L’immaginario alpino raccolto e catalogato

Tersilia Gatto Chanu, Saghe e leggende delle Alpi La studiosa di folklore, mitologia e leggende Tersilia Gatto Chanu, già autrice di diversi libri di successo incentrati particolarmente sul corpus leggendario della Val d’Aosta, ha recentemente pubblicato, per i tipi della Newton & Compton, un grande volume di Saghe e leggende delle Alpi che costituisce senza dubbio una delle più importanti raccolte sistematiche di leggende alpine sinora realizzate. A differenza di molti dei lavori già editi sul tema, infatti, questo libro voluminoso tiene conto di un materiale leggendario molto ampio, scritto e orale, proveniente dall’intero arco alpino, senza limitarsi dunque a singole zone, come per esempio quella dolomitica o quella valdostana, che pure presentano peculiarità e caratteristiche differenti.

L’autrice mette in guardia il lettore, sin dalle prime pagine dell’ampia Introduzione, da possibili errori interpretativi, scrivendo tra l’altro: “Inutile risulta qualsiasi tentativo di razionalizzare la narrazione, sottraendola al solo uditorio capace di completarla con il proprio apporto fantastico: la dinamica fascinosa del racconto si dipana nel tepore raccolto della stalla”. In altre parole, occorrono una particolare predisposizione di animo e persino un luogo adatto per avvicinarsi correttamente allo spirito autentico delle leggende popolari. È quindi forse un po’ singolare e contraddittorio che, dopo questa giusta premessa, la Gatto Chanu indichi delle interpretazioni della favolistica nelle teorie strutturaliste di Propp o nella psicanalisi junghiana, per i quali il simbolismo delle leggende va ricondotto negli angusti canoni della semplice “irrazionalità”. In realtà molto spesso le tradizioni popolari conservano e celano dei contenuti di tipo metafisico e sovrarazionale, per percepire i quali occorre, oltre a una certa sensibilità, il possesso di una “chiave di accesso” celata ai più.

Ad ogni modo, la classificazione delle leggende operata dall’autrice è interessante: si va dalle “storie di alberi e fiori”, in cui hanno parte preponderante le leggende relative all’origine di specie botaniche, a “lupi, draghi e animali con le corna”, ove figure reali e immaginarie vengono in contatto con la realtà quotidiana dei montanari sconvolgendola, e ancora dalle “metamorfosi alpine” ai capitoli sulle entità numinose, come “fate, salvarie e signore dei monti”, “gnomi, nani e folletti”, “maliarde, salvatiche e streghe”. Una parte di rilievo è poi ricoperta dal diavolo, che spesso riassume in sé caratteristiche proprie di divinità pagane debellate dal cristianesimo, mentre altre funzioni degli antichi dei vengono ricoperte da santi e beati. Non mancano poi le “Voci dall’aldilà”, che si manifestano specialmente nelle “zone di confine” tra i mondi, né le leggende più specificamente legate a singoli luoghi o eventi.

Ovviamente l’elemento centrale e più caratteristico di queste vicende è costituito dalla montagna, che talvolta assurge a vero e proprio personaggio delle leggende, mentre nella maggior parte dei casi è comunque sede di prodigi, di entità magiche e fatate, di spiriti giocondi o crudeli, insomma un luogo misterioso e sacro, come del resto era già raffigurata sin da tempi antichissimi nel simbolismo di quasi tutte le popolazioni. Scrisse a questo proposito René Daumal: “La montagna è il legame fra la Terra e il Cielo. La sua cima unica tocca il mondo dell’eternità e la sua base si ramifica in molteplici contrafforti nel mondo dei mortali. È la via per la quale l’uomo può elevarsi alla divinità e la divinità rivelarsi all’uomo”.

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Tersilia Gatto Chanu, Saghe e leggende delle Alpi, Newton & Compton, pp. 430, € 18,50.

Tratto da La Padania del 12 agosto 2003.

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Alberto Lombardo è stato tra i fondatori del Centro Studi La Runa e ha curato negli anni passati la pubblicazione di Algiza e dei libri pubblicati dall'associazione. Attualmente aggiorna il blog Huginn e Muninn, sul quale è pubblicata una sua più ampia scheda di presentazione.
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