Continuo il mio viaggio di Pollicino nelle letture: lascio cadere una nuova pietruzza, per potere ripercorrere in futuro il mio tortuoso itinerario.
Dall’ultimo articolo ho terminato i tre volumi di Fra ghiacci e tenebre. Sia per la durata della lettura, che ha richiesto più di un mese, sia per le faccende private che l’hanno accompagnata – piccoli guai di salute – credo che ricorderò a lungo i dettagli del viaggio avventuroso del Fram tra i ghiacci e quello sulla banchisa artica di Nansen e Johansen.
Ho proseguito con altri tre libri piuttosto omogenei: Il meraviglioso universo del Grande Nord di Marco Nazarri, Svalbard dell’Associazione Grande Nord di Torino e Sepolti nei ghiacci di Owen Beattie e John Geiger. Il primo è un volumone fotografico sull’Artico ricco di interessanti informazioni su ambiente, antropologia, fauna e flora; il secondo è a metà strada tra il saggio e il Baedeker; l’ultimo riporta i dati di uno studio sulle possibili cause del fallimento della spedizione dell’Erebus e della Terror di Franklin.
Anche questa volta ho letto un libro di Borges, la raccolta di racconti fantastici L’Aleph. Credo costituisca il libro più noto e apprezzato di questo autore, ed è effettivamente fuori dell’ordinario; ma ritengo che Finzioni sia ancora superiore.
Simon Leys è riuscito a incuriosirmi a sufficienza, e ho così letto l’enigmatico romanzo di Victor Segalen René Leys e il mistero del palazzo imperiale. Decisamente insolito nella costruzione e nella trama, rende assai bene l’atmosfera di luogo ed epoca (Pechino di inizio Novecento).
Ho poi letto la tragedia in tre atti Il mio amico Hitler di Yukio Mishima, recentemente pubblicata da Guanda (purtroppo con la solita copertina repellente che è il marchio caratteristico di questa casa editrice). È la rappresentazione del preludio all’inevitabile violenza chirurgica che Hitler dovette esercitare, dopo la nomina a Cancelliere, contro i vertici dell’SA e l’ala sinistra del partito.
Ho cambiato decisamente argomento con La lunga notte di Shackleton di Mirella Tenderini, una biografia molto ben scritta di un esploratore antartico dalla vita estremamente interessante (avevo letto precedentemente Endurance di Alfred Lansing, che riguarda però esclusivamente la spedizione antartica di Shackleton più nota, quella che portò al naufragio della nave omonima).
Una quindicina di anni fa andai ad assistere a Camogli alla presentazione de Il popolo, la decadenza e gli déi di Jean Cau; ne parlava Maurizio Cabona. Ascoltandolo mi era sorta una gran curiosità, ma purtroppo non avevo in tasca soldi sufficienti per comperare il libro, e così vi dovetti rinunciare. Per anni mi è tornato in mente, ma solo un paio di mesi fa finalmente l’ho trovato casualmente e sono diventato proprietario di una sua copia. Lo si legge quasi d’un fiato, è molto ben scritto ed altrettanto politicamente scorretto. Ottima anche l’introduzione di Alain de Benoist.