In ricordo di Reinhold Elstner

Jan Zajic Jan Palach Per protesta contro la repressione della “Primavera di Praga” da parte delle truppe sovietiche, lo studente Jan Palach si diede fuoco dopo essersi cosparso di benzina il 16 gennaio 1969 in piazza San Venceslao a Praga. Il suo suicidio divenne il simbolo mondiale della lotta eroica di un popolo contro l’occupazione straniera. Dimostrazioni di massa si organizzarono dopo il sacrificio dello studente. Nel suo zaino fu trovata una lettera che diceva: “Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l’abolizione della censura e la proibizione di Zpravy (il giornale delle forze d’occupazione sovietiche). Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s’infiammerà”. Qualche settimana dopo, il 25 febbraio 1969 un altro studente, Jan Zajic, seguì l’esempio di Palach immolandosi a Praga nella stessa piazza. Il ricordo di entrambi i martiri fu proibito in Cecoslovacchia fino al 1989.

Oskar Brüsewitz Alain Escoffier Per protestare contro la repressione della Chiesa nella DDR il 18 agosto 1976 il pastore Oskar Brüsewitz si diede fuoco a Zeitz. Anche le sue commemorazioni furono proibite nella Repubblica Democratica Tedesca. Alain Escoffier giovane militante del Parti des Forces Nouvelles, decise di sacrificarsi a 27 anni seguendo l’esempio di Jan Palach e Jan Zajic. Il motivo della sua protesta la richiesta di libertà per l’Europa divisa ed occupata. Il 10 Febbraio 1977 Alain Escoffier si uccise facendosi avvolgere dalle fiamme sugli Champs Elysées di fronte alla sede dell’Aeroflot, la linea aerea russa.

I resti del martire alla Feldherrenhalle di Monaco Per protestare contro il “Niagara di menzogne” sulla storia del popolo tedesco di media, classe politica e magistratura il 25 aprile 1995 alle ore 20 il pensionato Reinhold Elstner si diede fuoco sui gradini della Feldherrenhalle di Monaco di Baviera. Settantacinque anni, laureato in ingegneria, soldato sul fronte dell’est durante la seconda guerra mondiale, dopo la perdita della conoscenza la sua agonia durerà dodici ore. Aveva lasciato un appello al popolo tedesco in cui riponeva le sue speranze. La commemorazione di Reinhold Elstner sarà proibita nella Repubblica Federale Tedesca. La deposizione di corone o mazzi di fiori nel luogo del sacrificio verrà vietata dalla polizia con la patetica scusa che le manifestazioni alla Feldherrenhalle o ad Odeonplatz possono evocare un preciso periodo storico da rimuovere e condannare (vedi qui). Le corone ed i fiori già deposti saranno gettati nei rifiuti per ordine delle autorità. La “giustizia” tedesca, cioè quella dei vincitori, marchierà come Volksverhetzung (reato di “sobillazione del popolo”) la lettera di Reinhold Elstner e ne proibirà la diffusione.

A oltre dieci anni dal sacrificio del martire tedesco rendiamo onore alla sua memoria. Nessun passo dei censori possa cancellare il ricordo di chi si è sacrificato per la liberazione del suo popolo e della sua terra. “Vivono eternamente le azioni gloriose dei caduti” (Edda).

* * *

L’ultima lettera di Reinhold Elstner (1)

Reinhold Elstner
Reichenhaller Str. 7/604
81547 München
Tel. 62 50 66 04

Tedeschi!

In Germania, in Austria, in Svizzera e in tutto il resto del mondo nel mondo: per favore risvegliatevi!

50 anni di interminabile diffamazione, turpi menzogne e la demonizzazione di un intero popolo sono abbastanza;

50 anni di ingiurie mostruose rivolte ai soldati tedeschi e di degenerata complicità all’odio “democratico”, un ricatto permanente che costa miliardi, sono più di quanto si possa sopportare;

50 anni di vendetta giudiziaria sionista sono sufficienti;

50 anni a cercare di creare spaccature fra generazioni di tedeschi, criminalizzando i padri ed i nonni, sono troppi.

