Profilo di Adriano Romualdi

Adriano Romualdi nacque in un crepuscolo e morì fin troppo giovane. E il fatto di aver pubblicato in soli 33 anni di vita libri e articoli di gran lunga più intelligenti rispetto alla media della pubblicistica di destra contribuì a far sorgere sul suo conto qualche leggenda; mai confermata, ma neppure smentita dagli affezionati.

Pino Romualdi, Fascismo Repubblicano Suo padre era quel Pino Romualdi che fu vicesegretario del Partito Fascista di Salò e poi fondatore del MSI. Uomo con le palle, che nel 1946, quando ancora pendeva sul suo capo una condanna a morte, contrattava con il fronte repubblicano il voto dei fascisti al referendum. Forse fu proprio l’apporto dei “repubblichini” di Romualdi a far diventare l’Italia repubblicana… alla faccia del “nata dalla resistenza”!

Ma la leggenda di Adriano risale a qualche anno prima, quando Pino Romualdi e signora vivevano fianco a fianco con il Duce. Pare che la signora fosse gagliarda e che Lui si fosse compiaciuto di lasciarle un ricordino. Il giovane Adriano – fronte monumentale, occhi brillanti – sarebbe stato un Mussolini naturale. Questa storiella gustosa è ovviamente falsa. Adriano nacque nel 1940, il padre divenne uno stretto collaboratore di Benito solo negli anni della Repubblica Sociale. Ergo, nessuna inseminazione eterologa nei saloni del regime.

Con Mussolini non ebbe in comune il sangue, ma perlomeno l’origine romagnola e il vezzo di parlar tedesco. Mentre i nostalgici leggevano Pisanò, Romualdi studiava Spengler! E capiva che il punto di vista del piccolo nazionalismo era ormai datato, inservibile. Il fascismo aveva perso la guerra perché l’aveva impostata secondo i criteri delle rivendicazioni ottocentesche (“Nizza-Savoia-Corsica-Gibuti”), mentre invece la storia tendeva a scavalcare le nazioni e a ragionare per grandi spazi.

I neofascisti si erano impuntati nell’errore e perpetuavano battaglie un po’ patetiche per difendere … Bolzano dai Tedeschi. Ma il ragazzo era a Berlino con il padre quando i comunisti squartarono la città e consolidarono l’unica vera frontiera che contasse nella seconda metà del Novecento: quella tra Occidente e Impero comunista. Romualdi capì che bisognava ragionare per grandi spazi e contrapporre al Moloch marxista una nuova “cultura europea”, libera dalle oleografie dei patriottismi ottocenteschi, ma proiettata verso la conquista di nuovi traguardi industriali, tecnologici, scientifici. Adriano aveva qualcosa di futurista, si compiaceva che Werner von Braun avesse portato gli Americani sulla Luna,a bordo di capsule chiamate “Saturno”, “Apollon”, “Arianna”. Considerava i comunisti dei bestioni, ma in fondo li invidiava perché avevano saputo mettere il loro naso nelle più moderne scienze: l’antropologia, la sociologia, la psicologia.

Ecco cosa mancava all’altra parte: la capacità di assimilare le rivoluzionarie acquisizioni delle nuove discipline. La destra indugiava ancora nel salotto di nonna Speranza mentre Konrad Lorenz “dialogando” con i lupi, come un San Francesco all’incontrario, dimostrava che l’aggressività non era sempre un male; e uno psicologo ebreo Eysenck passava i guai in America per aver detto che gli uomini non sono tutti uguali…

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Tratto da L’Indipendente del 7 dicembre 2004.

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  1. robo d'elia
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    mi trovo chiamato su questo sito quasi per prodigio..dopo anni di sonno vedo la luce..che non sia troppo tardi.. dobbiamo svegliarci da sonni lunghi decenni e riprendere la verita' in mano….basta con le menzogne di comodo ..il valore individuale e la spada nel pugno…facciamo pulizia di anni di vregogna…

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