Per una Mistica Völkisch

«La questione razziale offre la sola valida chiave interpretativa della storia mondiale, che appare sovente tanto confusa per la sola ragione che è stata scritta da persone che, non possedendo un’appropriata conoscenza del problema razziale, non erano in grado di valutare adeguatamente i momenti storici corrispondenti alle diverse fasi della sua evoluzione».

Chi ha pronunciato questa dichiarazione ? Forse un folle dittatore fascista, razzista e antisemita ? Niente affatto, la frase in questione è stata scritta nientemeno che…dall’ebreo sionista Benjamin Disraeli!

Per completare il senso del concetto esposto sopra, si potrebbe menzionare quest’altra perla di saggezza: «i reietti e gli stranieri, gli sfruttati e i perseguitati di altre razze e colori…la loro opposizione è rivoluzionaria anche se non lo è la loro coscienza». Questa volta a parlare è il filosofo marxista Herbert Marcuse, le cui opere istigavano alla violenza le folle sessantottine.

Filosofia, dottrina e mistica dell'etnonazionalismo voelkisch

Queste due citazioni sintetizzano efficacemente le idee guida del mondialismo ispirate all’irrazionalismo ebraico-comunista che trova il suo compimento nel regno messianico della globalizzazione, ovvero nella democrazia di massa basata sul pregiudizio egualitario: un’ideologia estremamente facile, comoda e deresponsabilizzante. Per reagire a questo deprimente clima culturale occorre una terapia d’urto che sappia proporre idee forti in grado di contrapporsi alla degenerazione imperante. Federico Prati e Silvano Lorenzoni sono da anni impegnati in un’opera di divulgazione di idee alternative, e la loro ultima fatica Filosofia, Dottrina e Mistica dell’Etnonazionalismo Völkisch è un importante testo di riferimento per uscire dal tunnel del pensiero unico. Oggi viviamo un momento cruciale della storia, in cui il mondialismo impegna tutte le sue forze per la creazione di un’umanità bastarda che dovrebbe cancellare per sempre i concetti di Razza e di Identità. Scopo di questo piano criminale è togliere la sovranità alle nazioni per depredarne le risorse economiche; il tutto mascherato da una propaganda egualitaria e progressista che riesce ancora a imbambolare vasti settori dell’opinione pubblica.

Gli autori del libro compiono un’ampia e approfondita ricognizione storica dell’ideologia etnonazionalista riportando numerose citazioni dai classici del pensiero Völkisch, alcune delle quali per la prima volta tradotte in italiano. Le prime teorizzazioni dell’idea Völkisch risalgono all’inizio del XIX° secolo, quando le guerre espansionistiche della Francia rivoluzionaria diffondono l’egualitarismo democratico e la concezione mercantilistica del mondo. L’etica profondamente egoista della borghesia, elaborata nel buio delle logge massoniche, è la prima manifestazione del mondialismo, che sogna un mondo unificato dal dio-denaro e un tipo umano non più considerato nella sua integrità di persona, ma solo sotto l’aspetto anonimo del consumatore. Gli intellettuali etnonazionalisti si richiamavano alle radici della cultura indoeuropea fondata sul senso della gerarchia e della discendenza, valori che per millenni hanno ispirato i popoli europei. Il mondialismo, invece, ha come obiettivo la cancellazione delle identità razziali tramite il meticciato, e questo piano parte dalla distruzione della cellula base della società: la famiglia naturale. In questo modo si crea il buco demografico che viene riempito con la massiccia immissione di elementi allogeni: gli immigrati clandestini che sciamano in Europa sono coperti di privilegi inauditi ai quali non corrisponde alcun dovere da parte loro, e come se non bastasse sono anche protetti dalle leggi contro il razzismo!

Inoltre la grande disponibilità di mano d’opera extracomunitaria a basso costo ha prodotto l’abbassamento degli stipendi dei lavoratori europei, stipendi che, oltretutto, vengono sempre più erosi dall’inflazione. Mentre politici, giornalisti e intellettuali si esibiscono in televisione vagheggiando un fantomatico “arricchimento culturale” portato dalla globalizzazione, la realtà ci mette sotto gli occhi un processo di impoverimento generalizzato. Ovviamente l’obiettivo mondialista è di annientare ogni forma di organizzazione sociale, e c’è da aspettarsi che a breve termine il mondialismo imponga l’uso di droghe per rimbecillire ulteriormente l’opinione pubblica, oppure che realizzi una politica di matrimoni misti forzati per mescolare le razze!

In effetti nel regime mondialista si è costretti a dover difendere anche le più elementari libertà e i diritti naturali che nelle società tradizionali erano dati per scontati. Il caso più clamoroso è la negazione del diritto alla legittima difesa: i governanti mondialisti tutelano invece le violenze e le prepotenze dei criminali che, in base ai dogmi marxisti, sono giustificati dallo stato di bisogno. La società innaturale che viene plasmata dal mondialismo si configura come il trionfo del crimine e del parassitismo: si vede chiaramente come questo modello di società rappresenti la naturale evoluzione del comunismo, e come il capitalismo non sia altro che una fase preparatoria e complementare al collettivismo marxista. La storia ha ormai mostrato ampiamente come liberali e comunisti si compattino sempre in un fronte unico quando i popoli cercano di difendersi dagli assalti mondialisti. Non a caso i governi di qualsiasi colore politico, con logica bipartisan, prevedono una speciale tutela per gli zingari che rappresentano l’incarnazione di quell’ideologia del nomadismo parassitario che è il fine ultimo della globalizzazione! E questa vittoria del parassitismo sulla cultura del lavoro segna una sconfitta della dignità umana che non ha eguali nella storia…