E’ incredibile ciò che dobbiamo sopportare in questo “anno del giubileo”. Ci inonda un diluvio di menzogne e di calunnie simile alle cascate del Niagara. Dato che ho già 75 anni, io non posso più fare molto ma posso ancora cercare la morte immolandomi; un’ultima azione che può fungere da segnale per i tedeschi a recuperare le proprie facoltà mentali.

Se, attraverso questo mio atto, anche un solo tedesco si ridesterà, ed a causa di esso ritroverà la strada della verità, allora il mio sacrificio non sarà stato vano.

Ho sentito di non aver altra scelta dopo essermi reso conto che oggi, dopo 50 anni, pare mostrarsi una tenue speranza che la ragione prenda il sopravvento.

Come tutti i profughi, dopo la guerra io ho sempre avuto una speranza, e cioè che quanto è stato concesso agli israeliani dopo 2000 anni, ovvero il diritto di tornare “in patria”, anche ai tedeschi espulsi sarebbe stato accordato di tornare “a casa nel Reich”. Che è successo alla promessa di auto-determinazione che fu promulgata nel 1919 (2), quando milioni di tedeschi furono costretti a vivere sotto un governo straniero?

Ancora oggi sosteniamo questi fardelli, ma siamo NOI i colpevoli di tutte le malvagità!

Io sono un tedesco dei Sudeti. Avevo una nonna Ceca e da questo lato anche dei parenti Cechi ed Ebrei, alcuni dei quali sono stati detenuti nei campi di concentramento di Buchenwald (3), Dora (Nordhausen) e Theresienstadt. Non ho fatto parte né della NSDAP né di qualsiasi altro organismo Nazionalsocialista più innocente. Abbiamo sempre avuto i migliori rapporti coi nostri parenti non tedeschi e, se necessario, ci siamo aiutati a vicenda. Durante la guerra il nostro negozio, alimentari e panificio, era responsabile dell’assistenza (4) ai prigionieri di guerra francesi ed agli Ostarbeiter (5) che vivevano in città. Tutti furono trattati lealmente e ciò fece si che alla fine della guerra il nostro negozio non venisse saccheggiato perché i prigionieri di guerra francesi lo difesero finché non furono rimpatriati. I nostri parenti che erano stati prigionieri nei campi di concentramento erano già a casa il 10 maggio del 1945 (due giorni dopo la cessazione delle ostilità), ed offrirono il loro aiuto. Di particolare efficacia fu uno zio ebreo praghese che aveva assistito all’orribile bagno di sangue causato dai partigiani cechi fra i tedeschi rimasti nella capitale Ceca. Nei suoi occhi si poteva ancora vedere l’orrore di quegli assassini a sangue freddo, un orrore tale che, ovviamente, lui, ex-prigioniero del Reich non aveva mai sperimentato durante la propria carcerazione.

Sono stato un soldato della Wehrmacht del Grande Reich tedesco ed ho combattuto, dal primo giorno, sul fronte dell’Est; poi laggiù ho trascorso alcuni anni come prigioniero (6).

Ricordo bene la Kristallnacht del 1938 perché quel giorno incontrai vicino alla sinagoga una ragazza ebrea in lacrime, una ragazza con cui avevo studiato. Ma fui ben più sconvolto quando, in Russia, vidi come tutte le chiese erano state profanate, usate come stalle; vi ho visto i maiali grugnire, le pecore belare, i macchinari strepitare; ma il culmine fu vederle profanate come musei dell’ateismo. E tutto ciò accadeva con l’attiva collaborazione degli ebrei, questa esigua minoranza della popolazione, stretti collaboratori di Stalin, per primi la cricca Kaganovich (7), sette fratelli e sorelle, assassini di massa tali che i presunti killer della SS al confronto si possono definire innocenti.

Dopo il “ritorno a casa” dalla prigionia (che beffa per un profugo! (8)), sono venuto a conoscenza degli avvenimenti nei campi di concentramento tedeschi ma, all’inizio, niente sulle camere a gas né sulle gasazioni.

Al contrario, mi fu riferito che nei campi di Theresienstadt (9) e Buchenwald (Dora) (10) c’erano perfino dei bordelli per i prigionieri.

Quante menzogne ci hanno detto da allora!

