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Libri

Plichi inattesi

Circa un anno e mezzo fa ricevetti un misterioso pacchetto postale. Lo aprii e trovai che il contenuto era l’opera sulfurea di un autore a dir poco scomodo. Si trattava di Satana in persona. L’inquietante Liturgia infernale mi aveva lasciato uno strano senso di ansia; avevo pensato di esorcizzare l’inatteso regalo scrivendo su questo blog Diavolerie.

Nei giorni scorsi, mi è capitato tra le mani un altro pacchetto anonimo. Questa volta il mittente è una dea celtica, il cui ruolo simbolico – a detta di alcuni ben informati – sarebbe stata assunto, col cristianesimo, da Santa Brigida. Anche la dea Brigit ha scritto un libro, intitolato Terra di Mezzo; il mio stupore è stato enorme quando, aperta la prima pagina, ho letto il mio nome e cognome nel titolo del primo capitolo. Non mi raccapezzavo: il libro si apre proprio con un capitolo dedicato al mio piccolo saggio Julius Evola, gli evoliani e gli antievoliani. Essere recensiti da un giornalista su un quotidiano o una rivista è piacevole; ricevere una recensione in un libro da una divinità lo è ancora di più.

Ad ogni modo le sorprese non si sono fermate qui. Via via che proseguivo nella lettura dei trentasei capitoli continuavo a imbattermi in temi  autori e libri straordinariamente familiari. Dalla storia alla letteratura, dalla critica della società contemporanea all’archeologia, quasi tutti i temi richiamo quelli trattati più o meno ampiamente sul sito.

La quarta di copertina reca una famosa massima di Heidegger, che secondo me esprime speranza: “Ormai solo un dio ci può salvare”. Se questo è esatto, è confortante che i Numi volgano il loro sguardo benevolo.

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Autori

I 150 anni di Knut Hamsun

Oggi ricorre il centocinquantesimo anniversario della nascita di Knut Hamsun, premio Nobel per la letteratura nel 1920; ma non mi pare che in molti, in Italia, se ne siano ricordati.

Se si eccettua infatti la segnalazione di Archiportale dell’inaugurazione ad Hamarøy del Knut Hamsun Center progettato da Steven Holl, infatti, non si trova alcuna altra notizia pubblicata oggi su siti e blog relativa allo scrittore norvegese. Non ho ancora letto giornali, oggi. Ma non conto di trovare articoli in cultura su Hamsun; tutt’al più, complici l’estate e la sciatteria dei quotidiani nazionali, mi posso aspettare cose sugli ultimi romanzetti, su Gianni Minà o sugli enti pseudoculturali finanziati dallo stato.

Quello di Hamsun è uno degli innumerevoli casi di grandissimi autori che, non potendo essere del tutto ignorati dalla cricca accademico-culturale, vengono però passati in sordina per via della loro scandalosa visione del mondo. Non è infatti solo una questione di biografia politica a condannare tanti Hamsun; è l’insieme del loro modo di pensare, agire e scrivere a essere inaccettabile per la regnante vigliaccheria politicamente corretta.

Il principale leitmotiv letterario di Hamsun è probabilmente l’incanto della natura. I paesaggi boschivi e i villaggi di pescatori della provincia norvegese del Nordland sono, in particolare, la cornice della maggior parte dei suoi romanzi (per esempio dei seguenti: Vagabondi, Il cerchio si chiude, Quelli di Sirilund, Il potere del denaro, Figli dei loro tempi, Augusto, Pan, Victoria, Il risveglio della terra, Sotto la stella d’autunno, L’estrema gioia, La nuova terra, Le donne alla fonte, Un vagabondo suona in sordina, Per i sentieri dove cresce l’erba) e racconti (per esempio La regina di Saba, Sognatori).

I personaggi hanno spesso comportamenti stravaganti, quasi il riflesso di una psicologia complicata attecchita su uomini semplici. Sotto alcuni aspetti le loro esistenze, grandezze e piccolezze ricordano quelle del Mondo piccolo di Giovannino Guareschi, proiettato però in un ambiente più vasto e senza i due protagonisti rivali.

In Hamsun ricorrono poi alcune figure, incarnate da vari personaggi; il vagabondo nostalgico, il mattacchione intraprendente, il ricco mercante che assurge quasi a “podestà” del paesello, lo sperperatore, il contadino attaccato alla visione atavica; l’islandese Laxness riprenderà dopo alcuni decenni tutte queste figure archetipali di Hamsun, caricandole però di connotati e giudizio morali, del tutto assenti nello scrittore norvegese.

Il sentimento quasi religioso della natura, il ritmo e l’ampiezza temporale tipici delle saghe, la profondità dell’analisi psicologica, certi richiami alla semplicità e alle origini uniti a una straordinaria capacità espressiva fanno tuttora di Hamsun un gigante della letteratura, da consigliare vivamente a chi voglia fare a meno della odierna volgarità politicamente corretta.