Wicca, il ritorno delle streghe

Quando si parla di nuove religioni il pensiero corre inevitabilmente alla dizione “seconda religiosità” introdotta da Oswald Spengler, poi ripresa in varie occasioni anche da Julius Evola. Scriveva quest’ultimo in Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo: “La seconda religiosità […] si manifesta non nel periodo luminoso originario di una civiltà organica, qualitativa e spirituale e al centro di essa, ma in margine a una civilizzazione crepuscolare e in dissoluzione”.

Ciò non toglie, comunque, che i fenomeni religiosi presentino sempre un interesse di tipo barometrico. Attraverso l’osservazione delle correnti religiose, anche di quelle spurie, delle loro manifestazioni e pulsioni, si possono scorgere segnali atmosferici di un’epoca. E così come i meteorologi traggono dallo studio di diversi dati incrociati le previsioni di breve e medio periodo, così gli studiosi delle idee possono tentare non soltanto di comprendere la realtà attuale, spiegare fenomeni e comportamenti, ma anche trarre indicazioni per gli sviluppi futuri.

Giovanni Pellegrino, Il ritorno delle streghe In questo senso la lettura del saggio del prof. Giovanni Pellegrino Il ritorno delle streghe (Ed. Edisud, Salerno 2005, pagine 76) può offrire utili elementi per analizzare e comprendere un fenomeno di religiosità, quale è la Wicca, che “deve essere considerata il più importante movimento neopagano contemporaneo dopo il New Age“. Il libro, di forte impostazione sociologica, ha il pregio di un approccio equilibrato e di una documentazione piuttosto vasta. Vengono passate in rassegna le origini, la dottrina e l’impostazione “ideologica” del movimento, oltre alle principali ragioni del suo successo più recente. Tra queste ultime, secondo l’autore, un ruolo di spicco deve ravvisarsi nella diffusione di internet. Scrive a questo proposito Pellegrino: “I cibernauti si trovano in uno stato psicologico particolare, caratterizzato dal fatto che le loro capacità critiche sono nettamente diminuite dal fatto che si trovano nel ciberspazio, luogo nel quale non è facile distinguere il sogno dalla realtà, la verità dall’inganno”. Inoltre “la maggior parte di coloro che navigano su internet sono individui abbastanza giovani e pertanto sono più sensibili al proselitismo on line dal momento che […] sono più propensi degli anziani ad ascoltare le parole dei “nuovi profeti” e dei leader dei gruppi magici (ivi compresi i satanisti)”.

Ad ogni modo quel che è più rilevante della Wicca è il fatto che si tratta di una religiosità di carattere nettamente femminile. Non ci riferiamo solo alla composizione degli adepti, che annoverano in larga maggioranza donne, specialmente di mezza età e nordamericane, ma anche, e soprattutto, alla filosofia che anima il movimento. La Wicca nasce infatti a metà del ventesimo secolo nel segno di una reazione al cristianesimo, considerato eccessivamente “patriarcale” (cosa, questa, già di per sé piuttosto curiosa). La Wicca pone al vertice del suo bizzarro pantheon due divinità femminili, Diana e Aradia, da considerarsi come contraltari di Dio e Gesù: il principio maschile è relegato a una sorta di fauno silvano, un dio cornuto e legato alla fertilità di cui si hanno innumerevoli rappresentazioni sia in epoca precristiana sia, con segno mutato, dopo il trionfo sull’Europa del monoteismo cristiano. Sotto questi aspetti la religiosità della Wicca, pur se riconducibile a una forma assai particolare di neopaganesimo, presenta alcune caratteristiche comuni con la New Age, prima fra tutte l’attitudine femminile.

Da questo punto di vista si può considerare la Wicca come un importante segno dei tempi. Essa, al pari di tanti altri movimenti più o meno noti, se pure dal punto di vista sostanziale è cosa davvero di poco conto, dimostra la crisi in cui versa la religione cristiana e la sua incapacità di rispondere alle esigenze spirituali del nostro tempo. Però il superamento del cristianesimo avviene nel segno di un’ulteriore caduta di livello, verso una forma di neo-primitivismo dagli aspetti a dir poco inquietanti. La potenza della Terra, quella “Grande Madre” il cui ritorno in auge era stato previsto anche da Ernst Jünger in Al muro del tempo, rappresenta davvero un regresso verso forme selvagge e degenerate di spiritualità. Non può escludersi che così come la “civiltà della madre” fu rovesciata millenni orsono, analogamente accadrà in futuro.

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Giovanni Pellegrino, Il ritorno delle streghe (IBS) (LU)

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Alberto Lombardo è stato tra i fondatori del Centro Studi La Runa e ha curato negli anni passati la pubblicazione di Algiza e dei libri pubblicati dall'associazione. Attualmente aggiorna il blog Huginn e Muninn, sul quale è pubblicata una sua più ampia scheda di presentazione.
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