Poi, in occasione dei “Processi di Auschwitz (11)”, e non solo a quelli di Norimberga, Herr Broszat dell’Istituto di Storia Contemporanea (12) dichiarò che la cifra dei famosi “sei milioni” era solo un numero simbolico e che non c’erano prove di uccisioni di massa entro le frontiere del Reich, anche con mezzi diversi dal gas; nonostante che per anni siano state mostrate ai visitatori le mai esistite camere a gas di Buchenwald, Dachau, Mauthausen (13) e così via. Bugie, nient’altro che bugie, fino ad oggi!

Ogni cosa mi divenne molto chiara dopo aver letto decine di libri scritti da ebrei e da cosiddetti anti-fascisti. Inoltre, fui in grado di attingere alla mia personale esperienza in Russia. Avevo vissuto per due anni nella città ospedale (14) di Porchow, dove già nel primo inverno, a causa dei pidocchi, era insorto il pericolo di un’epidemia di tifo petecchiale, e tutti gli ospedali e gli alloggiamenti della truppa furono disinfestati con quello che è diventato il “K.Z. Gas” (gas da campo di concentramento), vale a dire lo “Zyklon-B”. Qui ho imparato a conoscere le misure precauzionali più severe (15), sebbene non facessi parte delle squadre addette al trattamento con gas degli edifici, tanto che devo bollare come favole TUTTI i libri letti finora che contengono affermazioni sulle uccisioni col gas nel Reich. Questo probabilmente è anche il motivo per cui tutti i rapporti sui campi di concentramento (16), dopo il 1945, sono “riconosciuti dai tribunali” e non hanno bisogno d’essere provati. Ma anche qui le bugie hanno le gambe corte. Sorprende comunque che, dopo che sono sparite le camere a gas nei campi del Reich, nessuno ha notato come siano spariti anche quelli che non sono più stati gasati.

Nel 1988 la televisione tedesca (17) presentò una trasmissione su Baby Yar (18), in cui si affermava come qui la SS avesse (naturalmente) ucciso 36.000 ebrei lapidandoli. Nel 1991 una certa dottoressa Kayser scrisse una relazione per la rivista “TZ” di Monaco dichiarando che quegli ebrei erano stati uccisi con armi da fuoco, e che i loro corpi erano stati in seguito bruciati nel profondo crepaccio. Alla richiesta di maggiori dettagli (19), la dottoressa Kayser ha rimandato ad una libreria di Costanza che le ha venduto il libro Shoah von Baby Yar. Il giorno in cui quel libro giunse a casa mia, la TV tedesca trasmise un rapporto da Kiev che raccontava delle scoperte di una commissione ucraina: a Baby Yar erano stati rinvenuti i resti di circa 80.000 esseri umani assassinati, tutti uccisi per ordine di Stalin (20) I Tedeschi non ne erano affatto responsabili. Ma ovunque nel mondo si possono ancora trovare monumenti a Baby Yar (21) che incolpano i tedeschi per quegli omicidi (22).

A causa di quanto dichiarato da Herr Broszat, e cioè che siamo stati ingannati sugli avvenimenti relativi ad una dozzina di campi di concentramento situati all’interno del Reich, non credo più neppure alle leggende e alle favole su quanto sarebbe accaduto nei campi della Polonia. E non credo neppure alle accuse post-belliche che dipingono noi tedeschi come una Nazione particolarmente aggressiva. Dopo tutto, fu la Germania che mantenne la pace dal 1871 al 1914, mentre l’Inghilterra e la Francia, le principali democrazie, conquistarono la maggior parte dell’Africa ed estesero le proprie colonie in Asia. Nello stesso periodo gli U.S.A. combatterono contro la Spagna e il Messico, e la Russia guerreggiò contro Turchia e Giappone. Su tali questioni io ritengo il governo degli Stati Uniti particolarmente cinico poiché questo paese per ben due volte si è avventato contro di noi per farci “maturare” verso la democrazia. E questo è il governo la cui nazione ha sradicato gli abitanti originari, ed ancor oggi tratta la propria popolazione nera come cittadini di seconda classe.

