regime nazionalsocialista. I libri di Moeller van den Bruck seguirono lo stesso destino: bandito prima del 1945 e tali rimasero dopo il 1945. Nel 1933 Hermann Pongs aveva scritto un libro su “Educazione generale per gli istituti tecnici”. Al bando pure questo insieme a dieci titoli di Carl Schmitt – naturalmente! Anche Ina Seidel fu messa all’indice come il Tennisfibel (Manuale del Tennis) del 1941.

Immaginate che gli occupanti considerarono così pericoloso il poeta medievale Walther von der Vogelweide da ordinare la distruzione delle sue opera. E’ interessare notare che furono banditi anche libri di autori ebrei come i libri di Boris Germansky, pubblicato nel 1938 dalla “Eretz-Israel Press” a Gerusalemme ed intitolato Der autonome und nationale Mensch (“L’uomo autonomo e nazionale”) e Der absolut nationale Mensch (“L’uomo assolutamente nazionale”). Su tutti le liste comprendono un libro sulla protezione e la conservazione delle siepi e le siepi divisorie pubblicato dalla Associazione del Reich per la Protezione degli Uccelli (che esiste ancor oggi come Associazione Nazionale per la Protezione Tedesca) e un libro di istruzioni su come costruire un igloo pubblicato dalla Berg-Verlag.

I libri non furono bruciati, così che la celebre frase di Heinrich Heine “dove vengono bruciati i libri, alla fine anche gli uomini saranno bruciati”, che è comunemente ricordata nelle commemorazioni sull’azione dimostrativa fatta dall’associazione degli studenti tedeschi, non può essere qui citata. Anche se è difficile vedere una differenza sostanziale tra la pubblica arsione dei libri e la loro distruzione con mezzi più moderni. Il risultato è lo stesso.

* * *

Tratto da Nation & Europa, 47 anno, numero 9/1997, pagine 7-11, (4).

1- Uwe Berg Verlag und Versandantiquariat, Tangendorfer Str. 6, D – 21442 Toppenstedt. Tel 04173/6625, Fax 04173/6225.

2- http://www.vho.org/censor

3- Si veda l’interessante articolo di Alain De Benoist apparso sul n. 66 della rivista francese “éléments”, sett.-ott. 1989 (G.R.E.C.E 99, rue de Sèvres F-75006 Paris)

4- http://www.nationeuropa.de

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  1. Massimiliano
    | Rispondi

    Interessantissimo! Bisognerebbe recuperare tutti questi libri e digitalizzarli o ristamparli… personalmente mi piacerebbe venissero tradotti nella lingua italiana.

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