Osservare un’opera d’arte produce varie sensazioni che potremmo definire “estetiche”. L’estetica produce però il massimo appagamento quando sa trasmettere, con la rapidità fulminea dell’intuizione, le verità del simbolo; e uno dei campi nei quali particolarmente questo si manifesta è l’araldica, cioè l’insieme di stemmi e blasoni che identificano le diverse famiglie. Le radici assai antiche di questa “scienza” hanno fatto sì che in essa si siano tramandati moltissimi retaggi assai risalenti, per lo più di epoca medievale; animali, colori, alberi e fiori, rune, forme geometriche, abbinamenti, sovrapposizioni, armi, utensili: tutto in araldica ha un preciso significato legato alla sua più o meno remota origine.
Come mette in luce Gifra nelle pagine che introducono al suo notevole lavoro di ricerca e catalogazione, L’anagrafe a lunga scadenza, una sorta di vero e proprio “dizionario araldico illustrato”, l’araldica è tutt’altro che una “scienza morta”, allo stesso modo in cui non è vano continuare a studiare lingue che definiamo “morte” solo perché non vengono più comunemente parlate: anzi, grazie alla sua opera e a quella dell’Accademia Italiana di Araldica, che ha sede ad Arquata Scrivia (AL) e di cui il Gifra è tra gli animatori, oggi l’araldica, anche grazie ad alcune iniziali aperture “ufficiali” da parte dello stesso Stato inizia a tornare a essere la scienza che riconosce gli stemmi, e ancor più, per usare le parole dello stesso Gifra: «l’Araldica è un diritto soggettivo assoluto della personalità»: proprio come il diritto al nome. Inoltre essa, contrariamente a quanto si pensa comunemente, non è prerogativa esclusiva delle famiglie nobiliari, poiché esiste anche una ricca stemmistica “borghese” (la parola ha qui il significato peculiare che si oppone a “nobiliare”), buona parte della quale è compresa nella raccolta di cui stiamo trattando. Forse così molti rimarrebbero stupiti di vedere il proprio cognome compreso tra altri di famiglie dal passato più noto, come “Fieschi”, “Spinola”, “Doria”, “Malaspina” e “Monferrato”. I cognomi compresi nella silloge naturalmente non sono tutti i cognomi italiani (l’autore nella Premessa al volume segnala che «una stima in difetto effettuata in passato dava per esistenti circa venti milioni di stemmi italiani, nobili e non nobili»), ma sono comunque più di ottocento, localizzati geograficamente per lo più nelle zone del basso Piemonte, della Liguria e della Lombardia occidentale (oltre ad alcune eccezioni).
Nello stesso volume è poi compreso un secondo libro, cioè l’Elenco ufficiale degli Stemmi Borghesi Italiani (1997-1999), che viene redatto a cadenza triennale dall’Accademia Italiana d’Araldica. Anche qui sono indubbiamente numerosi gli elementi interessanti che una mente vivace saprà cogliere.
I due libri, che sono stati stampati in mille copie numerate, sono distribuiti da Mauro Traverso Editore di Gavi (AL) e costano £25.000: un altro elemento importante per una “biblioteca della memoria”.
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V. Gifra, L’anagrafe a lunga scadenza, Accademia italiana di araldica, Arquata Scrivia 2000.
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