Nella mia vita ho incontrato ebrei gentili e servizievoli non solo fra i miei parenti ma anche fra i prigionieri di guerra in Russia. A Gorki una professoressa ebrea mi aiutò a ristabilirmi quando mi ammalai di pleurite ed ebbi problemi agli occhi. Ma ho sentito anche cose molto brutte su questa piccola minoranza (23). Non fu proprio Churchill a scrivere sul London Sunday Herald dell’8 febbraio 1920 (24) quanto segue?

“Dai giorni di Spartakus-Weishaupt (25) fino a Marx, Trotzky, Bela Khun, Rosa Luxembourg e Emma Goldmann (26), esiste una cospirazione mondiale occupata a distruggere la nostra civiltà e a ricostruire la società sulla base di uno sviluppo frenato da una invidia malevola e da un impossibile sogno di eguaglianza per tutti… Quella è stata la fonte dell’opera di sobillazione del 19° secolo. Ed ora questa banda di persone fuori dal comune, uscite dai bassifondi (27) delle più grandi città d’Europa e d’America è infine riuscita ad afferrare il popolo russo e, in effetti, a divenire gli indiscussi dominatori di questo regno enorme. Non è necessario sopravvalutare il ruolo che questi Giudei internazionali e per la maggior parte senza Dio hanno giocato… nella nascita del Bolscevismo”.

Probabilmente si potrà ancora citare un vincitore del Karlspreis (28).Nel XVIII secolo, Samuel Johnson (29) ha scritto: “Non so cosa dovremmo temere di più, se delle strade piene di soldati abituati al saccheggio, o stanze piene di scribacchini abituati a mentire”.

Considerando la nostra esperienza dopo il 1918 e dopo il 1945, noi tedeschi dovremmo sapere cosa temere di più!

Monaco, 25 aprile 1995

Reinhold Elstner

Festen Mut in schweren Leiden,
Hilfe, wo die Unschuld weint,
Ewigkeit geschworenen Eiden,
Wahrheit gegen Freund und Feind,
Männerstolz vor Königsthronen.
Brüder, gält es Gut und Blut:
Dem Verdienste seine Kronen,
Untergang der Lügenbrut!

Friedrich von Schiller

Lügenbrut Ignatz Bubis (29) und Genossen

Fermo coraggio nella pesante sofferenza
Aiuto, dove l’innocente piange,
Eternità del giuramento prestato,
Verità di fronte ad amico e nemico,
orgoglio dell’uomo prima dei troni dei re.
Fratelli, valgono il Bene ed il Sangue:
chi merita la sua corona,
la disfatta della genia dei mentitori!

Friedrich von Schiller Ignatz Bubis (30) genia dei mentitori ed i suoi confratelli

La lettera di Reinhold Elstner in tedesco, gaelico e spagnolo:

Deutsche
Gaeilge
Español

Manifestazione a Monaco il 24 aprile 2005 in ricordo di Elstner

Note

(1) Reinhold Elstner, nato nel 1920, ingegnere chimico in pensione e veterano della Wehrmacht sul fronte dell’est, la mattina del 25 aprile 1995, a Monaco, salì lo scalone del Feldherrnhalle e, dopo essersi cosparso il corpo di liquido infiammabile, si diede fuoco in segno di protesta contro il “Niagara di menzogne” riversato sul suo popolo. Inutilmente soccorso da alcuni presenti, morì dodici ore più tardi. Elstner aveva scritto questa lettera aperta ai giornali per spiegare il suo gesto ma la lettera fu ignorata dalla maggior parte dei media.