Particolarmente stimolante è la parte del libro dedicata al valore del mito che deve tornare ad essere il punto di riferimento non solo di un’azione politica, ma anche di una rivoluzione culturale che affranchi la spenta umanità del secolo XXI° dalla schiavitù delle astrazioni illuministiche che hanno prodotto un delirante scenario psicologico fondato sulla dissociazione della personalità. Infatti la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica è istintivamente avversa alla globalizzazione, ma non riesce ancora a sviluppare una coscienza identitaria a causa della pervasiva propaganda mondialista che è padrona assoluta dei mass-media. La grande sfida culturale del futuro è quella di elaborare atteggiamenti mentali che sappiano esprimere una critica costruttiva della modernità, e non mancano dati incoraggianti: se il sistema cerca di bloccare le idee antagoniste sui mass-media, il pubblico mostra un interesse crescente per le fonti d’informazione alternative. Si è dimostrato efficacissimo l’utilizzo di internet, un mezzo difficilmente controllabile o censurabile dal sistema. Sono ormai numerose le voci critiche verso l’attuale stato di cose, e la democrazia di mercato mostra ogni giorno di più i suoi limiti. Non solo garantisce scarsa rappresentatività ai cittadini, ma soprattutto determina un livellamento inaccettabile delle attitudini umane: se si considera che il voto di un tossicodipendente vale come quello di un buon padre di famiglia, si può rilevare come la democrazia sia alquanto discutibile anche sul piano morale…

Inoltre la tanto declamata “libertà” democratica è un concetto assai povero di contenuti: ormai nelle democrazie moderne ci sono più reati d’opinione che nel fascismo e nel comunismo messi assieme! Si può anzi affermare che la società di massa contemporanea rappresenta una rovinosa sconfitta dell’idea di libertà individuale, e pertanto si avverte l’urgenza di nuove sintesi ideologiche.

La parte finale del libro analizza le prospettive geopolitiche future. Nessuno si illude sulle immani difficoltà di una battaglia antagonista: il mondialismo ha creato un clima di caccia alle streghe nel quale qualsiasi rivendicazione identitaria viene bollata con l’accusa tanto vaga quanto onnicomprensiva di “razzismo”. Tuttavia ci sono anche motivi di speranza per un significativo cambiamento degli attuali equilibri politici anche a livello internazionale. Dopo il 1945 Stati Uniti e Unione Sovietica si sono spartiti il mondo da buoni amici, inscenando una presunta “guerra fredda” che serviva a congelare i tentativi di opposizione al sistema. Poi con l’implosione dei regimi sovietici gli Stati Uniti sono rimasti l’unica superpotenza e ne hanno approfittato per spingere decisamente l’acceleratore del mondialismo in modo da instaurare il loro modello di organizzazione socioeconomica: la società multicriminale. Gli Stati Uniti sono sembrati per alcuni anni apparentemente indistruttibili, ma le guerre in Medio Oriente e la recente crisi economica hanno fatto vacillare il colosso americano che negli anni futuri potrebbe essere assorbito da problemi interni e quindi sarebbe meno aggressivo verso l’esterno. Nel contempo una Russia non più comunista e tendente ad assumere un carattere nazionalista comincia a configurarsi sempre di più come una valida alternativa alla sovversione capitalista. Il mondo islamico, inoltre, sviluppa sentimenti di crescente ostilità verso Israele. A metà del guado c’è l’Europa che finora non ha saputo far di meglio che offrirsi come vittima sacrificale al vampiro israelo-americano che l’ha dissanguata per mezzo secolo. In questo nuovo scenario strategico la grande scommessa degli etnonazionalisti è quella di arrivare al momento del collasso della democrazia di mercato con un numero di persone “di Razza” sufficiente a formare una nuova classe dirigente che sappia operare un radicale cambiamento istituzionale. Se le cose dovessero andare diversamente l’Europa scomparirà per sempre nella voragine del mondialismo…

L’impegno nella diffusione delle idee è una fase fondamentale dalla quale si può ricavare molto più di quanto può apparire sul piano strettamente istituzionale; si pensi ad esempio al Partito Comunista Italiano che pur essendo stato all’opposizione per mezzo secolo, ha avuto una tale capacità di diffondere i suoi temi nella mentalità corrente, che di fatto ha imposto le sue logiche a governi che teoricamente dovevano essere suoi avversari.

È difficile oggi prevedere chi saranno i sommersi e i salvati nel processo apocalittico della globalizzazione, ma certamente la cultura antagonista ha un potenziale dirompente straordinario che deve essere sfruttato con opportune strategie di comunicazione. Per affrontare gli avvenimenti epocali che si stanno sviluppando occorrono persone preparate e caratterialmente qualificate. La cultura si può acquisire attingendo a fonti opportune, e il libro di Prati e di Lorenzoni è certamente una di queste.

Quanto alla qualificazione…è un dono degli Dei!

* * *

Federico PratiSilvano Lorenzoni, Filosofia, Dottrina e Mistica dell’Etnonazionalismo Völkisch, effepi, Genova 2008, pp.198, € 22,00.

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Michele Fabbri ha scritto il libro di poesie Apocalisse 23 (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2003). Quella singolare raccolta di versi è stata ristampata più volte ed è stata tradotta in inglese, francese, spagnolo e portoghese. Dell’autore, tuttavia, si sono perse le tracce… www.michelefabbri.wordpress.com
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