Nel 1947 Louis Ferdinand Céline, dopo aver appreso dallo scrittore Albert Paraz che Jean-Paul Sartre, nel suo Portrait d’un antisémite (apparso su Les Temps Modernes nel dicembre 1945, e nell’ottobre 1947 ripreso da Gallimard nel volume Rèflexions sur la Question juive), aveva scritto: “Se Céline ha potuto sostenere le tesi socialiste dei nazisti, è perché era pagato”, scriverà in risposta À l’agité du bocal.
Il pamphlet sarà prima inviato a Jean Paulhan, che non lo pubblicherà, e quindi a Paraz, che lo riprodurrà in appendice al suo libro Le Gala des Vaches (L’Elan, 1948).
Inoltre nel 1948 ne fu tirata, a cura di alcuni amici di Céline, una edizione di duecento esemplari (À l’agité du bocal, Lanauve de Tartas, Parigi, s.d.).
Riportiamo le considerazioni di Pierre Monnier riguardo a Le Gala de Vaches e su Céline, pubblicate sul n°217 di Europe-Amérique dell’11 agosto 1949:
“Alla fine del ’48 uscì un libro straordinario, Le Gala des Vaches di Albert Paraz, che prendeva le difese di Céline con un coraggio senza precedenti. Per misurare il terreno percorso, occorre che la storia quotidiana dia conto di questo: otto grandi settimanali francesi rifiutarono la pubblicità (a pagamento) per Gala. Alcuni critici letterari osarono parlare di provocazione.
Un’amica d’infanzia di Céline, la grande Arletty, fu né più né meno minacciata di morte perché aveva accettato di vendere Le Gala des Vaches, che raccoglieva quaranta lettere di Céline, una delle quali contro l’aborto Sartre, “L’agité du bocal”!
Le librerie che avevano messo in vetrina quel libro vennero devastate. E da chi? Ecco il punto. Dagli ebrei? No! Molti ebrei sono fervidi ammiratori di Céline: Milton Hindus in America, Paul Lévy, direttore di Aux écoutes a Parigi.
Coloro che si oppongono a Céline sono semplicemente degli scalmanati comunisti o altri che rappresentano solo se stessi, che non hanno mai letto una sola riga dei suoi libri, che non sanno niente del suo caso. Sbraitano a più non posso perché Céline ha fatto le prime rivelazioni su ciò che accade in Russia con Mea Culpa e Bagattelle. Molto prima di Koestler, Gide e Kravčenko. Costoro, però, non vengono bistrattati come Céline. Perché? Perché lui ha genio!”
La pirotecnica reazione di Céline alla infamante – e falsa – accusa rivoltagli da Sartre, va collocata, per essere compresa a fondo, nel contesto storico delle epurazioni dei “Collaborazionisti” in Francia nel 1944-1949. Circa 40.000 francesi, che a vario titolo avevano avuto rapporti o con lo Stato di Vichy o con l’Amministrazione tedesca, svolgendo funzioni burocratiche, amministrative e intellettuali, oppure avevano militato in raggruppamenti politici o in unità militari, paramilitari o di Polizia furono condannati a pene detentive e privati dei diritti civili. Furono inoltre eseguite ben 7.037 condanne a morte, che colpirono anche gli intellettuali ritenuti rei di “collaborazione con il nemico”, come Robert Brasillach, Jean Luchaire e molti altri, mentre 10.000 francesi caddero vittima di esecuzioni sommarie. Ancora nel 1952, 2.400 francesi si trovavano in prigione con l’accusa di collaborazionismo.
L’epurazione degli scrittori “Collaborazionisti” sarà compito del Conseil national des écrivains (CNE), che stenderà, democraticamente, degli elenchi di libri e di autori “impubblicabili”. Anche uno scrittore pacifista come Jean Giono, che durante l’Occupazione scelse l’”emigrazione interiore”, fu messo all’indice e incarcerato.
Si capisce facilmente quindi che l’accusa di Sartre, uno dei più irremovibili persecutori degli intellettuali Collabos, poteva risultare molto pericolosa per Céline, vista la fine fatta dal ricordato Robert Brasillach, giustiziato tramite fucilazione il 6 febbraio 1945 nonostante una richiesta di grazia indirizzata a De Gaulle firmata, tra gli altri, da Mauriac, Claudel, Valéry, Duhamel, Paulhan, Cocteau, Colette…
In aggiunta a questo, il 19 aprile 1945 un Tribunale francese aveva spiccato un mandato di cattura per “Tradimento” contro Céline, riparato in Danimarca, e, dal dicembre 1945 al febbraio 1947, Louis Ferdinand Destouches sarà incarcerato a Vestre Faengsel, passando diversi mesi in cella di isolamento.
Tornando alla querelle Sartre-Céline, notiamo che, durante l’Occupazione, Céline sarà uno tra gli intellettuali che meno contribuiranno, tramite articoli o altri contributi, alle conferenze ed alle riviste collaborazioniste come Je suis partout, Au pilori e La Gerbe su temi quali l’alleanza tra Francia e Germania, la lotta contro il Bolscevismo ed il Capitalismo, l’antisemitismo…
Infatti, escludendo i suoi pamphlet, visto che sono stati scritti quasi tutti prima del 1940 (Mea Culpa, 1936, Bagatelles pour un massacre, 1937, L’Ecole des cadavres, 1938 e Les Beaux Draps, 1941), Céline, durante il 1941-1944, pubblicherà appena un solo articolo, venticinque lettere e tre interviste. Da notare poi come la diffusione di alcuni dei suoi libri sarà in più occasioni ostacolata tanto dalle autorità di Vichy (come nel caso de Les Beaux Draps) quanto dai tedeschi (anche se Céline avrà degli alleati in Karl Epting, direttore dell’Istituto tedesco di Parigi, e nell’ambasciatore Otto Abetz), mentre, paradossalmente, come ricorda anche Céline nell’Agité du bocal, il “Resistente” Sartre metterà in scena il suo dramma teatrale Les Mouches, allegoria dell’Occupazione nazista… nel giugno 1943, in piena Occupazione, al Théâtre de la Cité!
Tratto, con il gentile consenso dell’Autore, dall’Introduzione a L.F. Céline, Contro Sartre. A’ l’agitè du bocal. Seguito dalle lettere di Céline al “Je suis partout” e dallo scritto Viva l’amnistia, Signore!, Edizioni Effepi, Genova 2007.
Pietro daveira
Onore alla collaborazione !