(2) L’8 gennaio 1917 il presidente statunitense W. Wilson enumerò i “famosi” quattordici punti ai quali si sarebbe ispirata la sua azione nella futura conferenza per la pace, al termine della I Guerra mondiale. Il quinto punto dice, fra l’altro: “…stretta osservanza del principio che nel risolvere il problema della sovranità gli interessi delle popolazioni in causa abbiano lo stesso peso delle ragionevoli richieste dei governi…”; il decimo, inoltre, recita: “Ai popoli dell’Austria–Ungheria, alla quale noi desideriamo di assicurare un posto tra le nazioni, deve essere accordata la più ampia possibilità per il loro sviluppo autonomo”. Nonostante questo – in linea con la mentalità menzognera statunitense ed in spregio del principio dell’autodeterminazione dei popoli, tanto sbandierato da Wilson – col trattato di pace di Saint-Germain (1919) l’intera Boemia venne assegnata allo stato cecoslovacco: le potenze vincitrici sacrificarono così, tout-court, il principio delle nazionalità. Se si fosse proceduto secondo quest’ultimo criterio, la Germania e in misura minore l’Austria, in quanto stati confinanti, avrebbero beneficiato di una tale spartizione. Fu così che, per la prima volta nella storia i tedeschi della Boemia si trovarono al di fuori dei confini delle nazioni di lingua tedesca (Austria e Germania) e divennero una minoranza linguistica nella neonata Cecoslovacchia. Questa aberrante deroga al principio dell’autodeterminazione dei popoli fu decisa come misura punitiva nei confronti della Germania uscita sconfitta dal conflitto, del quale quest’ultima era stata riconosciuta ufficialmente responsabile dal Trattato di Versailles. In secondo luogo, le potenze dell’Intesa avevano concepito la Cecoslovacchia in funzione di baluardo antitedesco e vollero garantire al nuovo stato artificiale un territorio dotato di chiari confini naturali e quindi più facilmente difendibile. Nel 1919 i tedeschi dei Sudeti, pur rappresentando il secondo gruppo etnico più popoloso della Cecoslovacchia (superiore per numero persino agli slovacchi), non ottennero lo status di nazione riconosciuta: ciò portò ad ulteriore malcontento della popolazione di lingua tedesca, che sempre meno si sentì integrata nel nuovo stato, e in definitiva ad un crescente attrito con la maggioranza ceca. Nell’ottobre 1933 Konrad Henlein fondò il partito dei tedeschi dei Sudeti: creato in principio per dare una voce alle istanze autonomistiche locali (preoccupate dalla crescente presenza ceca nei territori germanofoni), il partito divenne presto il ramo cecoslovacco del Partito Nazionalsocialista tedesco.

(3) Buchenwald è una località della Turingia. Gli alleati entrarono nel campo il 13 aprile 1945.

(4) Dalla versione tedesca: Betreuung.

(5) Lavoratori stranieri.

(6) Nel testo originale Elstner usa Gefangener (“prigioniero”) per Wiedergutmachung (“riparazioni di guerra”).

(7) Il più noto dei quali era Lazar Moiseyevich Kaganovich (1893–1991), ebreo, nato a Kabany, oggi in Ucraina. Fedelissimo di Stalin è noto, fra l’altro, per l’Holodomor ucraino, cioè la terribile carestia che nel 1932-1933 condusse alla morte per fame milioni di ucraini, in seguito alla politica di collettivizzazione forzata da lui promossa in collaborazione con Vyacheslav Molotov. Di lui si rammenta anche la sanguinosa repressione dello sciopero degli operai di Ivanovo-Voznesensk, nel 1932; la distruzione sistematica dei più antichi monumenti moscoviti, come la Cattedrale di Cristo Salvatore; le bestiali sofferenze inflitte ai popoli del Kazakhstan, del Kuban, della Crimea, del basso Volga ancora a causa della collettivizzazione forzata e la repressione dei kulaki in Ucraina, nella Russia centrale e nel Caucaso del Nord (45.000 deportati – l’intera popolazione – solo in quest’ultima zona). Nel 1951 suo figlio Mikhail sposò Svetlana Dzhugashvili, figlia di Stalin. La sorella di Lazar, Rosa, fu – secondo alcune fonti – la terza moglie di Stalin mentre il fratello maggiore Mikhail Kaganovich fu commissario dell’industria pesante.

(8) In seguito alla sconfitta tedesca nella II guerra mondiale il Sudetenland venne restituito alla Cecoslovacchia e la popolazione di lingua tedesca dei Sudeti venne espulsa in massa. In questo modo circa tre milioni di profughi si riversarono nella Germania postbellica e furono rimpiazzati da cechi e slovacchi. Oggi gli ex territori di lingua tedesca dei Sudeti fanno parte della Repubblica Ceca.

