Il tempo anticristico della globalizzazione impone un’assunzione di responsabilità dalla quale le coscienze libere non possono esimersi. Per affrontare questa sfida epocale è necessaria un’adeguata preparazione culturale, e un testo fondamentale al quale si deve fare riferimento è: Orizzonti del Nazionalismo Etnico di Federico Prati, Silvano Lorenzoni, Flavio Grisolia e Harm Wulf. Questo libro si può considerare come una vera e propria Bibbia per la formazione culturale di chi milita in movimenti politici identitari e di chi si impegna nella diffusione della cultura antagonista.
L’inizio del XXI° secolo segna la fase finale della sovversione egualitaria cominciata con la Rivoluzione Francese. Dopo i rivolgimenti immani che la storia ha conosciuto negli ultimi due secoli, si definisce una nuova forma di governo planetaria nella quale il capitalismo e il comunismo mostrano la loro intima affinità e la loro sostanziale comunanza d’intenti: le due ideologie demoniache partorite dall’illuminismo sono unite in una satanica alleanza volta all’annientamento delle identità nazionali e regionali che si oppongono alla dittatura del libero mercato. In questa fase cruciale della storia è più che mai necessario acquisire una sicura coscienza identitaria, altrimenti le comunità etniche saranno travolte dalla globalizzazione, un fenomeno che ricostruisce, in forma aggiornata, il collettivismo dei regimi giudaico-comunisti.
Gli autori del libro in questione esaminano la genesi e la storia delle teorie etnonazionaliste, che nascono nel XIX° secolo e si diffondono soprattutto in Germania dove conoscono fortuna crescente mano a mano che il capitalismo industriale cancella l’economia tradizionale fondata sull’agricoltura. Il senso di spaesamento prodotto dalla moderna società di massa generava una profonda insoddisfazione in buona parte della classe intellettuale, che cominciava ad elaborare la teoria della comunità etnica, unita dai vincoli di Sangue, come antidoto ai paradigmi assurdi della modernità. Rifacendosi a questa concezione del mondo, gli autori prospettano quelle che devono essere le linee guida degli etnonazionalisti: il federalismo etnico, l’avversione per l’universalismo, il rigetto della società multirazziale, la relativizzazione della democrazia che necessita di forti correttivi etnici. Per gli etnonazionalisti il popolo è concepito come una comunità razziale cosciente di sé e dei suoi doveri, mentre le ideologie moderne, propugnando l’idea di un egualitarismo astratto e universale, creano una società di irresponsabili i quali, privi di un fondamento culturale comune, danno luogo a una massa ingovernabile e incapace di costruire i presupposti minimi di una civiltà.
Di particolare interesse sono le pagine che illustrano i diritti per i quali gli etnonazionalisti sono chiamati a lottare: il diritto all’identità, il diritto all’autodeterminazione, il diritto alla preferenza nazionale, il diritto di disporre del proprio prodotto finanziario, il diritto alla protezione del proprio mercato. In particolare è importante che le risorse naturali e i mezzi di produzione siano sotto il controllo etnico, e quindi un sistema politico fondato su principi identitari deve etnonazionalizzare le fonti di energia. Questi diritti vengono negati, e talvolta vietati per legge, nei sistemi sedicenti democratici, abilmente pilotati dalle oligarchie ebraico-massoniche che traghettano l’umanità verso la globalizzazione. Per battere la globalizzazione occorre dunque dar luogo a un processo di maturazione dell’opinione pubblica che deve riappropriarsi della coscienza identitaria che le è stata espropriata dalla modernità.
Come tutti sanno l’arma finale dei globalizzatori è l’immigrazione selvaggia, che sta travolgendo le strutture sociali europee. L’invasione allogena, architettata dalla sovversione massonica, è stata possibile grazie all’interessata complicità di partiti, sindacati e Chiesa Cattolica: questa classe dirigente che risponde soltanto a squallidi interessi di bottega ha ipotecato il futuro dei giovani d’Europa preparando le condizioni per un’esplosione di violenza inimmaginabile. Si pensi solo che oggi l’80% dei detenuti è di origine extracomunitaria: un carcerato costa alla comunità quanto un posto letto in ospedale, e l’unico rimedio che gli oligarchi democratici riescono a immaginare è di mettere i criminali in libertà! Nella sanità, inoltre, la situazione è ormai al limite del collasso: i reparti di pronto soccorso sono letteralmente intasati da immigrati clandestini, e il 50% dei ricoveri per malattie infettive è costituito da elementi allogeni. Di fronte a questa situazione disastrosa la propaganda massonica ripete ossessivamente la favola degli extracomunitari che pagano le tasse, pagano la pensione, e contribuiscono al benessere nazionale. In realtà gli extracomunitari regolari sono un’esigua minoranza, e la maggior parte degli elementi allogeni vive di criminalità, come ogni cittadino può sperimentare sulla propria pelle. Nella fase attuale la classe dirigente democratica riesce ancora a stare a galla, con un colpo al cerchio e uno alla botte, ma c’è da chiedersi che cosa succederà quando la situazione andrà completamente fuori controllo!
È essenziale, quindi, che le comunità etniche approntino gli strumenti culturali e istituzionali per riprendere in mano il loro destino. Per quanto la situazione possa apparire difficile, non si deve cadere nell’errore di ritenerla immodificabile, infatti l’economia del mondo occidentale è tutta costruita sui concetti di usura e di speculazione ed è quindi eminentemente parassitaria: se gli sfruttati saranno ulteriormente infastiditi dal pungolo della sanguisuga potranno finalmente decidere di ribellarsi, e questo potrà avvenire a seguito delle immani catastrofi ambientali e umane che l’avvenire ci riserva. I sistemi politici ispirati a criteri di socialismo nazionale hanno dimostrato di essere i più idonei a garantire un’equa distribuzione della ricchezza, ma proprio per questo gli oligarchi democratici reagiscono in maniera rabbiosa quando i popoli si stringono attorno ai loro valori identitari. Per questo i processi di cambiamento che ci attendono saranno certamente traumatici, ma possono davvero rappresentare la fine definitiva della modernità ideologica se i movimenti identitari riusciranno ad attuare efficaci strategie per la conquista del potere.
Stefano
A proposito della recensione di "Orizzonti del nazionalismo etnico": cosa aspettiamo a fondare un movimento etnonazionalista italico-romano che abbia come dogma l'integrità e unità della Stirpe e della Patria e che riattivi le radici primordiali della Nazione (Italia romana e preromana)? Italia in te sola …