(9) Theresienstadt (in ceco Terezín) attualmente fa parte della Repubblica Ceca. Il campo è noto per il film documentario Theresienstadt. Ein Dokumentarfilm aus dem jüdischen Siedlungsgebiet (Terezin: Un documentario sul reinsediamento degli ebrei).

(10) Dora Mittelbau, a 20 km da Nordhausen – in Turingia – era in realtà una struttura industriale dove fu trasferita, per motivi di sicurezza, la fabbricazione di missili da Peenemünde, in Pomerania, a causa dei bombardamenti alleati. La struttura era quasi completamente sotterranea – in caverne e tunnel, collegate fra loro da una ferrovia scartamento ridotto – sotto le colline Kohnstein, nel massiccio del Sudharz. Il campo fu invaso dagli americani il 15 aprile 1945.

(11) Auschwitz (in polacco Oswiecim) si trova a circa 60 chilometri ad ovest di Cracovia. Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche entrarono nel campo.

(12) Martin Broszat, storico bavarese, direttore dell’Institut für Zeitgeschichte di Monaco e antinaz(ionalsocial)ista, il 19 agosto del 1960 scrisse a un quotidiano di vasta diffusione, Die Zeit, che “Né a Dachau né a Bergen-Belsen né a Buchenwald sono mai stati gassati ebrei o altri detenuti. La camera a gas di Dachau non è mai stata portata a termine e messa “in servizio”. Centinaia di migliaia di detenuti, morti a Dachau o in altri campi di concentramento situati all’interno delle frontiere dell’ex Reich (ossia delle frontiere tedesche del 1937), furono vittime soprattutto delle catastrofiche condizioni igieniche e di approvvigionamento: nei soli dodici mesi dal luglio 1942 al giugno 1943, 110.812 persone morirono di malattie e di fame in tutti i campi di concentramento del Reich, secondo le statistiche ufficiali della SS….”. In pratica Broszat smentiva Norimberga, i suoi “testimoni”, le sue “prove evidenti”, per tutti i lager della Grande Germania. Si limitava a confermare la tesi della gasazione per i lager posti in Polonia, sorvegliati allora – nel 1960 – dalle milizie comuniste, rigorosamente vietati agli storici indipendenti. I “guai” sono incominciati quando la cortina di ferro è caduta, gli archivi di Mosca si sono aperti, Auschwitz ha smesso di essere un oggetto lontano non identificato. Leuchter e Rudolf hanno fatto perizie tecniche per trovare tracce di sterminio per gas e – da autentici criminali quali sono – non le hanno trovate. (vedi Il Caso Faurisson e il revisionismo olocaustico, Graphos, 1997, p. 77).

(13) Mauthausen è una piccola cittadina dell’Alta Austria, a circa 20 chilometri ad est di Linz. Il campo venne occupato nel maggio 1945 dall’11a divisione corazzata U.S.A.

(15) Nel testo tedesco Elstner usa Lazarett, cioè “ospedale militare”.

(16) Nell’uso del gas per la disinfestazione.

(16) Scritti dalle “vittime”. (Nota del traduttore dal tedesco).

(17) Nel testo tedesco Elstner specifica il nome della trasmissione: Kennzeichen D della ZDF (la tv tedesca).

(18) Un burrone nei pressi di Kiev, in Ucraina. (Nota del traduttore dal tedesco).

(19) Letteralmente: “A richiesta” oppure “A domanda” (Auf Nachfrage).

(20) Prima del 1941. (Nota del traduttore dal tedesco).

(21) Dmitrij Šostakovic, nel 1962, scrisse la tredicesima sinfonia, per basso, coro e orchestra in la bemolle maggiore, dedicandola alle “vittime del nazismo di Baby Yar”, la sinfonia utilizza cinque testi del poeta sovietico Evgenij Aleksandrovic Evtušenko. La sinfonia è meravigliosa, il ricordo delle vittime doveroso, peccato che quando la sinfonia venne eseguita la prima volta, sul palco principale ci fosse uno dei responsabili morali dell’eccidio, Krushev.

(22) Il Presidente Clinton visitò Baby Yar il 10 maggio 1945 e parlò, di fronte a una menorah, degli ebrei che i tedeschi avevano presumibilmente ucciso lì. Una totale menzogna. (Nota del traduttore dal tedesco).

(23) In realtà Elstner usa Menschengruppe, ovvero “gruppo umano”.

(24) http://fpp.co.uk/bookchapters/WSC/WSCwrote1920.html (indirizzo non più attivo).

(25) Adam Weishaupt (1748-1811), tedesco, il 1° maggio del 1776, coll’aiuto di Adolph von Knigge, formò la società segreta che in seguito sarebbe divenuta l’Ordine degli Illuminati. All’interno dell’Ordine adottò il nome di “fratello Spartacus”.

(26) Emma Goldman, ebrea, nacque a Kovno, in Russia, il 27 giugno 1869 ed emigrò negli U.S.A. nel 1885. Anarchica, pacifista, collaborò con Alexander Berkman nel movimento sindacale statunitense. Espulsa dagli U.S.A., dopo un processo, e deportata in Russia, sposò in seguito un gallese ed ottenne così la cittadinanza britannica. Fu presente in Spagna durante la Guerra civile. Morì a Toronto il 14 maggio del 1940.

(27) Letteralmente: “inferi” (Unterwelt).

(28) Il Karlspreis (Premio internazionale Carlomagno della città di Aachen) è uno dei premi europei più prestigiosi, assegnato ogni anno, dal 1950, dalla città tedesca di Aachen (cioè Aquisgrana, nella Renania settentrionale). Il premio è intitolato a Carlomagno, che risiedette ed è sepolto in quella città. I vincitori lo ricevono il giorno dell’Ascensione e la cerimonia si svolge in municipio. Winston Churchill lo ricevette nel 1956. Con questa frase Elstner allude al fatto che nella “libera e democratica” Germania sono oggi in vigore molti tabù, in particolare nel campo politico e in quello storico. Perfino citare delle frasi di Churchill del 1920 può condurre una persona in galera per “aver incitato all’odio contro un altro gruppo (razziale)”, vale a dire gli ebrei. La veridicità della dichiarazione non è sufficiente per la difesa. (Nota del traduttore dal tedesco).

(29) Samuel Johnson (Lichfield, Inghilterra, 18 settembre 1709 – Londra, 13 dicembre 1784), letterato inglese di grande importanza. Fu poeta, saggista, biografo, lessicografo, ma soprattutto critico letterario.

(30) Ignatz Bubis è stato presidente dell’influente Juden Zentralrat in Germania dal 1992 al 1999. In questo ruolo ha diretto molte campagne contro l’antisemitismo. Trasferitosi dopo la guerra a Francoforte sul Meno si è dedicato al commercio degli immobili ed è diventato un importante esponente della comunità ebraica della città. Nella commedia Der Müll, der Tod und die Stadt, il regista tedesco Rainer Werner Fassbinder allude ad “un ebreo ricco” che ha approfittato del suo status per la speculazione immobiliare e scopi politici. Molti hanno considerare questa descrizione come un attacco a Bubis. Per reazione, Bubis ed altri membri della Comunità ebrea di Francoforte hanno occupato il teatro di Schaubühne, impedendo la rappresentazione dell’opera. E’ sepolto per sua volontà in Israele.

Le note, salvo diversa indicazione, sono a cura del traduttore italiano F. R.

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3 Responses

  1. Ubaldo Croce
    | Rispondi

    Egregio signore,

    la ringrazio veramente per aver ricordato il sacrificio di un nobilissimo ed eroico soldato come fu Reinhold Eslstner.Vedo che avete anche accompagnato il servizio con una foto di un gruppo di manifestanti pro Esltner che cosi recita in tedesco:"Reinhold Elstner 25-4-1995, Dein tod ist uns fanal" (la tua morte è la nostra luce).Questo motto dovrebbe essere il motto di ognuno di noi che deve ricordarsi di combattere sempre per la vera,autentica libertà della nostra Europa.

  2. andrea la placa
    | Rispondi

    addio reinhold elstner! almeno per me, il tuo sacrificio non è stato vano! sit tibi laevis terra!

  3. matteo montanari
    | Rispondi

    L’esempio in certe circostanze rimane piantato fisso in coloro che hanno occhi per guardare e intelletto per capire.Che i nemici d’Europa possano essere smascherati definitivamente.

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